In principio fu la forgia. L’esordio di Santino
Ballestra nel mondo dei coltelli custom risale al 1989, quando vendette
il primo coltello a un collezionista. Pur entrando nel circuito dei coltellinai
artigiani come un fulmine a ciel sereno, Santino poteva contare su una
solida preparazione tecnica, derivante da più di dieci anni di esperienze
e studi sulla metallurgia e sui procedimenti di forgiatura. Ed è
soprattutto per questo che già pochi mesi dopo il suo debutto ufficiale
il coltellinaio ligure era considerato una star; Santino ha avuto la modestia
e la pazienza di proporre le sue lame soltanto dopo avere raggiunto la
certezza di poter eseguire lame di alto livello. La stampa specializzata,
e non solo quella italiana, rimase affascinata dalle possenti lame con
finitura “brutto di forgia” tipiche del primo Santino, che forgiava ancora
a mano, ma anche dal “personaggio”.
Santino Ballestra è lontanissimo dal
clichè del coltellinaio arrivato e snob, basta frequentare le esposizioni
di coltelli e cercare il suo banco per capire che tipo è: lo si
trova sempre impegnato a parlare con qualcuno, non importa che sia un giovanissimo
coltellinaio in cerca di consigli o il super collezionista che a ogni fiera
spende cifre di levatura “immobiliare”. Santino insomma non se la “tira”
e affronta il suo ruolo di presidente della Corporazione Italiana Coltellinai
con grande tranquillità. Probabilmente è questo aspetto quasi
Zen della sua personalità che lo ha spinto ad affrontare con serenità
le lame con cui prima o poi tutti i grandi maestri si devono confrontare:
quelle giapponesi.
A questo punto facciamo un passo indietro
e parliamo un po’ di tecnica. Come tutti, Ballestra realizzò i suoi
primi coltelli per asportazione, arrivando poi alla forgiatura manuale.
Da quel momento ormai lontano il coltellinaio ligure ha sperimentato soluzioni
tecniche all’avanguardia come la forgiatura a gas (tecnica ripresa oggi
da molti maestri americani) oppure recuperato processi tradizionali come
la tempra differenziata delle lame, tipica delle spade giapponesi. Semplificando
al massimo la spiegazione, questo procedimento consiste nell’esporre il
filo della lama e il corpo a temperature differenti in modo da ottenere,
dopo la tempra, una notevole durezza del tagliente e una buona elasticità
del resto della lama.
Ballestra è inoltre uno dei pochi coltellinai
italiani a fare da sé il damasco, con una combinazione di acciaio
Böhler K720 con una percentuale di carbonio dello 0,9% accoppiato
a ferro puro (ST34) e nichelio. La procedura è quella tipica, utilizzando
il gas come fonte di calore, ed il disegno si ottiene per torsione e battitura
e successivamente anche con la lima. Per ridurre al minimo il difetto intrinseco
del damasco, cioè la relativa fragilità, la tempra avviene
in olio con tre successivi rinvenimenti, di tre ore ciascuno, in forno
elettrico a circa 200° per sciogliere bene i carburi.
Il damasco diviene così elastico e la
durezza scende da 64-65 Hrc a 59-60. Le foto che illustrano questo servizio
si riferiscono alla più recente produzione del maestro di Ventimiglia
e mostrano la sua notevole versatiltà, che gli permette di eccellere
sia nella fabbricazione di coltelli tradizionali, come i drop point e i
Bowie, sia quando affronta temi impegnativi come le lame fantasy o giapponesi.
Tutti questi modelli sono in damasco prodotto dallo stesso Ballestra, con
risultati notevoli.
Per informazioni: Santino Ballestra, Via Tempesta
11/17 Frazione Calvo 18039 Ventimiglia (Im) Tel. 0184/215228