Analisi
Storica
Introduzione: Il
territorio della Val Castoriana
In
epoca pre-romana la val Castoriana è un territorio di confine tra
il popolo degli Etruschi e quello degli Umbri. Bisogna infatti risalire
fino a quel periodo per rintracciare le origini di un'antica città,
che doveva sorgere a poca distanza dall'attuale abitato di Campi, e che
presumibilmente fu il primo nucleo insediativo di una valle che da quel
momento in poi avrebbe sempre visto un'ininterrotta presenza umana.
In
epoca romana la val Castoriana è già inserita nei territori
ricadenti sotto il controllo della Civitas di Norcia. Molte sono le testimonianze
che ci sono giunte da questo periodo, fra cui numerosissimi elementi di
spoglio riutilizzati nelle epoche successive negli edifici più importanti
del borgo (Vedi San Salvatore).
Intorno
al VI sec. d.C. la Val Castoriana diviene luogo di preghiera e di isolamento,
per alcuni monaci di origine orientale, che da quel momento danno vita
ad una comunità, primo nucleo dell'Abbazia di Sant'Eutizio, che
sarà destinata nei secoli successivi ad aumentare sempre più
la sua influenza sui territori circostanti. Questo monastero fra i secoli
IX e XI si viene configurando come un vero e proprio feudo ecclesiastico,
con l'acquisizione di un vasto territorio e con possedimenti anche lontani
(Marche). Durante questo periodo anche l'agglomerato di Campi rientra nell'influenza
dell'Abbazia.
Dal
XII sec. l'antico feudo ecclesiastico comincia la sua lenta ed inesorabile
decadenza che si manifesta con la progressiva perdita di tutti i territori
da lui fino ad allora governati. Di questa situazione se ne avvantaggia
la vicina città di Norcia, che datasi da poco uno Statuto comunale,
riesce ad annettersi anche l'abitato di Campi (l'atto che rende legale
la cessione del Castello è firmato dal Cardinale Pietro Capocci).
A seguito dell'annessione, il piccolo centro viene acquistando
un'importanza crescente, soprattutto dopo il 1882 quando, sull'altura sovrastante
l'antico borgo, viene decisa la costruzione di un centro fortificato (Campi
Alto), che insieme al sottostante paese diviene il castello più
popoloso dei territori esterni alla Civitas. Il paese pur non potendo avere
uno Statuto autonomo, possiede un esercito e controlla con esso la valle.
I suoi cittadini divengono benestanti, e la migliore testimonianza di questa
ricchezza è proprio il gran numero di Chiese che da questo momento
verranno costruite nel borgo (oltre 15). Una di queste è la Chiesa
di Sant'Antonio Abbate, che sorge sul limitare del borgo antico, a ridosso
della strada che si dirige verso il castello. Le tracce più antiche
che la riguardano sono quelle relative al Codice Pelosius (Archivio
Arcivescovile di Spoleto) del 1393, dove viene citato per la prima volta
insieme ad altre Chiese del borgo il nome "Sant'Antonii si ne Cura".
La Chiesa di Sant'Antonio
Abbate: analisi storica
XV
sec. La Chiesa di S. Antonio Abbate, le prime testimonianze storiche:
La
testimonianza più antica riguardante la Chiesa di Sant'Antonio Abbate
è quella del Codice Pelosius del 1393, conservato all'Archivio
Arcivescovile di Spoleto, dove all'interno di un elenco riguardante le
Chiese del castello di Campi si nomina tra le altre: "Santantonii sine
cura":
"De
plebatu Campli: le seguenti chiese da essa dipendenti:
Plebs Santa Mariae de Camplo 4 canonicatus et uniti plebi Eccl.
S. Luciae, S. Leonardi, S. Andreae curata unita Plebi a D. Sancte Vicario
tempore S. Romani; S. Nicolai de Coronariis unita plebis; S. Crucis coll.
Abb. S. Eutitii; S. Mariae, Eccl. S. Antonii sine cura; S. Jacobi; Eccl.
