Sviluppo
economico
L'economia
parabitana e' stata caratterizzata
sempre dalla preminenza dell'agricoltura;
in maniera diversa e in modo alternato
l'attivita' agricola ha rappresentato
fino a pochi anni fa la fonte di
reddito di maggiore rilevanza del
territorio parabitano. Commercio,
artigianato, piccola industria sono
sempre stati collegati alla produzione
di beni agricoli che in forma semplice
o articolata ha specificato la vita
del territorio. Le poche notizie
storiche anteriori al '500 ci fanno
capire che la produzione tipica
era costituita dall'olio, dal vino,
dai cereali e dagli ortaggi che
dopo aver soddisfatto la domanda
interna venivano immessi sul mercato
sotto diretto controllo dell'autorità
feudale. L'allevamento di animali
è stato sempre ridotto rispetto
all'agricoltura; la pastorizia,
per esempio, e' stata sempre un'attivita'
marginale in grado di soddisfare
appena la domanda interna. Abbiamo
gia' evidenziato come la posizione
geografica del paese (Parabita e'
stata per secoli sede di Circondario,
trovandosi al centro di un gruppo
di paesi e diventando nodo fondamentale
di passaggio) abbia aiutato lo stesso
a diventare punto di riferimento
di attivita' commerciali e artigianali.
Nel 1532, Troiano Carafa redige
in spagnolo una relazione fiscale
da inviare al viceré di Napoli;
in essa si affermava che " es tierra
fertilissima de todas cosas que
es como un jardin y tiene todas
buenas qualidades y es una bella
joya", mentre piu' preciso e dettagliato
e l'apprezzo del Sabatino che abbiamo
già menzionato. Il mercato si teneva
in piazza castello e l'Universita',
addirittura, gestiva per suo conto
una bottega di "cose comestibili,
come sono salati, oglio ed altro",
oltre alla presenza di panetterie
e macellerie. Ricche famiglie veneziane
impiantano attivita' commerciali
e costruiscono ricchi palazzi. Certo,
si tratta sempre di un'economia
a carattere feudale, gestita dal
controllo del feudatario, finalizzata
all'arricchimento della rendita
feudale e del Regio Fisco, benchè
Parabita abbia sempre goduto di
esenzioni e privileg fiscali. Proprio
in virtu' di questo "mercato libero"
si sono sviluppate piccole attivita'
commerciali e artigianali tanto
che alla fine dell'ottocento si
sono avuti i primi timidi tentativi
di industrializzazione. La presenza
di stablimenti vinicoli, di frantoi
oleari, di laboratori per la cardatura
e la filatura dei tessuti, l'estrazione
di pietra tufacea per le costruzioni,
ricami e tessitura, la lavorazione
del legno del ferro e della cartapesta,
hanno avuto dal '700 in poi un notevole
impulso tale da sviluppare la piccola
borghesia locale aumentando notevolmente
il numero delle famiglie a medio
ed alto reddito. Interessante a
questo scopo è la lettura dei due
catasti onciari della metà del '700,
dai quali si rilevano mestieri,
arti e professioni. La svolta si
ha nei primi anni dell'800 in seguito
alle leggi eversive di Gioacchino
Murat: buona parte delle famiglie
benestanti parabitane rilevano i
beni ducali ed ecclesiastici dando
un notevole impulso allo sviluppo
dell'agricoltura e delle attivita'
connesse. Questo ciclo di sviluppo
dura per tutto l'Ottocento, accompagnato
anche da una classe borghese illuminata
che si sforza tenacemente di entrare
nel ciclo produttivo dell'intero
mezzogiorno. Dal porto di Gallipoli
partono intere navi di olio, vino
e derrate alimentari per la distribuzione
sui mercati nazionali. Dopo il 1850
infatti vengono introdotti nuovi
macchinari per la produzione del
vino, la macinazione delle olive,
la molitura dei grani duri, la tessitura
della lana e del lino, la produzione
di prodotti chimici e farmaceutici.
Non a caso dal 1880 in poi si ha
la fondazione degli Istituti gia'
denominati oltre ad una società
cooperativa "I molini d Parabita"
per la raccolta di grani, la trasformazione
in farina e la produzione di paste
alimentari. Questa intensa attivita'
economica arricchisce tanto il paese
che si determina la più grossa espansione
urbanistica fino ad ora conosciuta.
Nel 1865, per esempio, Giuseppe
Serino rileva le seguenti produzioni:
"olive, uve, grano, orzo, avena,
fave, ceci, doliche, piselli, fagioli,
cotone, ortaggi e frutta di varie
specie". Egli riferisce che "in
un anno medio di ricolto si ha:
700 salme di olio, 38.000 barili
legali di vino, 3000 tomoli di grano,
500 tomoli di orzo, 300 tomoli di
legumi, 72 cantaja di cotone". Cio'
determina anche un notevole aumento
dell'allevamento di animali. Infatti
nello stesso anno il Serino censisce
42 bovi, 30 cavalli, 24 muli, 80
asini, 603 pecore, 187 capre, 20
maiali. Teniamo conto che in quegli
anni gli abitanti in Parabita sono
circa 3000. Gli inizi del '900 coincidono
con una iniziale crisi economica,
dovuta anche a fattori nazionali
ed internazionali, che porta Parabita
ad essere teatro di grandi tensioni
e scontri sociali a tal punto che
si tenta persino di fondare un altro
Istituto di credito, ritenendo il
primo la concentrazione di esclusivi
interessi di rendita parassitaria
fondiaria, con una crisi che vede
il primo flusso migtratorio verso
le Americhe. L'irrigidimento dei
proprietari terrieri, la guerra
mondiale, la politica autarchica
del fascismo, impoveriscono gradualmente
l'economia del paese fino ad avere
negli 48/50 altri sommovimenti popolari.
La storia degli ultimi anni attende
ancora di essere scritta.