SAI CHE C'E' DI NUOVO?
  (The Next Best Thing)

Scheda
Trama
Recensioni
Commenti
Voti

REGIA:    
John SCHLESINGER

PRODUZIONE: U.S.A.

DURATA:  107'

INTERPRETI:
Rupert Everett, Madonna, Malcolm Stumpf,
Josef Sommer, Michael Vartan, Benjamin Bratt, Ileana Douglas, Lynn Redgrave

SCENEGGIATURA:
Tom Ropelewski

FOTOGRAFIA:
Elliot Davis

SCENOGRAFIA:
Howard Cummings

MONTAGGIO:  Peter Honess

COSTUMI:  Ruth Meyers

MUSICHE:  Gabriel Yared

Trama

Una donna, lasciata dal suo boyfriend, cerca consolazione dal suo amico del cuore gay. Un giorno, complice l'ubriachezza, i due passano la notte insieme e si trovano a dover affrontare una gravidanza imprevista.

Recensioni

 

 

 

Gente comune fra commedia e melò

Storie come questa sono molto di moda, e lo spunto è  tanto accattivante quanto poco originale. Viene subito da pensare alle recenti pellicole ispiratrici e non si potrà non riconoscere in "Sai che c'è di nuovo?" un collage tra "L'oggetto del mio desiderio" (la commedia con Jennifer Aniston inaspettatamente apprezzata negli Usa pochi anni fa) e "Il matrimonio del mio migliore amico" (da cui partì la rinascita inarrestabile di Everett e la scoperta del suo talento comico). Si prende da entrambi i film la figura dell'amico ideale omosessuale nonché la difficoltà del rapporti uomo - donna, e solo dal primo l'idea di una famiglia alternativa in cui i genitori sono solo amici e non amanti. Nonostante questi evidenti richiami l'intreccio conserva un notevole interesse ed è piacevole veder scorrere con leggerezza temi come l'amicizia tra uomo e donna, il desiderio di maternità che si scontra con una vita sentimentale fallimentare, l'irrinunciabile bisogno d'amore (confessato sempre più spesso e sempre più apertamente negli ultimi tempi). La commedia sembra funzionare e le risate non mancano, soprattutto grazie all'istrionico Everett (indimenticabile la scena in cui va a recuperare le chiavi di casa dell'amica dal suo ex e quella in cui riceve il nuovo corteggiatore di lei). Le prime stecche arrivano però impercettibili osservando il quadretto un po' stereotipato di gay simpaticissimi, beceri intolleranti, genitori incapaci di accettare, amici morti di AIDS. Si percepisce una forzatura, un intento dimostrativo e didascalico che rischia di rompere la magia e togliere naturalezza a ciò che si vuol dipingere come naturale. Tutto rimane comunque gradevole fino a quando, nella seconda parte, il film vira bruscamente e si appesantisce di una drammaticità decisamente stridente con il tono della storia. Arriviamo dalle parti di "Kramer contro Kramer" (con tanto di madre con gli occhi perennemente lucidi ed insofferenza per i colpi bassi che il proprio avvocato tira all'avversario) e benché lo sviluppo narrativo sia plausibile viene trattato in modo pesante; lo spettatore rimane disorientato e senza sorrisi fino alla fine, con la sensazione chiara che un film del genere non abbia la statura per permettersi un cupo dramma processuale né i risvolti melodrammatici ostentati che ci vengono mostrati con poco stile. E' questo cambiamento di registro che rovina quella che poteva essere una commediola godibile.
Il film comunque prende vita fin dall'inizio grazie a Rupert Everett che come di consueto ruba del tutto la scena ai suoi partner, in questo caso addirittura a Madonna. La tanto vituperata protagonista di certo si impegna ma non convince mai del tutto, senza contare il fatto che guardandola non si può fare a meno di vedere sempre, invece del suo personaggio, la cantante e rockstar. Anche perché i collegamenti con la vita vera non mancano, dalla maternità da single di Madonna all'omosessualità di Everett. E pensare che la diva aveva anche provato ad usare autoironia ed autocritica sottolineando i segni del passare del tempo e la paura della vecchiaia, facendosi lasciare in modo poco dignitoso e restando sola a lungo. Ma quanto è credibile Madonna che prega Dio di farla rimorchiare? In ogni caso la si nota relativamente: è Rupert Everett che ci fa ridere, è il suo personaggio a coinvolgere e rivelarsi migliore, padre perfetto che rinuncia all'amore per suo figlio (lei non lo farà e tratterà malissimo l'amico di sempre). Sicuramente però gli riesce meglio sfoggiare la sua eccentrica e sfrontata simpatia che una esasperata disperazione. Ora che è evidente quali siano le sue potenzialità comiche tutti scrivono che Everett dovrebbe interpretare (da protagonista assoluto) una screwball comedy come quelle che si facevano una volta, e in effetti in pochi saprebbero mostrarsi al tempo stesso buffi e fascinosi come lui (in stile Cary Grant, ma più trasgressivo). Buoni anche i fugaci squarci di romanticismo alla "Another country", ma che spreco se fosse rimasto solo il tenebroso di un tempo.
La regia di John Schlesinger questa volta delude un po'.

Oboo


Amori particolari nella città degli angeli

Niente di nuovo sotto il sole della California, e soprattutto niente d'originale da questo film. Ennesima commedia sulla coppia americana del 2000, lei donna, insegnante di yoga (quanti altri film dovremmo vedere con attori che si dilettano e addirittura insegnano lo yoga dei poveri?), emancipata e proprio per questo non accettata dagli uomini più preoccupati alla loro libertà che all'amore; lui giardiniere, uomo ideale padre perfetto ma gay, contornato da amici omosessuali ridotti a macchiette teatrali (penso che i veri gay abbiano storto la bocca in più di un'occasione). La loro amicizia tocca il culmine e decade con l'arrivo di questo bambino e di un uomo macho e muscoloso ma dal cuore d'oro, che conquisterà la sempre giovane Madonna, e la costringerà a fare i conti con la realtà. Causa legale per l'affidamento del bambino e "inaspettato" colpo di scena con la scoperta che il padre non è Robert ma un ex boyfriend di lei. Affidamento alla madre che però tormentata dal rimorso consentirà al bel Rupert Everett di vedere il bambino. Questo è un film scontato, noioso, che si può commentare solo raccontando la trama perché altro da dire proprio non c'è. Dal disastro generale si salva solo Everett, veramente bravo e completo nel suo ruolo, anche se a fare bella figura a fianco di Madonna non ci vuole molto. Sinceramente non si sentiva i bisogno di questo film soprattutto da parte di un regista, John Schlesinger, che c'aveva abituato a ben altre riflessioni sulla famiglia e sul rapporto tra i genitori e i figli. Se potete risparmiate i soldi del biglietto.

Matteo Catoni

Commenti

 

 


Oboo
 
6

Matteo
Catoni

Manuel
Billi
3

     
           
 

Torna all' indice dell'Archivio