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La
tartaruga e il leopardo
“La ragione del più forte
è sempre la migliore”, diceva il poeta francese La Fontaine: questa
teoria sembra condivisa dal popolo di Numbeland, dove ogni giorno un temibile
leopardo, dopo aver seminato zizzania per anni fra le prede, decise di
confrontarsi con la tartaruga. Quest’ultima è l’unica presenza,
in una giungla effervescente e piena di sorprese, che brilla per la sua
discrezione e la sua pacifica natura. Un giorno come un altro, un avvoltoio
incrociò su un ramo di un baobab un leopardo che sembrava annoiarsi
a morte.
“Oh
grande carnivoro delle pianure di Numbelan, perché stai appollaiato
da giorni in cima a quest’albero? Gli impala, le zebre, gli gnu e compagni
non ti gustano più?”
“Proprio così, sono vecchio,
ho dominato queste vaste distese per anni: la tribù ne è
testimone, avete sempre saziato il vostro terribile appetito con i resti
delle mie vittime, nessuna carne mi è estranea, ora non so più
e cosa sfidare.”
“Hai mai mangiato la carne di tartaruga?”
“Che cos’è la tartaruga?”
“Non saprei dirtelo, so tramite
un mio cugino, il marabù, che ha la carne più tenera che
la natura abbia mai riservato ad un abitante di Numbelan.”
“Vuoi dire che è uno di noi,
e non lo conosco?”
“Certo è difficile da trovare
e altrettanto da combattere.”
“Tu l’hai già mangiata questa
tartaruga?”
“… E come avrei potuto?… Se tu non
l’hai mai cacciata, io non ho mai trovato i suoi resti.”
“Da oggi annuncio ufficialmente
una sfida alla tartaruga, fate passare la notizia.”
L’avvoltoio
andò a raccontare personalmente la notizia a suo cugino il marabù,
uno dei più grandi predatori delle tartarughe. Quest’ultimo, che
si trovava giusto alle prese con una di loro, dopo un ennesimo vano tentativo
di ingannare l’animale ritirato nel suo guscio, le annunciò rassegnato:
“Se non sarò io a mangiarti, ci penserà il leopardo a ucciderti.”
Sempre dentro il guscio la tartaruga ribadì: “Che cos’è questa
storia del leopardo che mi cerca?”
“Ah! Lo sai già! Sarebbe
allora meglio per te lasciarti mangiare da me: con lui la tua morte sarà
crudele e finirai nello stomaco dell’orribile avvoltoio.”
“A Numbelan nessuno ha bisogno di
suicidarsi, la morte vive qui come noi: oggi la provvidenza mi ha risparmiato
il tuo becco assassino, domani chi lo può sapere? … E poi se i piedi
sono destinati a calpestare il suolo, prima o poi incroceranno il serpente.
Fu così che la saggia tartaruga liquidò la questione. Lei
che non aveva mai fretta, ne aveva ancora meno di morire.
Il leopardo e la tartaruga si incontrarono
un giorno in un luogo della giungla dalla fitta vegetazione. Dopo uno scambio
di cortesie, il leopardo riconobbe il suo nemico del momento.
“Sei la tartaruga, bassa statura?”
“Sì, temibile leopardo, cosa
vuoi?”
“Niente di straordinario, è
giunto il tuo momento di morire.”
“Cha la sfida avvenga in un posto
più accessibile”, suggerì allora la tartaruga.
“Come vuoi tu”, acconsentì
il leopardo. I due si diressero verso un corso d’acqua dove la vegetazione
era meno fitta e quando lo raggiunsero il leopardo chiese alla tartaruga
quale fosse il suo ultimo desiderio.
“Chiedo cinque minuti per compiere
un mio rito”, rispose la vittima designata a un destino più che
certo, e si allontanò.
La tartaruga cominciò a scavare
di qua e di là nel terreno, si rotolò sul suolo con dei balzi
frenetici finché, esaurite le forze, tornò davanti al suo
sfidante e si dichiarò pronta. Il leopardo, che sembrò turbato,
chiese all’avversaria:
“Che hai fatto?… Invece di risparmiare
le tue forze, cosa ti sei affannata a fare?”
“Non c’è tempo per spiegartelo,
caro leopardo, passiamo pure all’atto finale.”
Il leopardo alzò una zampa
e la tartaruga si spense senza soffrire. Aveva accettato il suo destino
senza troppe difficoltà dopo una vita vissuta nel miglior modo possibile.
Per non passare da essere insignificante
ed incapace, forse la tartaruga aveva ritenuto giusto lasciare delle tracce
riconoscibili di una sua resistenza prima di soccombere al potente leopardo?
“Per forza”, dice il saggio, “se
apparire conta più di essere.” |