Verso la fine del VII millennio, gruppi di coltivatori neolitici vennero
in Italia via mare dall’opposta sponda adriatica. Gli sbarchi furono più d’uno, avvennero in tempi diversi. Le zone di origine dei migranti erano differenziate. I nuovi venuti si stabilirono sulla costa pugliese, quindi si sparsero nell’area apulo-materana, da dove, in seguito, si espansero verso l’Italia tirrenica, raggiungendo la fascia nord-orientale della Campania, e verso Nord, lungo al costa adriatica, nonchè verso Sud, lungo la costa jonica, fino allo Stretto di Messina. Dalla Calabria, più tardi, passarono in Sicilia, e da quest’ultima, infine, nelle Isole Eolie, a Malta, a Lampedusa, a Pantelleria. Anche la Sardegna ricevette da fuori gli stimoli e gli influssi culturali che determinarono il passaggio delle sue genti al Neolitico, se non fu essa stessa teatro di sbarchi di emigranti neolitici, con ogni probabilità provenienti dalla costa tirrenica della Penisola Italiana attraverso la Corsica e le Bocche di Bonifacio. Il Capitolo VIII parla del Neolitico nell’area italiana e nelle Isole Maltesi.

In termini di cronologia relativa, il Neolitico Antico dell’Italia centro-meridionale peninsulare è classificato in 4 fasi, che abbracciano il periodo compreso fra il 6000 e il 4200. Le prime fasi denotano la presenza di un Neolitico ben caratterizzato, così nelle strutture insediative come nelle usanze funerarie e sotto il profilo economico. Molto spesso, gli insediamenti consistono in villaggi trincerati. Gli abitanti di questi villaggi non erano solo agricoltori e allevatori, talvolta erano anche raccoglitori di molluschi e pescatori.

La prima agricoltura del Mediterraneo occidentale è documentata da chicchi carbonizzati di diverse varietà di grano e orzo, trovati in siti a ceramica impressa. Talvolta, i chicchi sono associati a semi di lenticchia, fava, pisello, e a pochi resti di olive o uva, per i quali non si può precisare lo stato delle piante, se selvatico o coltivato. Sembra che l’orzo sia stato prevalente in principio e che in seguito ne sia diminuita l’incidenza, mentre cresceva la presenza del grano. L’allevamento delle principali specie domestiche - in prevalenza caprini e ovini, seguiti dai bovini, quindi dal maiale e dal cane - è documentato fin dal VI millennio, ma è difficile stabilire il momento della comparsa delle prime specie domesticate. In certe zone precedette l’impianto dell’agricoltura. Anche lo sfruttamento dei prodotti degli animali vivi, probabilmente del latte di capra, può aver avuto inizio nel VI millennio.

Le più antiche ceramiche italiane sono a decorazione impressa. In queste produzioni, i motivi decorativi più che le forme costituiscono i principali elementi di innovazione e l’ornato si differenzia per il grado di elaborazione. La Fase III vide la comparsa delle prime ceramiche dipinte. In questa fase, le ceramiche impresse, che solo nell’area apulo-materana sono accompagnate dalle ceramiche a graffito sottile, furono dapprima affiancate, quindi sostituite, dalle ceramiche figuline e decorate a bande di colore bianco o rosso talvolta marginate di nero.

Specialmente su selce, ma anche su ossidiana e in pietra levigata, l'industria litica rinvenuta nei siti neolitici della Puglia e della Basilicata non è particolarmente caratterizzata, salvo per la presenza di una componente campignana, non abbondante, ma significativa. Talvolta, in un contesto pienamente neolitico e nell’ambito di un’industria litica che comprende anche grandi lame, elementi di falcetto, macine e accette in pietra levigata, ossidiane di Lipari, compaiono trapezi, strumenti a dorso e la tecnica del microbulino, assieme a strumenti di tradizione epipaleolitica romanelliana. L’ossidiana utilizzata testimonia una circolazione di strumenti definiti più probabilmente che di materie prime o semilavorati, in aree distanti dalle fonti di approvvigionamento della materia prima.

La "facies abruzzese-marchigiana", o anche "ceramica impressa medio-adriatica", rispecchia l’insorgenza del Neolitico lungo la costa adriatica occidentale e nel suo entroterra, in regioni come il Molise, l’Abruzzo e le Marche, nonchè in Romagna, fino al confine con l’area padano-veneta.

