Recensioni
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Uno scorcio del Sud
C'č molto d'autobiografico nell'ultima fatica di Sergio Rubini, attore dotato, e regista probabilmente ancora acerbo, non in grado di dare consistenza reale alle sue storie. Nonostante questo, "Tutto l'amore che c'č" č un film riuscito; la visione di un Sud arretrato e che non trova la via del cambiamento, la vita dei suoi giovani che scorre fuori dal mondo, che si conosce solo con la musica, massima forma di ribellione, e la novitą che sconvolgerą per sempre le loro vite (le figlie emancipate dell'ingegnere della fabbrica, destinata peraltro a non aprire mai). Tutto scorre in quest'opera in maniera delicata, non pretenziosa, anche se un po' scontata. Rubini ha chiaro in mente il messaggio del suo film e non lo trascina fuori dai suoi confini, che sono quelli di un racconto, di una storia semplice, d'amori tra giovani che durano il tempo di un concerto, della morte che s'abbatte all'improvviso su una di loro, degli scatti di ribellione destinati a rimanere urla nel deserto, ed č tutto qui. Il cast del film č quasi completamente composto da giovani, se si esclude lo stesso Rubini e la sempre brava (e bella) Margherita Buy. Da segnalare la piccola parte assegnata a Gerard Depardieu, nei pani di Molotov, rude e gigantesco contadino pugliese, che vive con il suo mulo ai margini della societą. Era auspicabile all'interno di questo film una maggiore riflessione sulla contrapposizione vecchio-nuovo, tra l'antica ed immutabile societą rurale del meridione e questi ragazzi cresciuti con le magiche atmosfere degli anni 70. Un reale approfondimento sul sociale, e in concreto inesistente, č questo compromette il risultato di un'opera che poteva avere ben altro spessore. Tutto sommato un prodotto che vi farą trascorrere due ore piacevoli, senza annoiarvi, e di questi tempi non č poco.
Matteo
Catoni
Ancora una volta gli anni '70
Il percorso di formazione abbinato all'estetica degli
anni settanta. Questa la rapida ed ingrata sintesi del nuovo film di
Sergio Rubini, che amalgama con mestiere i pantaloni a zampa di elefante
con i turbamenti affettivi e sessuali di un se stesso adolescente.
Niente di nuovo, neanche nell'ambientazione, che sposta la provincia dal
nord al sud rispetto, ad esempio, a "Radiofreccia", ma il film
risulta gradevole perche' tocca corde universalmente tese e sempre in
cerca di confronto e verifica. Particolarmente efficace la spontaneita'
recitativa del gruppo di ragazzi protagonisti e il contesto di paese in
cui si sviluppa il film. Un po' forzati i momenti drammatici, che
contrastano con la vitalita' e l'entusiasmo dei protagonisti e paiono
semplificare l'iniziazione alla vita dei ragazzi e le incognite del
futuro, riducendole a tappe che sempre e comunque si devono affrontare e
superare. Ecco, quello che risulta e' forse un quadro un po' stereotipato
di comportamenti e caratteri che, se molto spesso corrisponde ad
un'immagine realistica, riduce pero' le sfumature a tipologie ben
riconoscibili. Ma questo non inficia la visione del film che, grazie anche
all'appeal della confezione, risulta in piacevole e stridente bilico tra
spensieratezza e consapevolezza. Come la vita, del resto!
Luca Baroncini |