Areopago >Religione

La suora cacciata: «Ditemi dove ho peccato»

SASSOFERRATO (Ancona) — Non si rassegna suor Cristiana, la clarissa che due settimane fa era stata era stata cacciata dal monastero di Santa Chiara. «Vorrei solo capire cosa ho fatto per essere trattata così — dice con amarezza —. Io sono una suora, questa è la mia vita».
Sembra non pensarla più così nemmeno il vescovo di Fabriano Luigi Scuppa. «Il decreto di riduzione allo stato laicale della religiosa è motivato. Quella donna non è adatta alla clausura». Il presule ha chiuso così l'intreccio cominciato con la scomunica della religiosa. Tutto inizia quando il ministro provinciale dei frati minori, munito di un decreto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, intima alla clarissa di andarsene dal monastero entro mezz'ora. Deve spogliarsi di velo, anello e di ogni ambizione alla vita monastica. Ha pronunciato i voti solenni contravvenendo al divieto della Congregazione. Complice nella disobbedienza la badessa, per questo destituita e «temporaneamente trasferita» in un monastero di Pollenza. Il decreto ha l'effetto di un vulcano che esplode. Per una settimana su Sassoferrato non hanno smesso di caderi i tasselli di una verità che sarà difficile ricomporre per intero.

Suora.bmp (162054 byte)

. Escono pezzi di storia legati al passato della suora, quando viveva nel monastero di Santa Croce a Magliano Sabina: uno scontro con l'ex vescovo di Rieti, conti correnti che scompaiono e riappaiono, denunce che si concludono con il trasferimento sia della suora che del vescovo, la prima a Sassoferrato, l'altro a Frosinone. La situazione precipita rapidamente in un clima da Inquisizione: la badessa trasferita a Pollenza non può comunicare con nessuno, «ordini superiori» dicono. Quando poi firma il ricorso contro il provvedimento di trasferimento, alcuni religiosi sospettano che l'abbiano obbligata, ma il vescovo di Fabriano assicura che non è così. Che un monastero di Nocera Umbra non possa ospitare la «scomunicata» esistono 4 differenti versioni ufficiali. Su tutto divampa l'antagonismo tra vescovo e ministro provinciale. Il primo si dice all'oscuro di tutta l'operazione condotta dal provinciale e prende le difese della clarissa, l'altro lo incalza: «quella suora non è adatta alla vita religiosa, il vescovo sapeva tutto».
Sui motivi dell'inidoneità è fitto mistero. In un primo momento si ipotizza anche un legame con Internet: la suora aveva attivato un sito del monastero. Un «parlatorio virtuale» improvvisamente sospeso «per motivi tecnici», ma lo stesso ministro dei frati cappuccini smentisce. «I motivi sono altri, assai più seri — dichiara —. Non posso spiegarli per rispetto della persona e per non denigrare nessuno».
Tanto basta per gettare un'ombra cupa sul cammino di una vocazione che la religiosa da tempo si ostina a percorrere. Nell'incredulità generale tutti si chiedono chi sia suor Cristiana e cosa possa aver scatenato un manicheismo che la vuole ora vittima ed eroina, ora colpevole e rea. Gli animi si dividono tra chi sostiene che sia una presenza scomoda per qualche alto prelato e chi ipotizza un comportamento non conforme alla clausura.
Della suora si sa quel che lei stessa ha raccontato: la storia di una vocazione avvertita da ragazzina, a 14 anni. Si impegna nel lavoro e con gli anni si guadagna una vita agiata, ma la vocazione torna a galla a 38 anni. Da quel momento la sua vita cambia. Lascia l'attività di recupero crediti, dona la maggior parte di quanto possiede alle missioni cattoliche e si dedica ad assistere i malati. Intanto inizia il suo cammino monastico, è il suo padre spirituale che la fa avvicinare al mondo dei monasteri francescani femminili. Quel che accadde da quando varcò per la prima volta il portone del monastero è storia, o meglio cronaca di questi giorni. Una cronaca fatta di contraddizioni e parti mancanti che adesso verranno riempite nel silenzio delle aule dei tribunali ecclesiastici.
Nella foto: suore in un convento di clausura

 

di Simona Montecchiani


Areopago >Religione