S. Laurentii; S. Mariae de Valla sine cura; S. Mariae Veteris; Eccl. S.
Angeli (Ancarano); Eccl. S. Eutitii de valle Castoriana subiecta
Summo Pont. est Abbatia regula S. Benedecti"
Tratto
da: Ansano Fabbi, Preci e la Valle Castoriana, documentario
storico artistico della Diocesi di Norcia, Perugia 1962.
Ansano
Fabbi nel suo libro "Preci e la Val Castoriana", data la fondazione dell'edificio
al 1358. Mentre su uno scritto allegato al "Libro delle entrate ed uscite
della Chiesa della Madonna Santissima della Misericordia e di S. Antonio
Abbate", (1900 - ...), conservato nell'Archivio parrocchiale di Campi di
autore anonimo, nell'ambito di una ricostruzione della storia della Chiesa
di Sant'Antonio si dice: "La Chiesa di Sant'Antonio Abbate fu costruita
nell'anno dietro la bolla 8 gennaio 1380, con la quale concedeva la facoltà
di costruire detta Chiesa". Questa all'epoca della sua nascita doveva
essere una struttura di dimensioni modeste in stile goticizzante, con il
portale principale in pietra scolpita (del quale si conservano i resti
nell'interno della chiesa), ed un portale laterale con una (T) in altorilievo
sul concio di chiave, poi chiuso nei secoli successivi. La giunzione muraria
visibile sul lato sud dell'edificio, nel cui interno si conservano
tracce di intonaco colorato, ci da l'esatta lunghezza della parte più
antica.
L'interno
dell'edificio venne completamente affrescato nel corso del XV sec. da maestri
locali. Di queste pitture murali si possono oggi ancora scorgere sul lato
sinistro interno due affreschi di autore incerto, attribuiti dal Fabbi
a Paolo da Visso, ritraenti : il primo una scena campestre (forse una natività),
ed il secondo un'annunciazione; sul lato destro si possono invece scorgere
quattro serie di affreschi, a partire dalla zona più vicina all'entrata
abbiamo: un dipinto tripartito, firmato dagli Sparapane (Antonio o Giovanni)
e datato 1462, raffigurante San Vincenzo di Valentia Ferres, una Madonna
con bambino e Sant'Antonio; a sinistra di questo troviamo un altro affresco
a trittico raffigurante tre Santi, e databile approssimativamente ad un
epoca ancora anteriore alla precedente serie, con motivi figurativi tipicamente
gotici; procedendo ancora verso sinistra troviamo un'antra figura di Santo;
quindi uno spazio vuoto che doveva essere il punto in cui si apriva il
portale laterale (La presenza di quest'ultimo sarebbe quindi da attribuirsi
fin dall'epoca primitiva di fondazione dell'edificio); ancora a sinistra
troviamo un'ultima porzione di affresco, raffigurante il volto di Sant'Antonio,
che dalle parti scoperte lascia capire la sua appartenenza ad un ulteriore
ciclo tripartito, che doveva arrivare fino alla conclusione del muro.
Il
portale laterale la cui posizione è rialza di circa un metro rispetto
all'attuale pavimentazione, ci fa presumere l'esistenza in origine di una
scaletta (poi tolta quando la porta è stata murata: forse nel XVIII
secolo quando vengono realizzati i pilastri centrali), che permetteva l'utilizzo
di questo accesso che comunque fin dal 1300 doveva configurarsi come entrata
secondaria, in quanto i resti dell'antico portale gotico che ancora oggi
si conservano all'interno dell'edificio, sono sicuramente più importanti
rispetto a quelle semplicissime e prive di qualsiasi modanatura dell'accesso
laterale.
