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La Chiesa e la trappola
del «sano antisemitismo»
Dopo gli attacchi di «Civiltà
Cattolica» lo storico Kertzer rilancia le accuse a Pio XI
-
- Come mostrano
chiaramente le notizie della scorsa settimana, il dibattito sul ruolo del
Vaticano nella Shoah non si è concluso. Il nuovo film di Costa-Gravas,
Amen , che inizia con il rifiuto di Pio XII di prendere posizione
pubblicamente contro lo sterminio nazista degli ebrei, ha sollevato grida
di protesta nella Chiesa in Italia e altrove. Rispondendo a crescenti
pressioni, lo scorso venerdì il Vaticano ha dichiarato che gli archivi relativi
al papato di Pio XI (1922-39) sarebbero presto stati aperti. Negli ultimi
anni il Vaticano ha inviato segnali ambigui su come intenda affrontare questa
parte del suo passato. Da un lato Giovanni Paolo II ha chiesto a tutti i
figli e le figlie della Chiesa di fare «un esame della responsabilità per
i peccati commessi nel passato», ed egli stesso ha chiesto perdono a nome
della Chiesa per la passata intolleranza nei confronti degli ebrei. Tuttavia
la Commissione che ha incaricato di investigare sul ruolo della Chiesa nella
diffusione dell'antisemitismo moderno ha concluso, nel rapporto del ’98
(«Noi ricordiamo»), che la Chiesa non ha responsabilità per l'Olocausto.
La Commissione ha dichiarato che nel passato la Chiesa ebbe un ruolo nel
diffondere un'immagine negativa degli ebrei solamente sotto l'aspetto religioso
, mentre l'antisemitismo moderno, che ha contribuito ad aprire la strada
alla Shoah, si componeva di immagini negative degli ebrei in ambito sociale,
economico, politico e razziale .
La riluttanza del Vaticano a confrontarsi con il suo scomodo passato è nuovamente
affiorata nella critica al mio nuovo libro, I papi contro gli ebrei:
il ruolo del Vaticano nell'ascesa dell'antisemitismo moderno (Rizzoli,
ndr ), mandata in onda da Radio Vaticana e riportata sul Corriere
della Sera l'8 febbraio. Padre Giovanni Sale, storico di Civiltà
Cattolica , ha sminuito il libro definendolo «pamphlet», e ha aggiunto
che «non era un serio libro di storia». Aderendo alla visione ufficiale
secondo cui le immagini negative degli ebrei propagandate dalla Chiesa non
avevano nulla a che fare con l'«antisemitismo», Padre Sale ha affermato
che Civiltà Cattolica , le cui pagine dovevano essere approvate dal
Vaticano prima di andare in stampa, non solo non promulgò l'antisemitismo,
ma anzi si batté con forza contro i pregiudizi.
Senza dubbio Padre Sale conta sul fatto che pochi si daranno la pena di
andare a controllare i vecchi numeri di Civiltà Cattolica . Che,
invece, ebbe un ruolo importante nella diffusione dell'antisemitismo, dalla
nascita dell'antisemitismo moderno, nel 1880 circa, fino alla Seconda guerra
mondiale. All'inizio del 1880, ad esempio, la rivista pubblicò una serie
di 36 articoli violentemente antisemitici. Un passo del numero del 22 dicembre
1880 dice: «Che se questa ebraica razza straniera è lasciata troppo
libera di sé, diventa subito persecutrice, vessatrice, tiranna, ladra e
devastatrice dei paesi dove si stabilisce... Per impedire che questa razza
perseguiti o sia perseguita, sono necessarii freni sapienti e leggi speciali
a sua non meno che nostra difesa e salute». Ai cattolici veniva continuamente
ripetuto che gli ebrei non erano semplicemente membri di una religione ostile,
ma anche di una nazione ostile, pronta a usare ogni mezzo criminale immaginabile
pur di derubarli e perseguitarli. Solo rimandando gli ebrei nei ghetti l'Europa
cattolica si sarebbe messa al riparo da essi. Per quel che riguarda l'antisemitismo
moderno, non c'è esempio più pertinente di quello offerto dal linguaggio
usato da Civiltà Cattolica nel 1893: «La nazione ebraica - scrive
l'autore gesuita - non lavora, ma traffica sulle sostanze e sul lavoro altrui;
non produce, ma vive e ingrassa coi prodotti dell'arte e dell'industria
delle nazioni che le diedero ricetto. È il polipo gigante che co' suoi smisurati
tentacoli tutto abbraccia e attira a sé; che ha lo stomaco nelle banche,
e le sue ventose o i suoi succhiatori da per tutto».
