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UNA SERATA CON RINO, REPORTER D’ASSALTO Incontro con il fotografo Rino Barillari A cura di Alessandro Torrelli
Spielberg e
Benigni Che fortuna, ho parcheggiato proprio vicino al luogo dell’appuntamento. Sono a piazza Santa Apollinare e la serata sembra perfetta. Ecco Rino. Mi guarda con un po’ di diffidenza. Forse ha paura che io possa rovinargli i suoi appostamenti. Ci incamminiamo verso Campo de’ Fiori tagliando per Piazza Navona. Qualche domanda col fiatone, ma Rino già non mi guarda più. Il suo sguardo cattura il Granduca di Lussemburgo con famiglia al seguito che sta cenando ai "Tre scalini". Ieri, mi dice Rino, ha "catturato" Claudia Koll facendola arrabbiare un po' perché le ha messo accanto un finto accompagnatore. Arriviamo a Campo de Fiori e ci sediamo all’"Antica Trattoria Romana" con due altri amici fedeli, Maurizio e Rodolfo. Il vino scende "a garganella". Può cominciare l’intervista.
Claudia Koll e ...
Come inizia la tua avventura fotografica? Il mio desiderio era quello di fare
l’operatore cinematografico. Ero affascinato dai personaggi del cinema e
li conoscevo tutti perché mio zio in Calabria, dove sono nato, aveva un
cinema e io rivedevo anche due o tre volte la stessa pellicola. All’epoca
c’era la radio, ma non la televisione e le immagini della vita politica e
sociale erano proiettate al cinematografo quindi erano molto filtrate e
manovrate.
A me piace adoperare l’intelligenza e la capacità di sfruttare qualsiasi situazione nascosta o pubblica anche con un certo cinismo, per raccontare la storia e la vita di un Paese. Insomma mi piace essere un reporter d’assalto. Cosa raccontano le tue foto? La privacy dei personaggi famosi è un
escamotage per nascondere le magagne e non le cose pulite, ma l’immagine
deve raccontare la verità, l’espressione del momento. Si può smentire
tutto, anche un articolo scritto, ma l’immagine no. E si rischia per
raccontare. Sono andato all’ospedale duecento volte e mi hanno distrutto
un centinaio di macchine fotografiche. Ho rimediato anche un cono gelato
spappolato sulla fronte da una famosa attrice del periodo della "dolce
vita". A mia volta sono diventato un soggetto per uno scoop.
L’evento in cui hai rischiato di più? Di eventi ce ne sono stati tanti, ma sicuramente di più pericolosi durante il terrorismo e la contestazione. Qual è il tuo equipaggiamento fotografico? Una volta usavo il teleobiettivo per
fare foto di nascosto, ma era pericoloso. Oggi è meglio esporsi. Anche
perché sono i personaggi che ti vengono a cercare. Hanno capito che lo
scoop li rende ancora più famosi e li tiene sulla cresta dell’onda. La
gente mi informa su quello che farà domani e sui propri spostamenti. Mi
suggeriscono le puntate seguenti. Insomma la mia professione è cambiata.
Oggi è il personaggio stesso che mi chiama e mi chiede anche di inventarmi
una storia fotografica, un vero e proprio servizio. Non ci sono consigli, né tecnica. L’importante è saper cogliere l’attimo e perseverare su quello che fai perché ci credi. Non serve un grosso equipaggiamento. Personalmente ho scattato anche con fotocamere usa e getta per passare da turista. La fotografia si scatta con la testa. Un’idea di fotografia. La fotografia si guarda, si sogna, si cambia e si dimentica. Rino Barillari A Modena c’è una rassegna delle foto di Barillari all’interno del festival internazionale della fotografia 2000. Da via Veneto a Lady Diana, The king of paparazzi. Vita da paparazzo – Rino Barillari il King – L’informazione da Via Veneto a Lady Diana. Di Andrea Nemiz, editore Nuova Arnica Editrice. Per chi volesse visitare il suo sito: http//www.netart.it/sfis/barillari/index.html |
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