XVI
sec. La costruzione della Trasanna: in questo periodo nella zona antistante
l'antica facciata viene costruito un portico ad arconi, struttura chiamata
"Trasanna", molto frequente anche in altri edifici della zona, e soprattutto
in quelli che come Sant'Antonio Abbate, erano oggetto di culto da parte
dei pastori; fra essi era in uso fermarsi in preghiera all'esterno delle
Chiese che incontravano lungo il percorso che li conduceva verso i pascoli
della montagna; di conseguenza dinnanzi alla loro facciata si rendeva necessaria
una protezione, in un territorio con un clima tipicamente montano.
Di
questa parte dell'edificio si conserva un grande arcone, che è stato
inglobato negli ampliamenti successivi e che è ancora oggi visibile
nella tessitura muraria del lato sud dell'edificio. Possiamo anche dare
per certo il fatto che fu un'aggiunta posteriore rispetto alla fabbrica
originaria, infatti esiste un evidente giunto di separazione, che divide
le due parti di parete, nel cui interno si possono ancora vedere
tracce dell'antico intonaco colorato che doveva rivestire la facciata antica
prima che vi fosse addossata la Trasanna.
Se
analizziamo altre strutture sacre della zona : San Salvatore, la Parrocchiale
di Sant'Andrea o la Chiesa della Madonna Bianca, possiamo riscontrare strutture
simili a quella in esame, svolgenti un'analoga funzione di sagrato coperto
dove i fedeli potevano riunirsi trovando un'adeguata protezione nelle
giornate invernali.
L'edificio
che ci permette più di ogni altro di risalire al "tipo" di
Trasanna presente in Sant'Antonio Abbate sorge a poca distanza dal paese
di Logna, Frazione del Comune di Cascia. Quì un grande spazio coperto
che si apre verso l'esterno con dei possenti arconi sorge dinnanzi ad una
facciata con porta di accesso centrale e due finestre laterali con sottostanti
inginocchiatoi in pietra. Presentano analogie strettissime soprattutto
la forma ad arcone ed la sua collocazione postuma rispetto alla costruzione
dell'edificio retrostante (come si può anche in questo caso vedere
dalla tessitura muraria). Un altro edificio sacro con una struttura a trasanna,
dalle forme comunque più semplificate rispetto al modello di Logna,
sorge a poca distanza da San'Antonio, nel vicino paese di Piedivalle, dove
in prossimità del fiume si trova una chiesetta: la Madonna del Ponte,
anche quì uno spazio coperto protegge l'area antistante la facciata
costituita a sua volta da una porta centrale e due finestre laterali con
sottostanti inginocchiatoi in pietra.
Nella
visita Pastorale del De Lunel, del XVI sec., nel capitolo riguardante il
castello e le Chiese di Campi, si legge: "Visitiamo la Chiesa di Sant'Antonio,
semplice (...) unita su suolo lateranense a Santa Maria, la quale è
nello Castello che gli abitanti devono riedificare." Queste frasi, anche
se la collocazione dell'edificio all'interno del castello lascia qualche
dubbio sul fatto che in verità si tratti non di Sant'Antonio ma
dell'annessa Santa Maria della Misericordia, ci dicono che in quel periodo
erano in programma degli interventi sull'edificio, il che ci da una possibilità
di datazione della trasanna a questa epoca. La fonte battesimale chei si
conserva all'interno, dove è scolpita la data 1575, è forse
un elemento di completamento appartenente al periodo in cui si è
provveduto ad un più vasto intervento di ampliamento dell'edificio.
La
costruzione della Sacrestia: il Concilio di Trento (1545-1563) nell'ottica
di una generale ridefinizione dei dogmi e della dottrina cattolica, provvede
ad una sotanziale modifica del rito. Si procede infatti ad una codificazione
precisa delle procedure da esegursi nel corso della messa, e delle competenze
relative ai soggetti ecclesiastici che la officiano. Vengono dettate anche
delle norme sul tipo e sul modo di conservazione degli arredi sacri, così
anche del mantenimento dei registri parrocchiali e in generale di tutta
una serie di procedure tese ad aumentare l'aspetto burocratico della Chiesa.
