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Analisi Storica
 

Introduzione: Il territorio della Val Castoriana
In epoca pre-romana la val Castoriana è un territorio di confine tra il popolo degli Etruschi e quello degli Umbri. Bisogna infatti risalire fino a quel periodo per rintracciare le origini di un'antica città, che doveva sorgere a poca distanza dall'attuale abitato di Campi, e che presumibilmente fu il primo nucleo insediativo di una valle che da quel momento in poi avrebbe sempre visto un'ininterrotta presenza umana.
In epoca romana la val Castoriana è già inserita nei territori ricadenti sotto il controllo della Civitas di Norcia. Molte sono le testimonianze che ci sono giunte da questo periodo, fra cui numerosissimi elementi di spoglio riutilizzati nelle epoche successive negli edifici più importanti del borgo (Vedi San Salvatore).
Intorno al VI sec. d.C. la Val Castoriana diviene luogo di preghiera e di isolamento, per alcuni monaci di origine orientale, che da quel momento danno vita ad una comunità, primo nucleo dell'Abbazia di Sant'Eutizio, che sarà destinata nei secoli successivi ad aumentare sempre più la sua influenza sui territori circostanti. Questo monastero fra i secoli IX e XI si viene configurando come un vero e proprio feudo ecclesiastico, con l'acquisizione di un vasto territorio e con possedimenti anche lontani (Marche). Durante questo periodo anche l'agglomerato di Campi rientra nell'influenza dell'Abbazia. 
Dal XII sec. l'antico feudo ecclesiastico comincia la sua lenta ed inesorabile decadenza che si manifesta con la progressiva perdita di tutti i territori da lui fino ad allora governati. Di questa situazione se ne avvantaggia la vicina città di Norcia, che datasi da poco uno Statuto comunale, riesce ad annettersi anche l'abitato di Campi (l'atto che rende legale la cessione del Castello è firmato dal Cardinale Pietro Capocci). A seguito dell'annessione, il piccolo  centro  viene acquistando un'importanza crescente, soprattutto dopo il 1882 quando, sull'altura sovrastante l'antico borgo, viene decisa la costruzione di un centro fortificato (Campi Alto), che insieme al sottostante paese diviene il castello più popoloso dei territori esterni alla Civitas. Il paese pur non potendo avere uno Statuto autonomo, possiede un esercito e controlla con esso la valle. I suoi cittadini divengono benestanti, e la migliore testimonianza di questa ricchezza è proprio il gran numero di Chiese che da questo momento verranno costruite nel borgo (oltre 15). Una di queste è la Chiesa di Sant'Antonio Abbate, che sorge sul limitare del borgo antico, a ridosso della strada che si dirige verso il castello. Le tracce più antiche che la riguardano sono quelle relative al  Codice Pelosius (Archivio Arcivescovile di Spoleto) del 1393, dove viene citato per la prima volta insieme ad altre Chiese del borgo il nome "Sant'Antonii si ne Cura".
 
 

