Roma, maggio 2048

 

 La gente fa la fila per racimolare la razione d’acqua potabile quotidiana, l’unica cosa che ancora non è stata sintetizzata in una pasticca o una tavoletta, e si perché gran parte degli ultimi corsi d’acqua sono inquinati o prosciugati.

Sono riusciti a cambiare pure il percorso del Tevere, ora non scorre più in città. Era diventato un torrente e tutto intorno era malsano. Nel suo fondale è stato trovato di tutto: automobili del secolo scorso, scheletri e rottami di ogni genere (quelli che chiamavano elettrodomestici), anfore romane e relitti di barconi di ogni ere. Con tutte queste cose hanno aperto il museo del Tevere.

Ora dove scorreva il fiume c’è un’importante arteria di comunicazione veloce, pare che il traffico sia un problema quasi risolto.

L’aria è irrespirabile, solo nei grandi centri al chiuso si può respirare ossigeno a pieni polmoni, chiaramente artificiale.

Ormai la vita si svolge nei grandi camminamenti che collegano edifici agli altri, si esce fuori solo per pochi minuti, magari per salire su idrometrpolitane leggere o sui propri vettori e rincasare.

All’aria aperta ci sono solo i disadattati e gli immigrati che non sono riusciti ad integrarsi, vengono chiamati gli “scoperti”.

Essi provano a coltivare nella vecchia maniera qualche campo a ridosso dei grandi stagni delle discariche di liquefazione, ma invano.

L’ossigeno scarseggia e le piogge sono solo acide.

Il cielo è color terra e il sole fatica a filtrare tra la densa cappa polverosa. Un po’ di refrigerio si trova sotto gli ultimi alberi rimasti nelle grandi ex ville al nord della città, tutto il resto è andato, come d’altronde nelle altre zone del Pianeta, dopo gli ultimi grandi incendi, disboscamenti e varie catastrofi ambientali dei primi anni del terzo millennio, la vegetazione si rifiuta a crescere (naturalmente non ci sono più i presupposti biologici).

Mio nipote mi domanda quanto vivono gli scoperti, rispondo molto poco, circa 40 o 50 anni al massimo, se non muoiono prima di tumore ai polmoni o alla pelle.

La nostra vita media è aumentata a 87 anni sia per gli uomini che per donne, sono molti gli ultracentenari, e troppo poco i bambini.  Tra una domanda e l’altra ci scorriamo i mini DVD quadrimen-

sionali nel  megaschermo olografico, sono tutti documentari sulla scienza e sull’ecologia del secolo scorso, e precisamente il paradiso terrestre delle isole Galapagos, ricchezza e scuola di vita dei più grandi scienziati e pensatori dell’umanità, sommerse dalla stupidaggine nera dell’uomo nel primo anno del secolo. Quando ero piccolo andavano di moda le comiche di Stanlio e Ollio  proiettate con un super8 su una parete liscia e bianca. Oggi la gente è fissata sugli argomenti della natura con un preciso richiamo alla passata new age, forse perché il sogno recondito è quello di ricomporre qualcosa che ci legava alla vera dimensione del mistero della vita e delle leggi naturali che abbiamo distrutto forse per sempre.

Mio nipote mi chiede perché tutto questo, vedi, rispondo, l’uomo pensava di essere libero ponendosi come unico essere intelligente al di sopra delle leggi naturali, tutto questo con la benedizione di Dio. Ma Dio, cioè la natura, si è ribellata come un anticorpo fa con una cellula impazzita, ecco noi siamo  proprio delle cellule impazzite.

Non abbiamo capito che essere liberi vuol dire essere come le stelle che liberamente seguono le loro traiettorie e noi dovremmo seguire consapevolmente il nostro destino.

 

Alex Torrelli

 

 

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