A seguito
delle nuove funzioni, si ha la necessità di strutture in grado di
contenere sia gli arredi sacri sia tutto ciò che concerne la vita
della parrocchia. Nasce così la scacrestia, intesa come ambiente
di servizio e di conservazione degli oggetti utilizzati nel corso dei riti
religiosi.
In
S. Antonio, la sacrestia è un ambiente ricavato sul retro dell'altare
barocco (proveniente dal non più esistente Convento di Sant'Orsola);
coperta con una volta a crociera non costolonata, è unita alla zona
presbiteriale tramite un arcone in muratura. Anche se la sua costruzione
può essere presunta dopo il 1563, non è escluso che già
in precedenza potesse esistere una terminazione a scarsella successivamente
riadattata alla nuova funzione. Il tipo di volta a crociera non costolonata
farebbe pensare, almeno solo per la copertura, una realizzazione tarda
(Comunque non gotica come invece sono le parti più antiche della
Chiesa). Nessuna fonte ci da però una risposta sulla possibilità
che l'ambiente sia stato voltato successivamente al cambiamento di destinazione
d'uso, mentre già esistevano precedentemente le strutture murarie
di sostegno. Questo dubbio è ulteriormente avvalorato dall'analisi
della muratura esterna, che per tessitura e per materiali non si discosta
dalle parti più antiche risalenti al XIV sec.
L'impossibilità
di rinvenire resti di arco sulla parete sinistra dell'edificio, rende impossibile
sapere se in origine esso esistesse. Si possono a questo proposito fare
quindi solo delle ipotesi che comunque escluderebbero la sua presenza.
L'analogia con la trasanna della Chiesa di Logna dove l'arco sulla sinistra
manca, insieme al fatto che in maniera analoga a questa Chiesa, il lato
chiuso è quello a nord, indicherebbe la consuetudine dettata da
motivi pratici di maggiore protezione, di lasciare chiusa l'esposizione
più fredda.
XVIII
sec. Le distruzioni dei terremoti del 1703, 1730: nel 1703 e
nel 1730, l'area del Nursino viene sottoposta a due terribili terremoti
che generano distruzioni e danneggiamenti di elevata consistenza
su tutti gli edifici ecclesiastici e civili.
Nella
"Relazione generale delle ruine, e mortalità cagionate dalle scosse
del terremoto del 14 Gennaro, e 2 febbraro 1703, in Norcia e Cascia e loro
contadi, trasmessa da Monsignor Illustrissimo, e Reverendissimo, Pietro
De Carolis, Commissario apostolico in detti luoghi. All'Eminentissimo e
Reverendissimo Sig. Cardinale Paulucci, degnissimo segretario di Stato
di nostro signore Papa Clemente XI, in Roma MDCCIII", conservato nella
Biblioteca Comunale di Norcia, riguardo le distruzioni nel Castello di
Campi si dice:
"Campi
Castello del contado di Norcia. Fa anime n. 600 ; morti
n. - ; Chiesa Parrocchiale rifacibile, la guglia del campanile ha patito;
Chiese parimente indebolite ma riattabili n. 2; muraglia castellana con
2 ferri caduta in più parti, le altre rimaste offese; Habitazioni
cadute affatto n. 20; altre non Habitabili n. 25; le habitazioni
del pubblico, non sono cadute, ha offese l'archivio, e strutture pubbliche
poste in sicuro".
Ancora
nel "Resoconto della situazione dopo il terremoto del 1703", del 1505 conservato
nella Biblioteca Comunale di Norcia, riguardo i danni subiti dal castello
di Campi e il punto a cui erano arrivati i lavori di ripristino degli edifici
si fa il seguente elenco:
"Chiesa
Parrocchiale risarcita; Chiesa di S. Gio. affatto rovinata; Chiesa di S.
Angelo risarcita; Chiesa di S. Giacomo riattata; Chiesa di S. Maria sta
benissimo; Monastero delle Monache non è terminato di risarcire;
Case rovinate affatto n. 2; Case strapiombate n. 40; case che stanno bene
n. 82; Abitanti in baracca n. 1; Abitanti nelle case n. 525."
