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VICENZA. L’ospedale "San Bortolo" è all’avanguardia per le operazioni senza dispersione di sangue Il metodo è stato sperimentato per curare i Testimoni di Geova che non ammettono perdite ematiche
Intervento al cervello senza trasfusione
In cinque ore asportato dalla testa di una donna un angioma benigno di otto centimetri
Vicenza

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Mille chilometri per essere operata ad un angioma benigno di otto centimetri. A una condizione: non versare una goccia di sangue. Così vogliono i testimoni di Geova

Anna Maccaroni, 42 anni, catanese, è stata sottoposta la settimana scorsa ad un intervento durato cinque ore all'ospedale San Bortolo di Vicenza sotto la direzione del primario di neurochirurgia Federico Colombo. Il professor Colombo è stato scelto appositamente dalla donna perché dirige da anni un'equipe di professionisti che conduce ricerche scientifiche per creare metodi di intervento che non comportano trasfusioni, nonostante la delicatezza estrema di un intevento al cervello.

Venerdì prossimo la donna lascerà l'ospedale civile di Vicenza sulle sue gambe. Un successo notevole per il gruppo veneto di testimoni di Geova che ieri mattina ha organizzato una conferenza stampa nel centro berico. Del resto la comunità conta in regione 20.000 persone battezzate, un decimo della cifra complessiva italiana, che si aggira sui 230.000 fedeli.

La congregazione, con sede a Roma, si è organizzata da tempo in una rete di informazione sanitaria che comprende 2.000 medici in tutta la nazione disposti a collaborare con i testimoni di Geova Fra gli ospedali segnalati vi sono, come si è visto, quello di Vicenza, ma anche i centri di Padova, Dolo e Mestre.

L'intervento di asportazione dell'angioma, pur di dimensioni notevoli e in una posizione difficile, è stato eseguito con una certa facilità dai medici vicentini, che da dieci anni eseguono operazioni di questo tipo senza trasfusione di sangue.

Del resto Vicenza, proprio grazie alle ricerche del dottor Colombo, è stata la prima provincia in Italia a essere dotata di un acceleratore lineare con fascio fotonico, uno strumentro del valore di diversi miliardi che ha eseguito il lavoro iniziale sulla paziente di Catania cercando di ridurre la massa dell'angioma.

Perché il secondo problema da risolvere, come è stato spiegato dagli specialisti intervenuti nell'operazione, è che i testimoni di Geova non accettano di perdere il loro sangue. Per questo motivo è stata usata successivamente la tecnica dell'emodiluizione normovolemica, che prevede di abbassare la temperatura corporea e la pressione del paziente per limitare il consumo di ossigeno.

Nel frattempo viene prelevato un litro e mezzo di sangue collocato in sacche sempre collegate alla persona che verranno riutilizzate al termine dell'operazione.

Queste tecniche, che evitano eventuali trasfusioni, sono state messe a punto a Vicenza negli anni scorsi proprio grazie al contributo dei testimoni di Geova che hanno accettato di fare da "cavie" alle operazioni.

Oggi vengono tuttavia applicate anche agli altri pazienti, evitando in questo modo eventuali problemi di incompatibilità o di rigetto.

Elena Dal Maso

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