LUCE DEI MIEI OCCHI
  

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REGIA:    
Giuseppe PICCIONI

PRODUZIONE:   Italia   -   2001   -   Drammatico

DURATA:  114'

INTERPRETI:
Luigi Lo Cascio, Sandra Ceccarelli, 
Silvio Orlando, Barbara Valente, Toni Bertorelli, Paolo Pierobon, Mauro Marino

SCENEGGIATURA:
Giuseppe Piccioni - Umberto Contarello - Linda Ferri

FOTOGRAFIA: 
Arnaldo Catinari

SCENOGRAFIA: 
Giancarlo Basili

MONTAGGIO: 
Esmeralda Calabria

COSTUMI: 
Maria Rita Barbera

MUSICHE: 
Ludovico Einaudi

Trama

Antonio fa l'autista, Maria gestisce un negozio di surgelati. Una sera s'incontrano, ma non tutto va per il verso giusto, almeno all'inizio...

Recensioni

 

 

 

Chiedi l'amore

Un vero peccato: questo film segna almeno due passi indietro rispetto alla precedente opera di Giuseppe Piccioni, "Fuori dal mondo", di cui "Luce dei miei occhi" non possiede la capacità d'introspezione psicologica (a meno che non si vogliano considerare profondamente significativi gli eterni dialoghi "poetici" ricchi di "perle" tutte da scoprire) e, soprattutto, l'abilità nel delineare un habitat credibile nel quale far muovere i personaggi (tutta la parte centrale risulta immiserita dalla descrizione quanto mai approssimativa ed edulcorata del sottobosco criminale metropolitano, che trova la sua espressione più rilevante nella scialba prova di Silvio Orlando). Certo, il tema (anime solitarie s'incontrano, e forse sarà amore) e le atmosfere sono "piccioniane" d.o.c., e il film non manca di affascinare grazie alla perfetta confezione tecnica (con l'eccezione delle interminabili, monotone melodie scritte da Ludovico Einaudi) ed alla bella prova della coppia protagonista (a dire il vero, Sandra Ceccarelli si muove, in questo panorama di anime al capolinea, meglio di Lo Cascio, troppo controllato e alla fine un po' di maniera). Ma sarebbe stato bello evitare i tocchi "arty" (la sentenziosa voce off che traccia uno scontato parallelo tra le vicende narrate nella pellicola e quelle di un romanzo di fantascienza amato da Antonio) e soprattutto la volontà assoluta di finire in gloria per l'edificazione del pubblico.

(da Venezia)  Stefano Selleri


Molto rumore per poco

Due solitudini si incontrano a Roma: Antonio fa l'autista e Maria gestisce un negozio di surgelati. L'idea di confrontare due persone che si sentono inadeguate rispetto alla realta' che le circonda e' molto attuale e affrontata con sensibilita', soprattutto nella costruzione del personaggio di Maria, vissuto con intensita' dalla brava Sandra Ceccarelli. Il film di Giuseppe Piccioni, pero', reduce dal riuscito "Fuori dal mondo", sconta piu' di un difetto che appesantisce la visione sfumando i buoni propositi del progetto. Già dalla prima sequenza dell'incontro casuale tra Antonio e la piccola Lisa (la figlia della protagonista), infatti, ci si imbatte in dialoghi letterari e poco credibili che anziché trasmettere malinconia e verita', comunicano enfasi. La voce fuori campo, poi, con il parallelo tra Antonio e il Morgan protagonista di un romanzo di fantascienza, e' spesso invadente e contribuisce ad alimentare la gravita' del racconto. Altro elemento inquinante, l'onnipresente tema musicale (bello ma sfinente) di Ludovico Einaudi che sembra sempre dover sottolineare una poesia piu' annunciata che reale.
Ulteriore appesantimento nella narrazione deriva dal personaggio di Saverio, sfruttatore dall'apparenza gentile interpretato da Silvio Orlando, che toglie respiro al taglio intimista del racconto e diventa una parentesi evitabile. Tra l'altro la purezza e l'ingenuita' di Antonio nei suoi confronti risultano ben poco credibili.
La sensazione e' che si sia voluto volare alto, ambendo a poetiche riflessioni che pero' arrivano allo spettatore in modo visivamente suggestivo (bella la fotografia di Arnaldo Catinari e fluido il montaggio di Esmeralda Calabria), ma prolisso e anche un poco affettato.

(da Venezia) Luca Baroncini

Commenti

 

 

Perché il nuovo film di Piccioni, nonostante le buone premesse, ha sostanzialmente deluso? Forse perché non dice nulla di nuovo, e, peggio ancora, non lo dice in modo nuovo. Forse perché l'unico elemento che doveva dare personalità ed un'impronta non banale alla pellicola non ha funzionato. La voce narrante che si inserisce fin troppo spesso sottolineando il parallelo fra il protagonista ed un personaggio di un romanzo di fantascienza trasmette ben poco e non emoziona. Risulta anzi ripetitiva ed invadente. La fuga dalla realtà, il rifugio nella fantasia, l'essere alieno con una missione confusa del protagonista, andavano rappresentati diversamente. L'unica sensazione che arriva veramente, senza errori, è quella di una terra inospitale in cui l'individuo precipita con la nascita e girovaga con difficoltà.
Per il resto le atmosfere tipiche del regista sono evocative solo a volte, soprattutto nel sottile squallore di una Roma sempre senza sole. Le due solitudini, le reticenze dei due personaggi chiusi e delusi interagiscono abbastanza bene, almeno prima del finale. E' questa infatti la parte più deludente, quando la storia inizia a girare a vuoto e gli insistiti silenzi hanno l'imperdonabile colpa di non saper parlare allo spettatore. Arriva allora la sbrigativa spiegazione della psicologia della protagonista (quando parla con l'assistente sociale), degna di un manualetto da bancarella, e poi l'inverosimile successione di eventi prima negativi, poi risolutivi, in una conclusione decisamente poco felice.
Per fortuna ci sono i bravi interpreti, giustamente premiati a Venezia, cui si aggiunge il convincente Silvio Orlando cattivo (un cattivo non stereotipato, non semplificato, a fronte di una ambientazione di criminalità molto semplificata).
La Ceccarelli sa rendere il suo personaggio opaco quanto è necessario e lo incarna con grande naturalezza; Lo Cascio si conferma una bella scoperta.
Peccato rimangano, nel complesso, un po' di noia e molte potenzialità sprecate.

Oboo


Stefano
Selleri
5

Luca
Baroncini
5

Oboo
 

Daniele
Bellucci
6
Simone
Ciaruffoli
 
           
 

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