URBAN LEGENDS - final cut
(Urban Legends: Final Cut)

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REGIA:    
John OTTMAN

PRODUZIONE:   Can/U.S.A.  -  2000  -  Horror

DURATA:  98'

INTERPRETI:
Jennifer Morrison, Matthew Davis, Hart Bochner,
Rebecca Gayheart, Alicia Witt, Joseph Lawrence,
Loretta Devine, Eva Mendes, Jessica Cauffiel

SCENEGGIATURA:
Paul Harris Boardman - Scott Derrickson

FOTOGRAFIA: Brian Pearson

SCENOGRAFIA: Mark Zuelzke

MONTAGGIO: Rob Kobrin - John Ottman

COSTUMI: Marie-Sylvie Deveau - Trysha Bakker

MUSICHE: John Ottman

Trama

La giovane Amy frequenta la prestigiosa scuola di cinema Alpine University. Ogni anno il miglior progetto prodotto dai laureandi viene insignito del premio "Hitchcock". Amy decide di tentare e trae ispirazione da una leggenda metropolitana raccontata dalla guardia di sicurezza dle college. Dopo avere elaborato il progetto, Amy comincia a girare, ma ben presto vari elementi della troupe rimangono vittime di fatali incidenti.

Recensioni

 

 

 

L'Horror che non vincerà il premio Hitchcock

Come fare il sequel di un film horror di successo (piu' che altro americano, perche' in Italia il primogenito "Urban legend" si e' ritagliato uno spazio piuttosto modesto)? Semplice, basta non inventare nulla ma limitarsi a centrifugare cio' che il genere ha ormai aggiornato ed ampiamente digerito! Ecco quindi alcuni ingredienti fondamentali: giovani bellocci, un po' di morti elaborate ("Scream 2" docet) e soprattutto il tormentone del metacinema. Il risultato e' questo "Urban legend - final cut" che ambienta la vicenda in una prestigiosa scuola di cinema americana dove gli studenti ambiscono al "Premio Hitchcock", in grado di aprire le porte ai sogni e a Hollywood. Ovviamente e' una lotta all'ultimo sangue! 
E cosa c'entrano le leggende metropolitane, motore del pilot della serie? 
E' quello che ci si domanda guardando il film, perche' sul piano del racconto non trovano alcuna giustificazione. Si', certo, la giovane protagonista pensa per il suo film d'esame a una storia che trae origine da una leggenda metropolitana, ma il fatto che la sequela di omicidi avvenga confermando la veridicita' di credenze popolari, non ha il benche' minimo movente narrativo. Questo alla luce anche della risoluzione finale, che scioglie il plot da telefilm in modo meccanico e risibile.
Nonostante la mancanza di originalita' e la prevedibilita' degli eventi, la prima parte si segue con un certo interesse. Le scuole di cinema incuriosiscono, l'ambientazione invernale ha un certo fascino, il primo omicidio crea una discreta tensione, poi, pero', i problemi di sceneggiatura e la totale mancanza di spessore psicologico dei personaggi, ammosciano il gia' debole entusiasmo. Alcune trovate risultano efficaci, soprattutto nella prima parte, ma quello che maggiormente si percepisce e' la totale gratuita' di cio' che sta accadendo sullo schermo. Ecco quindi farsi strada un vago senso di vacuita' che contagia i protagonisti del film e si trasmette, molto presto, allo spettatore.

Luca Baroncini

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