DOMANI ANDRA' MEGLIO
(Ça ira mieux demain)

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REGIA:    
Jeanne LABRUNE

PRODUZIONE:  Francia   -   2000   -   Commedia

DURATA:  90'

INTERPRETI:
Isabelle Carré, Nathalie Baye, Jeanne Balibar, Sophie Guillemin, Jean-Pierre Darroussin, Didier Bezace, Danielle Darrieux

SCENEGGIATURA: Jeanne Labrune

FOTOGRAFIA: Jean-Claude Thibault

SCENOGRAFIA: Emile Ghigo

MONTAGGIO: Guy Lecorne

COSTUMI: Anne Schotte

MUSICHE: Bruno Fontaine

Trama

Un antico comò a rischio deterioramento intreccia le esistenze di Elisabeth, velleitaria scrittrice, di Marie, acida musicista, di Sophie, petulante moglie dello psichiatra, pranoterapeuta e sessuomane Xavier, di Franck, scenografo ossessionato dai crauti e dai chili di troppo, di Eva, un’anziana signora esperta in tende…

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Plastica, ultima Dea

La classe non è acqua: il nuovo cinema francese, che trova in Resnais un vero padre spirituale e nella coppia Jaoui – Bacri il modello principe, riesce a piacere anche con quest’opera minore, debitrice di tanti film precedenti, comunque gradevole.
L’idea di fondo non è certo nuova: un problema apparentemente insignificante, sorto quasi per caso, provoca l’incontro di personaggi che rappresentano differenti modi, tutti ugualmente pazzerelli, di rapportarsi al mondo, agli “altri”. Il campionario non è certo esteso (abbiamo la giovane espansiva ed appiccicosa, quella sprezzante e altera, un’altra che è un concentrato di naiveté e lieve idiozia, la quarta fobica e ossessiva, il bulimico che “somatizza”, il medico che, per citare Woody Allen, “usa il sesso come manifestazione d’ostilità”), e appunto in questo sta la forza del film, una commedia umana di caratteri e costumi in cui accade poco ma, in compenso, si parla tantissimo: sempre impegnati in dialoghi appuntiti e frenetici, un po’ leziosi nella loro perfezione formale, i personaggi dichiarano guerre e firmano tregue nell’arco di un’inquadratura, mettono a nudo tic e manie di tutti i giorni, osano giochi metanarrativi (durante una lite con la moglie, il dottore pronuncia una battuta buffa e insignificante, che secondo il suo modo di vedere dovrebbe sbloccare la situazione, dato che “a teatro si fa così”) e stranianti (i soliloqui cui si abbandonano i protagonisti, mentre gli altri presenti si comportano come se avessero disattivato l’audio).
Proprio il teatro sembrerebbe l’habitat naturale di questa pièce “schizzata” in cinque atti (con tanto di cartelli alla Brecht), che si svolge da un lunedì al venerdì successivo in un numero ridotto di interni urbani, sostituiti solamente nella sequenza conclusiva da un’ambientazione en plein air, ed è inevitabile che la sceneggiatrice e regista finisca per concentrarsi su scherzi e screzi verbali a scapito di una costruzione più personale del racconto, optando per uno sguardo non intrusivo, lieve, quasi anonimo. “Domani andrà meglio” è un valido esempio di teatro filmato, che non apporta grandi novità al cinema né al palcoscenico ma possiede una qualità ormai molto rara, quella di saper descrivere tipi umani anche sgradevoli dosando con mano felice crudezza di analisi e delicatezza di tocco: peccato che la cattiveria si risolva in un’enorme bolla di sapone (tutti sono abbastanza matti, ma in fondo hanno buon cuore), mentre il diffuso senso di disagio verso se stessi e, soprattutto, verso gli altri, coniugi ed amici in testa, si placa in un finale amarognolo e fulmineo, quasi un’aggiunta posticcia (anche se va detto che la frase finale potrebbe essere più un auspicio che una convinzione).
Il principale motivo d’interesse – ça va sans dire – è costituito dagli attori, capaci di ribaltare il patetico in ridicolo, e viceversa, senza soluzione di continuità. Adorabili in particolare Nathalie Baye, cappottino lampone d’ordinanza e un baule di nevrosi al seguito, Jean – Pierre Darroussin, impassibile medico doppio, esilarante quando gioca con i suoi animaletti meccanici, e Jeanne Balibar, luminosa nella sua mania ossessiva per la conservazione dei mobili (e dei corpi) nella plastica.

Stefano Selleri

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