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“L’Osservatore
Romano di venerdì 12 aprile ha in prima pagina un servizio
intitolato “I carri armati circondano ancora la Basilica della
Natività: è il decimo giorno”.
Che così inizia:
«BETLEMME, 11 - La Basilica della Natività a Betlemme,
uno dei luoghi più sacri della Cristianità, continua ad essere
sotto assedio. Da ormai dieci giorni, nonostante le
assicurazioni fornite da Tel Aviv circa la salvaguardia dei
Luoghi Sacri, il complesso sorto sul luogo della nascita di
Gesù, è accerchiato dalle truppe israeliane. All'interno -
come segnala ancora l'"Ansa" - le condizioni diventano di ora
in ora più drammatiche. Il cibo è praticamente terminato e
l'acqua agli sgoccioli. Ieri i 245 rifugiati e i circa 40
religiosi, fra frati francescani, suore e monaci armeni e
ortodossi, hanno mangiato meno di una manciata di riso. Tre
feriti palestinesi sono in gravissime condizioni. Il corpo di
un palestinese, ucciso due giorni fa mentre cercava di
spegnere un incendio scoppiato durante un fallito blitz
israeliano nel convento, non è ancora stato prelevato, e
attende ancora di essere sepolto».
Non una riga di più,
sul palestinese ucciso. Eppure il suo corpo insepolto ha
aperto una serissima contesa aggiuntiva. Ha detto al “Wall
Street Journal” dell’11 aprile padre Giovanni Battistelli, il
custode della Terra Santa per conto del Vaticano: «Seppellire
lì quel corpo è davvero rischioso. Non vogliamo che i problemi
che abbiamo avuto a Nazareth si ripetano a Betlemme nella
basilica della Natività».
I problemi di Nazareth sono
quelli provocati dalla costruzione di una moschea musulmana
proprio di fronte alla basilica cristiana dell’Annunciazione.
Ma perché le autorità della Chiesa temono che questi problemi
possano ripetersi a Betlemme?
Perché i 245 «rifugiati»
nella basilica della Natività sono per la gran parte
guerriglieri armati di Hamas e delle brigate al-Aqsa. E
considerano uno shahid, ossia un martire per la fede, il loro
compagno caduto, Khaled Syam, di 23 anni, colpito a morte
dagli israeliani all’alba dell’8 aprile.
La tradizione
musulmana, infatti, prescrive che uno shahid venga sepolto nel
luogo in cui è caduto ucciso. E proprio questo vogliono i
guerriglieri che occupano la basilica. Se lo facessero,
creerebbero una presenza religiosa islamica permanente
all’interno di uno dei luoghi più sacri della
cristianità.
I frati del convento vogliono invece che
il corpo sia portato via e riconsegnato ai familiari. Stando
ai dispacci dell’agenzia vaticana “Fides”, i militari
israeliani avrebbero acconsentito alla richiesta, senza però
darvi seguito. Nell’attesa, il corpo dell’ucciso viene
custodito «in un locale fresco, nella zona riservata ai
greco-ortodossi». E dal convento trapela che i rapporti tra i
frati e i guerriglieri si sono fatti «poco
buoni».
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