TITUS
(Titus)

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REGIA:    
Julie TAYMOR

PRODUZIONE: U.S.A.   -   1999   -   Dramm.

DURATA:  155'

INTERPRETI:
Anthony Hopkins, Jessica Lange,
Colm Feore, Laura Fraser, Alan Cumming,
Angus MacFayden, Jonathan Rhys-Meyers, Harry J.Lennix

SCENEGGIATURA: Julie Taymor

FOTOGRAFIA:  Luciano Tovoli

SCENOGRAFIA: Dante Ferretti

COSTUMI: Milena Canonero

MONTAGGIO: Francois Bonnot

MUSICHE: Elliot Goldenthal

Trama

Titus (Anthony Hopkins), glorioso condottiero romano, al ritorno da un'altra campagna trionfale, decide d'appoggiare l'elezione ad imperatore dell'irascibile Saturnino. Da questa decisione una sequenza interminabile di catastrofi s'abbatterà su di lui e la sua famiglia.

Recensioni

 

 

 

Una Roma postmoderna

In conformità ad una grande opera di Shakespeare, si dipana in una Roma, a metà strada tra il vecchio ed il nuovo, questa tragedia, che tratta i temi cari all'autore inglese; dal tradimento all'onore, dall'amore alla morte. Da una semplice azione di Titus prenderà il via una storia complessa, in cui ogni personaggio è un ingranaggio che fa muovere il destino altrui, e su tutti si staglia la figura, riuscitissima, del perfido moro Aronne, summa di perfidia e cattiveria. Saturnino sposerà la regina dei Goti Talora, fatta prigioniera proprio da Tito, e decisa a vendicare con l'inganno la morte di suo figlio Alarbo. Questa la base di un film condotto in maniera originale, che passa senza difficoltà d'atmosfere solenni, quali la marcia dei soldati di ritorno dalla battaglia, ad atmosfere noir e grottesche, per giungere a situazioni d'estrema violenza, tutto condito da scenografie e costumi sempre in grado di colpire l'occhio dello spettatore, con il loro gusto sfarzoso ed esagerato. Questa ricostruzione dell'epopea di Tito Andronico, è pretenziosa, ma allo stesso modo è innegabile il fatto che non lasci indifferenti. Può piacere, deludere, e persino irritare, ma spinge sicuramente ad una riflessione. Siamo abituati a vedere Schakespeare, escludendo il teatro, perennemente in costume (ad eccezion fatta per il "Romeo e Giulietta" con Di Caprio, ma preferiamo sopravvolare), canonico, schiavo del testo ed incapace di una qualche riflessione o elaborazione originale, per questo un'opera come Titus è necessaria. Non è un capolavoro, non è un film che entrerà nella storia del cinema, ma è un realizzazione coraggiosa, fuori dagli schemi, che merita d'essere vista. La fusione d'elementi "pagani" nella sacralità del contesto romano, lascia perplessi ma coinvolge; la sfilata dei pretendenti alla carica d'imperatore, che si vede all'inizio del film, con i loro supporters che sventolano bandiere giallorosse e biancoazzurre (le squadre di calcio della capitale), ci conducono vicini alla nostra quotidianità, e ci fanno apparire quest'opera più vicina alla nostra cultura, almeno in alcuni punti. Il risultato di questo tentativo di modernizzare il testo, è un ibrido; coinvolgente nella maggior parte del film, ma a volte eccessivo anche all'intenzioni chiaramente provocatorie del regista, che comunque a lavorato a fondo sull'opera, come del resto, tutta produzione. 

Matteo Catoni

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