PRANZO DI NATALE
(La Buche)

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REGIA:    
Danièle THOMPSON

PRODUZIONE:  Fra/GB/Jap   -   1999   -   Commedia

DURATA:  106'

INTERPRETI:
Emmanuelle Beart, Sabine Azema, Claude Rich, Charlotte Gainsbourg, Francoise Fabian, Christopher Thompson

SCENEGGIATURA: 
Danièle Thompson - Christopher Thompson

FOTOGRAFIA: Robert Fraisse

SCENOGRAFIA: Michèle Abbé-Vannier

MONTAGGIO: Isabel Castro

COSTUMI: Elisabeth Tavernier

MUSICHE: Michel Legrand

Trama

Mancano pochi giorni a Natale, e le sorelle Louba, Sonia e Milla sono, chi più chi meno, alle prese con i preparativi per il cenone della vigilia: ma non tutto è tranquillo come sembra, anche perché il passato, a volte, ritorna…

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Tre sorelle sotto il vischio

Tre sorelle, tre archetipi contemporanei: l'artista un po' pazzerella, la casalinga perfetta e frustrata, la manager in carriera apparentemente invulnerabile. I problemi di ogni giorno, le rivalità e i contrasti (d'età, di realizzazione personale e professionale), le insicurezze variamente celate, i difficili rapporti con la madre, fresca vedova del secondo marito, e soprattutto col padre, musicista in pensione dalla salute malandata ma dallo spirito ancora arguto fino all'insolenza. È una delle ricette più antiche ed efficaci del mondo (come sembra ammettere l'ironica didascalia finale, imperdibile): esplorare le relazioni umane attraverso i preparativi di un evento sociale basilare per la cultura occidentale, cristiana e non, la sera di Natale, in cui tutto deve essere perfetto, dall'albero ai regali, al ripieno del tacchino. Tutto questo circo rutilante e vacuo (vedi le immagini iniziali, una carrellata frenetica attraverso vetrine colme di regali e luminarie, che affollano, o meglio, congestionano le immagini, e più in generale le musiche, tutte o quasi riferite al periodo natalizio), suggerisce la regista, non incanta i bambini (che infatti intuiscono prima e meglio degli altri le crepe del ménage domestico), ma conforta gli adulti che si nutrono ancora della tradizione, in realtà semplice "illusione della perpetuità", e non possono sopportare di vederla distrutta: ogni cambiamento, più o meno traumatico, non è altro che un importuno "capitombolo" (cui allude il titolo originale), e va evitato, soprattutto sotto le feste. Attorno alla tavola imbandita, sempre progettata e mai pronta (un ricordo de "Il fascino discreto della borghesia"?), va quindi in scena, allo scopo di "salvare il salvabile", un'eterna recita, fatta di equivoci, sottintesi e inganni, spesso comici, talvolta tragici, sempre trattati in punta di penna da una sceneggiatura di rara brillantezza, spiazzante nel succedersi delle scene e tanto raffinata nella sua apparente semplicità da far dimenticare la scarsa originalità dei temi come dei caratteri (desunti per lo più dalla grande letteratura russa, come del resto indicano i nomi delle protagoniste, oltre che da Woody Allen, in particolare "Hannah e le sue sorelle" e, almeno per la scelta delle inquadrature, "Interiors"), la ricercatezza geometrica dell'intreccio, qualche facezia prevedibile (il cellulare nella bara). Quasi superfluo dire che, alla fine, qualcosa sarà cambiato, e in meglio. Insomma: niente di nuovo, ma tutto di godibile. Interpretazioni da César: Sabine Azéma, specialmente quando canta (in russo!) e balla, è di una vivacità travolgente, la Béart è una bella riscoperta, la giovane Gainsbourg sa lavorare di sfumature come la veterana Fabian, il grande vecchio Rich è semplicemente fenomenale e persino Thompson (figlio della regista e cosceneggiatore) se la cava in una parte non facile. In tutto questo, un solo dubbio: resisterà nelle sale abbastanza per raccogliere il successo che merita?

Stefano Selleri

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