Scuola genovese
Madonna della Città circa 1634-1635
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Il
patrimonio pittorico dell'Arciconfraternita
dei Santi Giorgio e Caterina dei Genovesi è una viva testimonianza
delle tappe fondamentali del sodalizio e costituisce ormai, in sé,
una raccolta di rilevanza nazionale. Al di là della qualità
spesso davvero alta, i dipinti sono preziosi perché restituiscono
brani di storia ancora non scritta della città e della comunità
ligure.
Giovanni Bernardino Azzolino (1578-1648)
Cristo e Maria offrono il rosario a Santi Domenicani circa
1620-1630
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Qualsiasi tentativo di riunirli sotto
un'unica definizione stilistica o di area culturale fraintenderebbe il
senso storico della loro esistenza, ovverosia quello di soddisfare la domanda
di immagini per la devozione dei Liguri stabiliti in Sardegna. I
ricchi mercanti e finanzieri costantemente alla guida dell'Arciconfraternita
erano collegati in reti di traffici con le piazze più importanti
del mediterraneo, dove fiorivano altre comunità di conterranei,
così poté accadere che opere di artisti giungessero anche
da Napoli e forse dalla Sicilia, oltre che ovviamente dalla Liguria. Né
dovevano mancare i dipinti di botteghe romane, presenti in buon numero
insieme ad altri genovesi e napoletani nella quadreria del console Gerolamo
Martino, morto nel 1643. Alla produzione locale ci si rivolse invece, nel
settimo e ottavo decennio del Cinquecento, per la realizzazione del retablo
di cui era parte la tavola della Crocifissione, forse ad ornamento della
cappella posseduta dai Genovesi nella chiesa di Santa Maria di Gesù:
l'arcaizzante tavola con la Madonna del Carmine apparteneva verosimilmente
a un altro retablo, che sostituì il primo quando l'Arciconfraternita
si era già trasferita nella chiesa nazionale edificata nella costa
(l'attuale via Manno).
Di ambito napoletano, essa è strettamente legata ad antiche
venerate iconografie ripetute sia da Dirk Hendricks sia da Giovanni Bernardino
Azzolino, apprezzato ma ancora non sufficientemente valutato pittore nel
quale è corretto riconoscere l'eccellente autore dello splendido
Cristo fra Santi domenicani giunto all'Arciconfraternita solamente nel
1862, quale dono del ligure Cavanna, di cui esiste a Napoli un esemplare
quasi identico ma di qualità decisamente inferiore. Senza una riflessione
sulle dinamiche di potere all'interno dell'Arciconfraternita, nella quale
una componente di cittadini genovesi contendeva il predominio asono incomprensibili
le vicende della Madonna della città, dipinto di anbito di Domenico
Fiasella detto il Sarzana recante un'immagine delle nuove mura di Genova
costruite anche con il contributo imposto agli abitanti di Alassio, e la
Madonna con il Bambino e i Santi Giorgio e Caterina di Giovanni Andrea
de' Ferrari, rinviata a Genova per l'omissione del San Giorgio che ne faceva
una sorta di Sposalizio mistico di Santa Caterina, alla quale erano invece
devotissimi gli Alassini. Altre storie rimangono da costruire, come quella
della Sacra Famiglia dalla singolare iconografia oppure quella della serie
di Apostoli dai volti compresi ed arcigni. La validità dell'Arciconfraternita
si manifesta oggi nella sua volontà di proseguire un cammino storico,
conservando degnamente un glorioso passato e costruendo il presente con
lo zelo e l'autentica religiosità ereditata dai coraggiosi antenati,
di cui si continua l'avveduta politica culturale con le recenti acquisizioni
di un Seppellimento di Santa Caterina di pittore genovese vicino ad Andrea
Ansaldo, di una Salomè con la testa del Battista, copia di notevole
qualità di un dipinto di Bernardino Luini oggi agli Uffizi, e di
un interessantissimo Cristo deposto attribuibile al poco noto periodo giovanile
di Gioacchino Assereto.
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