LA LINGUA DEL SANTO
 

Scheda
Trama
Recensioni
Commenti
Voti

REGIA:    
Carlo MAZZACURATI

PRODUZIONE: Italia   -   2000   -   Commedia

DURATA:  110'

INTERPRETI:
Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio,
Isabella Ferrari, Marco Paolini, Giulio Brogi, 
Ivano Marescotti, Toni Bertorelli

SCENEGGIATURA:
Carlo Mazzacurati - Franco Bernini,
Umberto Contarello - Marco Pettenello


FOTOGRAFIA:
Alessandro Pesci

SCENOGRAFIA: Leonardo Scarpa

MONTAGGIO: Paolo Cottignola

COSTUMI: Lina Nerli Taviani

MUSICHE: Ivano Fossati

Trama

Due poveracci, Antonio e Willy, quarantenni ben oltre l'orlo del fallimento che vivono di espedienti e piccoli furti, si ritrovano quasi per caso a rubare la reliquia di Sant'Antonio custodita nella basilica cittadina. Ha così inizio una fuga disperata, dai risvolti esilaranti, che porterà questi outsider di provincia a fare i conti, oltre che con la polizia, anche con se stessi.

Recensioni

 

 

 

Miracolo a Padova

Ancora una volta, grazie Carlo: Mazzacurati, quattro anni dopo "Vesna va veloce", torna in concorso a Venezia con questa pellicola sorprendente, in tutti i sensi. Soprattutto perché testimonia, se non la vitalità del cinema italiano (che neppure il direttore del festival Barbera si è sentito di sottoscrivere pienamente), almeno quella di un vero autore, dallo sguardo lieve ma impietoso, divertito e personale, capace di cogliere le contraddizioni della vita quotidiana e di narrarle con un garbo surreale che incanta. Mentre "Vesna" era sempre sull'orlo del melodramma (anzi, qualche volta precipitava nel baratro del cliché), "La lingua del Santo" si mantiene in miracoloso equilibrio tra satira (sociale, degli umori razziali e razzisti dell'Italia di oggi, e culturale, del conformismo, del misticismo "televisivo" da due soldi e degli interessi economici che nasconde, incarnati dal gretto industriale interpretato da Giulio Brogi, degno del suo collega di "Consigli per gli acquisti") e fiaba (squarci onirici, allucinazioni dovute a rimpianti o indigestioni, bellissime vedute di paesaggi immersi nel mare limpido dell'alba o della notte lunare). La contaminazione dei registri (è difficile separare elementi comici e patetici, perché spesso si identificano, come la perenne fame di Antonio o le amare riflessioni di Willy), l'uso straniante di musica ed immagini (una scelta per tutte, la processione religiosa commentata da "Guantanamera"), l'attenzione ai dettagli (dalla commessa con il piercing alla "strega volante") che costruiscono un'atmosfera grottesca, "esagerata" ma fedele al reale, fanno de "La lingua del Santo" il miglior film italiano dell'anno. Non basta ritrarre la vita di tutti i giorni (che sullo schermo è banale e poco credibile, come dimostrano parecchi show televisivi), bisogna modificarla, deformarla, trasfigurarla, in una parola, renderla arte: per la cronaca, rivolgersi ai telegiornali. Ma è ovvio che, se lo spettacolo è riuscito, una buona parte del merito va agli attori. Il rugbista in declino Albanese, che unisce la faccia lunare di Epifanio all'umore imprevedibile di Alex Drastico, e l'ex rappresentante Bentivoglio, impeccabile nel suo orribile completo corredato di cravatta a pois, formano una coppia difficile da dimenticare, che la sceneggiatura dota di battute e tempi comici perfetti. Enigmatica Isabella Ferrari, fantasma del passato più che personaggio, bella e distante quasi come la Meryl Streep di "Manhattan", ed eccellente il cast di contorno, dominato da un Marescotti odioso come non mai. Qualche incongruenza di sceneggiatura: ma si sa che le fiabe prevedono la sospensione dell'incredulità.

Stefano Selleri


E' tornata la commedia all'italiana

"E' tornata la commedia all'italiana!" intitoleranno i giornali. E infatti, "Pane e tulipani" e poco altro, mancava da un po' nel panorama asfittico del cinema nazionale una commedia ben scritta, diretta ed interpretata, con una cura del dettaglio, sia visivo che nei dialoghi, e una storia originale in grado di esprimere, attraverso la chiave della commedia, il disagio di sentirsi fuori posto, inadeguato, mentre tutto intorno continua a correre.
Perfetti Albanese e Bentivoglio, nella parte di due ladruncoli per caso e necessità, che si ritrovano a rubare la lingua di Sant'Antonio da Padova, icona venerata da migliaia di fedeli. La regia è molto attenta alle sfumature e i personaggi bene esprimono le loro motivazioni, anche sociali, e il conseguente malessere sorridente, velato di malinconia, che li fa andare avanti nonostante tutto. Un po' più sfilacciato il finale, che pare sforzarsi di essere amarognolo con brio, ma non punge.
Un buon prodotto medio, quindi, che rischierà di essere sopravvalutato per mancanza di concorrenza.

Luca Baroncini


I soliti falliti

Cosa e' questa smania che sembra aver preso i registi italiani? Dopo il sopravvalutato "Pane e tulipani" di un insolitamente faceto Soldini, ecco il Mazzacurati in versione commedia misurarsi con uno dei luoghi piu' abusati: il colpo gobbo degli sfigati. Ed eccoci imbanditi, puntuali, tutti i cliche' del caso (che non elenco per rispetto all'intelligenza del lettore/spettatore), amalgamati nel prevedibile mix che tenta di tenere insieme divertimento, malinconia, sentimenti vari e critica di costume. Siamo purtroppo distanti dagli illustri predecessori che ci balzano in mente: in quelli, dove imperversavano cialtroneria e cattiveria, il risultato erano risate graffianti con un retrogusto amarognolo che affiorava quasi con disagio, contro il nostro volere. Qui la programmatica ricerca dell'agrodolce, gravata di cascami poetizzanti, da una insopportabile voce fuori campo e da un commento musicale invadente, produce un film irrisolto, che non graffia (la critica di costume e' troppo didascalica, troppo detta), commuove pochino e diverte essenzialmente grazie alla incredibile fisicita' di Albanese. Oltre a questo, il film si apprezza per un onesto Bentivoglio (rovinato dalle melensaggini della voce narrante), per una bella fotografia e per una sceneggiatura comunuque curata e che regge, anche se fasi di "stanca" lunghi minuti rendono difficile l'appassionarsi alla vicenda. Micidiale il finale, con la "tirata" del protagonista sottolineata dalla mdp che stringe sullo sguardo di una donna dipinta nel bar, che rovina quel bel volo di immoralita' che e' la fuga di Albanese ricco e contento.

Angelo Taglietti

Commenti

 

 


Stefano
Selleri
9

Stefano
Trinchero
5

Luca
Baroncini

Angelo
Taglietti
Daniele
Bellucci
7
Andrea
Carpentieri
8
Giada
Bernabei
6
Oboo
 
Matteo
Catoni
7
Manuel
Billi
Simone
Ciaruffoli
7
 
 

Torna all'indice dell'Archivio