La Chiesa di Sant'Antonio Abbate: analisi storica
XV sec.  La Chiesa di S. Antonio Abbate, le prime testimonianze storiche: La testimonianza più antica riguardante la Chiesa di Sant'Antonio Abbate è quella del Codice Pelosius del 1393,  conservato all'Archivio Arcivescovile di Spoleto, dove all'interno di un elenco riguardante le Chiese del castello di Campi si nomina tra le altre: "Santantonii sine cura":
"De plebatu Campli: le seguenti chiese da essa dipendenti:    Plebs Santa Mariae de Camplo 4 canonicatus et uniti plebi   Eccl. S. Luciae, S. Leonardi, S. Andreae curata unita Plebi a D. Sancte Vicario tempore S. Romani; S. Nicolai de Coronariis unita plebis; S. Crucis coll. Abb. S. Eutitii; S. Mariae, Eccl. S. Antonii sine cura; S. Jacobi; Eccl. S. Laurentii; S. Mariae de Valla sine cura; S. Mariae Veteris; Eccl. S. Angeli (Ancarano); Eccl. S. Eutitii  de valle Castoriana subiecta Summo Pont. est Abbatia regula S. Benedecti"
Tratto da:   Ansano Fabbi, Preci e la Valle Castoriana, documentario storico artistico della Diocesi di Norcia, Perugia 1962.
 Ansano Fabbi nel suo libro "Preci e la Val Castoriana", data la fondazione dell'edificio al 1358. Mentre su uno scritto allegato al "Libro delle entrate ed uscite della Chiesa della Madonna Santissima della Misericordia e di S. Antonio Abbate", (1900 - ...), conservato nell'Archivio parrocchiale di Campi di autore anonimo, nell'ambito di una ricostruzione della storia della Chiesa di Sant'Antonio si dice: "La Chiesa di Sant'Antonio Abbate fu costruita nell'anno dietro la bolla 8 gennaio 1380, con la quale concedeva la facoltà di costruire detta Chiesa".  Questa all'epoca della sua nascita doveva essere una struttura di dimensioni modeste in stile goticizzante, con il portale principale in pietra scolpita (del quale si conservano i resti nell'interno della chiesa), ed un portale laterale con una (T) in altorilievo sul concio di chiave, poi chiuso nei secoli successivi. La giunzione muraria visibile sul lato sud dell'edificio, nel cui interno si conservano  tracce di intonaco colorato, ci da l'esatta lunghezza della parte più antica.
L'interno dell'edificio venne completamente affrescato nel corso del XV sec. da maestri locali. Di queste pitture murali si possono oggi ancora scorgere sul lato sinistro interno due affreschi di autore incerto, attribuiti dal Fabbi a Paolo da Visso, ritraenti : il primo una scena campestre (forse una natività), ed il secondo un'annunciazione; sul lato destro si possono invece scorgere quattro serie di affreschi, a partire dalla zona più vicina all'entrata abbiamo: un dipinto tripartito, firmato dagli Sparapane (Antonio o Giovanni) e datato 1462, raffigurante San Vincenzo di Valentia Ferres, una Madonna con bambino e Sant'Antonio; a sinistra di questo troviamo un altro affresco a trittico raffigurante tre Santi, e databile approssimativamente ad un epoca ancora anteriore alla precedente serie, con motivi figurativi tipicamente gotici; procedendo ancora verso sinistra troviamo un'antra figura di Santo; quindi uno spazio vuoto che doveva essere il punto in cui si apriva il portale laterale (La presenza di quest'ultimo sarebbe quindi da attribuirsi fin dall'epoca primitiva di fondazione dell'edificio); ancora a sinistra troviamo un'ultima porzione di affresco, raffigurante il volto di Sant'Antonio, che dalle parti scoperte lascia capire la sua appartenenza ad un ulteriore ciclo tripartito, che doveva arrivare fino alla conclusione del muro. 
Il portale laterale la cui posizione è rialza di circa un metro rispetto all'attuale pavimentazione, ci fa presumere l'esistenza in origine di una scaletta (poi tolta quando la porta è stata murata: forse nel XVIII secolo quando vengono realizzati i pilastri centrali), che permetteva l'utilizzo di questo accesso che comunque fin dal 1300 doveva configurarsi come entrata secondaria, in quanto i resti dell'antico portale gotico che ancora oggi si conservano all'interno dell'edificio, sono sicuramente più importanti rispetto a quelle semplicissime e prive di qualsiasi modanatura dell'accesso laterale.

