TELEGRAMMA DALL’ INDIA

                                                                     Simon Shack

 

                                                      

                                                                       Fonte internet

                                                                                                                          

Faccio valigia. Spazzolino, passaporto, scendo. Amica puntuale al cancello, ingrana la prima. Arrivo aeroporto, bacio amica, salgo in aereo, preghiera islamica, decollo. Occidente alle spalle. Accanto, uomo scuro. Giunge hostess con cibo (cibo?). Uomo scuro alza braccio verso vassoio. Dall’ascella si spalanca l’inferno. Inferno presto domato da puzza cibo. Guardo film d’azione, mangio, penso ad oriente ancora lontano. Sbaglio. Stiamo atterrando. Bagagli a mano in mano, gran caldo all’uscita. Fila passaporti, sguardi severi, domande. Ufficiale curioso, racconto mezza vita senza spiegarla, ufficiale sorride. Benvenuto in India, avanti il prossimo. Fila taxi, uomo con cartello, mi presento. Bombay, 5 del mattino, autista carica bagaglio in fuoristrada bianco. Ingrana subito quarta e quinta, zigzag indiavolato attraverso metropoli già infuocata. Schiviamo tre incidenti frontali, otto laterali e un paio mortali. Ossigeno assente, grigio carnevale di fuliggine, festa dello smog. Respiro, siamo in superstrada. autista si addormenta, do vita ad un breve urlo, si risveglia, propone un caffè, accetto. Nell’autogrill (vegetariano) autista chiede: “piace India?” Rispondo cortese “io amo avventura, indi mi piace”. Autista offre sorriso e sigaretta. Vado in bagno, apro porta scricchiolosa, bagno turco! Ma non era l’India questa? Ricordo l’ultimo viaggio che feci. Che feci !! Traversata del Marocco con ex-compagna in pullmans statali. Stomaco indisposto io, spirito indisposto lei. Dormiva sul mio petto per migliaia di chilometri senza pareri. Da sveglia gli stavano stretti i miei. Disse “hai tanti ideali, poche soluzioni”. Forse sognava Indiana Jones. In verità anche a lui viene la cacca liquida ma ciò non viene certo filmato! L’India, quella vera, neanche. Per questo mi trovo qui adesso. Filmare un paese tanto complesso quanto l’animo di una donna. Si amerà solo se si riuscirà a capire altrimenti meglio starci lontano. Ora a stomaco sereno, ritornano questi noiosi ideali. Sento che ciò che dirò (perché io penso,  quindi sono, quindi parlo - Indiana Jones no!) ha tutte le carte in regola per salvare la terra : essere un europeo apatico oggi è da alto tradimento verso il pianeta. Schiarirsi e schierarsi. Scendere in piazza ogni santa domenica. Se un Bush può dire “con me o con i terroristi”, io dico “con il pianeta o con i coglioni”. All’India e al Pakistan, ad esempio basta una mera scintilla per trasformare i paesi in sughi all’amatriciana a base di lardo umano.  Se vi servono altre motivazioni per agire, fatelo per me, porco mondo, che sono appena sbarcato nel paese di Gandhi e me lo voglio girare un po’ in santa pace.

                                             

                                                                    Taji Mahal Fonte Internet

                                     ALLA RICERCA DEL SECONDO MONDO

                                                                            Simon Shack

 

Quali sono le prime sensazioni di un 'primomondista' che piomba in India per la prima volta, nel 2002? E prim'ancora di arrivarci, cosa ci si aspetta di trovare? Intanto premetto che un viaggio in India non si prepara. Ci si va e basta. L'India, un paese di un miliardo di abitanti, è assente nelle agenzie di viaggi. Su vari nostri organi d'informazione, attualmente, gli aspiranti viaggiatori vengono scoraggiati : "statevene al frescuccio a casa, ci sono tensioni col Pakistan, bombe atomiche , terrorismo e quant'altro."

