La
vegetazione
(disegno di Maurizio Saiu)
L'influenza antropica è
evidente in tutta l'area. Essa si è esplicata principalmente attraverso
l'attività agropastorale e con la ripetuta pratica dell'incendio, ma anche con
la caccia, i rimboschimenti, con la pressione dell’urbanizzazione, con
l’escursionismo di vario genere .
La fisionomia della
vegetazione appare dunque fortemente condizionata dalle attività umane, che
inibiscono l'evoluzione naturale del manto vegetale verso la copertura boscosa
potenziale, che appare essere una lecceta termofila.
Attualmente la vegetazione
dominante è una macchia bassa di degradazione della lecceta, dominata dal cisto
marino [Cistus monspeliensis] e dal
lentisco [Pistacia lentiscus],
particolarmente estesa nel pianoro sommitale, probabilmente la porzione
maggiormente disturbata dall'azione del fuoco e del pascolo . I versanti
mostrano invece un grado di naturalità più elevato, con lembi di macchia
medio-alta e residui di bosco.
Nelle pendici meridionali, più
assolate e asciutte, l'azione dell'uomo ha favorito lo sviluppo di una macchia a
olivastro [Olea europaea var.
sylvestris] e olivo domestico, essendovi stato impiantato
un uliveto, poi abbandonato e rinselvatichito. Tale versante è
attualmente coperto da una macchia alta ad olivo, olivastro e lentisco, con
terebinto [Pistacia terebinthus],
anagiride [Anagyris foetida], palma
nana [Chamaerops humilis] e il
consorzio arbustivo basso ed erbaceo dell'oleo-lentisceto.
Gli altri versanti conservano
lembi residui di sughereta meglio conservati nel versante SE; (la sughera [Quercus
suber] è stata favorita dall'uomo a danno del leccio
[Quercus ilex]. Nelle aree con
microclima più umido e meno caldo si fa più rilevante la presenza del leccio,
spesso arbustivo, e del corbezzolo [Arbutus
unedo].
Le radure nella macchia o nel
bosco sono molto diffuse e coperte da una vegetazione erbacea in cui dominano le
geofite, indicatrici di pascolo intensivo, fra cui prevale l'asfodelo, quindi
carlina, tapsia, ferula e numerose bulbose a fioritura primaverile.
Estese coperture di terofite[1]
e geofite[2]
sono presenti in aree che appaiono terrazzate e che sono interpretabili come
aree precedentemente adibite a colture (seminativi), poi abbandonate e
attualmente percorse dal bestiame, diffuse nel versante orientale. La copertura
a geofite raggiunge un massimo nei prati retrostanti la chiesetta del Buon
Cammino, frequentemente attraversati da animali al pascolo. In alcune ristrette
aree della zona meridionale sono presenti rimboschimenti, prevalentemente a Pinus
species plurima.Porzioni di vegetazione naturale sono attualmente incluse in
orti e condomini, presenti nel versante orientale.
[1] terofite:pianta che svolge il suo ciclo biologico entro un anno e passa la stagione sfavorevole allo stato di seme (es. il papavero comune).
[2] geofite: piante erbacee bulbose, rizomatose, tuberose che hanno le gemme nascoste sotto terra per proteggerle da condizioni ambientali sfavorevoli.
Aree terrazzate con coperture di geofite e terofite
Prati a geofite nella zona retrostante la chiesa. (Le fotografie sono state scattate dall’alunno Andrea Pischedda)
La carta fisionomica della
vegetazione è stata realizzata considerando 4 tipologie, le cui caratteristiche
vengono elencate di seguito.
•
Macchia alta
e Boscaglia
Formazioni caratterizzate da
un'altezza superiore a 2 m e in genere non superiore a 4 m. Nell'area studiata
rappresentano attualmente il più elevato grado di naturalità.
Si tratta prevalentemente di
formazioni dominate da Quercus suber, Quercus
ilex, Arbutus unedo, Phillyrea angustifolia, Rhamnus alaternus, accompagnate
da Smilax aspera, Rubus ulmifolius, Rubia peregrina, Carex distachya,
Cyclamen repandum. All'interno di esse sono sparsi individui arborei che
raggiungono altezze di 6-8 m e che solo eccezionalmente danno copertura
continua.
Nelle aree più soleggiate
predomina la varietà colturale di Olea
europaea, localizzata (ma a copertura elevata) nel versante meridionale,
dove costituisce l'evoluzione naturale di antichi uliveti installati in un
contesto di lecceta degradata. A questa si associano specie termofile quali Pistacia lentiscus, Anagyris foetida, Chamaerops humilis, Asparagus
albus, Calicotome villosa.
anch'essa un aspetto di
degradazione della lecceta. Resistente al fuoco più di Quercus
ilex, Quercus suber tende a
sostituire nel tempo questa specie nelle aree più calde, anche in seguito
all'intervento dell'uomo, che la preferisce al leccio per ragioni economiche.
Nelle formazioni dei versanti
settentrionali, più umide e meno soleggiate, si incrementa la componente a Quercus ilex e Arbutus unedo,
meno termofili della sughera
Zone soleggiate con discrete estensioni di olivi e
olivastri (Olea europaea)
Fagaceae: Quercus ilex, formazione di macchia alta con il sempreverde e robusto leccio
Fagaceae: Quercus suber
Quercus ilex con liane. Le liane caratterizzano la macchia alta nelle zone mediterranee.
Smilacaceae;
Smilax aspera: questa liana spinosa dalla foglia cuoriforme è presente sia
nella macchia alta che
nella macchia bassa.
