LA RELIGIONE A SCUOLA TRA ITALIA E FRANCIA
CON GESÙ, ANCHE BUDDHA
IL Consiglio dei ministri
ha da poco approvato un disegno di legge che merita più attenzione di
quella (poca e non sempre puntuale) che gli è stata finora prestata.
È vero che l´iter parlamentare non prevede procedure d´urgenza,
ma non è mai troppo presto per sensibilizzare l´opinione pubblica
e prepararsi all´applicazione di un´innovazione che tocca così
da vicino la vita degli individui e delle famiglie. «Norme sulla libertà
religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi» è
il titolo del Ddl, che si muove lungo due direttrici: una che tutela il diritto
di ogni cittadino alla libertà di religione e di coscienza, l´altra
che coglie invece l´aspetto associativo della libertà religiosa,
cancellando la normativa sui cosiddetti «culti ammessi» che risale
addirittura a un Regio decreto del 28 febbraio 1930. L´aggiornamento proposto
prende atto della nuova sensibilità della società d´oggi,
per cui l´esercizio dei diritti fondamentali - e la libertà religiosa
è sicuramente tra questi - non è e non può essere una benevola
concessione dello Stato. Non solo, ma come spesso accade la vita ha preceduto
la norma, e quella sui «culti ammessi» - che in qualche modo privilegiava
la religione cattolica di Stato rispetto ad altre Confessioni - da anni è
sol più sulla carta. Questo però non diminuisce l´importanza
e l´opportunità della revisione legislativa. C´è di
più: il disegno di legge prevede in particolare (art. 12) che le istituzioni
scolastiche possano organizzare «libere attività complementari
relative al fenomeno religioso», oltre a quelle già previste, su
richiesta degli alunni o dei loro genitori, nell´ambito delle attività
didattiche integrative, determinate autonomamente dalle stesse istituzioni.
Di là dal linguaggio burocratico, si possono evidenziare alcuni elementi
su cui sarà bene riflettere in attesa che la legge passi al vaglio del
Parlamento. È la prima volta che questa possibilità viene offerta
dalla scuola italiana, che prende atto di operare in un contesto sempre più
multietnico, multiculturale e multireligioso. Viene rafforzata l´autonomia
scolastica, prevedendo l´utilizzo di edifici e attrezzature anche per
la promozione culturale religiosa, senza oneri aggiuntivi a carico delle amministrazioni
interessate. Si riconosce che le differenze di cultura e di fede non sono di
per sé un ostacolo alla pacifica convivenza e a un futuro di crescita
per il Paese. Possono, questi eventuali insegnamenti, entrare in conflitto o
in concorrenza con quello della religione cattolica nella scuola, così
come esso è oggi impartito e disciplinato? Non vedo come e perché.
Il protestante, il musulmano, il buddhista, istruito a scuola nella sua religione,
non impedisce al cattolico di coltivare e approfondire la propria, attraverso
un insegnamento regolare, offerto gratuitamente a tutti, a meno che si decida
di non volersene «avvalere». Può anzi essere, per un cattolico
che troppo si cullasse nella sua superiorità numerica, uno stimolo a
farlo con maggiore serietà e consapevolezza.
leonardo.zega@stpauls.it Questo intervento è l´editoriale del nuovo
numero di Mondoscuola, il quindicinale della Stampa per gli studenti, da oggi
disponibile sul sito www.lastampa.it
Leonardo Zega