XVI sec. La costruzione della Trasanna: in questo periodo nella zona antistante l'antica facciata viene costruito un portico ad arconi, struttura chiamata "Trasanna", molto frequente anche in altri edifici della zona, e soprattutto in quelli che come Sant'Antonio Abbate, erano oggetto di culto da parte dei pastori; fra essi era in uso fermarsi in preghiera all'esterno delle Chiese che incontravano lungo il percorso che li conduceva verso i pascoli della montagna; di conseguenza dinnanzi alla loro facciata si rendeva necessaria una protezione,  in un territorio con un clima tipicamente montano.
Di questa parte dell'edificio si conserva un grande arcone, che è stato inglobato negli ampliamenti successivi e che è ancora oggi visibile nella tessitura muraria del lato sud dell'edificio. Possiamo anche dare per certo il fatto che fu un'aggiunta posteriore rispetto alla fabbrica originaria, infatti esiste un evidente giunto di separazione, che divide le due parti di parete, nel cui interno si possono ancora vedere  tracce dell'antico intonaco colorato che doveva rivestire la facciata antica prima che vi fosse addossata la Trasanna.
Se analizziamo altre strutture sacre della zona : San Salvatore, la Parrocchiale di Sant'Andrea o la Chiesa della Madonna Bianca, possiamo riscontrare strutture simili a quella in esame, svolgenti un'analoga funzione di sagrato coperto dove i fedeli potevano riunirsi  trovando un'adeguata protezione nelle giornate invernali. 
L'edificio che ci permette più di ogni altro di risalire al  "tipo" di Trasanna presente in Sant'Antonio Abbate sorge a poca distanza dal paese di Logna, Frazione del Comune di Cascia. Quì un grande spazio coperto che si apre verso l'esterno con dei possenti arconi sorge dinnanzi ad una facciata con porta di accesso centrale e due finestre laterali con sottostanti inginocchiatoi in pietra. Presentano analogie strettissime soprattutto la forma ad arcone ed la sua collocazione postuma rispetto alla costruzione dell'edificio retrostante (come si può anche in questo caso vedere dalla tessitura muraria). Un altro edificio sacro con una struttura a trasanna, dalle forme comunque più semplificate rispetto al modello di Logna, sorge a poca distanza da San'Antonio, nel vicino paese di Piedivalle, dove in prossimità del fiume si trova una chiesetta: la Madonna del Ponte, anche quì uno spazio coperto protegge l'area antistante la facciata  costituita a sua volta da una porta centrale e due finestre laterali con sottostanti inginocchiatoi in pietra.
Nella visita Pastorale del De Lunel, del XVI sec., nel capitolo riguardante il castello e le Chiese di Campi, si legge: "Visitiamo la Chiesa di Sant'Antonio, semplice (...) unita su suolo lateranense a Santa Maria, la quale è nello Castello che gli abitanti devono riedificare." Queste frasi, anche se la collocazione dell'edificio all'interno del castello lascia qualche dubbio sul fatto che in verità si tratti non di Sant'Antonio ma dell'annessa Santa Maria della Misericordia, ci dicono che in quel periodo erano in programma degli interventi sull'edificio, il che ci da una possibilità di datazione della trasanna a questa epoca. La fonte battesimale chei si conserva all'interno, dove è scolpita la data 1575, è forse un elemento di completamento appartenente al periodo in cui si è provveduto ad un più vasto intervento di ampliamento dell'edificio.

La costruzione della Sacrestia: il Concilio di Trento (1545-1563) nell'ottica di una generale ridefinizione dei dogmi e della dottrina cattolica, provvede ad una sotanziale modifica del rito. Si procede infatti ad una codificazione precisa delle procedure da esegursi nel corso della messa, e delle competenze relative ai soggetti ecclesiastici che la officiano. Vengono dettate anche delle norme sul tipo e sul modo di conservazione degli arredi sacri, così anche del mantenimento dei registri parrocchiali e in generale di tutta una serie di procedure tese ad aumentare l'aspetto burocratico della Chiesa. 
A seguito delle nuove funzioni, si ha la necessità di strutture in grado di contenere sia gli arredi sacri sia tutto ciò che concerne la vita della parrocchia. Nasce così la scacrestia, intesa come ambiente di servizio e di conservazione degli oggetti utilizzati nel corso dei riti religiosi.
In S. Antonio, la sacrestia è un ambiente ricavato sul retro dell'altare barocco (proveniente dal non più esistente Convento di Sant'Orsola); coperta con una volta a crociera non costolonata, è unita alla zona presbiteriale tramite un arcone in muratura. Anche se la sua costruzione può essere presunta dopo il 1563, non è escluso che già in precedenza potesse esistere una terminazione a  scarsella successivamente riadattata alla nuova funzione. Il tipo di volta a crociera non costolonata farebbe pensare, almeno solo per la copertura, una realizzazione tarda (Comunque non gotica come invece sono le parti più antiche della Chiesa). Nessuna fonte ci da però una risposta sulla possibilità che l'ambiente sia stato voltato successivamente al cambiamento di destinazione d'uso, mentre già esistevano precedentemente le strutture murarie di sostegno. Questo dubbio è ulteriormente avvalorato dall'analisi della muratura esterna, che per tessitura e per materiali non si discosta dalle parti più antiche risalenti al XIV sec. 
L'impossibilità di rinvenire resti di arco sulla parete sinistra dell'edificio, rende impossibile sapere se in origine esso esistesse. Si possono a questo proposito fare quindi solo delle ipotesi che comunque escluderebbero la sua presenza. L'analogia con la trasanna della Chiesa di Logna dove l'arco sulla sinistra manca, insieme al fatto che in maniera analoga a questa Chiesa, il lato chiuso è quello a nord, indicherebbe la consuetudine dettata da motivi pratici di maggiore protezione, di lasciare chiusa l'esposizione più fredda.

