LA VERA STORIA DI JACK LO SQUARTATORE
(From Hell)

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REGIA:    
Albert e Allen HUGHES

PRODUZIONE:  U.S.A.   -   2001   -   Thriller

DURATA:  119'

INTERPRETI:
Johnny Depp, Heather Graham, Ian Holm, Katrin Cartlidge, Robbie Coltrane, Paul Rhys, Joanna Page, Jason Flemyng, Lesley Sharp, Susan Lynch, Annabelle Apsion

SCENEGGIATURA:
Terry Hayes - Rafael Yglesias

FOTOGRAFIA:
Peter Deming

SCENOGRAFIA: 
Martin Childs

MONTAGGIO: 
Dan Lebental

COSTUMI: 
Kym Barrett

MUSICHE: 
Trevor Jones - Marilyn Manson

Trama

Londra, 1888: un killer uccide e mutila prostitute. L’ispettore Abberline indaga…

Recensioni

 

 

 

Un caso ben poco strano

Ennesima variazione sul tema della figura, all’origine storica ma divenuta ormai (per altrui meriti artistici) mitica, di Jack lo Squartatore, “From Hell” (espressione che suggella le lettere inviate dal serial killer a Scotland Yard) ripercorre i noti fattacci accreditando, per quanto riguarda l’identità dell’omicida, la pista che vuole coinvolte nei crimini persone molto vicine alla Corte e addirittura imparentate con la regina. Il punto di vista è quello di un gruppo di ragazze di strada per le quali i vicoli, loro vera casa, divengono anche più pericolosi del solito, ora che dalle ombre notturne non si materializzano più “soltanto” sordidi papponi.
Poteva essere un’occasione per rileggere vicende abusate con un’ottica nuova, attenta alle contraddizioni della doppia, tripla, sfaccettata (im)moralità vittoriana, che ricerca ostentatamente innocenza, purezza sessuale ed altruismo, ma solo in superficie, e più in generale della nascente società di massa, rigidamente conformista ed orridamente affamata di notizie “succose” (quest’ultimo spunto fa capolino nella didascalia che apre il film). Le intenzioni satiriche, per la verità, ci sarebbero: quello che manca è la capacità di uscire dal bozzettismo, di formulare personaggi e non stereotipi (la gallerie delle puttane, da questo punto di vista, fa cadere le braccia), in una parola di andare oltre il semplice lavoro di genere. Il problema è che, anche dal punto di vista del thriller, non tutti i conti tornano: le atmosfere sono adeguate ma la tensione scarseggia, e qualche notevole sequenza horror (il primo omicidio, chiaro omaggio a “Scream”) non basta a risollevare le sorti di un racconto che s’impantana quasi subito in una piatta rimasticatura di “teorie della cospirazione”, ripiena di cattivi da operetta ed appesantita dall’obbligatoria love story tra il poliziotto oppiomane e la traviata dal cuore d’oro. E soprattutto: possibile che la colpa sia sempre della massoneria (oltre che del pensionamento affrettato)?
Johnny Depp, adeguatamente tenebroso, non ritrova l’autoironia sfoggiata in “Sleepy Hollow” (ma forse non è tutta colpa sua); Heather Graham, alle prese con una parte ingrata nella sua staticità, se la cava più che bene. Troppo gigione Ian Holm.

Stefano Selleri


Sulle tracce del primo serial-killer della storia

1888. Cala la notte su una Londra che sembra Gotham City (in realtà Praga) e un mantello nero dal passo elegante si aggira per i vicoli degradati del quartiere ghetto WhiteChapel. Dietro al mantello si cela nientepopodimeno che il più famoso antenato degli odierni serial-killer: Jack Lo Squartatore. Un mostro che si appresta ad entrare negli incubi di intere generazioni, il cui pedigree vanta dettagliati squartamenti di giovani, e meno giovani, prostitute.
Sembra un tipico caso di estrema depravazione, ma un giovane ispettore scoprirà un elaborato piano di mistificazione.
Il film di Albert e Allen Hughes mantiene meno di quello che promette, ma si lascia seguire con una certa curiosità e partecipazione.
Colpiscono alcune raffinatezze visive (il primo omicidio attraverso squarci di luce sulla lama di un coltello, prima luccicante e poi sempre più insanguinata) e diverte, anche se dopo un po' la soluzione del mistero si intuisce, la teoria elaborata per giustificare una figura tristemente leggendaria del secolo scorso. Quella che manca è forse una riflessione sulle origini del male, sul buio emotivo dell'assassino, sulle motivazioni che spingono a delitti così efferati. Così dopo un po' il film prende la piega di un giallo convenzionale, dove è possibile scegliere l'assassino tra una rosa di sospettati. In parte Johnny Depp, anche se ultimamente sembra  destinato ad alternare con poca fantasia gitani rubacuori a detective solitari e malinconici. Il suo particolare dono di preveggenza, poi, arricchisce il film sul piano visivo, ma lo dirige verso binari di genere. Tra l'altro il ricordo del non memorabile "gift" di Cate Blanchett è ancora fresco nella memoria.
Un po' appiccicato, ma almeno fuori dalle aspettative, il finale.

