ALLA RIVOLUZIONE SULLA DUE CAVALLI
 

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REGIA:    
Maurizio SCIARRA

PRODUZIONE:   Italia   -   2001   -   Commedia

DURATA:  80'

INTERPRETI:
Adriano Giannini, Gwenaelle Simon, Andoni Gracia, Georges Moustaki

SCENEGGIATURA:
Marco Ferrari - Enzo Monteleone - Maurizio Sciarra

FOTOGRAFIA: Arnaldo Catinari

SCENOGRAFIA: Giada Calabria

MONTAGGIO: Claudio Cormio

COSTUMI: Andrea Viotti

MUSICHE: Lele Marchitelli

Trama

25 Aprile 1974 all'alba della liberazione della cittą di Lisbona dalla dittatura, tre amici di vecchia data decidono di intraprendere un viaggio che li porterą da Parigi verso la capitale portoghese a bordo della "mitica" 2cv.

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In superficie

Non si puo' che solidarizzare con Laura Morante (giurata al Festival di Locarno) per l'agguerrita opposizione al film di Maurizio Sciarra, vincitore a sorpresa del prestigioso Pardo d'Oro. "Alla rivoluzione sulla due cavalli", infatti, presenta uno spunto interessante, ma lo sviluppa in modo assolutamente inerte. Da un lato e' curioso verificare gli effetti di un'importante svolta politica dall'esterno (la "Rivoluzione dei Garofani" del 1974 con cui il Portogallo abbandona la dittatura), attraverso il viaggio iniziatico di tre giovani di nazionalita' diverse che per partecipare all'evento decidono di partire per Lisbona. Dall'altro, pero', risulta sconcertante la totale mancanza di spessore nel racconto. Sembra di scorrere tra le mani delle cartoline che, al di la' delle immagini, non riescono a comunicare nulla. I tre protagonisti sono infatti manichini vuoti, la cui problematicita' viene sbrigativamente riassunta in poche battute, rendendo il loro viaggio un pretesto narrativo di scarso respiro. Non sono tanto gli attori, quindi, fisicamente in parte per il ruolo, quanto l'inesistenza dei personaggi, che parlano di niente in un raccontino pulito che scivola via senza sbavature, non riuscendo pero' mai a diventare ritratto generazionale, e nemmeno punto di vista alternativo su un avvenimento storico. Resta il fascino di un viaggio disorganizzato, la simpatia di un'auto divenuta "mito", l'ennesima riesumazione di usi e costumi degli anni settanta, qualche riscoperta musicale e l'indiscutibile bellezza dei paesaggi.
Ma tutto accade senza scalfire e la presunta leggerezza sprofonda nella superficialita'.

Luca Baroncini

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