  Per quanto relativamente abituato a recarmi in posti ‘scomodi’ ho dovuto pensarci un pò, prima di riservare il biglietto. Libri come "l'Odore dell'India' di Pasolini oppure "Un idea dell'India" di Moravia non bastano per farsi un'impressione dell'India contemporanea: l'uno, romantico e sensibile, l'altro, distaccato e analitico, ma entrambi scritti dopo un loro viaggio in India intrapreso nel 1961, con un denominatore comune: la proverbiale miseria dell'India. Cos'è (o cosa appare) cambiato in 40 anni, in un paese di apparente economia statica ? L'India non sarà diventata ricca. Ma non è certo un paese statico. Innanzitutto è apparsa una generazione di classe...diciamo media (lasciamo discorsi di caste per ora) impiegata da multinazionali (software, hardware, ricerca scientifica, ecc..) che in India trovano le necessarie competenze a costi ridotti. A Bombay (ora 'Mumbai'), c'è Bollywood (la Hollywood indiana),con una fauna di operatori del cinema sempre più facoltosi : l'India è al secondo posto nel mondo per produzioni cinematografiche. Insomma, vari settori dell'economia ”che conta” volano (ma non è anche così in occidente?) tra le mura delle grandi imprese “che contano”. Per strada, il progresso (come chiamarlo?) è presente nella sua forma più anarchica e decadente: (mezzi decrepiti e motori fumogeni, plastica, prodotti industriali, imballaggi) sembrano unici responsabili del tremendo inquinamento che si respira nelle grandi metropoli. Troppo facile dire che c'è poco rispetto per l'ambiente ("che sporchi st' indiani!"), troppo fuori luogo dire che tutto ciò è colpa del modello di progresso partorito in occidente ("che zozzi 'sti inglesi"). Intanto,quel che colpisce di più è la serenità, la compostezza della gente nel caos di metropoli come Pune (3,5milioni d'abitanti, poco meno del mio paese, la Norvegia..) e Mumbai (più di 15...). Vi traspare una dignità, una conoscenza/ o solo coscienza di cosa sia il mondo, del ruolo dell'India di oggi di fronte alle domande che si comincia pian piano a porre il “primo' mondo”. Nei giornali (pro-governativi e non) salta spesso fuori l'argomento India/contro Resto del mondo, nonché uno spirito critico e combattivo verso un'equazione che qui sembra non riscuota ...dissensi : globalizzazione = sfruttamento. Ciò malgrado, la fame materialistica avanza anche qui a suon di marketing e megacartelloni dipinti a mano su impalcature giganti di bambù.

                                            

                                                             Outdoorclass india Fonte internet

 Ma fermi tutti un momento. Leggendo i giornali indiani mi accorgo del seguente paradosso: qui in India, sono proprio i conservatori che vogliono tenere a bada gli eccessi del modello di vita occidentale, mentre i progressisti non vedono niente di male ad indossare i jeans al posto del sari o del dhoti. Come la mettiamo? Alzi la mano chi ha un’idea. Qualche chiarimento in merito mi venne leggendo un articolo stamattina riguardo un recente dibattito televisivo tra il leader conservatore del VHP Mr.Dalmia (alleati dell’attuale governo Vapajee ), e un paio di progressisti, Mr. Thapar e Mr. Seth.

 Or dunque, Mr. Dalmia si rammarica dell'influenza occidentale sulla società e la cultura indiana. Fin qui, tutto bene. Ma messo sotto torchio, il malcapitato dirigente uscirà dal dibattito malconcio. Vediamo di seguito come e perché, attraverso alcune domande dei suoi interlocutori (vi risparmio le imbarazzate risposte del povero Signor Dalmia):

INDIANITA’ : “Signor Dalmia, lei dice che l’occidente minaccia l’indianità, ma i vostri militanti che assaltano chiunque non la pensa come loro, li trovate degni rappresentanti dell’indianità?”

FESTIVITA’: “Signor Dalmia, lei lamenta la recente usanza di celebrare la ricorrenza di San Valentino, festa occidentale degli innamorati, non pensa doversi occupare di cose più serie? Si dovrebbe forse celebrare la ricorrenza del 6 dicembre, giorno in cui i vostri proseliti hanno distrutto una moschea, in quel che considerano un luogo sacro indù?”

VIOLENZA:  “Signor Dalmia, lei dice che i jeans sono una vergogna perché incitano allo stupro (secondo recenti dati, in India vi è uno stupro ogni 54 minuti ). Una donna in sari non può quindi essere stuprata? E quanto può valere la sua fuorviante preoccupazione in un paese che riserva il peggior riguardo al mondo per le donne vittime di violenze?

SESSO: “Signor Dalmia, ha detto che la sessualità vissuta in occidente non fa parte della nostra cultura.  Come interpretate il messaggio centrale del Kamasutra? “

 A quest’ultima domanda, il Sig. Dalmia risponde: “Non ho assolutamente nulla contro le gioie del sesso”. Beh, almeno in questo, progressisti e conservatori indiani si incontrano, malgrado continue campagne per contenere un‘esplosione demografica davvero terrificante.

                                                     

                                                                    Sitar Fonte Internet

Se Gandhi ricercava la famosa “via di mezzo”, in India forse non la si raggiunge né col rifiuto in blocco dell’occidente (in questo il Mahatma era un estremista), né adottandolo ma probabilmente adattandolo. Di fronte alla complessità dei problemi dell’India, ai suoi contrasti a prima vista inconciliabili, solo nella mente di un pazzo (scappato dal manicomio socio-politico italiano) può nascere un folle augurio, e cioè che l’unica meta rimasta all’India sia anche la più bella e auspicabile :  la scoperta di un sostenibile secondo mondo. Il pazzo vi saluta .

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