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«E’ il tempio della regina di Saba»

Annuncio dallo Yemen: «Dimostra che il personaggio della Bibbia visse davvero»

MILANO - A poche ore dall’annuncio della scoperta sul fondo del Mar Nero dei resti di un edificio distrutto da un cataclisma che avrebbe dato origine al mito sumero del Diluvio (ripreso poi nella Bibbia), gli archeologi annunciano una nuova scoperta che confermerebbe le origini storiche del testo biblico. In questo caso si tratta della scoperta nel deserto dello Yemen di un grande tempio che per l’epoca a cui risale e per la posizione geografica potrebbe essere identificato come quello della regina di Saba, di cui la Bibbia ricorda il viaggio a Gerusalemme per incontrare re Salomone dal quale avrebbe avuto un figlio, divenuto poi fondatore del regno di Etiopia. L’annuncio è stato dato dall’archeologo Bill Glanzman, dell’università di Calgary (Canada), che con la sua équipe ha scoperto l’edificio templare a Mahram Bilquis, pochi chilometri a sud dell’antica città di Marib. Il tempio, completamente sepolto sotto il deserto yemenita, è stato individuato grazie all’impiego di apparecchiature sonar in grado di «vedere» sotto i primi strati di sabbia. Secondo l’archeologo canadese il tempio venne realizzato attorno al 1500 avanti Cristo e rimase attivo fino al IV secolo avanti Cristo con un «momento» di particolare fioritura attorno al 950 avanti Cristo, epoca che coincide con quella in cui gli storici fanno risalire il regno di re Salomone (e quindi quello della regina di Saba).
Le iscrizioni e i manufatti riportati alla luce dai canadesi attestano appunto che attorno agli inizi del primo millennio avanti Cristo il tempio fu meta di grandi pellegrinaggi e di intensa attività di culto. «Se si crede alle associazioni storiche - ha dichiarato Glanzman - possiamo dire con buona certezza che la regina di Saba entrò in questo santuario. Se riusciremo a trovare conferme a questa ipotesi il tempio di Mahram Bilquis diventerà celebre come le piramidi d’Egitto. Già da ora, comunque, possiamo dire che i tesori che stanno uscendo dagli scavi modificano tutto quanto sapevamo finora sulle antiche civiltà dell’Arabia meridionale».
Le popolazioni che dettero vita alla civiltà sabea controllavano le vie carovaniere che portavano verso i porti del Mediterraneo le merci provenienti dall’Oriente, come incenso, spezie e altri beni. Un commercio che permise loro di accumulare incredibili ricchezze nelle diverse città (una decina) che ora sono sotto le sabbie attorno a Marib e dove per qualche anno ha lavorato anche una missione archeologica italiana diretta da Alessandro de Maigret. Proprio durante gli scavi italiani degli anni ’90 vennero alla luce testimonianze che rendevano plausibile la realtà storica della mitica regina di Saba.
Gli studiosi, infatti, hanno sempre negato la storicità della regina sabea poiché si riteneva che le popolazioni sudarabiche dei Sabei e dei Minei fossero vissute nella regione in epoca molto successiva alla fatidica data del regno di Salomone, il 950 avanti Cristo. Questa «certezza» derivava dal fatto che la scrittura sabea era ritenuta una filiazione di quella greca e quindi certamente posteriore alla data del 950. Gli archeologi italiani scoprirono invece a Yalà, 30 chilometri a sud di Marib, frammenti ceramici con caratteri sabei e riferibili alla fine del II millennio avanti Cristo, poco prima del «mitico» regno della regina di Saba. Era la prima prova della possibile storicità del testo biblico.

 

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© Corriere della Sera

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