Recensioni
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Un Gigante dai piedi d'argilla
Dopo aver visto (Il mistero di) Sleepy Hollow, ci si domanda subito che fine abbia fatto il genio del regista di "Edward Scissorhands" : Il suo ultimo film, infatti, si configura come un grande giocattolone per teenager in confezione lusso, che saccheggiando con pretese cinefile 50 anni di cinema dell'orrore (da Mario Bava (citato nel prologo) ai film della Hammer, ma anche Sam Raimi e Nightmare), non fa altro che proporci una noiosa quanto ripetitiva serie di decapitazioni, resa ancora più stancante dalle musiche manierate di Danny Elfman . Quanto agli attori, Johnny Depp (alla sua terza collaborazione con Burton) è rigido come uno stoccafisso, mentre l' odiosa Christina Ricci, emozionalmente assente in ogni fotogramma, sembra preoccuparsi solo di apparire più bella di quello che (non) è . Il film, tuttavia, è sicuramente da apprezzarsi, almeno per l' alta professionalità registica, e per i generalmente ottimi contributi tecnici (a partire dai bellissimi effetti speciali ILM) : Ma tutto questo non toglie il fatto che Sleepy Hollow resti un gigante dai piedi di argilla : Burton è maledettamente bravo, ma questa volta ha scelto un soggetto decisamente sbagliato.
Andrea
Carpentieri
Fantasy-horror impeccabile: ma dove
l'"autore"?
Sarebbe stato un ottimo film, se a girarlo non fosse
stato quel genio di Tim Burton. Dove sta la vena lirica del regista, dove
quella poetica del diverso che lo hanno consacrato "autore" di
rilievo e di indiscussa originalità? L'unica spiegazione è che stavolta
Tim Burton ha voluto divertirsi e cimentarsi in un ambiente
"nero" che gli è proprio ma con un soggetto "giallo"
che non gli appartiene. L'unico elemento "burtoniano" presente
in "Sleepy Hollow" e che gli conferisce un minimo di consistenza
è l'inadeguatezza della ragione a spiegare "tutto", per il
resto una ben assortita contrapposizione tra una regia virtuosa che
accentua ancor più del solito la componente visionaria del regista con
una "crew" tecnica strepitosa (la fotografia di Lubetzki è una
delizia per gli occhi difficilmente spiegabile a parole) ed una
sceneggiatura efficace ed appassionante con un tono parodiato di fondo
che, soprattutto nel protagonista (uno straordinario Johnny Depp che,
anche se deborda un po' troppo nel suo compito di sdrammatizzazione, fa
dimenticare la sua opaca prova in "La Nona Porta" nel quale
interpretava un ruolo non distante da questo), dà ironia alla storia
prendendo le distanze da un susseguirsi di teste mozzate, tuoni, fulmini,
malocchi e tutti gli elementi tipici del genere. L'unico appunto che si
può fare dal punto di vista della scrittura, è tutta la parte in
flash-back che descrive il trauma infantile del piccolo Crane, che
dovrebbe giustificare l'abbandono della fede per i metodi della ragione,
sequenze del tutto fuori luogo e pretestuose (nonostante la magnifica resa
visiva): non ce n'era proprio bisogno come non si sentiva la mancanza di
una spiegazione "a parole" della crisi delle convinzioni del
protagonista (una cosa sempre più rara nel cinema è, ahimeé, l'uso
delle ellissi). Se convincente è Johnny Depp, un po' annacquata appare
Christina Ricci, stranamente fuori ruolo in una parte che si sarebbe detto
andarle a pennello, buona per il resto la prova del cast, con una nota
particolare per Christhoper Walken, che mostra insospettabili doti horror.
In conclusione "Sleepy Hollow" è un buon film di genere che
mescola fantasy, horror e giallo con il tono della commedia ma che non è
un film dell'"autore" Tim Burton, ma solo del
"mestierante" Tim Burton.
Daniele Bellucci
Il fascino della favola non fa scintille
"C'era una volta" e "vissero felici e contenti" potrebbero racchiudere
idealmente il nuovo film di Tim Burton perche' di una favola si tratta, con
un paese che nasconde un segreto, un cavaliere senza testa che se ne va in
giro nella notte a giustiziare i malcapitati e un protagonista in cerca di
riscatto destinato a svelare l'intrigo. Quello che piu' colpisce del film, pero', non e' tanto la storia, un po'
macchinosa e non cosi' appassionante, ne' tantomeno il ritmo, che ogni tanto
si inceppa, quanto la grande cura scenografica e la fluidita' dei movimenti
di macchina che rendono credibile lo spazio di pura fantasia in cui si muovono i protagonisti. Uno spazio fatato abitato da streghe e malvagi
cavalieri dove il cielo sembra velluto e l'inchiostro di una penna piu' che
scrivere su un foglio lo dipinge.
I protagonisti risultano un po' scialbi e si dimenticano in fretta, malgrado
gli sforzi di Johnny Depp per caratterizzare il suo personaggio, a parte uno
spaventoso Christopher Walken a cui bastano pochi minuti per restare comunque fisso nella memoria.
Nonostante il fascino della favola nera, solo in pochi momenti (l'incontro
di Cristopher Walken con le bambine nel bosco innevato, la terribile incursione notturna del cavaliere senza testa nella casa di una famiglia del
paese) l'atmosfera supera i confini delle belle scenografie e riesce a raggiungere e colpire un punto intimo, incerto tra il sogno e l'incubo.
Luca
Baroncini
Il gotico
sorride
Un grande gioco per tutti, i canoni del genere gotico con l'aggiunta dell'ironia
Burtoniana. La cornice è spettacolare: scenografie, fotografia e costumi conquistano in un
attimo. E qui si ritrova il vero talento per l'incanto visivo. Nero già dai titoli di
testa, neri gli abiti di Depp contro il suo viso pallido, neri il cielo e la
foresta, i tronchi degli alberi nella nebbia, neri i cavalli e le
carrozze, nero il cavaliere senza testa. E' il trionfo di un genere (celebrato dalle numerose
citazioni), eppure è anche la sua contaminazione. Perchè si tratta di una chiara parodia (come dimostra continuamente la recitazione del
protagonista). Il sospetto viene subito, prendendo atto dei grandi paradossi di partenza: Johnny Depp (il
diverso, il sognatore) scelto per rappresentare la razionalità, e Cristina Ricci (la maliziosa ragazzaccia) come dolce donzella
innamorata. E infatti il primo si rivela presto un imbranato pieno di incubi e
paure, la seconda un'apprendista streghetta (ma sempre lontana dal suo
stile). Ognuno fa bene la sua parte, ed i caratteristi appaiono più appropriati che
mai, ma non si può negare che ciò che ruba tutta la nostra attenzione è la
confezione, l'atmosfera. La storia molto meno: è un horror che non fa davvero paura (nonostante l'inutile spargimento di sangue),
un giallo in cui la scoperta dell'assassino (un po' macchinosa) lascia tutto sommato un po'
indifferenti, una storia d'amore non particolarmente appassionante. Un bel sogno
quindi, un'evasione che a volte cattura inconsciamente, a volte stanca (negli inseguimenti troppo
lunghi). Ma dov'è quello che fa affezionare ad un film? Dove sono la commozione e le emozioni che ci aveva regalato
Edward? Inevitabile pensarlo di fronte all'opera di Burton e della sua icona Depp. La prenderemo come un'abile parentesi da grandi
incassi, con molto talento e poco cuore.
Oboo |