Il
fatto che in nessuno dei sopraindicati documenti si parli della Chiesa
di Sant'Antonio Abbate, ci può portare ad una serie di considerazioni.
La prima ipotesi è che a seguito delle scosse l'edificio non subì
alcun danno, eventualità poco plausibile in quanto tutti gli edifici
della zona, anche quelli sicuramente più resistenti, ebbero notevoli
dissesti. Probabile è invece l'iposesi secondo cui solo le Chiese
più importanti furono documentate, mentre gli edifici minori trascurati
in un primo tempo, furono ripristinati solo quando la situazione di emergenza
venne a terminare. Dato il verificarsi nel 1730, con meno di 30 anni di
differenza, di un secondo evento sismico altrettanto disastroso, gli interventi
sugli edifici minori e quindi anche sulla Chiesa di Sant'Antonio, vennero
eseguti non prima della seconda metà del XVIII sec. A questo periodo
corrisponderebbe
l'ampliamento verso la facciata a spese della precedente trasanna inglobata
nelle nuove strutture. Dello stesso intervento sarebbero i pilastri che
sorreggono in parte il peso delle capriate del tetto scaricando dalla loro
funzione statica le pareti indebolite dal sisma; questi vennero collegati
tra loro e alle pareti perimetrali attraverso dei puntoni lignei, destinati
a fornire una struttura di controventamento con finalità antisismiche.
Tale schema strutturale rappresenta un unicum nel territorio circostante,
invenzione forse di qualche tecnico intraprendente, utilizzato forse per
evitare la demolizione delle pareti allentate. Una prova a favore di un'ipotesi
di abbandono temporaneo della Chiesa viene da un'allegato al "Libro delle
Entrate e delle uscite della Ciesa della Madonna Santissima della Misericordia
e di S. Antonio Abbate" (1900 - ...) di autore ignoto. In esso si legge:
"La Chiesa di S.Antonio nell'anno dietro la bolla 8 gennaio 1380, con la
quale concedeva facoltà di costruire detta Chiesa, riconfermato
con bolla posteriore del sommo Pontefice Benedetto XIV, in data 18 Gennaio
1796". La riconferma della Chiesa negli ultimi anni del XVIII sec. potrebbe
indicare la riconsacrazione dopo l'avvenuto abbandono, dopo la ricostruzione
tarda, al termine di un periodo di emergenza in cui si era pensato esclusivamente
alla riparazione degli edifici di maggiore importanza, mentre sulle Chiese
minori riparate alla meglio o lasciate allo stato di rovina si intervenne
solo nell'ultima parte del '700.
Nella
visita del Lascaris del 1716, nel capitolo di Campi a riguardo della Chiesa
di Sant'Antonio Abbate si legge: "Assegna delle due dette chiese unite
e esistenti su suolo Lateranense, cioè della Madonna SS. della Misericordia
e Santo Antonio Abbate (...) e del Castello di Campi di Norcia Diocesi
della città di Spoleto, fatta da me Giovanni Paroli pievano della
medesima parrocchiale il di 25 aprile 1716, esistente dentro i limiti di
questa mia cura parrocchiale di Sant'Andrea. Io Giovanni Paroli pievano
segretario fo fede ed attesto mediante il mio giuramento." La menzione
dell'edificio nel 1716, indicherebbe che un eventuale temporaneo
abbandono anche se effettivamente verificatosi, avvenne comunque
solo dopo il secondo sisma del 1730, prima di quel periodo la Chiesa, anche
se forse era già indebolita nella struttura doveva ancora essere
agibile.
