Faust ... ultimo atto



Era notte fonda quando Faust sottoscrisse nel sangue il patto col demonio.

Con esso, lo Spirito del Male e della Negazione, nei panni di Mefistofele, diveniva, su questa terra, servitore solerte di Faust per esserne il padrone assoluto nell'al di là.

Non interessato all'altro mondo, Faust aveva accettato le condizioni di Mefistofele perché avido di vivere pienamente l'esperienza terrena, convinto com'era che neanche il diavolo in persona avrebbe saputo appagare la sua sete inesauribile di conoscenza.

Per converso, il piano di Mefistofele prevedeva di annichilire Faust in un vortice di piaceri brutali, in un ripetersi di delusioni e vani tentativi, portandolo all'affossamento prima ancora dell'ora fatidica.

"Su Faust - come del resto su Ognuno - incombe immutata la facoltà del demonio di esercitare la seduzione del Male e ciò da sempre, dacché ogni responsabilità di azione è ricondotta al libero arbitrio di Ognuno. Al principio del tempo Adamo ed Eva furono ammoniti di non mangiare dell'albero della Conoscenza del Bene e del Male, perché, quando ne avessero mangiato, sarebbero certamente morti, ma poi furono lasciati liberi di agire e ... anche allora fatale fu la tentazione maligna.


Minato dalle arti magiche di Mefistofele, Faust ebbe l'illusione dell'eterna giovinezza, ottenne fama e ricchezze materiali, quando ambì al favore di Margherita, la donna giovane, ne dispose a suo piacimento e quando lo invaghì l'idea di unirsi con Elena di Grecia, furono sciolti i vincoli del tempo e dello spazio per farlo incontrare con la personificazione della bellezza femminile. Sotto l'egida di Mefistofele il mondo terreno sembra piegato al capriccio di Faust e, per quanto funesto sia l'esito di ogni esperienza, sempre Faust potrà andarsene impunito e leggero.


D'altronde - se la pena ha lo scopo di riparare al disordine interiore introdotto dalla colpa e assume valore di espiazione solo quando è volontariamente accettata dal colpevole - si capisce come ciò non possa valere per Faust che è esente dal senso di colpa in quanto indifferente.

Toccherà a Filemone e Bauci
dare soluzione all'orribile avventura del dottor Faust.


Già ricordati da Ovidio nelle Metamorfosi, Filemone e Bauci sono due anziani coniugi, che vivono lontano dal clamore, in un boschetto di tigli, in una casa che è poco più di una capanna, sereni nella pochezza perché paghi della loro realtà coniugale, fatta di intesa, condivisione e amore costante.
Come nell'episodio ovidiano, al viandante Filemone e Bauci offrono pia accoglienza nella semplicità di vita. Nel loro boschetto la natura è libera di manifestarsi secondo armonia … lentamente, al contrario del mondo creato dal nulla, meccanico, tutto fabbricato e non divenuto, che è il mondo fittizio e violentato di Faust.
Alla vista di quel mondo idilliaco, con la patina del tempo, non suo e così diverso dal suo, Faust è preso dall'irrefrenabile brama di possederlo: vuole per sé quei tigli, farne la sua sede e poiché il mondo di Faust non ne tollera altri, non c'è scampo al suo dominio … l'anziana coppia dovrà andarsene da là.
Al trasferimento provvederà Il Molto Esperto Mefistofele.
Filemone e Bauci e tutte le cose loro andranno sistemati nel bel poderetto che Faust ha destinato a loro nuova dimora … prima che i due abbiano il tempo di accorgersi del cambiamento, tutto dovrà tornare di nuovo a posto … sarà il bel soggiorno a farli riconciliare con la nuova situazione.
Ma, come da par suo, Mefistofele devierà nella pirateria il proposito di Faust: la capanna dell'anziana coppia verrà data alle fiamme, Filemone e Bauci arsi vivi.
Da palazzo, nel momento più alto del suo potere, Faust assisterà impotente al rogo omicida.

Le conseguenze della sua brama hanno travalicato la sua intenzione e ora - per la prima volta - Faust sente ricadere su di sé la colpa di ciò che sta accadendo.
Questa volta non sa pensare solo a se stesso e passare oltre.
Col senso di colpa Lo coglie anche il pentimento.
Così il titano Faust si fa uomo.
Ripudiando la magia, Egli ritrova la sua umanità, i limiti della sua umanità e, con essa, anche la sua libertà.
...
Ora Faust può morire.


Ai lettori, pochi.
Con devozione.

Carolus Emmanuel dr. Monguzz


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