Recensioni
|
We
are the champions! (???)
Sprecando
un po’ del vostro prezioso tempo, vi sarete accorti che ultimamente
girava su Mtv e reti simili un video musicale di Robbie Williams che
interpreta la famosa canzone dei campioni dei Queen, e naturalmente anche
le pietre sanno che quel brano è diventata la colonna sonora di questo
film.
Perché questa introduzione? Perché sono convinto che molte persone (tra
le quali me medesimo, ma cosciente dell’errore già prima della visione)
si sono lasciate persuadere dal video su citato, e dal trailer fracassone
e colorato che ha anticipato l’uscita del film, e che sono andati al
cinema con la speranza di vedere una buona avventura, e, parola mia,
l’hanno vista: anzi, credono di averla vista.
Sono uscito dalla sala con il sorriso sulle labbra,
ma dopo un minuto ho capito che c’era qualcosa che non andava, perché
dietro quella maschera consistente di azione, di buoni sentimenti, di
frasi d’amore ben curate, d’ideali romantici, di splendidi duelli a
cavallo e mille altri orpelli, questo film non vale niente. Se c’è solo
la facciata la casa non ci può essere, e questa mi sembra la sintesi
perfetta per descrivere questo film. Tutto è ben curato, dalla
pre-produzione alla post-produzione, ma quello che manca è il film. Per
realizzare qualcosa che sia degno di entrare nella grande storia del
cinema, non basta prendere il nuovo biondino della situazione (peraltro
affetto da paresi-stupido facciale!) mettergli un’armatura addosso,
fargli prendere il posto del suo padrone-cavaliere morto, fargli vincere
tutti i tornei grazie alla sua forza di volontà, accoppiarlo con la bella
di turno che lo ama perché è “diverso” (certo che è diverso, non
riesce né a piangere né a ridere!), farlo graziare dal giovane re
ribelle che apprezza il suo coraggio, farlo diventare campione del mondo
(e finalmente in questa scena parte la canzone di Robbie Williams! Strano
peraltro che non ci sia anche lui nel film, tanto peggio di così…) far
commuovere il povero padre impagliatore oramai cieco che si ritrova il
figlio cavaliere, umiliare il cattivone di turno che regolarmente sembra
invincibile ma diventa un imbranato nell’ultima scena ecc… Tutto
questo, non trasforma due ore e passa di sequenze in un film (e vi
assicuro che ci sono mille altri ammiccamenti verso il pubblico che vi
risparmierò), ma sono sufficienti per farci rendere conto, dopo aver
azionato il nostro senso critico per circa dieci secondi, che questa
produzione è l’ennesima furbata che vogliono proporci, e che il
pubblico come al solito sta apprezzando. Gli unici che canteranno “We
are the champions” saranno i produttori, che con un filmetto del genere
stanno incassando un sacco di soldi. Eppure perché dover criticare un
prodotto che ha reso felici le persone che uscivano dalla sala, ed anche
me (per circa 80-90 secondi)? Perché la furbizia non potrà mai
trasformare un film brutto in un capolavoro; tutto qua.
Matteo
Catoni
|