XVIII sec. Le distruzioni dei terremoti del 1703, 1730:  nel 1703 e nel 1730, l'area del Nursino viene sottoposta a due terribili terremoti che  generano distruzioni e danneggiamenti di elevata consistenza su tutti gli edifici ecclesiastici e civili. 
Nella "Relazione generale delle ruine, e mortalità cagionate dalle scosse del terremoto del 14 Gennaro, e 2 febbraro 1703, in Norcia e Cascia e loro contadi, trasmessa da Monsignor Illustrissimo, e Reverendissimo, Pietro De Carolis, Commissario apostolico in detti luoghi. All'Eminentissimo e Reverendissimo Sig. Cardinale Paulucci, degnissimo segretario di Stato di nostro signore Papa Clemente XI, in Roma MDCCIII", conservato nella Biblioteca Comunale di Norcia, riguardo le distruzioni nel Castello di Campi si dice:
"Campi Castello del contado di Norcia.  Fa anime n. 600 ; morti   n. - ; Chiesa Parrocchiale rifacibile, la guglia del campanile ha patito; Chiese parimente indebolite ma riattabili n. 2; muraglia castellana con 2 ferri caduta in più parti, le altre rimaste offese; Habitazioni cadute affatto n. 20; altre non Habitabili  n. 25; le habitazioni del pubblico, non sono cadute, ha offese l'archivio, e strutture pubbliche poste in sicuro".
Ancora nel "Resoconto della situazione dopo il terremoto del 1703", del 1505 conservato nella Biblioteca Comunale di Norcia, riguardo i danni subiti dal castello di Campi e il punto a cui erano arrivati i lavori di ripristino degli edifici si fa il seguente elenco:
"Chiesa Parrocchiale risarcita; Chiesa di S. Gio. affatto rovinata; Chiesa di S. Angelo risarcita; Chiesa di S. Giacomo riattata; Chiesa di S. Maria sta benissimo; Monastero delle Monache non è terminato di risarcire; Case rovinate affatto n. 2; Case strapiombate n. 40; case che stanno bene n. 82; Abitanti in baracca n. 1; Abitanti nelle case n. 525."
Il fatto che in nessuno dei sopraindicati documenti si parli della Chiesa di Sant'Antonio Abbate, ci può portare ad una serie di considerazioni. La prima ipotesi è che a seguito delle scosse l'edificio non subì alcun danno, eventualità poco plausibile in quanto tutti gli edifici della zona, anche quelli sicuramente più resistenti, ebbero notevoli dissesti. Probabile è invece l'iposesi secondo cui solo le Chiese più importanti furono documentate, mentre gli edifici minori trascurati in un primo tempo, furono ripristinati solo quando la situazione di emergenza venne a terminare. Dato il verificarsi nel 1730, con meno di 30 anni di differenza, di un secondo evento sismico altrettanto disastroso, gli interventi sugli edifici minori e quindi anche sulla Chiesa di Sant'Antonio, vennero eseguti non prima della seconda metà del XVIII sec. A questo periodo corrisponderebbe l'ampliamento verso la facciata a spese della precedente trasanna inglobata nelle nuove strutture. Dello stesso intervento sarebbero i pilastri che sorreggono in parte il peso delle capriate del tetto scaricando dalla loro funzione statica le pareti indebolite dal sisma; questi vennero collegati tra loro e alle pareti perimetrali attraverso dei puntoni lignei, destinati   a fornire una struttura di controventamento con finalità antisismiche. Tale schema strutturale rappresenta un unicum nel territorio circostante, invenzione forse di qualche tecnico intraprendente, utilizzato forse per evitare la demolizione delle pareti allentate. Una prova a favore di un'ipotesi di abbandono temporaneo della Chiesa viene da un'allegato al "Libro delle Entrate e delle uscite della Ciesa della Madonna Santissima della Misericordia e di S. Antonio Abbate" (1900 - ...) di autore ignoto. In esso si legge: "La Chiesa di S.Antonio nell'anno dietro la bolla 8 gennaio 1380, con la quale concedeva facoltà di costruire detta Chiesa, riconfermato con bolla posteriore del sommo Pontefice Benedetto XIV, in data 18 Gennaio 1796". La riconferma della Chiesa negli ultimi anni del XVIII sec. potrebbe indicare la riconsacrazione dopo l'avvenuto abbandono, dopo la ricostruzione tarda, al termine di un periodo di emergenza in cui si era pensato esclusivamente alla riparazione degli edifici di maggiore importanza, mentre sulle Chiese minori riparate alla meglio o lasciate allo stato di rovina si intervenne solo nell'ultima parte del '700.
Nella visita del Lascaris del 1716, nel capitolo di Campi a riguardo della Chiesa di Sant'Antonio Abbate si legge: "Assegna delle due dette chiese unite e esistenti su suolo Lateranense, cioè della Madonna SS. della Misericordia e Santo Antonio Abbate (...) e del Castello di Campi di Norcia Diocesi della città di Spoleto, fatta da me Giovanni Paroli pievano della medesima parrocchiale il di 25 aprile 1716, esistente dentro i limiti di questa mia cura parrocchiale di Sant'Andrea. Io Giovanni Paroli pievano segretario fo fede ed attesto mediante il mio giuramento." La menzione dell'edificio nel 1716, indicherebbe che un eventuale  temporaneo abbandono  anche se effettivamente verificatosi, avvenne comunque solo dopo il secondo sisma del 1730, prima di quel periodo la Chiesa, anche se forse era già indebolita nella struttura doveva ancora essere agibile.
 