XX
sec. La costruzione della Facciata in Stile: sulla sommità dell'edificio
è posizionata una croce in ferro dove si legge la data 1904, che
insieme all'ottimo stato di conservazione della pietra di cui sono composte
le parti lapidee rappresentano gli unici elementi che tradiscono l'origine
moderna della facciata. A prima vista sia per le forme tipicamente rinascimentali
sia per i materiali (Le parti scolpite sono in pietra corniola, calcare
usato di frequente da un gruppo di scalpellini lombardi che nel '500 lavorava
nell'area del nursino) questa parte di edificio potrebbe sembrare autentica,
le prove della sua origine recente sono dei documenti conservati
nell'archivio parrocchiale di Campi: in un allegato al "Libro delle entrate
e uscite della Chiesa della Madonna Santissima della Misericordia e di
S. Antonio Abbate", di autore anonimo, si dice:
"La
Chiesa di Sant'Antonio fu costruita nell'anno dietro la bolla 8 gennaio
1380, con la quale concedeva la facoltà di costruire detta Chiesa,
riconfermato con una bolla posteriore del Sommo Pontefice Benedetto XIV,
in data 18 gennaio 1796. Nella valle castellana distante dal castello circa
mezzo chilometro dentro un fosso perchè fu circondata da muri per
ripararla dai torrenti - è stata più volte restaurata - fatto
di nuovo il pavimento, la facciata con il piedistallo, la porta il rosone,
il cornicione ed i pilastri di pietra, lavoro dello scalpellino di Visso,
l'anno 1902, per la somma complessiva di £. 2603.60. Ha ancora bisogno
di urgenti e dispendiose riparazioni ma è irragionevole seppellire
in un fosso migliaia e migliaia di lire per avere poi una Chiesa freddolosa
umida e sempre in pericolo"
Sempre
all'interno dello stesso registro, alla data 1904 compare il consuntivo
delle "Spese di costruzione della nuova facciata della Chiesa di Sant'Antonio
Abbate" e quindi il relativo passivo della parrocchia a seguito dei lavori.
Tutto questo ci dimostra l'origine moderna del fronte con una sua ricostruzione
in stile, il che giustificherebbe anche il motivo per cui i resti del precedente
portale gotico ancora si conservano all'interno dell'edificio. Sarebbe
stata quantomeno strana invece in caso di una sostituzione cinquecentesca
giustificare tale presenza per un così lungo periodo.
Una
testimonianza precedente che conferma, la costruzione tarda della facciata,
è una descrizione della Chiesa contenuta nella visita pastorale
del Bonanni del 1822. In essa si dice (traduzione dal latino):
" Chiesa
di S. Antonio Abbate, è situata su un terreno pianeggiante e lungo
la strada che conduce a Norcia. Dedicata a Sant'Antonio Abate, la quale
ha una piccola struttura male disposta (grossolana, con guai, mal ridotta)
nel tetto e nel pavimento. Il tetto è a coppi, unico altare quasi
completamente spogliato. Unita all'altra Chiesa della Misericordia, ha
insieme ad essa alcuni redditi comuni.
Si
asserisce che sia aggregata, dipendente dal Capitolo Lateranense."
La
descrizione che parla di piccola struttura, è totalmente contrastante
con l'attuale facciata che possiede invece un aspetto piuttosto monumentale,
qualità accentuata volutamente attraverso un altezza più
elevata rispetto all'edificio retrostante. Questo ci porta a dire che nel
1822 ancora era presente l'antico fronte. Interessante è anche la
notizia secondo cui la Chiesa era disposa su un terreno pianeggiante, anche
questo non corrisponde all'attuale situazione: il cambiamento della conformazione
orografica, avutasi molto probabilmente a seguito di una o più frane,
ha nascosto quasi tutta la parte posteriore dell'edificio, per questo motivo
fu poi costruito un muro di sostegno, cercando di riportare in luce
almeno una parte dell'altezza muraria.
Nel
Registro delle entrate e delle uscite della Chiesa di S. Antonio Abbate
alla data 1946 troviamo infine alcune spese per il rifacimento del tetto
per un ammontare di 142 845 £ , protrebbe essere questo il
momento in cui viene costruito il paiolato in mattoni forati, anche se
ciò potrebbe anche essere avvenuto in un momento successivo.
