KRAMPACK
(Krampack)

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REGIA:    
Cesc GAY

PRODUZIONE:  Spagna   -   2000   -   Commedia

DURATA:  90'

INTERPRETI:
Fernando Ramallo, Jordi Vilches,
Marieta Orozco, Esther Nubiola, Chisco Amado,
Ana Gracia, Myriam Mezieres

SCENEGGIATURA:
Cesc Gay - Tomas Aragay
(dall'opera teatrale Kràmpack di Jordi Sanchez)

FOTOGRAFIA: Andreu Rebes

SCENOGRAFIA: Llorenc Miquel

MONTAGGIO: Frank Gutierrez

MUSICHE: Riqui Sabates - Joan Diaz - Jordi Pratz

Trama

Due ragazzi, Nico e Dani, soli nella villa al mare dei genitori del secondo, fanno i conti con i primi turbamenti sessuali e sentimentali.

Recensioni

 

 

 

L'età dell'innocenza

Tema delicato quello della sessualita' adolescente, soprattutto se complicato da pulsioni omoerotiche che vanno ben oltre la tranquilla sega tra amici. Nico e Dani fanno il krampack (si masturbano reciprocamente, tanto per intenderci) con spirito solo inizialmente cameratesco. Se infatti per il primo il tutto e' ordinario banco di prova per l'amplesso etero che lo attende dietro l'angolo e che alla fine otterra', per Dani la cosa assume ben presto altre valenze. Nico diviene ai suoi occhi qualcosa di piu': un oggetto sentimentale, da tenere vicino, da abbracciare teneramente, da non condividere con nessuno, il sintomo di una sensibilita' "altra", incompresa ma egualmente potente. L'amore invade Dani e la cosa in se' non sembra sconvolgerlo piu' di tanto, non piu' di quanto lo sconvolga la tenacia con la quale Nico cerca invece la compagnia dell'altro sesso, preferendola alla sua. Infatuazione e conseguente gelosia, volonta' di dichiararsi e speranza che sia l'altro a capire, confronti amicali e sessuali rispettosi, verrebbe da dire adulti, se non fossero, come sono, liberi e innocenti, non sottomessi a ipocriti schemi e giustificazioni ineluttabili. Dani cerca le parole, vuol farsi capire, prova anche a scopare con una ragazza, trova nello scrittore omosessuale il muro ove rimbalzare per atterrare sul rassicurante campo di una serena accettazione. L'amico rimane tale, il sesso e' stato solo lo strumento per scoprirsi: prenderanno strade diverse ma lo faranno con maturita' e disincanto.
Il regista non vuole mediare e ci tiene a mostrare la vicenda in tutte le sue implicazioni, non edulcora, facendosi forte della genuinita' d'animo dei suoi personaggi e, fidando nella tenerezza che ispirano i loro disorientamenti, riesce a restituire un quadro amorale che non ammicca, a suo modo esatto. Grazie anche a un dialogo mai letterario, anzi spontaneo e autentico, a giovanissimi attori, tutti molto bravi, rende naturale e necessaria anche una fellatio-chiave di volta, spartiacque tra il gioco adolescente e una sessualita' che comincia ad avanzare istanze imprescindibili.

Luca Pacilio


Così fan tutti, nell'età acerba (e non solo…)

