Astapovo 1910

Nella casa del capostazione di Astopovo, alle 6 del mattino del 7 Nov 1910, muore un vecchio in fuga … è Lev Tolstòj.

L’idea di lasciare la casa di Jasnaja Poljana e di abbandonare tutto per sperdersi come un pellegrino, andando di villaggio in villaggio, Tolstòj la coltivava da tempo e tante volte aveva riflettuto su come l’avrebbe fatto.

" Si sarebbe tagliato la barba e i capelli … avvolto nella casacca da mužìk che custodiva di nascosto, se ne sarebbe andato via col treno e in treno avrebbe percorso trecento verste … poi avrebbe continuato a piedi ".

A un vecchio soldato in congedo, ridotto alla mendicità e al vagabondaggio, aveva domandato come riuscisse a procurarsi da mangiare e da dormire e una volta, nottetempo, s’era infilato la casacca da mužìk, pronto ad andarsene; ma poi … non sapendo cosa fosse bene fare: se fuggire o rimanere, aveva finito per restare, abituandosi a quel dilemma e convivendo nell’indecisione.

Se ne andrà via il mattino presto

del 28 ottobre 1910,

all’età di ottantadue anni,

per il peso della discordia famigliare.

Anni addietro Tolstòj aveva concesso alla moglie Sofja di pubblicare in proprio le sue opere anteriori al 1881, incassandone i diritti, ma lui si era riservato di stampare, con la collaborazione di amici, i suoi lavori posteriori a quell’anno, vendendo i libri a basso prezzo e rinunciando ai diritti.

Per Tolstòj il 1881 era una specie di spartiacque che coincideva col suo primo anno di vita cristiana … per questo si era accordato in quel modo con la moglie e in seguito, con una dichiarazione a mezzo stampa, avrebbe addirittura sollevato chiunque avesse pubblicato la sue opere posteriori al 1881 dall’obbligo di corrispondergli un qualsivoglia diritto.

 

Tutto ciò era incomprensibile e assolutamente insensato per Sofja che non mancava di tanto in tanto di riaprire la questione dei diritti ripetendo a iosa che era "a solo danno dei figli" … quindi, in un crescendo di ostilità generalizzata, urlava la propria esasperazione nei confronti di Lui, della sua crescente intransigenza, del suo personalissimo cristianesimo e immancabilmente finiva col rinfacciargli la scomunica con cui il Santo Sinodo - a ragione - lo tacciava di essere " un falso maestro vittima del proprio orgoglio".

 

Anche la sera che precedette la fuga di Lev ci fu in casa Tolstòj l’ennesima sfuriata della contessa, ma all’isteria della moglie, quella sera, Lev oppose solo la sua grande stanchezza e a un certo punto, senza dire una parola, uscì all’aperto per respirare un po’ di aria fresca.

Si sedette sulla panca

sotto l’olmo,

le mani sulle ginocchia.

In un istante la mente riandò al meraviglioso pomeriggio di maggio in cui da là aveva ammirato le foglie appena spuntate dalle gemme delle betulle, dei pioppi, degli olmi, delle querce … gli sembrava di rivedere i cespugli del ciliegio selvatico in piena fioritura e gli scarabei intorno … di risentire le sonorità del bosco pervaso dai trilli degli uccelli mentre il sole indorava le chiome con la sua luce radente … si ricordò di un passero che, sbucato fuori dal cespuglio fiorito, era volato a terra arrivando fino a lui pigolando e saltellando, ma che poi - spaventato di chissà che - era improvvisamente volato via.

Lo scosse dall’oblio una lama di vento gelido insinuatasi tra i rami del bosco oramai spoglio.

Di colpo, quel luogo, dove un tempo vi era stata la sorgente della vita verala sua, gli appariva sotto la fredda luce della desolazione.

Quando rientrò in casa avvertì dei rumori provenire dallo studio … va a vedere e vi scorge - non visto - la moglie che fruga tra le sue carte.

Trattenendo a stento lo sdegno, Lev guarda in silenzio … è il momento in cui vede la sua vita infrangersi contro il muro granitico delle sue convinzioni … comprende che l’agire di Sofja risponde a una concezione del vivere che le assegna il compito di preservare il patrimonio in nome dei figli e pensa che in lei non vi sia colpa, che sta svolgendo un ruolo, lo stesso per cui a Jasnaia aveva imposto la permanenza di una guardia, un cosacco circasso, per tutelare la proprietà dai furti di legna e ortaggi commessi dai contadini, … ma che tutto ciò - ai suoi occhi - non è altro che l’orrenda testimonianza dell’assenza di verità nella sua casa, una realtà che avrebbe voluto scacciare e che invece gli si parava davanti e lo stava inghiottendo.

 

Capì

di non poter più

vivere secondo le sue idee

in mezzo a gente che viveva

secondo le idee di tutti,

che doveva separarsi

da quello stato di cose

e nella fuga

intravide

la via

d’uscita.

 

Non aspettò nemmeno che schiarisse …

Sparì

nella nebbia mattutina

con la sola

preoccupazione

di

non farsi

riconoscere.

La cronaca dei giorni a seguire è in parte nota.

Salirà su un treno con la sola terza classe e per la maggior parte del percorso viaggerà sul belvedere scoperto dell’ultimo vagone. Quando scende alla stazione di Astapovo ha già 40 di febbre e verrà alloggiato in casa del Capostazione.

La notizia della sua presenza riempie Astapovo di cronisti, curiosi, gendarmi, ammiratori.

Vi andranno prelati col mandato di esortarlo al ravvedimento e alla riconciliazione con la Chiesa ortodossa e con un treno speciale vi giungerà Sofja, accompagnata da alcuni figli e da un gruppo di medici e infermieri.

Il 9 novembre

- nel bosco di Jasnaja Poljana -

Lev Tolstòj verrà sepolto

senza croce

secondo le sue ultime volontà.

 

( In ricordo di Lev Tolstòj, emblema degli obiettori di coscienza. Carlo E. Meneguzzo )