La critica in Iperspazio Racconti. Arturo commenta le opere pubblicate, se vuoi aggiungere la tua opinione scrivi al sito.

Queste sintetiche osservazioni sono scritte per il sito, concedo ai vari autori la facoltà di usarle liberamente purchè citino che sono di Arturo, la url del sito e la mia e-mail. In caso di pubblicazione dei loro testi, chi vorrà, potrà usufruire di una mia introduzione più approfondita e ragionata che potrà essere concordata con Editori ed Autori stessi.

Stefania Z.
Il momento caffé

Il racconto è scritto in uno stile asciutto e scarno, senza concessioni alla retorica ed è anche una dolorosa riflessione sulla vita in assoluto (partendo dalle proprie esperienze e angosce personali che in fondo sono anche , in forma diversa, di tutti).Mondo reale ed ideale, desideri, possibilità, realtà e sogno si incontrano e combattono nel "momento caffè", quasi un tentativo di guadagnarsi attraverso la riflessione, la "sospensione" del tempo e delle dinamiche sociali (sarebbe meglio chiamarle ingiustizie)che scorrono inesorabili, sempre su di noi e sul nostro desiderio di una vita semplice e "umana". Il ricordo, l'analisi delle proprie azioni che, spesso sono sentite "quasi estranee", quasi imposte da un vivere sociale frenetico, competivo e disumano, nostalgia e rimorsi insieme, generano un significativo stile narrativo ,mai compiaciuto di sè stesso ma sempre alla ricerca di un istante di "verità", una via di fuga. Alcune mie mie perplessità, sono generate dal "sentire" che si possa aver l'impressione che lo "sballo" sia, possa essere una soluzione, o peggio ancora una meta,così come "l'abbandono ad una sensorialità, fisica e materiale (anche un po' datata ideologicamente del tipo "sesso, droga e rock...."). In questa prospettiva l'iterazione, la ripetizione del rito introspettivo (il fondo il momento caffè è la sua descrizione) non diviene più "curativa""sacrale" (una sorta di porta per accedere al proprio io profondo), un momento per ripartire e "conciliarsi" trovare nuove energie per lottare, continuare ma una delle tante maniere di abbandonarsi, rinunciare.Allora quale differenze ci sono tra le pillole che ci vengono proposte per lenire il dolore del vivere e le varie droghe (è verò che siamo in una società che usa ed abusa di tutto) che, all'apparenza volontariamente qualcuno si propina da solo? Insomma, si rischia, anche a livello mentale di generare un cortocircuito in cui l'amore per la vita (o almeno la speranza di amore )viene soffocato dalla paure e necessità e vie, falsamente liberatorie (in verità sono le vere prigionie) come la droga, il disinteresse, la stessa nevrosi vengono rafforzate. Almeno un idea dovremmo cercare di aver chiara che la soluzione non è nell' annullamento della coscienza e dei sensi o nella loro "super eccitazione", come ci viene proposto da chi (per biechi interessi commerciali) vuole abbruttire la nostra coscienza ma nella dolorosa ricerca dei nostri limiti, nella "misura" delle nostre espressioni e comportamenti e, se possibile nell' "Armonia" che in fondo non è altro che vivere in pace con la natura, noi stessi e gli altri sapendo di fare il possibile per proteggere e custodire "ciò che resta e ciò che scopriamo di buono". Spero di non esserti apparso un "moralista"(un po' lo sono ) o spero non "ipocrita" (ce n'è già grande abbondanza in giro) ma ho detto queste cose perchè vedo nella tua scrittura grandi potenzialità, sei concisa, intensa, essenziale, profonda e sarebbe un peccato se non continuassi a sviluppare la tua vocazione ....trovando sempre nuove strade, "ponti" fra te e gli altri, la realtà che, si può cambiare ,lentamente, con molto impegno, cercando di farsi del male il meno possibile.

Arturo Ferrara
per arte e letteratura marzo 2003

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