(Del 18/3/2002 Sezione: Cultura Pag. 15)


LA RELIGIONE A SCUOLA TRA ITALIA E FRANCIA
CON GESÙ, ANCHE BUDDHA

IL Consiglio dei ministri ha da poco approvato un disegno di legge che merita più attenzione di quella (poca e non sempre puntuale) che gli è stata finora prestata. È vero che l´iter parlamentare non prevede procedure d´urgenza, ma non è mai troppo presto per sensibilizzare l´opinione pubblica e prepararsi all´applicazione di un´innovazione che tocca così da vicino la vita degli individui e delle famiglie. «Norme sulla libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi» è il titolo del Ddl, che si muove lungo due direttrici: una che tutela il diritto di ogni cittadino alla libertà di religione e di coscienza, l´altra che coglie invece l´aspetto associativo della libertà religiosa, cancellando la normativa sui cosiddetti «culti ammessi» che risale addirittura a un Regio decreto del 28 febbraio 1930. L´aggiornamento proposto prende atto della nuova sensibilità della società d´oggi, per cui l´esercizio dei diritti fondamentali - e la libertà religiosa è sicuramente tra questi - non è e non può essere una benevola concessione dello Stato. Non solo, ma come spesso accade la vita ha preceduto la norma, e quella sui «culti ammessi» - che in qualche modo privilegiava la religione cattolica di Stato rispetto ad altre Confessioni - da anni è sol più sulla carta. Questo però non diminuisce l´importanza e l´opportunità della revisione legislativa. C´è di più: il disegno di legge prevede in particolare (art. 12) che le istituzioni scolastiche possano organizzare «libere attività complementari relative al fenomeno religioso», oltre a quelle già previste, su richiesta degli alunni o dei loro genitori, nell´ambito delle attività didattiche integrative, determinate autonomamente dalle stesse istituzioni. Di là dal linguaggio burocratico, si possono evidenziare alcuni elementi su cui sarà bene riflettere in attesa che la legge passi al vaglio del Parlamento. È la prima volta che questa possibilità viene offerta dalla scuola italiana, che prende atto di operare in un contesto sempre più multietnico, multiculturale e multireligioso. Viene rafforzata l´autonomia scolastica, prevedendo l´utilizzo di edifici e attrezzature anche per la promozione culturale religiosa, senza oneri aggiuntivi a carico delle amministrazioni interessate. Si riconosce che le differenze di cultura e di fede non sono di per sé un ostacolo alla pacifica convivenza e a un futuro di crescita per il Paese. Possono, questi eventuali insegnamenti, entrare in conflitto o in concorrenza con quello della religione cattolica nella scuola, così come esso è oggi impartito e disciplinato? Non vedo come e perché. Il protestante, il musulmano, il buddhista, istruito a scuola nella sua religione, non impedisce al cattolico di coltivare e approfondire la propria, attraverso un insegnamento regolare, offerto gratuitamente a tutti, a meno che si decida di non volersene «avvalere». Può anzi essere, per un cattolico che troppo si cullasse nella sua superiorità numerica, uno stimolo a farlo con maggiore serietà e consapevolezza.
leonardo.zega@stpauls.it Questo intervento è l´editoriale del nuovo numero di Mondoscuola, il quindicinale della Stampa per gli studenti, da oggi disponibile sul sito www.lastampa.it
Leonardo Zega