XX sec. La costruzione della Facciata in Stile: sulla sommità dell'edificio è posizionata una croce in ferro dove si legge la data 1904, che insieme all'ottimo stato di conservazione della pietra di cui sono composte le parti lapidee rappresentano gli unici elementi che tradiscono l'origine moderna della facciata. A prima vista sia per le forme tipicamente rinascimentali sia per i materiali (Le parti scolpite sono in pietra corniola, calcare usato di frequente da un gruppo di scalpellini lombardi che nel '500 lavorava nell'area del nursino) questa parte di edificio potrebbe sembrare autentica, le prove della sua origine recente sono  dei documenti conservati nell'archivio parrocchiale di Campi: in un allegato al "Libro delle entrate e uscite della Chiesa della Madonna Santissima della Misericordia e di S. Antonio Abbate", di autore anonimo, si dice:
"La Chiesa di Sant'Antonio fu costruita nell'anno dietro la bolla 8 gennaio 1380, con la quale concedeva la facoltà di costruire detta Chiesa, riconfermato con una bolla posteriore del Sommo Pontefice Benedetto XIV, in data 18 gennaio 1796. Nella valle castellana distante dal castello circa mezzo chilometro dentro un fosso perchè fu circondata da muri per ripararla dai torrenti - è stata più volte restaurata - fatto di nuovo il pavimento, la facciata con il piedistallo, la porta il rosone, il cornicione ed i pilastri di pietra, lavoro dello scalpellino di Visso, l'anno 1902, per la somma complessiva di £. 2603.60. Ha ancora bisogno di urgenti e dispendiose riparazioni ma è irragionevole seppellire in un fosso migliaia e migliaia di lire per avere poi una Chiesa freddolosa umida e sempre in pericolo"
Sempre all'interno dello stesso registro, alla data 1904 compare il consuntivo delle "Spese di costruzione della nuova facciata della Chiesa di Sant'Antonio Abbate" e quindi il relativo passivo della parrocchia a seguito dei lavori. Tutto questo ci dimostra l'origine moderna del fronte con una sua ricostruzione in stile, il che giustificherebbe anche il motivo per cui i resti del precedente portale gotico ancora si conservano all'interno dell'edificio. Sarebbe stata quantomeno strana invece in caso di una sostituzione cinquecentesca giustificare tale presenza per un così lungo periodo.
Una testimonianza precedente che conferma, la costruzione tarda della facciata, è una descrizione della Chiesa contenuta nella visita pastorale del Bonanni del 1822. In essa si dice (traduzione dal latino):
" Chiesa di S. Antonio Abbate, è situata su un terreno pianeggiante e lungo la strada che conduce a Norcia. Dedicata a Sant'Antonio Abate, la quale ha una piccola struttura male disposta (grossolana, con guai, mal ridotta) nel tetto e nel pavimento. Il tetto è a coppi, unico altare quasi completamente spogliato. Unita all'altra Chiesa della Misericordia, ha insieme ad essa alcuni redditi comuni.
Si asserisce che sia aggregata, dipendente dal Capitolo Lateranense."
La descrizione che parla di piccola struttura, è totalmente contrastante con l'attuale facciata che possiede invece un aspetto piuttosto monumentale, qualità accentuata volutamente attraverso un altezza più elevata rispetto all'edificio retrostante. Questo ci porta a dire che nel 1822 ancora era presente l'antico fronte. Interessante è anche la notizia secondo cui la Chiesa era disposa su un terreno pianeggiante, anche questo non corrisponde all'attuale situazione: il cambiamento della conformazione orografica, avutasi molto probabilmente a seguito di una o più frane, ha nascosto quasi tutta la parte posteriore dell'edificio, per questo motivo fu  poi costruito un muro di sostegno, cercando di riportare in luce almeno una parte dell'altezza muraria.
Nel Registro delle entrate e delle uscite della Chiesa di S. Antonio Abbate alla data 1946 troviamo infine alcune spese per il rifacimento del tetto per un ammontare  di 142 845 £ , protrebbe essere questo il momento in cui viene costruito il paiolato in mattoni forati, anche se ciò potrebbe anche essere avvenuto in un momento successivo.

