TSUSHIMA - 27 maggio 1905

brevi note sul primo grande scontro tra flotte del XX secolo


Situazione strategica: la Seconda Squadra del Pacifico Russa, dopo un viaggio avventuroso da San Pietroburgo all'Estremo Oriente tenta di forzare il canale di Tsushima, isola tra il Giappone e la Corea, per dirigersi verso Vladivostok, ultimo porto russo sul Pacifico dopo la caduta di Port Arthur. Le navi russe, aldilà dell'inferiorità tecnologica, sono in cattive condizioni per il lungo viaggio e con equipaggi stanchi e demoralizzati; i giapponesi hanno atteso con pazienza e si sono addestrati per settimane per questo scontro, che avviene in prossimità delle loro basi e che sanno sarà decisivo per la vittoria definitiva del Sol Levante.

Forze in campo  La squadra russa è composta dalla 1a Divisione (corazzate Suvoroff, Aleksander III, Borodino, Orel), dalla 2a Divisione (corazzate Osliabia, Sissoi Veliky, Navarin e incrociatore Nakhimoff); dalle le "vecchie calosce" della 3a Divisione (corazzate costiere Nicola I, Apraxin, Seniavin, Usciakoff), dagli incrociatori protetti Oleg ed Aurora e dagli incrociatori corazzati Dmitri Donskoy e Vladimir Monomakh, quest'ultimi a protezione delle navi ausiliarie (4 trasporti, due rimorchiatori e due navi ospedale); le nove (sole...) siluranti sono sparpagliate di qua e di là con funzioni di scorta, di collegamento e di eventuale trasferimento degli ufficiali. La Squadra Esploratori (incrociatori Svietlana, Almuz e Jemciug; inc. ausiliario Ural) completa le forze russe. 

Le forze fa battaglia giapponesi dell'Amm. Togo comprendono quattro corazzate moderne (Mikasa, Shikishima, Asahi e Fuji), i due moderni incrociatori corazzati Kasuga e Nisshin (della classe "Garibaldi", che ebbe un notevole successo commerciale), altri 6 incrociatori corazzati (Izumo, Iwate, Asama, Tokiwa, Adzuma, e Yakumo); una vecchia corazzata ex-cinese (Chin Yuen), numerosi esploratori e parecchie flottiglie di siluranti, che si erano dimostrate particolarmente abili ed aggressive nelle prime fasi della guerra. 

I russi navigano schierati su due colonne: la 1a e la 2a divisione a destra, la direzione di probabile provenienza del nemico, le altre navi a sinistra. La squadra giapponese ha la divisione di esploratori schierata a rastrello davanti alla squadra da battaglia, che procede in linea di fila con la divisione delle corazzate in testa e gli incrociatori corazzati a seguire. 

Il contatto tra le due squadre avviene circa alle 13:00: gli esploratori giapponesi trasmettono posizione e formazione del nemico e si ritirano verso le proprie corazzate per evitare il tiro dei grossi calibri nemici. 

L'approccio   I russi sono ora protagonisti di un incredibile errore di manovra, peraltro non percepito dal nemico appena allontanatosi nelle nebbia: l'Amm. Rojestvenski, giustamente dal punto di vista tattico ma con troppa fiducia nelle capacità manovriere delle proprie divisioni, intendeva disporre le sue navi da battaglia in un'unica linea di fronte, mantenendo la rotta, in moda da poter rapidamente formare la linea di combattimento in una direzione o nell'altra a seconda della direzione d'approccio del nemico; per eseguire questo cambio di formazione, le due colonne russe avrebbero dapprima dovuto formare un'unica linea di fila, virando di 90° a destra in sequenza, con la 1a divisione seguita dalla 2a e dalla 3a, quindi virare ad un tempo di 90° a sinistra e formare un'unica linea di fronte: facili a dirsi ma assai meno a farsi... Al momento della seconda virata, le navi della 1a divisione, anziché eseguire una virata ad un tempo si incolonnano nuovamente, di fatto ricostituendo la formazione originaria, con la colonna di destra formata ora dalla sola 1a divisione, che a questo punto si affretta a forzare le macchine per sopravanzare le altre navi e formare un'unica linea di fila !

Anche i giapponesi commettono una grave imprudenza: dopo aver sfruttato la maggiore velocità per superare sul lato destro la formazione russa, ed esserle passato, navigando di controbordo, sulla sinistra (dove erano riportate le navi più deboli), Togo doveva riportare la sua squadra da battaglia (in linea di fila, corazzate in testa, incrociatori corazzati a seguire) in rotta NE parallela al nemico: per ragioni ignote, questo fu fatto eseguendo una conversione a U sulla sinistra, dalla parte del nemico quindi, con l'effetto di mantenere per alcuni minuti alcune navi "In ombra" e questo a ca. 8.000 m da un nemico visibile!

 

Il combattimento Il contatto balistico tra le due squadre avviene intorno alle 14:10, con i giapponesi  in posizione estremamente vantaggiosa e che, grazie al vantaggio in velocità (circa 5 nodi) cercano il "taglio della T", potendo comunque già concentrare il tiro sulle prime 2 o 3 navi di testa russe, come prescritto dalla loro dottrina di tiro (la dottrina russa prevedeva invece di impegnare tutti i bersaglia tiro).

