Areopago >Religione
Sono un prete sposato e
"liberato"
MI CHIAMO Luca Zacchi, ho 35 anni e sono un
prete sposato. Le scrivo questa lettera per dirle... quanto sono felice di esserlo!
Vicino a Daniela, mia moglie, ho scoperto appieno la mia dimensione di uomo
e di uomo libero.
Le scrivo perché spero che, oltre a lei, tanti altri la leggano e leggano quelle
di tanti fratelli e sorelle; so che siamo in tempi di giubileo e che le gerarchie
ufficiali amano poco che si legga o si sappia di noi. Ma spero che menti libere
sappiano apprezzare dei faticosi percorsi di liberazione fatti da uomini come
loro. Liberazione dai vincoli di morali ufficiali rigide e assai poco evangeliche,
liberazione dai legami di ruoli ufficiali stringenti e costringenti, liberazione
dalla doppia morale di una Chiesa cattolica ufficiale tanto aperta a parole
all'esterno, quanto chiusa a riccio all' interno, a difesa della sua sopravvivenza,
come istituzione, ad ogni costo.
Ho rinunciato "consensualmente" all'esercizio del sacerdozio ministeriale,
secondo le regole della Chiesa cattolica ufficiale, ma continuo ad esercitare
il mio sacerdozio, il mio servizio, a favore dei fratelli che ne hanno bisogno;
di quelli che vogliono conoscere meglio la Parola di Dio, di quelli a cui servono
i miei talenti.
Scrivo anche per comunicare tutto questo alle tantissime persone che mi sono
state (e in parte ancora mi sono) compagne e compagni di cammino in questi anni,
a quelle in particolare che non sento da tempo, a quelle che non hanno capito
fino in fondo il mio percorso; chiedo scusa a quelli il cui sentire religioso
si è sentito offeso, ma in fondo quello volevo: offendere il senso religioso
per far emergere la fede nell' uomo che in Cristo uomo e Dio scopre la bellezza
del suo essere libero, la bellezza della sua verità, la bellezza di un sacerdozio
comune che è un patrimonio di tutti.
Grato comunque, fratello in Cristo.
Luca Zacchi luca.zacchi@flashnet.it