Recensioni
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Millennio punto e a capo
Un film estremamente interessante, che affronta un tema molto complesso e controcorrente, mettendo l'accento sulle contraddizioni del vaticano e del suo apparato totalitario e repressivo, molto lontano dall'insegnamento originario di Cristo. Interessante l'accostamento dell'iconografia demoniaca (voce rarefatta, fluttuazioni ecc.) a possessioni divine, questo particolare lascia intravedere che forse la chiesa nei secoli ha bruciato e perseguitato santi e non demoni. Il prete comunica vera fede per la ricerca della verità e nessuna paura per il cambiamento, buon ritmo e sceneggiatura buona. Un film da vedere per il significato simbolico e teologico che trasmette, usando l'unico mezzo espressivo che oggi è di largo consumo, la spettacolarità, il cinema.
Marco
Saraga
Il lato oscuro della fede
Realizzare un film sul rapporto tra l'uomo e la fede, sulla dualità di un'istituzione come la chiesa, e far rientrare il tutto in contesto horror, è opera perlomeno titanica, e stigmate adempie ai suoi doveri solo in parte. Significativo dal punto di vista tecnico, grazie al discreto talento di Patrick Wainwright, il film pecca nella sua idea base, mettendo, indiscutibilmente "troppa carne sul fuoco". Il tutto inizia come un classico film horror, si dipana nelle tematiche sulla fede, dall'ateismo della protagonista, alle insicurezze del prete, ex chimico e diventato servo di Dio per la paura di non riuscire a trovare una spiegazione all'evoluzione dell'uomo, e poi un po' si perde. Il finale, in cui si tenta di smascherare il complotto della chiesa, che tenta di nascondere dei vangeli "scomodi", e per lo meno approssimativo, e il film perde le sue atmosfere noir, che fino al quel momento risultavano abbastanza avvincenti. La caduta di tono, soprattutto riguarda i dialoghi e i cliché nei quali il film sprofonda, a cominciare dal vaticano cattivo contro il prete buono, ed inevitabilmente solo, per finire con il salvataggio di lei da parte del prete ora nei panni dell'eroe salvatore. Quello che resta di quest'opera, sono delle belle inquadrature, delle scene girate con sufficiente maestria, dei buoni attori, e il rimpianto di non aver osato di più, cercando di uscire dagli stereotipi del genere. C'era qualche ingranaggio da sistemare in questo Stigmate, peccato.
Matteo Catoni |