Maddalena di Muccia e Ripabianca di Monterado, a loro volta, sono i siti più rappresentativi di una cultura a ceramica impressa collocabile già nel Neolitico Medio, nella quale si rinvengono elementi sia della Cultura di Fiorano (area padana) sia della Cultura di Catignano (Abruzzo).

Più a Nord della Romagna, sono a ceramica impressa le culture del Neolitico Antico dell’area padano-veneta, ma il quadro di riferimento è differente. Quando i primi gruppi a ceramica impressa raggiunsero la Romagna, esistevano già alcune comunità neolitiche nel Triveneto, fin dal 5500-5400, con pròdromi verso il 5700-5600. Ci riferiamo in particolare alle comunità appartenenti alla Cultura di Fiorano e ai Gruppi della Valle dell’Adige e Friulani. Non facevano uso della ceramica impressa ed è difficile individuare la zona di origine del loro vasellame. A Est del Friuli sono stati rinvenuti elementi di neolitizzazione nel Carso Triestino, comuni al primo Neolitico dell’area istriano-dalmata.

La carta più recente della distribuzione delle "stazioni" neolitiche in Sicilia riporta oltre 60 siti, sopratutto concentrati nel versante orientale dell’isola. Il sito più antico è la Grotta dell’Uzzo (Sicilia nord-occidentale), del cui giacimento stratificato i primi livelli risalgono alla transizione dal Mesolitico al Neolitico. I livelli del giacimento dell’Uzzo attribuiti al Neolitico II sono caratterizzati da una "facies" a ceramica d’impasto generalmente inornata, occasionalmente decorata a impressione o a incisione, con motivi semplici, distribuiti alla rinfusa, nota come "stile del Kronio".

Scoperte specialmente in siti in caverna e in ripari sotto roccia, ma anche in siti all’aperto e in "atélier" per la lavorazione di materiali litici, le tracce di vita umana che, a partire dal 6000 circa, denotano l’insorgenza e i primi sviluppi del Neolitico in Sardegna consentono di distinguere tre momenti evolutivi: uno cardiale antico, uno epicardiale e un terzo momento, più recente, rappresentato dalla "facies" di Filiestru. I momenti contrassegnati dalla ceramica cardiale risalgono fra il 4700 e il 4500, mentre la "facies" di Filiestru è stata datata intorno al 4000. Un dato comune ai siti neolitici sardi è la fabbricazione di strumenti che utilizzano ossidiana del Monte Arci (entroterra di Oristano).

Due aree culturali vennero a formarsi nel Mediterraneo occidentale nel Neolitico Medio: quella della ceramica dipinta (bi- e tri-cromica) e quella della ceramica impressa. Le ceramiche erano impresse e bicromiche in Puglia e Basilicata, mentre in Campania invalse l’uso della ceramica tricromica. La Calabria tirrenica più meridionale, le Isole Eolie e la Sicilia, ancora nel Neolitico Medio, facevano parte del mondo della ceramica impressa, che abbracciava anche le Isole Maltesi, la Sardegna, la Corsica, il Sud della Francia e della Spagna, e la costa mediterranea del Nordafrica.

In queste zone, la "facies" dominante è ora quella di Stentinello, un ambiente culturale del quale fanno parte anche villaggi numerosi e ben strutturati, e ossidiane liparesi. Un altro sviluppo di questa età è il passaggio alle specie di cereali maggiormente produttive, cioè quelle a grano nudo, che sono anche più facilmente separabili dalla pula; dall’altro, un incremento della gamma delle leguminose utilizzate.

Le Isole Eolie incominciarono ad essere abitate dall’Uomo durante il V millennio, più probabilmente nella seconda metà. I coloni provenivano dall’areale di diffusione della Cultura di Stentinello, più probabilmente dal litorale siciliano. E’ significativo che i primi insediamenti siano comparsi sugli altipiani di Lipari, dove il terreno è fertilissimo. Evidentemente, i coloni vollero assicurarsi lo sfruttamento delle risorse agricole della fertilissima piana (altopiano del Castellaro) e dei pascoli sulle pendici dei monti che la sovrastano, e quello delle risorse vicine: la sorgente del Vallone di Madoro, il giacimento di selce delle balze che precipitano al mare dal bordo dell’altopiano verso Occidente, la colata ossidianica di Lami-Pomiciazzo. Le chiazze di "humus" più vaste e di maggior spessore si trovano nella parte settentrionale dell’altopiano del Castellaro (contrada Castellaro Vecchio).

