FINAL DESTINATION
(Final Destination)

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REGIA:    
James WONG

PRODUZIONE: U.S.A.   -   2000   -   Horror

DURATA:  97'

INTERPRETI:
Devon Sawa, Ali Larter,
Kerr Smith, Kristen Cloke, Seann W. Scott,
Amanda Detmer, Chad E. Donella

SCENEGGIATURA:
James Wong - Glen Morgan - Jeffrey Reddick

FOTOGRAFIA:
Robert McLachlan

SCENOGRAFIA: 
John Willett

MONTAGGIO: 
James Coblentz

COSTUMI: Jori Woodman

MUSICHE: Shirley Walker

Trama

Alex deve partire con i compagni di classe per Parigi, ma poco prima del decollo ha un'inquietante visione...

Recensioni

 

 

 

Non siamo altro che destino

L'anonimo titolo (per fortuna non tradotto nell'ancor piu' banale "Destinazione finale") nasconde un discreto horror soprannaturale, in grado di incollare allo schermo per tutta la sua durata. 
Si parla di premonizioni, dell'ineluttabilita' del destino e del tentativo di modificare la propria sorte. Chi non ha mai pensato all'improbabilita' di alcune coincidenze senza ipotizzare un disegno sotteso, in grado di fare accadere le cose? E il film parla di questo, attraverso il difficile percorso di un giovane che, grazie ad una visione, riesce a modificare il proprio destino. 
Dopo un incipit di grande impatto emotivo, il film pare indeciso sul genere da intraprendere: dramma familiare, horror, fantascienza, commedia per teen-ager, e con una certa abilita' li attraversa tutti, riuscendo quasi sempre a spiazzare lo spettatore. Il rischio, solo in parte superato, e' di assottigliare le psicologie, ma il cinico gioco in cui incappano i protagonisti non manca di fascino e della capacita' di coinvolgere. Peccato per qualche caduta narrativa (l'incontro con il misterioso nero al cimitero che non scuote minimamente i protagonisti) e per i cliche' in cui possono essere riassunti i personaggi. A parte il protagonista, piu' sfumato e ben interpretato da un promettente Dewon Sawa.

Luca Baroncini


Quando il traguardo è la morte.

Originale ma alla fine inconcludente. Questo, in linea di massima, il giudizio che sembra più appropriato per descrivere questo film. Se infatti nelle battute iniziali, lo spettatore è coinvolto dallo spettacolare incidente aereo e dalle premonizioni del giovane Alex, man mano che i minuti trascorrono, si ha come l'impressione che il regista punti troppo in alto, e che l'atterraggio delle sue intenzioni non sarà meno brusco di quello dell'aereo del suo film. L'idea di sfidare la morte, d'ingannarla, non è di certo originale, ma appare accattivante, almeno finché il solito giochetto delle morti non diventa scontato e prevedibile, e alla fine quasi fastidioso. Sia ha come l'impressione che il regista scherzi troppo con lo spettatore; e gli sbeffeggi alla logica dei decessi, nel finale del film, più che accattivanti risultano quasi fastidiosi ed indisponenti. Meglio sarebbe stato concentrarsi solo sulla parte horror del film, tralasciando approfondimenti sulla morte e sulla vita che sinceramente lasciano il tempo che trovano. Nonostante il film sia girato in maniera sufficiente, e che gli attori si dimostrino quasi sempre all'altezza, la delusione del finale è così forte che lascia l'opera sulla soglia della sufficienza. Comunque da lodare la splendida, e già citata, sequenza dell'esplosione dell'aereo, diretta con maestria e talento. Indubbiamente le qualità del regista ci sono, ma dovevano essere messe a disposizione di una trama più solida e convincente. A puntare troppo in alto si rischia di precipitare…. in tutti i sensi.

Matteo Catoni

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Baroncini
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