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(Del 29/1/2002 Sezione: Cronache italiane Pag. 3)


Negli Usa metà dei matrimoni cattolici fallisce
Il Vaticano è in allarme per una ricerca-choc: sono in molti a decidere di risposarsi

CITTÀ DEL VATICANO

Ferita profonda, frutto del neopaganesimo, vera piaga della società. Per il suo grido di dolore, il Papa ha scelto termini drammatici e carichi di pathos che fotografano una vita familiare sempre più in frantumi. Un quadro allarmante, denunciato da influenti associazioni (Cl, Opus Dei, Focolarini) e istituzioni ecclesiali (Centro Famiglia «Giovanni Paolo II» alla Lateranense), uno scenario a tinte fosche delineato nell´Occidente secolarizzato dal recente rapporto-choc sul divorzio commissionato dai gesuiti al sociologo americano Michael Hout. La gravità della situazione cui fa riferimento il Pontefice riecheggia toni e dimensioni contenuti nell´allarmante inchiesta Usa, cartina di tornasole per ogni paese occidentale. Negli Stati Uniti, infatti, metà dei matrimoni cattolici finiscono in un divorzio e la metà dei divorziati alla fine si risposano. Nei prossimi dieci anni, quindi, decine di milioni di cattolici avranno situazioni familiari irregolari. Una nuova ricerca, basata sul metodo del «General Social Survey», indica come il secondo matrimonio sia un punto critico che può mettere alla prova la fedeltà dei cattolici più convinti. Il 20% dei cattolici divorziati e risposati lascia la Chiesa di pari passo con il secondo matrimonio. Nell´accorato appello del Papa c´è il riflesso di tali preoccupanti fenomeni. Già oggi in America tra i 51 milioni di cattolici adulti, il 16% sono attualmente divorziati o separati. Un altro 9% di cattolici ha divorziato e si è risposato. Cifre superiori a quelle degli anni Ottanta, quando il 13% dei cattolici aveva divorziato e il 7% si era risposato. A fare da sfondo al monito papale c´è, dunque, l´interminabile sequela di statistiche inquietanti, trend negativi e segnali contrari alla morale cattolica. Segni sfavorevoli registrati in una realtà ecclesiale altamente significativa come la Chiesa statunitense, che annovera in Curia alcuni tra i più stretti collaboratori di Karol Wojtyla. Al ventesimo anniversario di matrimonio, il 48% dei cattolici ha divorziato dal primo coniuge. «Considerando l´inequivocabile opposizione della gerarchia al divorzio - avverte il rapporto dei gesuiti - sembra ragionevole attendersi che il divorzio scolli l´attaccamento della gente al cattolicesimo». Il secondo matrimonio risulta essere il punto di svolta. Soltanto il 60% dei cattolici risposati si considerano parte della comunità ecclesiale, in confronto all´80% dei cattolici ancora sposati. «Questo esito - prosegue - dimostra che l´attuale posizione della Chiesa sui secondi matrimoni induce il 20% dei cattolici risposati a lasciare la Chiesa». Nell´Occidente laicizzato, il secondo matrimonio è sempre più diffuso: quasi la metà dei cattolici che divorzia, in seguito, si risposa. Dieci anni dopo il primo matrimonio, quasi il 10% dei cattolici è divorziato e risposato; dopo 20 anni quasi il 20%. Oltre un milione di matrimoni sono stati annullati negli Stati Uniti dal 1975, secondo una stima fatta dalla sociologa Melissa Wilde e pubblicata dal "Journal for the Scientific Study of Religion". Milioni di cattolici, quindi, si risposano senza un annullamento. E gli effetti del divorzio sulla Chiesa, sotto la lente dell´analisi sociologica, suscitano oltretevere motivata apprensione. Le donne cattoliche divorziate che non si sono risposate, poi, si trovano in una posizione difficile. Le loro entrate sono meno della metà delle entrate familiari delle donne risposate, hanno una probabilità molto più bassa di possedere una casa e meno della metà di loro può dire di essere «molto felice». «In breve - si legge nell´inchiesta - le donne divorziate pagano un prezzo alto per la loro obbedienza. Non hanno un compagno di vita, nessuno che le aiuti e nemmeno un´altra entrata». Inoltre i cattolici divorziati e risposati che non hanno lasciato la Chiesa mostrano di essersi allontanati più degli altri cattolici. Per esempio, esprimono una fiducia significativamente più bassa nei vertici della Chiesa di quanto facciano cattolici sposati, vedovi e single; il 19% dei cattolici divorziati e il 20% di quelli risposati dichiarano di nutrire «molta» fiducia nei vertici della Chiesa, rispetto al 23% dei cattolici single, al 28% di coloro che sono ancora sposati e al 43% dei vedovi. Differenze, notano in Curia, statisticamente rilevanti. Il divorzio sta diventando una questione-chiave pure dal punto di vista pastorale. Un cattolico risposato su cinque considera se stesso come un ex cattolico. Quelli che restano cattolici sono più in disaccordo con la gerarchia e distanti rispetto ai single o alle persone ancora sposate. Non a caso il cardinale Godfried Danneels al Sinodo europeo dei vescovi ha parlato dell´«esigenza di essere flessibili sulla possibilità che i cattolici divorziati e risposati senza aver ottenuto l´annullamento, possano ricevere i sacramenti». La questione, segnalano i sociologi, è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni.

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