Luca Baroncini

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La falsa storia di Jack lo Squartatore

Il titolo italiano di questa pellicola è stato indubbiamente poco felice: se questa è la storia di Jack lo Squartatore, il capostipite dei moderni serial killer, sicuramente non è la storia VERA. Infatti le inesattezze rispetto alle cronache del tempo sono numerose: effettivamente l'ispettore Abberline (Johnny Deep) indagò sul caso, ma non possedeva alcune qualità paranormali... una seconda persona, medium o ciarlatano che sia, aiutò la polizia nell'inchiesta. Per motivi strettamente cinematografici le due figure qui vengono unite, nella costruzione di un miscuglio che devia la mente dalla realtà effettuale dei fatti. Ancora: la prostituta Mary Kelly fu la quinta ed ultima vittima dello Squartatore, è un evento praticamente accertato: ma i fratelli Hughes la salvano clamorosamente, concedendogli un'uscita di scena addirittura soapoperistica. Questi sono soltanto i cambiamenti evidenti, ma c'è ne almeno un'altra congrega in tutta l'opera, che evito di citare per ragioni di spazio: di conseguenza, la pellicola è da considerarsi esclusivamente come un thriller, senza alcuna pretesa documentaristica. Interessante è il taglio "dal basso" conferito all'opera: nei sordidi borghi di Whitechapel vive drammaticamente la faccia plebea dell'età vittoriana, con i suoi vizi violenti, carnali e disperati. Su questo sfondo, decisamente crudo, si muove la figura del serial killer che segnò la storia. Gli spunti che avvolgono Jack sono talmente numerosi che un film di due ore non può chiaramente abbracciarli tutti: la coppia di registi infatti vira decisamente verso altri lidi, riuscendo a plasmare un carico di suspence con smisurata abilità registica. Ogni inquadratura sembra la migliore possibile, gli stacchi cadono sempre al posto giusto al momento giusto, le sequenze visionarie sono realmente angoscianti, il mantello cupo dell'assassino sembra avvolgere anche tutta la platea. Lo scioglimento del mistero (che in realtà rimase irrisolto, soffocato nella nebbia delle ipotesi) si ricollega ad un'inquietante teoria che al tempo venne soltanto bisbigliata: il tragico sospetto che nella corte inglese si annidasse un'intoccabile maniaco.
Johnny Deep si esprime al meglio in ruolo estremo ed allucinato, come nel precedente "Sleepy Hollow" di Tim Burton; stavolta la sceneggiatura non è a livelli tanto alti, ma la sua presenza carismatica non viene minimamente messa in discussione. Straordinaria l'ultimissima sequenza del film, tanto azzeccata e stordente che svelarla sarebbe un peccato. Heather Graham è limitata dalla pochezza del suo personaggio, che rappresenta il grande limite del film: la figura della prostituta è spruzzata di un manierismo sinceramente fastidioso. Mentre le colleghe tentano di respirare boccheggianti nel loro girone d'inferno, lei è perennemente pulitissima, nessun segno sul volto, addirittura ben pettinata. In una parola: impeccabile... e quindi inverosimile. Totalmente bocciata anche l'evoluzione del personaggio, che non vediamo mai (a 
differenza delle altre) nell'atto dell'unione carnale: in quanto puttana all'interno di un film (presunto) realista, la regia dovrebbe mostrare almeno qualche spaccato in questo senso. Invece lei è praticamente una modella: inadatta, imbarazzante, clamorosamente fuori dal contesto. Non meno inaccettabile l'abbozzo di storia d'amore che intavola con l'investigatore: la derelitta dal cuore d'oro è praticamente l'ultimo degli 
stereotipi.
Eliminate le note stonate del pentagramma, affiora una melodia che diletta a lungo i timpani: coinvolge lo spettatore, gettandolo nella discesa di desolazione che accompagnò il cambio di secolo. Mentre il Novecento era ai suoi albori, in mancanza di eroi venne a crearsi un feticcio: fu così che lo scettro della fama finì tra le mani insanguinate di un feroce assassino.

Emanuele Di Nicola


Stefano
Selleri
5

Luca
Baroncini

Daniele
Bellucci

Simone
Ciaruffoli
Luca
Pacilio
4
 
           
 

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