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Situazione
strategica: la Seconda Squadra del Pacifico Russa, dopo un viaggio
avventuroso da San Pietroburgo all'Estremo Oriente tenta di forzare il
canale di Tsushima, isola tra il Giappone e la Corea, per dirigersi verso
Vladivostok, ultimo porto russo sul Pacifico dopo la caduta di Port Arthur.
Le navi russe, aldilà dell'inferiorità tecnologica, sono in cattive
condizioni per il lungo viaggio e con equipaggi stanchi e demoralizzati; i
giapponesi hanno atteso con pazienza e si sono addestrati per settimane per
questo scontro, che avviene in prossimità delle loro basi e che sanno sarà
decisivo per la vittoria definitiva del Sol Levante.
Forze
in campo La squadra russa
è composta dalla 1a Divisione (corazzate Suvoroff, Aleksander
III, Borodino, Orel), dalla 2a Divisione (corazzate Osliabia,
Sissoi Veliky, Navarin e incrociatore Nakhimoff);
dalle le "vecchie calosce" della 3a Divisione
(corazzate costiere Nicola I, Apraxin, Seniavin, Usciakoff),
dagli incrociatori protetti Oleg ed Aurora e dagli incrociatori
corazzati Dmitri Donskoy e Vladimir Monomakh,
quest'ultimi a protezione delle navi ausiliarie (4 trasporti, due
rimorchiatori e due navi ospedale); le nove (sole...) siluranti sono
sparpagliate di qua e di là con funzioni di scorta, di collegamento e di
eventuale trasferimento degli ufficiali. La Squadra Esploratori (incrociatori
Svietlana, Almuz e Jemciug; inc. ausiliario Ural)
completa le forze russe.
Le forze fa
battaglia giapponesi dell'Amm. Togo comprendono quattro corazzate moderne (Mikasa,
Shikishima, Asahi e Fuji), i due moderni incrociatori
corazzati Kasuga e Nisshin (della classe "Garibaldi",
che ebbe un notevole successo commerciale), altri 6 incrociatori corazzati (Izumo,
Iwate, Asama, Tokiwa, Adzuma, e Yakumo);
una vecchia corazzata ex-cinese (Chin Yuen), numerosi
esploratori e parecchie flottiglie di siluranti, che si erano dimostrate
particolarmente abili ed aggressive nelle prime fasi della guerra.
I russi
navigano schierati su due colonne: la 1a e la 2a
divisione a destra, la direzione di probabile provenienza del nemico, le
altre navi a sinistra. La squadra giapponese ha la divisione di esploratori schierata a rastrello davanti alla squadra
da battaglia, che procede in linea di fila con la divisione delle corazzate
in testa e gli incrociatori corazzati a seguire.
Il contatto tra le due squadre avviene circa alle
13:00: gli esploratori giapponesi trasmettono posizione e
formazione del nemico e si ritirano verso le proprie corazzate per evitare il
tiro dei grossi calibri nemici.
L'approccio
I russi sono ora protagonisti di un incredibile errore di manovra, peraltro
non percepito dal nemico appena allontanatosi nelle nebbia: l'Amm.
Rojestvenski, giustamente dal punto di vista tattico ma con troppa fiducia
nelle capacità manovriere delle proprie divisioni, intendeva disporre le sue
navi da battaglia in un'unica linea di fronte, mantenendo la rotta, in moda
da poter rapidamente formare la linea di combattimento in una direzione o
nell'altra a seconda della direzione d'approccio del nemico; per eseguire
questo cambio di formazione, le due colonne russe avrebbero dapprima dovuto
formare un'unica linea di fila, virando di 90° a destra in sequenza, con la
1a divisione seguita dalla 2a e dalla 3a, quindi virare ad un tempo di 90° a
sinistra e formare un'unica linea di fronte: facili a dirsi ma assai meno a
farsi... Al momento della seconda virata, le navi della 1a divisione,
anziché
eseguire una virata ad un tempo si incolonnano nuovamente, di fatto
ricostituendo la formazione originaria, con la colonna di destra formata ora
dalla sola 1a divisione, che a questo punto si affretta a forzare
le macchine per sopravanzare le altre navi e formare un'unica linea di fila !
Anche i
giapponesi commettono una grave imprudenza: dopo aver sfruttato la maggiore
velocità per superare sul lato destro la formazione russa, ed esserle
passato, navigando di controbordo, sulla sinistra (dove erano riportate le
navi più deboli), Togo doveva riportare la sua squadra da battaglia (in
linea di fila, corazzate in testa, incrociatori corazzati a seguire) in rotta
NE parallela al nemico: per ragioni ignote, questo fu fatto eseguendo una
conversione a U sulla sinistra, dalla parte del nemico quindi, con l'effetto
di mantenere per alcuni minuti alcune navi "In ombra" e questo a
ca. 8.000 m da un nemico visibile!
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Il
combattimento Il contatto balistico tra le due squadre avviene intorno
alle 14:10, con i
giapponesi in posizione estremamente vantaggiosa e che, grazie al
vantaggio in velocità (circa 5 nodi) cercano il "taglio
della T", potendo comunque già concentrare il tiro sulle prime 2 o 3 navi di testa russe,
come prescritto dalla loro dottrina di tiro (la dottrina russa prevedeva
invece di impegnare tutti i bersaglia tiro).
