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LETTURE ESTIVE / I TESTI SACRI
L'altra faccia della BIBBIA
Ha pagine ambigue alla James. Enigmatiche alla Joyce. E anche sensuali. Il papa dice di portarla sotto l'ombrellone. Ma la si può leggere come un romanzo? Sì. Così
di Sandro Magister

Passi per l'"Odissea", "Don Chisciotte", "Guerra e pace". Ma la Bibbia? Portate anche questa nello zaino e sotto l'ombrellone, ci ha consigliato il papa. Lui le sue va-canze intelligenti le ha passate in Val d'Aosta, sempre con la Bibbia a portata di mano, e ne è tornato più caricato che mai. .Fatevi tutti pelle-

grini delle Sacre Scritture., ha esortato. Tutti per davvero: anche quelli lontani dalla Chiesa. Basta che .cerchiate la verità. e la Bibbia sarà il vostro Libro dei Libri. Sul lungomare di Cesenatico come in barca al Caribe.

Il curioso è che questa promozione della Bibbia non l'ha certo inventata Giovanni Paolo II. Batti e ribatti, le Sacre Scritture sono da tempo immemorabile in testa alle classifiche dei libri più diffusi. Ma che siano il libro più letto, è tutto da vedere. In Italia sicuramente no. .I cattolici hanno un tale rispetto della Bibbia che se ne stanno lontani il più possibile., ha ironizzato il poeta francese Paul Claudel. Pochi davvero sono quelli che l'hanno letta integralmente. E anche prendendo uno per uno i 73 libri che la compongono, è raro che vengano letti per intero, difilato. Il lettore tipo è uno spigolatore: una volta una parabola, un'altra un salmo, oppure la paginetta di Davide e Golia, o di Caino e Abele. I più afferrano della Bibbia quello che gli viene letto in chiesa la domenica, quando ci vanno. Il pezzettino di turno, col prete a tirar la morale.

Ma quale piacere della lettura si può mai assaporare da un libro così smozzicato? Secoli di magistero dogmatico hanno trasformato la Bibbia in una miniera di prove di verità, da scavarsi una per una sotto la crosta della scrittura. E la ragione illuministica ha fatto il resto: sbriciolando il racconto biblico alla ricerca delle sue fonti arcaiche, o inseguendone il senso laico dietro il sipario del mito. La Bibbia come storia sacra era lasciata ai fanciulli, almeno fino a quando gliela si raccontava così.

Per riscoprire la Bibbia come grande narrazione s'è dovuta aspettare la metà di questo secolo. E non per opera di uomini di Chiesa, ma di critici letterari magari neppure cristiani. È stato l'ebreo Erich Auerbach, nel suo affascinante saggio "Mimesis" del 1946, edito in Italia da Einaudi, il primo a indicare nella Bibbia la vera matrice del realismo della letteratura moderna. In una cinquantina di pagine fulminanti Auerbach mette a confronto l'Odissea con la Genesi, i latini Tacito e Petronio con i Vangeli, e mostra come sia proprio la Bibbia ad abbattere le antiche separazioni stilistiche tra il comico e il tragico, a mescolare per la prima volta il familiare e il quotidiano con il sublime, a introdurre quel narrare rotto, enigmatico, incompiuto che obbliga il lettore a prendere posizione, a entrare lui stesso nel racconto, a illuminarne le penombre.

Dopo Auerbach, sono venuti due altri studiosi ebrei, Menakhem Perry e Meir Sternberg. Ha fatto colpo un loro saggio in cui mettevano in parallelo la storia di Davide e Betsabea, storia d'amore e d'assassinio, ma anche di giochi nascosti e d'ironie, con la deliberata ambiguità del "Giro di vite" di Henry James. Poi è venuto Northrop Frye: anche lui a confermare che è la Bibbia il .grande codice. della narrativa occidentale. E poi gli ebrei americani Joel Rosenberg e Robert Alter. E poi ancora l'inglese Frank Kermode, autore d'una suggestiva analisi letteraria del Vangelo di Marco, "Il segreto nella Parola", edita in Italia dal Mulino. È grazie a questi critici letterari, non meno ferrati in Dante, Shakespeare o Joyce, che la Bibbia ritrova cittadinanza anche come letteratura e narrazione, oltre che come libro sacro. Per finalmente esser riofferta al piacere d'una lettura continuata, attenta alle sue trame sopraffine, al suo realismo mozzafiato.

Non tutto nella Bibbia è racconto. Vi si aprono praterie sconfinate di oracoli e poemi, proverbi e preghiere, codici di leggi e riflessioni sapienziali. Ma è la narrazione che fa da trama al tutto, dalla Genesi all'Apocalisse. Una riprova è nei titoli dei due eccellenti libri-guida che Gianfranco Ravasi, numero uno dei biblisti italiani, ha scritto per accompagnare il lettore di buona volontà a una prima scoperta delle Scritture. La guida all'Antico Testamento è intitolata "Il racconto del cielo". Quella al Nuovo "La buona novella" (e che cos'è una notizia se non anch'essa racconto?). Le ha stampate Mondadori. Sono da leggersi, naturalmente, con sotto mano una buona edizione italiana della Bibbia, tipo quelle curate dalle Dehoniane, da Piemme, dalla San Paolo, dalla Ldc. Per il Nuovo Testamento, c'è anche una bella versione con il testo originale greco a fronte, edita dalle Dehoniane a cura di Agostino Merk e Giuseppe Barbaglio.

