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Un crimine senza punizione:
la tratta degli schiavi

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Ti prego di non dimenticare che l’essere
che tu chiami tuo schiavo è nato dal tuo stesso seme,
gode del tuo stesso cielo, respira la tua stessa aria,
vive e muore come te!
Guardati dal disprezzare un uomo la cui condizione
può essere la tua, nel momento in cui gli manifesti
il tuo disprezzo.
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Seneca, Lettere a Lucilio (63-65)

Il lavoro forzato è esistito, sotto forme diverse, in tutta l’Antichità - nell’Egitto dei faraoni, nel Medio Oriente (Babilonia, Assiria), in Grecia e a Roma. Ma l’istituzione schiavista, che fa dello schiavo una mercanzia è stata inventata dalle città-stato greche.

La schiavitù consiste essenzialmente in un rapporto in cui una persona domina l’altra. Si basa sull’autorità di un padrone, che impone la sua volontà con la forza o le minacce. Il sistema schiavista è stato creato e mantenuto con la violenza. Frustare gli schiavi non serviva solamente a infliggere loro una punizione ma era anche un modo per dominarli, impressionarli e ricordare la loro condizione di schiavitù. Essi erano tenuti isolati, senza alcuna alternativa se non una «abietta sottomissione», la fuga o la ribellione. Questo dominio era giustificato dalla «alienazione originale» dello schiavo, dalla sua condizione di «persona senza onore». Privato di qualsiasi diritto o titolo, egli non possedeva più genealogia, non più predecessori né discendenti. Completamente isolato, non poteva ricevere né trasmettere eredità. Alienato, senza radici, costituiva uno strumento di cui il padrone poteva disporre a proprio piacimento. Questi, d’altra parte, possedeva tutta una serie di mezzi, fisici o simbolici, per dominare il corpo dello schiavo.

Gli schiavi dell’Antichità, come quelli dei tempi moderni, dovevano sottomettersi alle esigenze sessuali dei propri padroni. La prostituzione era soltanto uno degli aspetti di questi rapporti. Vari processi di disumanizzazione (cambiamento del nome, castighi corporali, torture) tendevano a degradare gli schiavi, a privarli della loro personalità e renderli diversi dagli altri esseri umani che non erano proprietà di nessuno. L’uso di chiamare «ragazzo» - pais in greco, puer in latino - tutti gli schiavi di sesso maschile, qualunque fosse la loro età, perseguiva la stessa finalità.


Cattura degli schiavi
Uno schiavo imprigionato a un ceppo


Si è cercato di minimizzare, e addirittura di nascondere, le numerose sevizie compiute sugli schiavi, così come di negare l’esistenza della tortura in Grecia e in Italia. Tuttavia, questa era certamente praticata ad Atene. L’uomo libero differisce dallo schiavo, osserva Demostene, per il fatto che quest’ultimo deve rispondere con il proprio corpo dei crimini commessi. Ciò che si ignora, tuttavia, è se i proprietari di schiavi dell’Antichità hanno mostrato la stessa sottile crudeltà dei piantatori delle Americhe. Le atrocità di cui furono capaci questi ultimi e di cui si hanno testimonianze irrefutabili hanno alimentato una vasta letteratura.
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