"Gli emofiliaci, ma più in generale tutti coloro che
necessitano di trasfusioni di sangue, e i loro parenti sono angosciati e chiedono
rassicurazioni convincenti. Poichè tredici delle ottantotto persone
morte in Gran Bretagna a causa del morbo di Creutzfeld-Jacob erano attivi donatori di
sangue, il timore di contaminazioni è ovvio, anche se finora non è stato
segnalato alcun caso sospetto e non esistono prove che la cosiddetta «sindrome della
mucca pazza» possa essere trasmessa attraverso trasfusioni di sangue. Sta di fatto che
Karin Peppenheim, presidente della Società per lEmofilia, ha dichiarato
laltra sera: «Stiamo disperatamente cercando di riassicurare la gente. Proprio poco
fa cera qui un padre in lacrime perchè sua figlia ha usato quel prodotto».
Il prodotto a cui quel padre si riferiva è una partita di sangue del 96-97,
nella quale si sa per certo era confluita anche la donazione di uno dei tredici defunti a
causa della BSE. Ma, in generale, si sa di 23 persone che hanno subito trasfusioni con
sangue almeno in parte proveniente da donatori infetti. E, più in generale ancora, sono
migliaia e migliaia le persone che hanno assunto vaccini o farmaci in parte prodotti con
quel sangue.
In questultimo caso non sembra vi sia molto da preoccuparsi, dal momento che questi
prodotti vengono prodotti su grandissima scala e con plasma di provenienze diverse. Per
esempio risulta che una società farmaceutica, la Evans-Medeva, ha prodotto un vaccino
antipolio contenente sangue contaminato. Quel vaccino è stato somministrato in oltre 50
mila dosi in Irlanda e non è successo nulla. Daltra parte, nella produzione del
vaccino, il sangue del donatore infetto era stato mescolato con quello di altri 63 mila
donatori. E quindi anche le autorità sanitarie irlandesi sono convinte che il rischio di
contagio sia pari a zero.
Come per il latte prodotto da mucche infette, anche per il sangue contaminato non esiste
alcuna prova che possa funzionare da agente trasmettitore della malattia. Anzi,
léquipe di scienziati incaricati dal governo britannico di continuare le ricerche e
il monitoraggio sulle cause e gli effetti della BSE tende ad escluderlo. Ma il problema è
che si sa ancora pochissimo dei meccanismi di trasmissione del morbo di Creutzfeld-Jacob,
anche se purtroppo non vi è alcun dubbio sul fatto che la
trasmissione avviene. Inoltre, cè un altro aspetto inquietante della questione. Mentre lincubazione della malattia può essere
lunghissima (fino a dieci anni), non esistono ancora strumenti per una sua diagnosi
precoce. E quindi ci si domanda quanta gente già infettata senza saperlo, ma purtroppo
ormai condannata, ci sia in giro.
E anche per questo che tra le misure che il Servizio di Sanità Nazionale sta
prendendo in considerazione a scopo precauzionale e anche per tranquillizzare i malati vi
è quella di imporre la cancellazione dalle liste dei donatori di
chiunque di loro si trovi a subire a sua volta una trasfusione. Si tratterebbe di
una misura piuttosto drastica, che potrebbe anche provocare una penuria del plasma
disponibile e quindi una crisi del sistema sanitario. Intanto verranno modificate le
apparecchiature nei gabinetti di trasfusione per rendere quante più parti possibili
usa-e-getta e ridurre così i rischi di contagio. Un altro rischio
potenziale è che il panico alimenti una spinta di massa verso lobbligatorietà del
consenso di ogni paziente ad una trasfusione, fatto che potrebbe molto complicare i
protocolli sanitari."
Donatori vittime del morbo
Panico per il sangue trasfuso
LONDRA La 'mucca
pazza' semina il panico anche fra migliaia di emofiliaci inglesi. Tredici degli 88
cittadini britannici morti per la variante del morbo di Creutzfeldt-Jacob (vCjd) erano
infatti donatori di sangue: almeno una parte del loro plasma è quindi stato usato in
trasfusioni, vaccini e prodotti coagulanti. L'inquietante rivelazione ha messo in allarme soprattutto i malati che sanno di aver utilizzato un coagulante fatto con una partita di sangue datata 1996-97 nella quale secondo quanto accertato dalle autorità sanitarie britanniche è finito il plasma di uno dei tredici. L'associazione degli emofiliaci si è improvvisamente trovata a dover fare fronte a una vera e propria psicosi collettiva: «Stiamo disperatamente cercando di rassicurare tutti. E' appena arrivato un padre sconvolto perché la figlia ha usato quel prodotto», dice Karin Pappenheim, responsabile dell'associazione. Gli scienziati dell'équipe a cui il governo Blair ha affidato gli studi sul morbo della 'mucca pazza' e la sua variante umana buttanno acqua sul fuoco con continui interventi rassicuranti: non c'è alcuna prova che la malattia si possa trasmettere attraverso il sangue. In effetti, nessun emofiliaco che ha usato i prodotti coagulanti contaminati né i 23 pazienti già identificati ai quali è stato trasfuso sangue donato da malati di vCjd mostrano segni di contagio. Ma è anche vero che il morbo di Creutzfeldt-Jacob ha un'incubazione che va dai 4 ai 40 anni, e che non esistono test per la diagnosi precoce. E i pessimisti ricordano che lo scorso anno ricercatori di Edimburgo sono riusciti a infettare una pecora con Bse attraverso una trasfusione di sangue prelevato a un'altra pecora malata, a sua volta contagiata da mangime con cervello di bovini infetti. Già nei mesi scorsi era emerso che plasma contaminato era finito in un vaccino antipolio prodotto dalla Evans-Medeva, ed esportato in Irlanda, dove ne erano state somministrate 50-60.000 dosi. Tuttavia dato che il plasma del donatore britannico era stato mescolato con quello di altre 63.000 persone secondo le autorità sanitarie irlandesi il rischio che qualcuno possa essere stato contagiato è pari a zero. In Gran Bretagna, già dal 1996 sono in vigore misure e controlli severissimi sui bovini. Ma, l'altra notte, in un carico di carne importata dalla Germania sono state trovate parti 'a rischio' di colonna spinale, in aperta violazione alle norme che ne impongono la distruzione |
http://lanazione.monrif.net/chan/2/5:1732484:/2001/01/20
Allarme Usa
"Niente sangue da chi ha vissuto in Europa"
Il bando della Croce Rossa
dal nostro corrispondente ARTURO ZAMPAGLIONE
NEW YORK - Fino a tre settimane fa il paese degli hamburger, dei McDonald's e delle
maxi-bistecche si illudeva di essere al riparo dalla mucca pazza. "Non corriamo alcun
rischio", assicurava Linda Detwiler, dirigente dei servizi veterinari del ministero
dell'agricoltura di Washington. Del resto negli Stati Uniti nessuno è ancora morto di
Creutzfeldt-Jakob (il nome scientifico della malattia), né sono stati scoperti bovini
infettati. Ma ieri la Croce Rossa americana ha suonato il primo campanello d'allarme,
chiedendo a un comitato ad hoc di vietare le donazioni di sangue da parte di chi ha
vissuto o viaggiato nell'Europa occidentale per più di sei mesi negli ultimi vent'anni.
