Recensioni
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Un'avventura
finita 0.000008 milioni di anni fa
Il primo
episodio della saga dinosaurica era un ottimo film di fantavventura
scientifica, con SFX all'altezza dell' "evento" e un curioso,
duplice effetto suspense: a livello, diciamo, diegetico c'era la solita
attesa, codificata e consolidata in decenni di monster
movies, dell'apparizione del Mostro di turno (che “completamente”
mostro nel parco di Spielberg non era, come vedremo) il quale faceva il
suo ingresso trionfale non prima che un terzo di pellicola avesse svolto
il suo compito "sospensivo". A livello extradiegetico, c'era
invece grande curiosità di vedere cosa erano riusciti a combinare Winston,
Muren, Tippett e Lantieri sul versante lucertolonesco; l'attesa fu
ampiamente ripagata: sia gli animatronics che i sauri generati al computer
erano quanto di più "bello" (si fa per dire) si era visto fino
ad allora su grandi e piccoli schermi. Il
mondo perduto già mostrava la corda. Svanita la curiosità
"tecnica", poco restava anche delle buone intenzioni di
Spielberg il quale, all'epoca di Jurassic Park, non si stancava di ripetere che il suo obiettivo era
quello di far rivivere i dinosauri nel senso di "animali", e non
di generare "mostri" (a quello ci pensa il sonno della ragione).
Jurassic park II era invece
popolato di mostri belli e buoni (o brutti e cattivi, as
you like it…), guardati non con fascino e rispetto (uno dei grandi
meriti dell'archetipo), ma con "orrore" nel senso di Horror, con
sgradevoli scivoloni sul versante grandguignolesco. -(tra parentesi: che
sia un vizio dello Steven Spielberg "sequenziale"? Chi non
ricorda la spiacevole sorpresa degli spiazzanti cedimenti splatter in Indiana Jones e il tempio maledetto?…)- Che dire, dunque, di
questo (poco) atteso terzo episodio? Gli effetti speciali non sono più
una novità e anzi, incuriosisce un po' il fatto che negli otto anni
trascorsi dalla comparsa del primo, credibile T-Rex della storia del
cinema, i passi avanti riguardino solo la quantità degli effetti ma non
la qualità della fattura: i dinosauri non sembrano affatto "più
veri" di quelli del '93, ma sono solo "di più" e
eventualmente "più grossi": paradigmatica, in tal senso, la
presenza di una inutile new entry,
tale Spinosaurus Egypticus, più grosso e cattivo del buon vecchio
Tyrannosaurus Rex, dolorosamente e simbolicamente sconfitto in una (molto)
singolar tenzone col suddetto gigante dal muso di coccodrillo. La
sceneggiatura di Peter Buchman, dal canto suo, non fa nulla per
rivitalizzare una formula (ri)nata stanca: una trama che sa di pretesto,
personaggi dei quali è impossibile innamorarsi (neanche dei bambini, si
veda l'istintiva antipatia che ispira il piccolo Trevor Morgan: davvero
troppo bravo & intelligente per essere vero[simile]), pochissimi
scossoni e un procedere lineare, prevedibile, scevro di idee. In un simile
contesto, agli attori non è certo richiesto particolare impegno. La
comparsata più "umana" la fa Laura Dern, gli altri si limitano
a scappare, gridare e
sgranare gli occhietti senza soluzione di continuità. Ordinaria,
ripetitiva amministrazione. Infine la regia: il
mestierante Joe Johnston timbra il cartellino con dignità, facendo
forse rimpiangere lo Spielberg smaliziato e convinto (del progetto) di Jurassic
Park, ma non quello che sbadigliava dietro la cinepresa de Il
mondo perduto. Una regia onesta, insomma, che tuttavia non risolleva
le sorti della sequela… i fasti del primo parco giurassico sono ormai
irrimediabilmente "estinti". (Prei)Storia.
Gianluca
Pelleschi
Quando la tecnologia non basta
Inizia come un onesto blockbuster con poca fantasia e molta voglia di arrivare al dunque. La sceneggiatura, infatti, recupera alcuni personaggi del primo episodio e costruisce la storiella di una coppia divorziata, in cerca del figlio scomparso durante un volo in deltaplano sull'isola di Sorna. Risolti in fretta i preamboli, pero', l'arrivo sull'isola riserva ben poche sorprese e piu' la storia procede, minore e' il coivolgimento. Colpa di personaggi privi di spessore narrativo e di una regia al servizio esclusivo degli effetti speciali. Sembra quasi di assistere ad un film ad episodi: prefazione, atterraggio sull'isola, incontro con dinosauro, morte dei soliti personaggi-zavorra, fuga, ancora dinosauri (da terra), salvataggio, chiacchiere buoniste, ancora dinosauri (dal cielo), salvataggio, ancora chiacchiere buoniste (basta!!!), ancora dinosauri (dall'acqua), salvataggio, ricostituzione del nucleo familiare, risatine.
Non basta aggiungere un nuovo "spinosauro", ancora piu' grande del temibile T-Rex, o nuove teorie scientifiche sulla comunicazione tra dinosauri, per spaventare e incuriosire. Ci vogliono persone vive che provano emozioni e le trasmettono allo spettatore. Tutto, invece, avviene velocemente ma senza un ritmo emotivo. Solo l'apparizione del primo pterodattilo, immerso nella nebbia, scuote dal torpore, per il resto si viene bersagliati da immagini la cui perfezione tecnica non sopperisce al tragico vuoto di idee.
Luca Baroncini
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