L'unica parte dell'edificio dove possiamo riscontrare una progettazione impostata su rapporti geometrici è la facciata, costruita nel 1904 in stile rinascimentale. La sua origine moderna è però percepibile grazie al perfetto stato di manutenzione delle parti scolpite, e alla secchezza delle linee che rinunciano a qualsiasi tipo di decorazione. L'unico motivo di questo genere sono i fiori scolpiti sul portale, anch'essi comunque inquadrati in forme rigidamente geometriche.
Progettata utilizzando il Metro come unità di misura, questa facciata è inscrivibile perfettamente in un quadrato di 12 x 12 m; questo mette ancor più in evidenza se ancora ce ne fosse bisogno la matrice moderna sia del progetto che della realizzazione.
 
 
 

fonti bibliografiche
- PATRIZI FORTI, Feliciano , Delle Memorie storiche di Norcia, Bologna, Forni, 1869
- FABBI, Ansano, Preci e la Valle Castoriana, documentario storico-artistico della Diocesi di Norcia,Spoleto, 1963.
- FABBI, Ansano, Guida alle antichit\U+2026 di Norcia, "arte,storia,turismo", Norcia, Editrice S. Benedetto, 1975, 212 pp.
- FABBI, Ansano, Storia dei Comuni della Valnerina, S. Maria degli Angeli di Assisi (PG), Tipografia Porziuncola, 1976, 885 pp.
- PETRINI, Salvatore - CORDELLA, Romano, Guida di Norcia e del suo territorio, "una mostra un restauro", Terni, Nuovo Poligrafico Alterocca, 1978, 120 pp.
- SEVERINI, Eusebio, Da San Pellegrino a Savelli, Appunti per una storia di Capo del Campo, Santa Maria degli Angeli Assisi (PG), Tipografia Porziuncola, 1988, 202 pp.
- CORDELLA, Romano, Norcia e Territorio, "Una mostra un restauro", Citt\U+2026 di Castello, Petruzzi, 1995, 207 pp.
- Un sentiero nel parco, Da Norcia a S. Eutizio (Preci), (Testi a cura degli studenti delle classi 3A Igea, 2A comme.le, Coordinatrici: Prof.sse De Dato-Marini-Perla. Carte a cura degli studenti 4A geometri, Coordinatore: Prof. L. Castellucci. Fotografie a cura di: Angeloni - Angelucci - Duca - Faggi - Magrini - Marconi - Meniconi - Montefameglio - Tagliaferri. Coordinamento e supervisione a cura di G. Angeloni - Prof.ssa B.M. Tagliaferri), Perugia, Arte Stampa, 1997, 31 pp.
Fonti d'Archivio:
- Visita pastorale del  Visconti, 1601, Archivio Arcivescovile di Spoleto.
- Visita pastorale del De Lunel, sec. XVI, Archivio Arcivescovile di Spoleto.
- Visita pastorale del Barberini, 1610, Archivio Arcivescovile di Spoleto.
- Visita di Mons. G. Lascaris, 1712, ms. 2 voll. id., Archivio Arcivescovile di Spoleto.
-  Relazione generale delle ruine e mortalità cagionate dalle scosse del terremoto del 14 Gennaro, e 2 Febbraro 1703, in Norcia e Cascia e loro contadi, trasmessa da Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo, Pietro De Carolis, Commissario Apostolico in detti luoghi. All'Eminentissimo e Reverendissimo Seg. Cardinale Paulucci, degnissimo segretario di Stato, di nostro signore Papa Clemente XI, in Roma, MDCCIII.
- Visita pastorale del Bonanni, 1822, Archivio Diocesano di Norcia.
-Libro delle entrate e delle uscite della Madonna Santissima della Misericordia e di S. Antonio Abbate", (1900 - 1946), in Archivio Parrocchiale di Campi.
- L. FAUSTI, Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV sec. in "Archivio per la Storia ecclesiastica dell'Umbria", 1913.


 

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