L'unica
parte dell'edificio dove possiamo riscontrare una progettazione impostata
su rapporti geometrici è la facciata, costruita nel 1904 in stile
rinascimentale. La sua origine moderna è però percepibile
grazie al perfetto stato di manutenzione delle parti scolpite, e alla secchezza
delle linee che rinunciano a qualsiasi tipo di decorazione. L'unico motivo
di questo genere sono i fiori scolpiti sul portale, anch'essi comunque
inquadrati in forme rigidamente geometriche.
Progettata
utilizzando il Metro come unità di misura, questa facciata è
inscrivibile perfettamente in un quadrato di 12 x 12 m; questo mette ancor
più in evidenza se ancora ce ne fosse bisogno la matrice moderna
sia del progetto che della realizzazione.
fonti bibliografiche
- PATRIZI
FORTI, Feliciano , Delle Memorie storiche di Norcia, Bologna, Forni, 1869
- FABBI,
Ansano, Preci e la Valle Castoriana, documentario storico-artistico della
Diocesi di Norcia,Spoleto, 1963.
- FABBI,
Ansano, Guida alle antichit\U+2026 di Norcia, "arte,storia,turismo", Norcia,
Editrice S. Benedetto, 1975, 212 pp.
- FABBI,
Ansano, Storia dei Comuni della Valnerina, S. Maria degli Angeli di Assisi
(PG), Tipografia Porziuncola, 1976, 885 pp.
- PETRINI,
Salvatore - CORDELLA, Romano, Guida di Norcia e del suo territorio, "una
mostra un restauro", Terni, Nuovo Poligrafico Alterocca, 1978, 120 pp.
- SEVERINI,
Eusebio, Da San Pellegrino a Savelli, Appunti per una storia di Capo del
Campo, Santa Maria degli Angeli Assisi (PG), Tipografia Porziuncola, 1988,
202 pp.
- CORDELLA,
Romano, Norcia e Territorio, "Una mostra un restauro", Citt\U+2026 di Castello,
Petruzzi, 1995, 207 pp.
- Un
sentiero nel parco, Da Norcia a S. Eutizio (Preci), (Testi a cura degli
studenti delle classi 3A Igea, 2A comme.le, Coordinatrici: Prof.sse De
Dato-Marini-Perla. Carte a cura degli studenti 4A geometri, Coordinatore:
Prof. L. Castellucci. Fotografie a cura di: Angeloni - Angelucci - Duca
- Faggi - Magrini - Marconi - Meniconi - Montefameglio - Tagliaferri. Coordinamento
e supervisione a cura di G. Angeloni - Prof.ssa B.M. Tagliaferri), Perugia,
Arte Stampa, 1997, 31 pp.
Fonti
d'Archivio:
- Visita
pastorale del Visconti, 1601, Archivio Arcivescovile di Spoleto.
- Visita
pastorale del De Lunel, sec. XVI, Archivio Arcivescovile di Spoleto.
- Visita
pastorale del Barberini, 1610, Archivio Arcivescovile di Spoleto.
- Visita
di Mons. G. Lascaris, 1712, ms. 2 voll. id., Archivio Arcivescovile di
Spoleto.
-
Relazione generale delle ruine e mortalità cagionate dalle scosse
del terremoto del 14 Gennaro, e 2 Febbraro 1703, in Norcia e Cascia e loro
contadi, trasmessa da Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo, Pietro
De Carolis, Commissario Apostolico in detti luoghi. All'Eminentissimo e
Reverendissimo Seg. Cardinale Paulucci, degnissimo segretario di Stato,
di nostro signore Papa Clemente XI, in Roma, MDCCIII.
- Visita
pastorale del Bonanni, 1822, Archivio Diocesano di Norcia.
-Libro
delle entrate e delle uscite della Madonna Santissima della Misericordia
e di S. Antonio Abbate", (1900 - 1946), in Archivio Parrocchiale di Campi.
- L.
FAUSTI, Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV sec. in "Archivio per
la Storia ecclesiastica dell'Umbria", 1913.