IL DESTINO DI UN CAVALIERE
(A Knight's Tale)

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REGIA:    
Brian HELGELAND

PRODUZIONE:   U.S.A.   -   2001   -   Avventura

DURATA:  89'

INTERPRETI:
Heath Ledger, Rufus Sewell, Shannyn Sossamon, Paul Bettany, Mark Addy, Alan Tudyk

SCENEGGIATURA: Brian Helgeland

FOTOGRAFIA: Richard Greatrex

SCENOGRAFIA: Tony Burrough

MONTAGGIO: Kevin Stitt

COSTUMI: Caroline Harris

MUSICHE: Carter Burwell

Trama

Un giovane scudiero si sostituisce al suo padrone, deceduto, durante un torneo di cavalieri. Sarà questo l’inizio della sua incredibile avventura….

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We are the champions! (???)

Sprecando un po’ del vostro prezioso tempo, vi sarete accorti che ultimamente girava su Mtv e reti simili un video musicale di Robbie Williams che interpreta la famosa canzone dei campioni dei Queen, e naturalmente anche le pietre sanno che quel brano è diventata la colonna sonora di questo film.
Perché questa introduzione? Perché sono convinto che molte persone (tra le quali me medesimo, ma cosciente dell’errore già prima della visione) si sono lasciate persuadere dal video su citato, e dal trailer fracassone e colorato che ha anticipato l’uscita del film, e che sono andati al cinema con la speranza di vedere una buona avventura, e, parola mia, l’hanno vista: anzi, credono di averla vista.
Sono uscito dalla sala con il sorriso sulle labbra, ma dopo un minuto ho capito che c’era qualcosa che non andava, perché dietro quella maschera consistente di azione, di buoni sentimenti, di frasi d’amore ben curate, d’ideali romantici, di splendidi duelli a cavallo e mille altri orpelli, questo film non vale niente. Se c’è solo la facciata la casa non ci può essere, e questa mi sembra la sintesi perfetta per descrivere questo film. Tutto è ben curato, dalla pre-produzione alla post-produzione, ma quello che manca è il film. Per realizzare qualcosa che sia degno di entrare nella grande storia del cinema, non basta prendere il nuovo biondino della situazione (peraltro affetto da paresi-stupido facciale!) mettergli un’armatura addosso, fargli prendere il posto del suo padrone-cavaliere morto, fargli vincere tutti i tornei grazie alla sua forza di volontà, accoppiarlo con la bella di turno che lo ama perché è “diverso” (certo che è diverso, non riesce né a piangere né a ridere!), farlo graziare dal giovane re ribelle che apprezza il suo coraggio, farlo diventare campione del mondo (e finalmente in questa scena parte la canzone di Robbie Williams! Strano peraltro che non ci sia anche lui nel film, tanto peggio di così…) far commuovere il povero padre impagliatore oramai cieco che si ritrova il figlio cavaliere, umiliare il cattivone di turno che regolarmente sembra invincibile ma diventa un imbranato nell’ultima scena ecc… Tutto questo, non trasforma due ore e passa di sequenze in un film (e vi assicuro che ci sono mille altri ammiccamenti verso il pubblico che vi risparmierò), ma sono sufficienti per farci rendere conto, dopo aver azionato il nostro senso critico per circa dieci secondi, che questa produzione è l’ennesima furbata che vogliono proporci, e che il pubblico come al solito sta apprezzando. Gli unici che canteranno “We are the champions” saranno i produttori, che con un filmetto del genere stanno incassando un sacco di soldi. Eppure perché dover criticare un prodotto che ha reso felici le persone che uscivano dalla sala, ed anche me (per circa 80-90 secondi)? Perché la furbizia non potrà mai trasformare un film brutto in un capolavoro; tutto qua.

Matteo Catoni

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