L'AMORE PROBABILMENTE
  

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REGIA:    
Giuseppe BERTOLUCCI

PRODUZIONE:   Ita/Svi   -   2001   -   Dramm.

DURATA:  107'

INTERPRETI:
Sonia Bergamasco, Rosalinda Celentano, Fabrizio Gifuni, Teco Celio, Elisabetta Carta, Carmen Scarpitta, Marcello Catalano

SCENEGGIATURA:
Giuseppe Bertolucci

FOTOGRAFIA: Fabio Cianchetti

SCENOGRAFIA: Gianni Silvestri

MONTAGGIO: Federica Lang

COSTUMI: Grazia Colombini

Trama

Sofia, giovane attrice, decide di mettersi a recitare nella vita quotidiana: l'attendono dolore, rimorso ed una possibile rinascita.

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Sicuramente no

Tanto tuonò che non piovve: Giuseppe Bertolucci squaderna con ansia da liceale tutto il repertorio rilanciato da Dogma95 (dagli "schiaffi" della macchina a mano ai frammenti "impazziti", interrotti e ripetuti), aggiungendo effetti digitali di pregio ma privi di originalità ed una messinscena leggibile a più livelli (film, prove del film, stesura dello script) indissolubilmente intrecciati. Ma la trovata (?) del "film nel film" è appena il pretesto per qualche gag per giunta poco divertente, il tema è logoro (spontaneità, menzogna o cosa? illusione, ovviamente), gli attori sopra le righe o (peggio) "scordati" e, nel complesso, il film sembra una giustapposizione di foto e filmati targati Marie-Claire. Vorrebbe essere pirandelliano (alla "Come tu mi vuoi"), è (giustamente, dato l'argomento quanto mai labile) inconcludente, oltre che noioso quanto accurato nella realizzazione (ottime l'elaborazione del sonoro curata da Maurizio Argentieri e la fotografia di Fabio Cianchetti). Tra pseudo cinefilia e sperimentalismo già visto (rivedersi "Harry a pezzi", prego), il film non è che una piatta rimasticatura di temi ed elementi (la protagonista che si chiama Sofia e vive di menzogne, il treno come mezzo di fuga dal dolore quotidiano, Mozart come emblema di ambiguità non solo sessuale) del ben più riuscito "Dolce rumore della vita", cui non aggiunge assolutamente niente, a parte un amore se possibile ancora più smodato per le inquadrature sghembe (circa l'80% del totale). Il risultato è un'opera forse aperta, certo vuota.
Sonia Bergamasco è bellissima ma incolore, e neppure la Celentano e Gifuni sanno trovare un po' di vita per rianimare le loro figurette. Magico il cammeo di Mariangela Melato nei panni della maestra di recitazione.

(da Venezia) Stefano Selleri

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7

 

     
           
 

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