Queste sintetiche osservazioni sono scritte per il sito, concedo
ai vari autori la facoltà di usarle liberamente purché citino che sono di
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aRTURO Commenta Dora Vergombello
I due racconti di Dora Vergombello " L'Incontro" e "Briciole di follia", pur diversi tra loro, sia come stile che come argomento, hanno un comune punto di partenza: la fine, la scomparsa (di un amore, anzi dell'Amore. Amore che è anche dimensione fantastica e onirica, "ponte" fra pensiero realtà e possibilità.... Rimane fantasmatica, quasi spettrale la figura di uomo che sembra l'elemento scatenante dei racconti. Dico sembra perché in verità, esistente o no è in fondo un simbolo del difficile passaggio dall'adolescenza all'età adulta, simbolo dei sogni delusi e delle speranze non realizzate, del tempo che scorre, dell'impossibilità e della scoperta del "realismo sociale" e di tutte le connesse (imposte o presunte) responsabilità che esso comporta come l'assunzione di una identità, di un sesso, di un ruolo.... Nel "L' incontro"uno stile volutamente carico, "barocco" contribuisce a creare un' atmosfera (non sempre sincera) orrorifica....L'impossibilità, la negazione, l'irraggiungibilità dell'"altro", i sensi di colpa....penetrano, a volte un po' forzatamente nel paesaggio, nell'atmosfera....La brevità del racconto lo rende tuttavia meno retorico e la ricerca di "effetti" dell'autrice crea veramente dei momenti letterari molto interessanti dove coscienza, percezione e ambiente riescono simbioticamente a sostenersi e a turbare l'animo del lettore. Forse più sentito, intenso e "potente" nello stesso tempo (autobiografico?) il racconto "Briciole di follia" dove Dora riesce a percorrere con sincerità (posso confermarlo perché sono amico di un ex anoressica) i contorti, terribili, inquietanti percorsi dell'anoressia. Sincero e intenso nell'analisi dei pensieri e delle sensazioni della protagonista....razionale, logica eppure vittima dell'angoscia, dell'inspiegabile "tentazione". Il mistero della "malattia" (?) che attraverso la negazione del cibo tenta quasi di trovare un "ponte" fra materia e spirito, rivelando solo, la precarietà e l'infelicità della condizione umana, il complesso mondo dell'affettività femminile, la difficile accettazione (e integrazione sociale) del proprio corpo (anche in questo caso l'amore mancato è un simbolo) sono espressi senza volgarità o eccessivi abbellimenti letterari o soluzioni facili retoriche e comode. Una giovane scrittrice che ha già notevoli doti di sintesi che se saprà resistere alle tentazioni narcisistiche (e reagire ai dolori della vita con i suoi notevoli mezzi espressivi e di pensiero) potrà lasciare un importante letteraria testimonianza .La esorto più che a cercare premi e facili consensi (pericoli che tutti corriamo) ad andare avanti nello studio e nella ricerca e sviluppo della propria scrittura che potrà anche a lei rivelare nuove dimensioni e mondi, non solo interiori ,che sono anche nuove possibilità di esistenza e pensiero in una inquietante e difficile realtà storica-sociale.... E' il "premio" più grande non solo per uno scrittore ma per un "essere umano" cioè l'UMANITA' stessa la sua logica e sensibile nello stesso tempo, sentimentale e razionale, solitaria e condivisa percezione.
Arturo Ferrara marzo 2003 per Arte e Letteratura
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