Ericaceae: Arbutus unedo
(corbezzolo): un quadro policromo di bacche e fiori
Macchia
Bassa
Formazioni
caratterizzate da arbusti di altezza in genere inferiore a 2 m. Rappresentano
gradi di naturalità media, stadi evolutivi verso la boscaglia ad olivo e
lentisco
Si
tratta di formazioni differenziabili nelle tre categorie seguenti:
1.
Formazioni
caratterizzate da grossi macchioni di arbusti bassi, con dominanza di Pistacia
lentiscus, Olea europaea var. sylvestris,
Anagyris foetida, Calicotome
villosa, Daphne oleoides, accompagnate da Asparagus albus, Smilax aspera,
Arisarum vulgare, Geranium
purpureum.
2.
Cisteti.
Formazioni di degradazione dominate da Cistus
monspeliensis, legate alla pratica dell'incendio (che favorisce la
germinazione dei semi di questa specie) praticato in aree coperte da vegetazione
più matura. Raggiungono coperture elevate (90-100%) e altezze medie intorno al
metro. Al cisto marino si associano specie arbustive di macchia bassa quali Daphne
oleoides, Phillyrea angustifolia,
Pistacia lentiscus. Nelle aree pedologicamente favorite compaiono nuclei di
vegetazione più matura, costituita da individui arborei di sughera, che hanno
resistito alla combustione e lembi di boscaglia con leccio e corbezzolo, che
indicano evoluzione della macchia.
3.
Garighe.
Formazioni aperte caratterizzate da arbusti bassi di altezza inferiore a 50 cm,
a struttura tendenzialmente pulvinata, dominate di volta in volta da Helichrysum
microphyllum, Genista sp., Teucrium
marum, Stachys glutinosa, Thymelaea hirsuta, legate alla povertà di suolo,
carente in humus.
Aspetti della macchia bassa:Macchioni di arbusti di Pistacia lentiscus (lentisco) ai lati del sentiero che porta alla grotta.
Cespugli bassi di Cistus monspeliensis (cisto marino) e Daphne oleoides
Anacardiaceae: Pistacia lentiscus (lentisco)
Anacardiacede: Pistacia
terebinthus particolari delle infiorescenze
Aspetti di macchia bassa con cespugli di terebinto e lentisco
Thymelaeaceae: Daphne oleoides – Fiori e frutti ravvivano la macchia bassa
Aree di Cisteti con esemplari di Sughere e
boscaglia in evoluzione
Cistaceae: Cistus monspeliensis (Cisto marino), presente in vaste estensioni
Cespugli di Cistus monspeliensis di elevata
copertura e altezza di circa un metro. In secondo
piano (in alto), gialli
Zona di macchia bassa con cespugli bassi di circa
50 cm
Cistaceae: Cistus
salvifolius (Cisto femmina);
Cistus Incanus (Cisto rosso); Cistus
monspeliensis (Cisto
Marino);
Distese a perdita d’occhio con prevalenza del cisto marino
Labiatae: Lavandula stoechas (Lavanda), si accompagna alle varietà di cisto nelle grandi estensioni di cisteti
Papilionaceae: Genista Sp (Ginestra
Papilionaceae: Calycotome villosa
Thimeleaceae: Thymelaea
hirsuta
Formazioni
caratterizzate da una dominanza di specie erbacee, annuali, bienni o perenni.
Rappresentano gradi di bassa naturalità. Possono essere schematicamente
differenziate in due categorie:
Pratelli dominati da specie terofitiche appartenenti prevalentemente alla famiglia delle graminacee. Si tratta di formazioni transitorie, che si presentano conseguentemente agli incendi per germinazione dei semi in un suolo arricchito dalla sostanza minerale derivata dalla combustione.
Lo
sfruttamento di queste formazioni come pascoli, specie se associato al
reiterarsi della pratica dell'incendio, determina una forte erosione del suolo e
la degradazione verso prati della seguente tipologia:
1.
pratelli
pionieri ricoperti da macchioni rossi di Sedum che indica una delle prime fasi
di costituzione del suolo;
2.
formazioni a
bassa naturalità costituite da specie non pabulari (principalmente geofite),
quali Asphodelus microcarpus, Carlina
corymbosa, Thapsia garganica, Ferula
communis, Galactites tomentosa,
selezionate dal pascolo e dall'erosione del suolo legata alla pratica
dell'incendio.
Limitate
porzioni di vegetazione prativa occupano anche le radure nella macchia e nel
bosco, qualora le condizioni geopedologiche siano favorevoli.
Crassulaceae: Sedum
Prateria di asfodelo.
Liliaceae: Asphodelus microcarpus (asfodelo)
Umbelliferae: Ferula comunis
Ferula comunis in fiore
Umbelliferae: Thapsia garganica
•
Rimboschimenti
Si
tratta di nuclei poco estesi, conseguenti ad interventi effettuati con diverse
specie di Pinus,
e di Eucaliptus globulus,
specie meno affermata della precedente nell'area studiata.
Alle tipologie già elencate si aggiungono le porzioni di vegetazione
naturale che attualmente sono comprese in orti, frutteti e giardini, ove
costituiscono siepi oppure residui della vegetazione naturale conservata in aree
in cui sono stati introdotti individui di specie esotiche.
Amarillidaceae: Agave americana
Mappa
della vegetazione attuale del Colle Buon Cammino
Maggio 1999
Confrontando con la mappa a pag. 89 si notano grandi segni di ripresa nei punti non ripercorsi dal fuoco.