CHIESA / IL CASO CORTESINI
Ha scelto Nicole. Fuori!
L'Opus Dei ha rotto con il grande chirurgo, uno dei suoi più brillanti iscritti,
stimatissimo dal papa. La ragione? S'è sposato
di Sandro Magister
Di lui nell'Opus Dei parlano malissimo e malvolentieri. Perché era uno dei loro pezzi
più pregiati e l'hanno perduto. «Scoppiato. Ha preteso troppo da sé e non ha retto»,
sentenzia Giuseppe Corigliano, da una vita portavoce ufficiale dell'Opus.
E invece eccolo lì lo scoppiato Raffaello Cortesini, luminare mondiale della chirurgia
dei trapianti, più esplosivo che mai sul podio alla sinistra del papa, nel radioso 29
agosto dell'Eur. Ha messo assieme il Gotha della scienza medica d'avanguardia per una
seigiorni intercontinentale sotto il cielo di Roma. Ha fatto riaprire per l'occasione alla
musica dopo sei anni le Terme di Caracalla. Ha imbandito ai cinquemila ospiti una cena
nell'ovale di piazza Navona. E anche col papa ha fatto tutto in grande. Invece che portare
da lui i congressisti in Vaticano, è riuscito a far venire Giovanni Paolo II da loro.
Privilegio rarissimo. Il solo precedente è d'una dozzina d'anni fa, quando il papa si
recò a un congresso al Policlinico Gemelli.
Cortesini ha 69 anni eppur sembra ringiovanito. È fresco di matrimonio. Ha sposato una
valente immunologa della Columbia University di New York, Nicole Suciu-Foca. E con lei ha
appena messo a punto un gene antirigetto capace di rivoluzionare la chirurgia dei
trapianti. Di cui è stato antesignano. Fu Cortesini a operare il primo trapianto di rene
in Italia, nel 1966. Fu suo il primo trapianto di fegato, nel 1982. Interventi giudicati
all'epoca spericolati ed eretici. «Poco mancò che mi mettessero al rogo», ricorda. E
oggi? «È lo stesso. Tra magistrati e animalisti non si può lavorare. In Italia sono
wanted, penso che mi trasferirò in America».
I magistrati che l'hanno fatto infuriare sono un paio di procuratori di Torino che un anno
fa mandarono i carabinieri a rovistare il suo centro trapianti al Policlinico Umberto I di
Roma. Con l'accusa, poi caduta, di far traffico d'organi. Gli animalisti hanno il loro
campione nel ministro Alfonso Pecoraro Scanio, che ha bloccato i fondi per la ricerca sui
maiali transgenici a fini di trapianto, di cui Cortesini è tenace fautore: «Il ministro
li considera una stregoneria. Manca solo che li bruci a Campo dei Fiori».
Ma poi c'è l'Opus Dei. Che a Cortesini non perdona d'essersi sposato. Sì, perché fino a
tre anni fa il professore era un numerario dell'Opus e i numerari sono la milizia più
scelta, con voto di celibato, della compagine fondata dal beato José Maria Escrivá de
Balaguer. Le affiliazioni sono protette da un rigido riserbo, ma l'Opus Dei ha sempre
amato render pubblici i nomi di pochi suoi iscritti esemplari. E Cortesini è stato a
lungo il più in vista di questi personaggi vetrina. Accreditatissimo anche in Vaticano.
Dal 1981 è il presidente della consulta di medici che esaminano i miracoli dei santi da
canonizzare. È lui che ha dato il via libera a Escrivá, a padre Pio, a Giovanni XXIII e
a un centinaio di altri nuovi beati.
Ma da quando s'è sposato, per l'Opus Dei è un figliol prodigo. Tra gli iscritti ci sono
anche i coniugati, detti soprannumerari, che in Italia sono quasi tremila su un totale di
quattromila affiliati. Ma non è nella norma che uno passi dalla prima alla seconda
categoria. La promessa di celibato è perpetua e chi l'infrange si ritrova fuori.
C'è un altro personaggio illustre che fa il paio con Cortesini. Luigi Gedda, capo
dell'Azione cattolica e fiduciario di Pio XII, anche lui luminare della medicina, oggi
vicino ai cent'anni, s'è sposato a sessant'anni inoltrati dopo una vita con voto di
castità nella Società operaia di Gesù del Getsémani da lui stesso fondata. Sempre in
pace con la Chiesa. Anche per Cortesini è così: l'attrito è con l'Opus, non con
Giovanni Paolo II, al quale egli oggi è più vicino che mai.
Come gli fu vicino quel 13 maggio 1981, il giorno dell'attentato, nelle ore in cui papa
Karol Wojtyla era più di là che di qua. La notizia è sempre stata tenuta in ombra, ma
c'era anche Cortesini nella sala operatoria, a salvargli la vita.
Espresso (14.09.2000)