Alle porte del XX secolo il giornale del Vaticano, L'osservatore romano
, faceva appello a «un sano antisemitismo». Nello stesso articolo del
1898, metteva i cattolici in guardia contro i pericoli causati dall'emancipazione
degli ebrei: «L'ebreo ha voluto condurre una vita che non può assolutamente
condurre, abbandonandosi eccessivamente e inconsultamente all'ingenita passione
della sua razza, essenzialmente usuraia e invadente».
Non ha senso pensare che l'antagonismo «religioso» del Vaticano verso gli
ebrei non abbia nulla a che fare con i movimenti del moderno antisemitismo.
Non c'è accusa più «religiosa» di quella secondo cui gli ebrei torturavano
e uccidevano i bambini cristiani e ne usavano il sangue per i loro riti,
un'accusa che il Vaticano ripropose in varie occasioni fino alla Prima guerra
mondiale. In un articolo uscito su Civiltà Cattolica nel 1914 si
dice che il giudaismo insegnava agli ebrei a considerare il sangue dei bambini
cristiani «una bevanda come il latte". Con
l'aiuto del terreno preparato dalla Chiesa, i nazisti riuscirono a sfruttare
le accuse di omicidio rituale, usandole spietatamente negli anni Venti e
Trenta allo scopo di demonizzare gli ebrei.
E le leggi razziali promulgate nel 1938 in Italia, o le leggi simili che
privavano gli ebrei dei loro diritti in Germania, Polonia e in altri paesi
negli anni Trenta non hanno niente a che vedere con l'antisemitismo moderno?
Non hanno avuto responsabilità nel rendere possibile l'Olocausto? Perché
padre Sale non ha detto nulla a proposito del silenzio di Papa Pio XI nei
confronti di queste leggi razziali? Perché non ha detto nulla del fatto
che nell'agosto del ’43, dopo la caduta di Mussolini, il Vaticano
si oppose ai tentativi di revocare le leggi antisemite in Italia, sostenendo
che molti di quei provvedimenti erano in pieno accordo con la dottrina della
Chiesa?
Il fatto è che dal momento in cui le truppe italiane hanno liberato gli
ebrei romani dal ghetto nel 1870, il Vaticano ha continuato ad avvertire
tutti coloro disposti ad ascoltarlo, che dare uguali diritti agli ebrei
era un errore; a sostenere che gli ebrei erano «una setta del male e volevano
danneggiare i cristiani, che agli ebrei interessavano solo i soldi e avrebbero
fatto qualsiasi cosa per averli, che gli ebrei controllavano la stampa e
le banche, e che gli ebrei erano sempre pronti a vendere il loro paese al
nemico». Questa è la triste storia che perfino oggi il Vaticano rifiuta
di riconoscere. Finché non lo farà, essa rimarrà una piaga purulenta che
nessuna aspra denuncia da parte di studiosi come me potrà sanare. È tempo
che la Chiesa presti ascolto alle parole di Giovanni Paolo II: solo guardando
in faccia con onestà i peccati del passato possiamo tutti sperare in un
futuro più luminoso.
David
I. Kertzer
(Traduzione Maria Sepa)
Cultura
http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=CULTURA&doc=KER
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