Bicolore anni ‘50
Gli anni Ottanta hanno segnato una crescita
di popolarità del tiro dinamico; poiché la maggior parte
delle armi utilizzate per questa disciplina sportiva sono prodotte o preparate
da artigiani, spesso su specifiche richieste del committente, è
molto frequente che l’arma presenti un tipo di rifinitura un po’ particolare.
Uno dei motivi estetici che una ventina d’anni fa s’impose all’attenzione
degli appassionati è la pistola bicolore, spesso anche nota come
“Duotone”: il fusto è rifinito mediante cromatura satinata (ed è
quindi “bianco”), mentre il carrello è brunito (e dunque “nero”).
Non manca però la combinazione cromatica inversa, meno frequente,
adottata ad esempio su alcuni modelli di pistole Sig Sauer di recente produzione.
Grande innovazione estetica? Al più
una riscoperta, se si pensa che non è raro trovare delle vecchie
pistole Beretta modello “418” calibro 6,35 con fusto bianco o giallo e
carrello nero.
Due esemplari di Beretta “418” calibro 6,35. Quello di destra ha il fusto d’acciaio brunito
La Beretta “418”, appartenente a quella famiglia
di pistole tascabili della Casa gardonese nota come “Brevetto 1919”, è
stata prodotta dal 1938 al 1960; in questo lungo periodo sono state apportate
diverse modifiche tecniche, la maggior parte delle quali di dettaglio.
Uno degli aspetti più interessanti dell’arma è l’uso della
lega leggera per la costruzione del fusto: in questo campo la Beretta è
stata una vera e propria pioniera (i primi esemplari di pistola Beretta
con questa caratteristica risalgono alla metà degli anni Trenta)
e da due decenni la Casa gardonese ha ormai abbandonato definitivamente
l’acciaio per realizzare questa parte tanto importante delle sue pistole.
Per quanto riguarda il modello “418”, si sa con ragionevole precisione
che i primi esemplari con fusto in lega leggera furono costruiti dopo la
seconda guerra mondiale, contemporaneamente a quelli d’acciaio che furono
poi soppiantati definitivamente all’inizio degli anni Cinquanta.
La Beretta 418 con il fusto di lega leggera, in questo caso di colore
giallo.
È stato fotografato presso l'armeria
Max Armi di Roma (Via Vetulonia, 68 ? Tel. 06/70476281)
La lega leggera richiede un tipo diverso di
rifinitura rispetto all’acciaio, l’anodizzazione; essa consiste nel formare
sulla superficie del metallo un sottile strato di ossido mediante collegamento
all’anodo
di un bagno elettrolitico, con lo scopo di aumentarne la durezza e la resistenza.
La rifinitura mediante anodizzazione può essere facilmente colorata;
questa possibilità evidentemente deve avere indotto i tecnici della
Beretta a tentare delle combinazioni cromatiche bicolori sulle sue pistole.
Così, non è difficile trovare ancora oggi delle “418” con
il fusto di lega leggera colorato di grigio argento o di giallo (oltre
che di nero).
Un altro esemplare di “418” con fusto di lega leggera, questa volta
anodizzata in colore grigio argento. Tutte e tre le pistole di questa
pagina sono state prodotte alla fine degli anni Quaranta
Note conclusive
È nostra convinzione che il collezionismo
debba essere soprattutto cultura: la ricerca della rarità sarà
sicuramente appagante, però il collezionista, nel pieno della sua
autonomia culturale, può anche dirigere altrove le attenzioni. Certi
pezzi possono essere importanti per altri aspetti che prescindono dalla
rarità, mediante i quali si possono formulare considerazioni degne
di un certo interesse. È proprio il caso delle tre pistole di questo
servizio, di modesto valore venale, che hanno però permesso di scrivere
una pagina della storia armiera che non era ancora stata scritta.