Si ignora quale importanza avessero i prodotti animali nelle strategie di sopravvivenza delle popolazioni stentinelliane di Lipari, rispetto ai frutti della terra. Ma gli abitati risultano ubicati su terreni più adatti alla coltivazione dei cereali che all’allevamento e questo fa ritenere che il sostentamento si basasse sopratutto sui raccolti. Gli abitanti avevano i campi a portata di mano, appena fuori dell’uscio delle capanne. In disparte la produzione del cibo, la loro occupazione più importante sarebbe consistita nell’estrazione, nella lavorazione e nello scambio dell’ossidiana.

La fase iniziale del Neolitico maltese ha preso il nome dalla Grotta di Ghar Dalam (5200-4500), situata nei pressi di La Valletta. Essa si caratterizza per una vita contadina complessa, nella quale si allevano la pecora, il bue e il maiale, si coltivano cereali e legumi (orzo, due specie di grano, lenticchia), si pratica la pesca. I primi Maltesi fabbricavano vasellame di terracotta e utensili di pietra, selce e ossidiana; seppellivano i morti in tombe scavate nella roccia, avevano occasionalmente rapporti con la Sicilia, attraverso la quale importavano l’ossidiana di Lipari e quella di Pantelleria. La ceramica si inserisce stilisticamente nel quadro delle prime ceramiche impresse del Mediterraneo orientale ed è stata associata allo stile del Monte Kronio. La zona d’origine dei coloni che introdussero il Neoolitico a Malta può pertanto doversi ricercare nella Sicilia meridionale.

La Cultura di Skorba raccolse l’eredità della Cultura di Ghar Dalam. Le sue terracotte indicano uno sviluppo autonomo, diverso da quella della ceramica impressa siciliana. Questo potrebbe voler significare che, dopo la prima ondata di coloni siciliani, Malta non ha conosciuto altre colonizzazioni. Le sue popolazioni avrebbero continuato ad evolversi indipendentemente, mentre in Sicilia si sviluppavano la Cultura di Stentinello (Neolitico Medio). Viceversa, in epoca corrispondente alla diffusione in Sicilia della Cultura di Diana (Neolitico Recente), un nuovo popolo sarebbe giunto a Malta.

In Sicilia, la ceramica di produzione locale è ancora a decorazione impressa quando nelle Isole Eolie ha ormai preso piede la decorazione a tre colori, e cede alla decorazione dipinta soltanto quando, nello scorcio del Neolitico Medio, si diffonde in tutta l’Italia meridionale peninsulare, ma anche in zone costiere del litorale tirrenico della Sicilia e nelle Isole Maltesi, a partire dal centro di irradiazione, Serra d’Alto, nel Materano, una finissima ceramica, di eccellente manifattura, decorata con motivi dipinti, tra cui i più frequenti sono il meandro e la spirale. Con la comparsa delle ceramiche dipinte, il Neolitico della Puglia entrò in un periodo di decadenza, con un graduale abbandono dei villaggi trincerati. Il decadimento si accentuò tra la metà del V millennio e la metà del IV, in coincidenza dell’ampia diffusione dello stile vascolare di Serra d’Alto. In seguito, con l’arrivo in Puglia, probabilmente dall’opposta sponda adriatica, delle genti della Cultura di Serra d’Alto, il Neolitico pugliese conobbe una nuova fioritura.

La cultura materiale del livello basale della sequenza stratigrafica del Castello di Lipari è del tutto diversa da quella precedente (Castellaro Vecchio), e suggerisce l’arrivo a Lipari di un nuovo popolo, di origine dalmata. I ritrovamenti testimoniano l’esistenza di una comunità di 400-500 persone, che intrattenne rapporti di scambio a vasto raggio e che persistette dal 4200 al 3500. La traiettoria della Cultura dell’Acropoli di Lipari può essere suddivisa in due momenti. Il primo momento è caratterizzato dalle produzioni vascolari di cui abbiamo detto. Il secondo inizia intorno al 3750 e rinviene la propria peculiarità nella ceramica meandrospiralica di Serra d’Alto, arricchita da anse formate da diversissimi e complicati ravvolgimenti di un nastro d’argilla.