"La nostra priorità numero uno - spiega un comunicato diffuso dal quartier generale
della Croce Rossa - è di garantire la sicurezza delle riserve di sangue". Continua:
"Siccome abbiamo le prove che la Bse si può essere contagiata tra gli animali
attraverso il sangue, dobbiamo essere molto prudenti nella fornitura di sangue ai pazienti
più fragili".
Le autorità sanitarie americane avevano già introdotto alcune misure restrittive per la
donazione di sangue da parte di chi aveva soggiornato nel Regno Unito tra il 1980 e il
1996. Ma le notizie dall'Europa hanno spinto la Croce Rossa a chiedere un rafforzamento
delle barriere, sia in termini di tempo, che di area geografica: estendendo cioè il
divieto della donazione alla Francia e al resto dell'Europa occidentale e prevedendo, per
la Gran Bretagna, un periodo più limitato di permanenza all'estero rispetto ai sei mesi
delle misure già in vigore.
La proposta, che sarà presa in esame oggi dal comitato ad hoc, e probabilmente approvata,
ridurrà il numero di donatori di sangue del 5-6 per cento. Di qui, l'impegno della Croce
Rossa di intensificare gli sforzi per aumentare la base dei donatori, anche perché negli
ultimi mesi le riserve di sangue negli Stati Uniti erano più basse del fabbisogno.
"Siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità della nostra scelta", spiega
il comunicato ufficiale.
Non tutti gli esperti americani condividono la scelta della Croce rossa. "Se è vero
che basta passare in transito all'aeroporto londinese di Heathrow e mangiare un hamburger
"a rischio", che senso ha la regola dei sei mesi di permanenza in Gran Bretagna
o in altri paesi europei?", si chiede Arthur Caplan, il più famoso
"bio-etologo" d'oltreceano, oltre che presidente del comitato ministeriale per
l'approvvigionamento di sangue. Secondo Caplan, più si limita il numero di potenziali
donatori, meno sangue sarà disponibile per gli interventi chirurgici.
Allarme sangue infetto in Inghilterra: 13 donatori tra le 88 vittime della Bse
LONDRA - Un padre
in lacrime: «Mia figlia ha avuto quel sangue». Scatta lallarme in Inghilterra
per il contagio attraverso il sangue della variante umana del morbo della Mucca
pazza. Delle 88 persone morte in Gran Bretagna per la variante di Creutzfeldt-Jacob
trasmessa dalla carne di bovini malati di Bse (encefalopatia spongiforme bovina),
13 erano donatori. I dati sono stati resi noti dal ministero della Sanità e
hanno provocato unondata di panico. Sono 23 i pazienti che hanno ricevuto
trasfusioni «infette». E sarebbero a rischio anche gli emofiliaci, in quanto
il sangue di una delle vittime è stato usato per realizzare un fattore coagulante
quattro anni fa. La stessa partita di plasma, inoltre, è stata utilizzata per
la preparazione di vaccini ed altri prodotti esportati in nove Paesi, tutti
sconosciuti tranne uno: lIrlanda. Mentre gli esperti della commissione
governativa sulla Bse insistono che non ci sono prove che il morbo possa essere
trasmesso attraverso il sangue, la gente teme il peggio. Potrebbero essere migliaia
le persone entrate a contatto con la variante umana della Bse: il ministero
della Sanità alcuni mesi fa aveva fatto sapere che del sangue contaminato era
finito in un vaccino antipolio della Evans-Medeva somministrato, in Irlanda,
a 50-60 mila soggetti. Il sangue malato era stato mischiato a quello di altre
63 mila persone e il rischio di contagio sarebbe, di conseguenza, minimo. Ma
non ci sono certezze.
Per far fronte alle preoccupazioni dei pazienti, molti medici del Paese stanno
organizzando incontri con consulenti e psicologi. «Per la variante umana della
Bse, purtroppo, non ci sono vaccini e nemmeno analisi diagnostiche. La presenza
del morbo può essere verificata solo dopo il decesso e ha un periodo di incubazione
lunghissimo. Ma noi stiamo disperatamente cercando di rassicurare la gente»,
ha detto Karin Pappenheim, direttore della società degli emofiliaci.