Le prime salve
sono incredibilmente favorevoli ai russi: le "vecchie calosce", che
possono tirare solo con i pezzi di prua contro gli incrociatori corazzati nemici,
in coda alla formazione giapponese, costringono l'Asama a lasciare
temporaneamente il suo posto nella linea di battaglia e danneggiano anche il Yukumo
ed il Nisshin; anche l'ammiraglia Mikasa è colpita, e Togo è
miracolosamente illeso.
Dopo le 14:30,
le cose cambiano rapidamente: la Suvoroff è colpita ripetutamente ed
ha le sovrastrutture devastate dalle granate dirompenti dei giapponesi, che
feriscono quasi tutti gli ufficiali e massacrano il personale allo scoperto;
quando si passa ai proiettili perforanti la corazzata si trasforma in un
rogo, inizia ad imbarcare acqua ed abbandona il combattimento alle 14:45, con
il comandante in capo gravemente ferito. Contemporaneamente, l'Osliabia subisce
lo stesso trattamento dell'ammiraglia russa e cola a picco alle 15:05.
I russi a
questo punto stanno per sfilare di poppa ai giapponesi, che li hanno
sopravanzati, ma Togo ordina una conversione ad U ad un tempo e taglia
nuovamente ai russi la rotta per Vladivostok, costringendoli a girare in
tondo e scompaginare la formazione per difendere i trasporti, attaccati anche
dagli esploratori giapponesi, o per riparare i danni
La zona dello
scontro è ormai oscurata dal fumo e per un po' si interrompe il contatto
visivo tra le corazzate avversarie, mentre si accende la lotta tra gli
incrociatori leggeri.
Dalle 17:50
riprende il tiro dei grossi calibri: i giapponesi continuano a concentrare il
fuoco, in successione, contro la testa della formazione nemica: prima è la Alexander
III ad abbandonare la linea (affonderà alle 18:55), poi è la volta
della Borodino (che esplode sotto i colpi della Fuji ed affonda
alle 19:10); si fanno sotto anche gli incrociatori leggeri (che affondano un
trasporto) e le siluranti giapponesi: la Suvoroff è scovata ed
affondata alle 19:20.
Con l'arrivo
dell'oscurità, il comandante delle "vecchie calosce" della 3a
divisione, ammiraglio Neboghatoff, si rende conto di essere divenuto il
comandante in capo e ordina disperatamente di proseguire verso nord,
difendendosi inizialmente con successo dall'attacco delle siluranti nemiche.
Alcune navi russe (come prescritto dai regolamenti...) accendono i riflettori
per scovare il nemico e finiscono così per attirare i caccia giapponesi, che
si gettano loro addosso in maniera scoordinata e spesso speronandosi l'un
l'altro !
All'alba la
situazione è la seguente: Nicola I, Orel, Apraxin, Seniavin e
Izumrud, benché con danni di varia entità, sono ancora insieme, le
altre navi sono disperse o affondate. Raggiunto dalle navi da battaglia
giapponesi, che sfruttano la maggiore velocità e la superiore portata dei
cannoni per battere il nemico rimanendo fuori tiro, l'Amm. Neboghatoff
ha una sola scelta per evitare un inutile massacro: la resa...
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Conclusioni
Senza inoltrarsi in considerazioni approfondite sugli effetti strategici e
sulle lezioni tattiche della battaglia, ecco in estrema sintesi gli esiti
quantitativi della battaglia:
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delle 7
corazzate russe impiegate, 6 furono affondate (Osliabia,Suvaroff,
Alexander III, Borodino, Sissoi Veliky e Navarin) ed una catturata (Orel);
-
delle 4
corazzate costiere o di seconda classe, 1 fu affondata (Usciakoff)
e le altre catturate (Nicola I, Apraxin, Seniavin);
-
tutti e 3
gli incrociatori corazzati russi furono affondati (Nakhimoff,
Dmitri Donskoy, Vladimir Monomakh);
-
dei 6
incrociatori protetti (leggeri), 1 riuscì a raggiungere la Russia (Almaz)
ed uno si incagliò sulla via di Vladivostok (Izumrud), 3 si fecero
ignominiosamente internare nelle Filippine (Aurora, Oleg, Jemciug)
ed 1 solo fu affondato, a testimonianza che un'azione di comando più
determinata avrebbe sicuramente permesso alle navi più veloci di
raggiungere Vladivostok;
-
i morti
russi furono circa 5.000 ed i prigionieri oltre 6.500; i giapponesi ebbero
116 morti e 558 feriti;
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i
giapponesi persero solo 3 siluranti (sic...), a testimonianza delle buone
qualità delle loro navi, di quelle pessime dei proiettili russi (e non
degli artiglieri: un cacciatorpediniere, colpito 32 volte, rientrò alla
base con un solo ferito a bordo; anche la Mikasa, che incassò circa 20
colpi da 305 e 254mm, ebbe solo un pezzo da 305 della torre prodiera messo
fuori uso..).
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