Nel Neolitico Medio (4700-4000) la Sardegna è popolata da genti appartenenti ad una cultura a ceramica impressa che ha preso il nome da Bonu Ighinu. Viceversa, il Neolitico Recente registra l’origine e lo sviluppo della Cultura di S. Michele di Ozieri. In questa fase, gli insediamenti si moltiplicano e gli abitati crescono fino a diventare anche piuttosto grandi; e si sviluppa l’architettura ipogeica funeraria. Nelle migliaia di tombe scavate nella roccia, risalenti a questa età, talvolta compaiono protomi taurine, spirali, fase porte, ecc., interpretati come simboli della spiritualità, o anche elementi architettonici, gli stessi delle case dei vivi (pilastri, travi del tetto, sedili, focolari, ecc.). La ceramica presenta un ricco repertorio di forme vascolari e di motivi decorativi realizzati con tecniche diverse. La "Dea Madre", fulcro delle credenze religiose delle genti sarde del periodo considerato, è raffigurata in numerose statuine, che non sono più "volumetriche", ma di tipo geometrico-astratto, e richiamano l’arte cicladica del tempo. Gli "idoletti" cicladici rinvenuti nei siti di cultura S. Michele di Ozieri e i simboli della spiritualità si giustificano alla luce dei rapporti intrattenuti con cercatori di metallo cicladici.

Nelle Isole Eolie, il periodo della ceramica meandrospiralica di Serra d’Alto conclude il Neolitico Medio. Il periodo neolitico successivo, Neolitico Recente o Finale è occupato dalla Cultura di Diana (ceramica monocroma rossa con anse a rocchetto). La Cultura di Diana si forma nelle Isole Eolie intorno al 3500 e, in un arco temporale lungo 800-900 anni, si diffonde in tutta la Sicilia e nell’Italia peninsulare fino al limitare meridionale della pianura padano-veneta, trainata dallo sviluppo del commercio a lunga distanza dell’ossidiana di Lipari. Nella fase finale del suo sviluppo, che si protrae fino al 2700/2600 circa, conosce la fusione del rame. L’origine della metallurgia preistorica eoliana potrebbe essere legata alla frequentazione dell’arcipelago eoliano da parte di cercatori di metallo egei, i quali, durante il loro viaggio di ritorno in patria dalle zone di approvvigionamento in Sardegna e nella Spagna meridionale, facevano sosta nelle isole Eolie e cedevano del rame agli indigeni in cambio di acqua potabile, cibo, forse anche ossidiana, zolfo e allume.

Nell’ambito della preistoria maltese, la prima metà del III millennio rappresenta una continuazione della Cultura dei Templi, un periodo di grande fioritura economica e culturale iniziato intorno al 4100, quando un popolo di grandi risorse, molto dotato sotto entrambi i profili tecnologico e artistico, si stabilì nelle isole. Parliamo di gente che non ha lasciato tracce di sè, al di fuori di ossa, ceramiche, statue e numerosi, grandi complessi architettonici in pietra squadrata, sparsi per tutto l’arcipelago, in numero di diverse decine. La destinazione d’uso delle costruzioni megalitiche maltesi è incerta, ma è comunemente ritenuto che sia stata connessa al rituale. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che, all’interno delle stesse costruzioni, sono stati rinvenuti strutture e oggetti interpretati come "altari", "edicole votive", "ex-voto". Gli "ex-voto" appaiono sotto forma di figurine di terracotta, che talvolta rappresentano un personaggio in atteggiamento assorto, forse un sacerdote; oppure sotto forma di vere e proprie sculture a tutto tondo, in pietra, antropomorfe (ma di sesso incerto) e steatopigie (cioè, dai grandi glutei, molli ventri e possenti braccia adipose).

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1.1. Area apulo-materana

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1.2. Medio e Alto Adriatico

1.2.1. Abruzzo

1.2.2. Marche

Cremonesi G., 1965, Il villaggio di Ripoli alla luce dei recenti scavi, in "Rivista di Scienze Preistoriche", vol. XX, pp. 85-155.

1.2.3. Area padano-veneta

1.3. Calabria tirrenica e Arcipelago Siciliano

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1.3.1. Grotta dell’Uzzo: transizione dal Mesolitico al Neolitico.

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1.3.2. Grotta dell’Uzzo: la fase della ceramica più antica

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1.3.3. Lo stile del Kronio

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2. Il Neolitico Medio

2.1. Area apulo-materana

2.2. Medio e Alto Adriatico

2.3. Calabria tirrenica

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2.4. Arcipelago Siciliano

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Recami E., Mignosa C. & Baldini R.L., 1983, Nuovo contributo sulla preistoria della Sicilia, in "Sicilia Archeologica" LII-LII, pp. 45-82.

