RICCARDO GATTI: profilo biografico

Riccardo Gatti nacque a Faenza nel 1886 e morì nel 1972. Frequentò la Scuola d'Arti e Mestieri dove dimostrò subito una certa attitudine per il disegno, la plastica e l'ornato.

La sua prima esperienza lavorativa fu presso la Fabbrica di Maioliche dei fratelli Venturino e Virginio Minardi dove vi operò fino al 1909. L'attività e gli studi avevano maturato la sua esperienza artistica e le capacità tecniche permettendogli di partecipare a varie mostre, fra cui quella delle Arti Figurative Faentine del 1906, dove mise subito in risalto le sue qualità nel campo della plastica. Due anni dopo prese parte, come scultore, all'Esposizione Torricelliana di Faenza presentando un busto di donna che gli valse il secondo premio del settore. Egli ricordò sempre con emozione questo suo primo riconoscimento, che gli fu indubbiamente di sprone per approfondire gli studi intrapresi. E fu proprio per questo che, nel 1909, lasciò la Fabbrica dei Fratelli Minardi e Faenza per Firenze, dove frequentò l'Accademia delle Belle Arti con l'aspirazione di diventare scultore.

Nel 1911 gravi problemi familiari lo costinsero ad abbandonare gli studi e a rientrare nella sua città d'origine, dove trovare lavoro non era facile in quegli anni di crisi. Fortunatamente i fratelli Minardi lo accolsero nuovamente fino al 1913 quando la Fabbrica chiuse. Gatti partì per Roma e, pur di restare nella capitale, fece di tutto, dal decoratore al tinteggiatore, alla comparsa in diversi film.

Nel 1915, con l'entrata in guerra dell'Italia, anche per lui giunse la chiamata alle armi. Terminato il periodo bellico trovò lavoro presso due fabbriche di ceramica, e in questo ambiente venne via via maturando l'idea di rendersi autonomo aprendo egli stesso una bottega. La svolta decisiva ci fu nel 1928, quando conobbe Luigi Montalbini, impiegato comunale, che gli fornì l'apporto finanziario del quale aveva bisogno per intraprendere un'attività autonoma. Nacque così la bottega "Gatti & C". Il lavoro si svolgeva nei locali ricavati presso l'abitazione stessa del ceramista. Nei primi mesi di attività la bottega marcò il suo prodotto "Gatti e C", poi il collega e pittore Giuseppe Morini disegnò su un muro, ispirandosi al cognome, un muso di gatto stilizzato, che successivamente verrà utilizzato come nuovo marchio con sottoscritto "Faenza". Non si sa con precisione fino a quando quest'ultimo simbolo fu usato, ma certamente non per molti anni; già nel 1933 quel simbolo pare scomparire per essere sostituito con "R. Gatti" o "Gatti R." sovrapposto a "Faenza".

La primissima produzione della bottega non si discostò da quella tradizionale di tutte le altre fabbriche faentine dello stesso periodo. Nel 1928 la sua bottega fu tuttavia prescelta per la realizzazione di ceramica futurista, e presso la sede della Società Musicale "G. Sarti" di Faenza venne allestita la prima mostra della ceramica futurista. Marinetti aveva inaugurato la manifestazione elogiando le opere del ceramista e volle recarsi di persona nella sua bottega. A quella prima mostra futurista ne seguirono altre, a Roma, a Mantova, a Barcellona e a Milano.

Terminata questa breve parentenesi, la produzione del ceramista continuò ad essere indirizzata da un lato verso una produzione tradizionale con servizi da tavola, vasi, piatti, mattonelle, dall'altro iniziò ad assumere toni sempre più personali con modelli di figure femminili, animaletti, vasi in cui si sperimentavano nuove forme e smalti.

Nei primi mesi del 1930 Gio Ponti, che stava preparando la Triennale di Milano, si recò in alcune botteghe di ceramica , fra cui quella di Gatti, dando indicazioni per nuove forme ed illustrando vari decori per vasi. Fu proprio in quegli anni che Gatti cominciò a dedicarsi a realizzazioni di gusto moderno, da smalti opachi, a colature ad iridescenze su riflessi e lustri metallici. Dopo innumerevoli prove riuscì ad ottenere toni ed effetti particolari, grazie anche all'introduzione di muffole e al potenziamento del reparto della fornace.

Questa produzione incominciò a portare i suoi frutti e riconoscimenti: nel 1932, all'Esposizione di Bologna, gli vennero assegnate una croce al merito e una medaglia d'oro; nel 1933 a Parma ottenne una medaglia d'oro alla Mostra Regionale dell'Artigianato; nel 1934, alla Fiera Campionaria di Firenze, ottenne una croce al merito e una medaglia d'oro per le sue ceramiche artistiche e moderne; infine nel 1935, alla IX Fiera di Bologna, ottenne il Diploma di primo grado.

Negli anni '30 -'60 si intensificò la sua partecipazione a mostre in Italia e all'estero, tra le quali vanno ricordate l'Esposizione Internazionale di Parigi del 1937 e quella di Berlino del 1938.

La sua giovanile propensione per il modellato plastico ebbe modo di espandersi nel dopoguerra con sculture anche di notevoli dimensioni per chiese ed edifici privati, sia in Italia, sia all'estero, e soprattutto in Francia, Germania, Canada, Australia, a Washington (Via Crucis della Cappella della Delegazione Apostolica), a Filadelfia (Via Crucis e grandi statue dell'Immacolata e del San Giuseppe nella chiesa cattolica di San Giuseppe).

Molte sono anche le opere di carattere profano, e questa proficua e continua attività che proseguì indefessa fino al giorno della morte gli valse diversi altri riconoscimenti.