Le prime salve sono incredibilmente favorevoli ai russi: le "vecchie calosce", che possono tirare solo con i pezzi di prua contro gli incrociatori corazzati nemici, in coda alla formazione giapponese, costringono l'Asama a lasciare temporaneamente il suo posto nella linea di battaglia e danneggiano anche il Yukumo ed il Nisshin; anche l'ammiraglia Mikasa è colpita, e Togo è miracolosamente illeso.  

Dopo le 14:30, le cose cambiano rapidamente: la Suvoroff è colpita ripetutamente ed ha le sovrastrutture devastate dalle granate dirompenti dei giapponesi, che feriscono quasi tutti gli ufficiali e massacrano il personale allo scoperto; quando si passa ai proiettili perforanti la corazzata si trasforma in un rogo, inizia ad imbarcare acqua ed abbandona il combattimento alle 14:45, con il comandante in capo gravemente ferito. Contemporaneamente, l'Osliabia subisce lo stesso trattamento dell'ammiraglia russa e cola a picco alle 15:05.

I russi a questo punto stanno per sfilare di poppa ai giapponesi, che li hanno sopravanzati, ma Togo ordina una conversione ad U ad un tempo e taglia nuovamente ai russi la rotta per Vladivostok, costringendoli a girare in tondo e scompaginare la formazione per difendere i trasporti, attaccati anche dagli esploratori giapponesi, o per riparare i danni

La zona dello scontro è ormai oscurata dal fumo e per un po' si interrompe il contatto visivo tra le corazzate avversarie, mentre si accende la lotta tra gli incrociatori leggeri.

Dalle 17:50 riprende il tiro dei grossi calibri: i giapponesi continuano a concentrare il fuoco, in successione, contro la testa della formazione nemica: prima è la Alexander III ad abbandonare la linea (affonderà alle 18:55), poi è la volta della Borodino (che esplode sotto i colpi della Fuji ed affonda alle 19:10); si fanno sotto anche gli incrociatori leggeri (che affondano un trasporto) e le siluranti giapponesi: la Suvoroff è scovata ed affondata alle 19:20.

Con l'arrivo dell'oscurità, il comandante delle "vecchie calosce" della 3a divisione, ammiraglio Neboghatoff, si rende conto di essere divenuto il comandante in capo e ordina disperatamente di proseguire verso nord, difendendosi inizialmente con successo dall'attacco delle siluranti nemiche. Alcune navi russe (come prescritto dai regolamenti...) accendono i riflettori per scovare il nemico e finiscono così per attirare i caccia giapponesi, che si gettano loro addosso in maniera scoordinata e spesso speronandosi l'un l'altro !

All'alba la situazione è la seguente: Nicola I, Orel, Apraxin, Seniavin e Izumrud, benché con danni di varia entità, sono ancora insieme, le altre navi sono disperse o affondate. Raggiunto dalle navi da battaglia giapponesi, che sfruttano la maggiore velocità e la superiore portata dei cannoni per battere il nemico rimanendo fuori tiro, l'Amm. Neboghatoff ha una sola scelta per evitare un inutile massacro: la resa...

 

Conclusioni  Senza inoltrarsi in considerazioni approfondite sugli effetti strategici e sulle lezioni tattiche della battaglia, ecco in estrema sintesi gli esiti quantitativi della battaglia:

  • delle 7 corazzate russe impiegate, 6 furono affondate (Osliabia,Suvaroff, Alexander III, Borodino, Sissoi Veliky e Navarin) ed una catturata (Orel);

  • delle 4 corazzate costiere o di seconda classe, 1 fu affondata (Usciakoff) e le altre catturate (Nicola I, Apraxin, Seniavin);

  • tutti e 3 gli incrociatori corazzati russi furono affondati  (Nakhimoff, Dmitri Donskoy, Vladimir Monomakh);

  • dei 6 incrociatori protetti (leggeri), 1 riuscì a raggiungere la Russia (Almaz) ed uno si incagliò sulla via di Vladivostok (Izumrud), 3 si fecero ignominiosamente internare nelle Filippine (Aurora, Oleg, Jemciug) ed 1 solo fu affondato, a testimonianza che un'azione di comando più determinata avrebbe sicuramente permesso alle navi più veloci di raggiungere Vladivostok;

  • i morti russi furono circa 5.000 ed i prigionieri oltre 6.500; i giapponesi ebbero 116 morti e 558 feriti; 

  • i giapponesi persero solo 3 siluranti (sic...), a testimonianza delle buone qualità delle loro navi, di quelle pessime dei proiettili russi (e non degli artiglieri: un cacciatorpediniere, colpito 32 volte, rientrò alla base con un solo ferito a bordo; anche la Mikasa, che incassò circa 20 colpi da 305 e 254mm, ebbe solo un pezzo da 305 della torre prodiera messo fuori uso..).

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pagina aggiornata il 09/06/2003