Catanese

Aranguren B.B. & Revedin A., 1989-90, Primi dati sugli scavi di Perriere Sottano (Ramacca, Catania), in "Rivista di Scienze Preistoriche" 42, 1-2, pp. 305-310.

Cafici C., Stazioni preistoriche di Trefontane e Poggiorosso, in "MonAL", pp. 485-540;

Frasca M., 1978, Ramacca: campagna di scavo 1970-71 in contrada Torricello, in "Kokalos" XXII-XXIII, 1976-77, pp. 619-21;

Messinese

Biddittu I., 1971, Considerazioni sull’industria litica e la fauna del Riparo della Sperlinga di San Basilio, in "Bullettino di Paletnologia Italiana" 80, pp. 64-76.

Cavalier M., 1971, Il riparo della Sperlinga di San Basilio (Novara di Sicilia), in "Bullettino della Paletnologia Italiana" 80, pp. 7 ss.

Di Stefano G., 1983, Il villaggio neolitico di Pirrone sul Dirillo (Ragusa), in "Sicilia Archeologica" 52-53, pp. 999 ss.

Genovese P.:

- 1977, Testimonianze archeologiche e paletnologiche nel bacino del Longano, in "Sicilia Archeologica" 10, XXXIII, pp. 9-54.

- 1978, Tracce di un insediamento neolitico stentinelliano a Barcellona, in "Sicilia Archeologica" 11, XXXVII, pp. 84-91.

- 1979, Testimonianze preistoriche nel territorio dei comuni di Rodì Milici e Terme Vigliatore, in "Sicilia Archeologica" XII, 40, pp. 71-78;

Nisseno

Guzzone C., 1994, La ceramica del villaggio di Serra del Palco ed il territorio di Milena in età neolitica, in Tusa S. (a cura di), Atti del Seminario di Studi sulla Preistoria del Basso Belice e della Sicilia meridionale nel quadro della preistoria siciliana e mediterranea, Palermo.

La Rosa V.:

- 1984-85, L’insediamento preistorico di Serra del Palco in territorio di Milena, in "Kokalos" XXX-XXXI, pp. 475 ss.

- 1987, Un nuovo insediamento neolitico a Serra del Palco di Milena (CL), in Atti della XXVI Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze, pp. 801 ss.

- 1994, Le nuove indagini nella media valle del Platani, in Tusa S. (a cura di), Atti del Seminario di Studi sulla Preistoria del Basso Belice e della Sicilia meridionale nel quadro della preistoria siciliana e mediterranea, Palermo.

Palermitano

Bovio Marconi J.:

- 1941, Prime tracce della civiltà di tipo Stentinello nella Sicilia Occidentale, in "Archivio Storico per la Sicilia, VII, 1, pp. 103 ss.

- 1979, La Grotta del Vecchiuzzo presso Petralia Sottana, Roma;

Collisani SA., 1975, La Grotta del vecchiuzzo: la scoperta, in "Sicilia Archeologica" VII, 29-29, pp. 17-27;

Mannino G., 1998, Il Neolitico nel Palermitano e la nuova scoperta nell’isola di Ustica, in "Quaderni del Museo Archeologico Regionale "Antonino Salinas" 4, pp. 45-80;

Ragusano

Battaglia G. & Nicoletti F., 1991, Ricerche topometriche sui tranchet campignani di Poggio Biddini - Ragusa, in "Sicilia Archeologica" 76-77, pp. 53 ss.

Siracusano

Cardini L., 1950, Faunas de los yacimientos prehistoricos del este de Sicilia, in Bernabò Brea L.:

- Yacimientos paleoliticos del sueste de Sicilia, in "Ampurias" 12, pp. 137-39.

- 1966, Abitato neolitico ed insediamento maltese dell’età del bronzo nell’isola di Ognina (SR) ed i rapporti fra Sicilia e Malta dal XVI al XVII sec. a.C.., in "Kokalos" XII, pp. 40-69;

Sluga Messina G., 1988, Villasmundo (Siracusa): tomba neolitica presso il villaggio preistorico del Petraro, in "Sicilia Archeologica" 66-67-68, pp. 81 ss.

Trapanese

Tusa S.:

- 1989, Partanna nella preistoria dell’area mediterranea, Palermo, Oida.

- 1990, La preistoria nel territorio di Trapani, Siracusa, Ediprint.

- 1990, La preistoria nel territorio di Trapani, Palermo.

