PEARL HARBOR
(Pearl Harbor)

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REGIA:    
Michael BAY

PRODUZIONE:   U.S.A.   -   2001   -   Guerra

DURATA:  162'

INTERPRETI:
Ben Affleck, Josh Hartnett, Kate Beckinsale, 
Cuba Gooding Jr., Tom Sizemore, Alec Baldwin, 
Dan Aykroyd, Jon Voight, Colm Feore,
Peter Firth, Scott Wilson

SCENEGGIATURA:
Randall Wallace

FOTOGRAFIA: 
John Schwartzman

SCENOGRAFIA: 
Nigel Phelps

MONTAGGIO: 
Chris Lebenzon - Steven Rosenblum - Mark Goldblatt

COSTUMI: 
Michael Kaplan

MUSICHE: 
Hans Zimmer

Trama

Grazie all'attacco dei giapponesi alla flotta americana di stanza a Pearl Harbor gli Usa entrano in guerra. Quei giorni vengono narrati attraverso le vicende di due piloti americani amici per la pelle, Rafe (Ben Affleck) e Danny (Josh Hartnett) che s'innamoreranno perdutamente di un'infermiera dell'esercito, Evelyn (Kate Beckinsale). Non ci sarà tempo di risolvere il menage à trois poiché il contrattacco americano richiederà, in prima istanza, le forze dei due aviatori/amatori.

Recensioni

 

 

 

Tre film al prezzo di uno

Bisogna rosolarsi per ben novantadue minuti ascoltando battute del tipo "aveva un gran bel culetto" oppure "lei mi piace tanto che la spoglierei" passando per un romano "gagliardo!" sino a giungere non paghi al detto e stradetto "menar il can per l'aia", prima che i figurini nipponici attacchino i surfers americani di stanza (da letto?) a Pearl Harbor. Sì, perché la storia messa in piedi da Michael Bay non va confusa con la Storia da noi tutti conosciuta. In questa pellicola (parliamo di pellicola e non di film) infatti, i buontemponi giapponesi attaccano i soldatini statunitensi non per i motivi che la Storia ci ha insegnato, ma poiché sono stanchi di assistere alle melense pantomime, agli inopportuni dialoghi da telenovela di quart'ordine, alle inquadrature alla Mulino Bianco e alla schematica sceneggiatura che con programmatica demenza suddivide il "film" in tre tronconi palesemente distinti: l'impostazione della storia d'amore (92'), l'attacco dei giapponesi (40') e la risposta degli yankee (30'). Un film, un mediometraggio e un cortometraggio. Tre storie in una, tre "film" in uno, tre ore di delirio intestinale. Spero ci scuserete l'approccio critico volutamente distaccato e ironico su un fatto storicamente tragico ma, ciò che è accaduto a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941 non ha nulla a che vedere, almeno moralmente, con la rappresentazione-quasi-provocazione del regista Bay. Ricercare quindi in questo prodotto, non una qualche pretesa autoriale, per carità, ma almeno un legittimo sentore che ci svii dall'idea di presa in giro, diviene vera e propria utopia. Mi spiego: se ci trovassimo di fronte ad un prodotto commerciale che contrabbandasse una storia d'amore in seno ad un nome/titolo "doloroso", non ci sarebbe nulla di male, se non fosse per l'ineluttabile incoerenza estetica e stilistica di cui è pregno il film in questione. Per fare un esempio, Cameron con il suo Titanic parte con la medesima idea per approdare però a spiagge o iceberg ben meno ruffiani e maggiormente rispettosi della Storia e dei suoi protagonisti. Intendiamoci, non vogliamo paragonare il talento di Cameron allo "smarrimento" di Bay, ma almeno l'etica del fare Cinema dovrebbe essere comune.
Un'idea di smarrimento? Eccola: "Ho sempre voluto fare un film serio, volevo crescere come regista e Pearl Harbor mi offriva questa opportunità". L'opportunità ma non la bussola.

Simone Ciaruffoli

Commenti

 

 

Il nuovo colossal made in U.S.A., plurimegannunciato  nonché trailerato da più di un mese, è finalmente uscito nelle sale: certo che, andare a vedere un film avendone già (scusate) le palle piene, non è mica male… Effetti speciali a parte, il film risulta noioso, scontato, retorico e ripetitivo. Il protagonista Ben Affleck è troppo odioso per risultare anche solo bello e Kate Beckinsale sembra Alessia Marcuzzi che reclamizza occhiali da sole! Si salva solo Josh Hartnett, dal fascino indubbiamente carismatico. Ma la cosa più pazzesca è constatare come nel film la forza bellica giapponese appaia gigantesca in confronto a quella americana: l’attacco a sorpresa su Pearl Harbor, peraltro sospettato da poche Cassandre inascoltate (vedi un Dan Aykroyd paurosamente imbolsito, come del resto Alec Baldwin) si trasforma in una carneficina senza speranza, mentre l’immediata controffensiva americana, voluta a tutti i costi da un bizzarro Churchill che si alza dalla sedia a rotelle per imporre la sua volontà, si risolve in una missione suicida a causa dell’efficientissima contraerea nemica! E chi è l’unico superstite? Ma il nostro eroe Affleck, naturalmente! Decorato con la medaglia al merito, può così legittimamente riabbracciare la sua amata Beckinsale, incinta del suo amico…
Una nota particolare va anche al cupo e severo generale giapponese: pur afflitto da dubbi e contraddizioni, inizialmente decide di attaccare gli Stati Uniti  perché “è in gioco la sopravvivenza dell’Impero nipponico” e poi si accorge di aver “svegliato il gigante  che dorme”. Tutto questo non ha alcun senso e non sono neppure sicura che il termine “realismo storico” sia contemplato nelle enciclopedie americane:  sempre troppa retorica e troppe scene volutamente patetiche, insomma, a costo di ripetermi, finiamola con le americanate!!!

Annalisa Ghigo


Simone
Ciaruffoli
4

Matteo
Catoni
4

Manuel
Billi
1

     
           
 

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