Recensioni
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Il gladiatore della giungla e la fidanzata d'america
Non esistono dubbi sul fatto che questo film sia stato anticipato da migliaia d'indiscrezioni, non per il suo valore artistico o per qualche particolare merito di sorta, ma semplicemente perché sul set di questa produzione è sbocciato l'amore tra due divi del momento, nella fattispecie Russel- gladiatore -Crowe e Meg -donna ideale -Ryan. A prescindere dal fatto che sui gossip relativi al mondo del cinema ne abbiamo sentite anche troppe e che sinceramente non c'interessano minimamente, cerchiamo d'inquadrare il film per quel che realmente è. Il regista, Taylor Hackford, tenta in tutti i modi di dare una connotazione internazionale alla sua opera, e almeno nelle intenzioni cerca di sfuggire da uno spirito-stile americano che spadroneggia nelle produzioni dei nostri giorni. Ritmi lenti nella fase iniziale, dialoghi tra i protagonisti lunghi che cercano di dare spessore a dei personaggi altrimenti destinati all'anonimato, equilibrio tra le varie parti della vicenda raccontate in parallelo. Chi s'aspetta azione frenetica, rimarrà deluso, dato che nel primo tempo c'è n'è veramente poca, e come detto si predilige una narrazione molto discorsiva, ma purtroppo a volte un po' didascalica e banale. I personaggi non riescono ad emergere con la dovuta forza, e alcuni passaggi risultano scarsamente curati (vedi il rapporto tra Russel Crowe e suo figlio). Tutto sommato il film è guardabile e nonostante la durata superi le due ore, non ci sono momenti di noia, e l'ottimo finale (almeno dal punto di vista tecnico) riesce a risollevare l'attenzione e la tensione di tutta l'opera. Risulta tuttavia impossibile in una produzione del genere, prescindere dalle performance dei su citati attori, che nel bene nel male dovrebbero rappresentare il plusvalore del film. Russel Crowe è decisamente bravo nella sua parte del negoziatore, sempre avvolto da quell'aria triste e malinconica, che è propria del massiccio attore australiano. Di fronte a questa buona performance, risulta un po' in ombra la pur splendida Meg Ryan, che non convince molto nella parte della moglie addolorata, in cui appare fuori posto e poco convinta del suo personaggio. "Rapimento e Riscatto" alla lunga risulterà un film come tanti, ma alla prima visione potrebbe soddisfare sufficientemente i palati non troppo raffinati, o le persone ben disposte ad accettarlo. Che poi il cinema debba regalare emozioni e grandi coinvolgimenti emotivi, è tutta altra storia…
Matteo Catoni
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