Tusa S. & Valente I., 1994, La ricerca archeologica in contrada Stretto-Partanna: il fossato/trincea neolitico, in Tusa S. (a cura di), Atti del Seminario di Studi sulla Preistoria del Basso Belice e della Sicilia meridionale nel quadro della preistoria siciliana e mediterranea, Palermo.

Isole Egadi

Bovio Marconi J., 1952, Esplorazioni archeologiche a Levanzo e Favignana, NSA, pp. 185-99;

Cassoli P.F. & Tagliacozzo A., 1982, La fauna della Grotta di Cala dei Genovesi a Levanzo, in "Rivista di Scienze Preistoriche" 37, pp. 48-58.

Graziosi P., 1962, Levanzo, Firenze.

Isole Eolie

Bernabò Brea L., 1987, Il Neolitico nelle Isole Eolie, in "Atti della XXVI Riunione Scientifica I.I.P.P.", pp. 351-59;

Bernabò Brea L. & Cavalier M.:

- 1956, Civiltà preistoriche delle Isole Eolie e del territorio di Milazzo, in "Bullettino di Paletnologia Italiana" 65, pp. 27-98;

- 1957, Stazioni preistoriche delle Isole Eolie, in "Bullettino di Paletnologia Italiana" 66, pp. 97-151;

- 1960, Meligunis Lipara I, Palermo;

- 1968, Meligunis Lipara III, Palermo;

- 1980, Meligunis Lipara IV, Palermo;

- 1984, Il Neolitico nelle Isole Eolie. rapporti tra i Balcani e l’Italia Meridionale nell’Età neolitica, Roma, pp. 29-40.

Le colate ossidianiche liparesi

La Cultura del Castellaro Vecchio

La Cultura dell’Acropoli di Lipari

Bernabò Brea L., Gli scavi nella Caverna delle Arene Candide: gli strati con ceramiche, vol. I, 1946; vol. II, 1956.

Bernabò Brea L. & Cavalier M., 1958, Il Castello di Lipari e il Museo Archeologico Eoliano, Palermo.

Fraissinet M., Massa B. & Milone Mario, 1984, La natura nel mondo. Mediterraneo, pp. 46-67.

Scibona G., 1984-85, Messina: notizia preliminare sulla necropoli romana e sul giacimento preistorico del torrente Boccetta, in "Kokalos" XXX-XXXI, pp. 860 ss.

Il Periodo della ceramica deandrospiralica

La Cultura di Diana

Fase A-B

Fase C

Fase D

Isole Pelagie

Radi G., 1972, Tracce di un insediamento neolitico nell’isola di Lampedusa, in "Atti della Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, serie A, 79, pp. 197 ss.

Ustica

Mannino G., 1998, Il Neolitico nel Palermitano e la nuova scoperta nell’isola di Ustica, in "Quaderni del Museo Archeologico Regionale "Antonino Salinas" 4, pp. 45-80;

3. Isole Maltesi

3.1. La Cultura di Ghar Dalam

Tinè S., 1971, Lo stile del Kronio in Sicilia, lo stile di Ghar Dalam a Malta e la successione del neolitico nelle due isole, in Atti della XIII Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze, pp. 75 ss.

3.2. La Cultura di Skorba

Evans J.D., 1971, The Prehistoric Antiquities of the Maltese Islands, London.

Trump D.,1966, Skorba, London.

3.3. La Cultura dei Templi

3.3.1. Fase di Zebbug

3.3.2. Fase di M’giarr

3.3.3. Fase di Ggantjia

3.3.4. Fase di Saflieni

4. Sardegna

4.1. Neolitico Antico

Atzeni E.:

- 1972, Su Carroppu di Sirri (Carbonia), in "Rivista di Scienze Preistoriche" XXVII, 2, pp. 478-79;

- 1977, Riparo sotto roccia di Su Carroppu (Sirri-Carbonia), ivi, XXXII, 1-2, pp. 357-58;

- 1978, Il neolitico della Sardegna, in AA.VV., 1987, Atti della XXVI Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Il Neolitico in Italia, Firenze, pp. 381-400.

AA.VV., 1985, Ichnussa. La Sardegna dalle origini all’età classica ("Dea Madre"), Milano, pp. XXII-XXIV;

Trump D., Foschi A. & Levine M., 1983, La grotta di Filiestru a Bonu Ighinu, Mara (SS) (Quaderni della Soprintendenza ai beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro", n. 13), Sassari.

4.2. ...

4.3. Cultura di Ozieri

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Capitolo VIII

Nei domini della Grande Dea (Mediterraneo occidentale). Malta: i grandi templi di pietra.

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