In occasione del Giubileo venturo, il papa e il suo vicario cardinal Camillo Ruini hanno distribuito a tappeto, a Roma, miriadi di libretti con il Vangelo di Marco. È il più breve dei quattro. E per chi non ha mai letto un Vangelo tutto di fila, è un magnifico avvio. Si osi. Lo si legga con il minimo d'interruzioni. E con il massimo d'innocenza. Pronti a inciampare sui primi enigmi. Gesù stesso vi dice che, se parla in parabole, è .affinché guardando guardino e non vedano e ascoltando ascoltino e non sentano, perché non si convertano e non sia loro perdonato..



Si puÒ capire che il Vangelo di Marco abbia goduto fin dai primi secoli recensioni cattive. Papia, verso l'anno 90, lo definì .disordinato.. Sant'Agostino, trecent'anni dopo, liquidò così il suo autore: .Valletto e compendiatore di Matteo.. Ma a un lettore d'oggi può apparire d'una modernità da brivido. Prendiamo uno dei nodi centrali della narrazione: la trasfigurazione di Gesù sul monte, straordinaria mescolanza di banale e sublime, tutta soffusa d'ironia sottile. Il sublime è Gesù con al fianco Mosè ed Elia, che si trasfigura in vesti splendenti, bianchissime: .Che nessun lavandaio sulla terra sarebbe in grado di sbiancarle così.. Il banale è la stupidità di Pietro che vuol darsi da fare per costruire lì delle tende. Né lui, né Giacomo, né Giovanni capiscono. Guardano e non vedono. .Parlava così perché non sapeva che cosa dire. Avevano paura, infatti..

Sono le stesse parole che si ritrovano alla fine del Vangelo, quando .un giovane vestito d'una veste bianca. annuncia alle donne, dal sepolcro spalancato, che Gesù è risorto. Ma le donne se ne scappano via senza aver capito e senza saper cosa dire. .Avevano paura, infatti.. Di nuovo il mistero a faccia a faccia con un silenzio stupido. E questa chiusa narrativamente aperta, fragile, all'apparenza maldestra. Stilisticamente così simile al sorprendente, inesplicato "Yes" che sigilla l'"Ulisse" di Joyce.

L'enigmatico Vangelo di Marco è una buona palestra, per chi vuole avventurarsi a leggere l'intera Bibbia. Perché il racconto biblico pone molti più misteri di quanti ne sciolga. E allora? .Tocca al lettore colmare i vuoti., dice Jean Louis Ska, gesuita belga professore alla Gregoriana di Roma, fine analista letterario della Bibbia. .Chi legge le Scritture è obbligato a prendere parte, a decidere, a essere creativo. I racconti dormono fino a che il lettore non viene a destarli dal loro sonno.. Come nel racconto dei tre misteriosi personaggi che nella Genesi annunciano al vecchio Abramo che avrà un figlio. Quando la moglie Sara, incredula, dietro la tenda .dentro di sé ride., solo il narratore e il lettore sanno di questo suo riso interiore. Ma ecco che il misterioso visitatore all'improvviso lo svela, facendo così balenare la propria identità nascosta: .Perché Sara ride? Pensa davvero di non aver figli nella vecchiaia? Vi è forse qualcosa di impossibile per il Signore?.. E il racconto finisce così, tronco su questa risata provocata e svelata che al tempo stesso consente al lettore, se lo vorrà, d'intravvedere lo svelarsi di Dio.

Più si va avanti nella lettura della Bibbia, e più la si scopre come libro aperto, dagli spazi infiniti. I primi cristiani rivoluzionarono l'intera lettura dell'Antico Testamento semplicemente scorgendovi una profezia continua del Nuovo. Prendiamo il racconto di Dio che crea Eva dalla costola di Adamo dormiente. E prendiamo il racconto del soldato che pianta la lancia nel fianco di Gesù in croce e ne fa sgorgare sangue e acqua. Due millenni di letture cristiane conducono inesorabilmente a legare i due testi. Il sonno di Adamo diventa profezia del sonno mortale di Gesù, Eva figura dei rinati nello Spirito, il sangue e l'acqua primizie della nuova creazione.

Per non dire delle infinite risonanze che anche l'arte fa vibrare nella Bibbia. Il Caravaggio sarà stato un ribaldo, ma era anche finissimo lettore delle Scritture. Nel suo "Riposo nella fuga in Egitto", che s'ammira alla galleria Doria Pamphilj di Roma, Giuseppe regge, di fronte all'angelo che suona il violino, lo spartito d'un mottetto fiammingo con parole del Cantico dei Cantici: .I tuoi seni sono grappoli di datteri..... A voi indovinare perché. E quanto alla Passione secondo Matteo, come leggerla, ormai, senza essere tentati di riascoltare Bach?



La Bibbia stessa È arte. In Giobbe, nei salmi, nel Cantico, è prodigio di poesia. Solo la lettura dell'originale ebraico può renderne appieno l'incanto, la musicalità, il colore dei suoni. Ma non disperiamo. Ci viene in soccorso, in italiano con originale a fronte, una splendida "Antologia della poesia biblica" edita da Piemme e curata da quel genio della letteratura e dell'esegesi che è il gesuita Luis Alonso Schökel. Nei brani biblici riprodotti in queste pagine ne troviamo due assaggi. Attenti, nel leggere, ai ritmi, che sono dati riga per riga dagli accenti. E niente fretta. .Tra i miei sogni., dice Alonso Schökel, .c'è un'antologia biblica con indicazioni di tempo: andante con fuoco, allegretto, largo, rallentando, rubato... Raramente allegro, mai vivace..

Quanto agli scritti sapienziali, anche lì la Bibbia non mancherà di stupirvi. Il Qohelet è fin troppo celebre. Ma che dire di certi proverbi? Questo, ad esempio, anch'esso in poesia:

.Tre cose mi superano, e una quarta, che non comprendo: il cammino dell'aquila nel cielo, il cammino del serpente sulla roccia, il cammino della nave nel mare, il cammino dell'uomo per la fanciulla..

(14.08.1997)

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