Ecco un film che, forse, non ci meritiamo. Non ce lo meritiamo, se, dopo la visione, stiamo ancora a discutere (come è stato fatto fino alla nausea) su questioni di lana caprina come "le condizioni che determinano l'omosessualità maschile", "l'incapacità di accettare il diverso", "i turbamenti sessuali nell'adolescenza": problemi, per carità, sicuramente importanti, ma in questo caso assolutamente irrilevanti. 
Partiamo dal titolo: "Kràmpack" è un termine che designa un particolare tipo di masturbazione, un gioco erotico praticato dai protagonisti maschili, Nico e Dani. Appunto, un gioco. Un divertimento sessuale che può essere applicato, senza distinzioni, ai ragazzi come alle ragazze, alle coppie etero e gay. 
Uno spirito infantile, ricco di curiosità e sorridente malizia, pervade tutta l'opera, che non è altro che una ronde, esistenziale ed amorosa, eternamente incompiuta. Berta insegue Dani, che insegue Nico, che insegue Elena, che si concede a Nico per gioco, ma pensa al fidanzato lontano: al quartetto dei giovanissimi si aggiungono gli adulti (lo scrittore, l'insegnante, la cuoca), che partecipano all'azione con funzione di osservatori e consiglieri. Quello che meraviglia (ed incanta) è che nessuno sta mai veramente male (tranne Berta e Dani, ma è colpa di qualche bicchiere di troppo, e non del cuore), nessuno perde tempo a psicanalizzarsi da qui al giorno del giudizio, nessuno si sente in colpa. E perché sentirsi in colpa? Il sole, il mare, l'oscurità notturna, la consapevolezza di essere giovani e passabilmente belli costruiscono uno scenario da commedia settecentesca, in cui il peso dei sentimenti e della "ragione" svapora in una divertita "partita a quattro" simmetrica e binaria, alla Lubitsch, che sembra uscita dalle penne del duo Mozart - Da Ponte, tanto è rigorosa, luminosa, ironica e "fuori dal tempo" (sì, dal nostro tempo da tartufi). 
La messinscena, apparentemente "povera" e "realistica", è un concentrato di scherzi e finezze d'insolito acume (si consideri la visualizzazione del "passare all'altra sponda", che per Dani avviene, in quanto presa di consapevolezza, dopo una gita in barca), la sceneggiatura è, nel suo procedere per allusioni, sottintesi e irresistibili omissioni, semplicemente da applausi. Gli interpreti sono la dimostrazione (ne sentivamo il bisogno, dopo tante insostenibili commediole americane) che si può sostenere una parte da sedicenne anche se i sedici anni sono passati da un pezzo (gli attori che danno vita a Dani e Nico hanno, nella realtà, più di vent'anni) e soprattutto senza sembrare usciti dalla pubblicità del celebre profumo. Fernando Ramallo (Dani) e Jordi Vilches (Nico) sono in questo senso perfetti, credibili e magici quanto la sensualità spensierata di Marieta Orozco (Elena) e la grazia acerba di Esther Nubiola (Berta). 
Ma con tutta la sua leggerezza, il film non è affatto leggero, e neppure leggiadro, ma duro, spoglio, "forte". Nel senso che, pur essendo un gioco (o forse proprio per il suo essere un gioco), non ammette mezze misure: o si partecipa, e allora si accetta tutto, senza condizioni e moralismi posticci, o si esce dalla sala. Del resto, il regista puntualizza più volte, con l'uso di cartelli stranianti, che "è solo un gioco": e forse quel microfono che entra in campo nella sequenza della cena a quattro non è che un modo di ribadire che "è solo un film", come diceva sempre Hitchcock. Ma è pur sempre un film, qualcosa che, in una sala buia, per un'ora e mezza, stabilisce leggi insindacabili: le regole del gioco. E noi, stavolta, siamo lieti di adeguarci.

Stefano Selleri


Fa piacere andare al cinema attratti da un trailer diverso dal solito e scoprire la sorpresa di una commedia fresca, piacevole e per nulla banale. Krampack, tratto da una piece teatrale, racconta la scoperta della sessualità da parte dei due adolescenti Nico e Dani che, dalla pratica onanistica esercitata con gusto e abnegazione (anche in coppia nella fantasiosa variante che da il titolo al film), decidono di conquistare la definitiva maturità attraverso il più ovvio dei riti di passaggio ("non voglio arrivare a 17 anni senza aver scopato"). Le cose si complicano quando diventa palese che gusti e interessi, da questo punto di vista, iniziano a divergere...
Krampack è recitato da due protagonisti di straordinaria bravura e tenera guasconaggine, corroborato dalla presenza di personaggi secondari credibili e riconoscibili anche quando appena tratteggiati (definiti precisamente senza ricorso a macchiette), girato con solare verismo (comprese vere piante di cannabis cariche di prelibate infiorescenze), pudicamente sfacciato, esplicito ma ellittico, senza morbosità e moralismo. La sessualità degli adolescenti (omo o etero che siano) è un terreno accidentato e zeppo di insidie: krampack le evita tutte e ci somministra, in un mood divertito e spensierato, l'invito a considerare senza pruderie pulsioni differenti, il ricordo delle notti tiepide nelle quali abbiamo provato i primi turbamenti (con l'inevitabile nostalgia per i privilegi della gioventù), e last but not least, un incredibile cielo blu ed un mare nel quale vien voglia di tuffarsi. E in serate come queste, in una Padania fredda e intollerante, non è poco.

Angelo Taglietti

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Luca
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Taglietti
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