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    "INFANT OBSERVATION: RICERCA, RISORSE E METODI PER IL LAVORO CLINICO CON GENITORI E BAMBINI E PER LA FORMAZIONE".

 

Resoconto del seminario tenuto da Romana Negri a Milano il 18 ottobre 2008, organizzato dall'Associazione Studi Psicoanalitici (A.S.P.).

 

 

 

 
 

  Romana Negri è Neuropsichiatra Infantile, professore associato di Neuropsichiatria infantile all’Università degli Studi di Milano e titolare dell’ insegnamento di Neuropsichiatria infantile al Corso di Laurea di Medicina per l’area pediatrica.,  svolge un’intensa attività di formazione e aggiornamento in molte ASL e in Ospedali della Lombardia, dell’Emilia Romagna e della Toscana, dedicandosi particolarmente all’organizzazione di seminari di “Infant Observation”. I suoi interessi di ricerca riguardano gli aspetti molto precoci dello sviluppo del bambino, sul piano mentale e neurologico, secondo gli insegnamenti degli psicoanalisti Donald Meltzer e Martha Harris e dei neurologi V.Vojta e Berta e Karel Bobath. Ricordiamo in particolare il lavoro di oltre 25 anni presso l’Ospedale di Treviglio-Caravaggio (Bergamo), su più di 3900 bambini.

Le sue ricerche si sono sempre più orientate a cogliere e a dimostrare la stretta integrazione delle componenti emotivo-affettiva e neuroevolutiva a partire dalla vita prenatale, mediante osservazioni ecografiche di coppie di gemelli non identici dalla dodicesima settimana al parto e osservazioni settimanali in famiglia sino al secondo anno di vita. È autrice di 154 pubblicazioni su riviste scientifiche italiane e straniere e del libro Il neonato in terapia intensiva (Milano, Cortina, 1994; II edizione, 1998), pubblicato in inglese da Karnac e in greco da University Studio Press. E’ in fase di pubblicazione, presso Karnac, un libro sulla osservazione psicoanalitica del neonato e del bambino.

 

PROGRAMMA

Ore 9.30  Nascita e sviluppo dell’Infant Observation

                Esther Bick e Martha Harris

                Aspetti metodologici e considerazioni riguardanti l’Infant Observation

Ore 10.30 Esposizione di uno studio preliminare osservativo su tre coppie di gemelli non identici

                 a partire dalle 12 settimane della vita prenatale con la supervisione di Donald Meltzer.

Ore  11.00 Presentazione di due DVD inerenti lo studio Ricerca: personalità e memoria fetale    

                  processi mentali precoci- l’aspetto relazionale

Ore 11.20  Discussione

Ore 11.45  Pausa

Ore 12.00  Presentazione del DVD: “Parents Infants and Early Development” (in italiano)

Ore 12. 30 Discussione e interventi pre-ordinati

 

Ore 14.30   La Consultazione Terapeutica (I parte)

Ore 14.50   Presentazione e discussione di un caso di Disordine Multisistemico dello Sviluppo

                    relativo a un bimbo di 2 mesi

Ore 15.10    La Consultazione Terapeutica (II parte)

Ore 15.30    Presentazione DVD di un caso (bambina di 7 mesi) affetto da Deficit dell’Attenzione

                    con Iperattività.

Ore 15.45    Applicazione dell’Infant Observation nel bambino più grande: presentazione DVD di

                    caso clinico (bambino osservato da 1 a 4 anni)

Ore 16.15    Discussione

Ore 16.45    Pausa

Ore 17.00   Applicazione dell’Infant Observation nell’Istituzione: la Terapia Intensiva Neonatale
                    con presentazione di un DVD che illustra l’esperienza

Ore 17.30    Applicazione dell’Infant Observation nell’Istituzione: l’osservazione del grande pre-

                    termine in incubatrice e la work discussion

Ore  18.00 Discussione finale

Ore 18.30  Verifica di apprendimento 


 

La Professoressa Negri esordisce, nel seminario a lei dedicato, inquadrando le questioni tuttora aperte concernenti la vita fetale, che sin dai tempi più antichi ha sollecitato intuizioni che, nonostante non fossero supportate da una metodologia scientifica, appaiono a tutt'oggi sorprendenti. Ad esempio, <<Nel secolo XIII la concezione dell’universo si rispecchia nell’embriogenesi: il feto sta nell’utero come l’uomo nell’universo; l’utero, alla stregua del mondo è condizionato dall’influsso degli astri.(Chi nasce prima del VII° mese non potrà sopravvivere perché non tutti i pianeti hanno esercitato il proprio influsso. Non è propizia la nascita all’VIII° mese perché quel mese segna il ritorno di Saturno, pianeta freddo e arido.Periodo più favorevole il IX° mese,sotto l’influsso di Giove).

Si riconosce anche piena autonomia all’utero, come “un animale oscuro e selvatico, nascosto nel cupo antro del ventre”.(la gravidanza è vista come fenomeno angosciante che trova la donna fragile e il bambino vulnerabile).

Si dà credito a una diretta influenza da parte della madre  sulle condizioni fisiche del feto.Influenza che può essere generata da sogni, fantasie, emozioni, desideri, ma anche da percezioni sensoriali quali in particolare, vista e tatto. Il corpo materno ha dunque un doppio ruolo nei confronti del feto:è uno schermo, un filtro che lo protegge dal freddo o da un eccessivo calore e nel frattempo è capace di trasmettere sensazioni che possono condizionarlo anche pesantemente.

Nei manoscritti medievali l’immagine del feto è quella di un bambino fatto: i teologi si oppongono strenuamente all’embriogenesi. Il dibattito riguarda il momento in cui nel feto si infonde lo spirito divino, e riceve l’anima- 40 giorni dal concepimento per i maschietti e 80/90 per le femminucce->>.

Oggigiorno l'ecografia permette di osservare una ricca attività motoria fetale già a partire dalle 7 settimane: si alza, rotola sul piano orizzontale e su quello verticale, estende le braccia, porta la mano in bocca, succhia il pollice, eccetera. Ma anche la sensorialità del feto sembra essere ricca, come evidenziato da certe immagini ecografiche: il feto esplora con le sue mani la parete uterina, il cordone ombelicale, la placenta, con un ordine di comparsa progressivo che riguarda le afferenze, nell'ordine, cenestesiche, tattili, vestibolari, gustative, olfattive, acustiche, e secondo alcuni, anche visive già alla 7.a settimana.

Tajani e Ianniruberto, in un articolo del 1989, <<riconoscono nel  feto>> secondo le parole testuali della Negri << una individualità che non si riferisce solamente all’aspetto motorio, ma più generalmente alle attitudini comportamentali. Essi sostengono che pur all’ interno di modelli comuni alla specie, ciascun  feto possiede una sua propria personalità e parlano di “personalità fetale”, ben evidenziabile, secondo le loro indagini ecografiche, a partire dalla 14a settimana>>.

 

Anche Milani Comparetti ha affermato che ciascun feto, nonostante ci siano dei patterns motori che sono comuni alla specie, presenti una propria individuale e peculiare "competenza propositiva".

Rispetto al sonno, Mancia ha riportato i lavori di Jouvet, il quale ha ipotizzato che nel sonno REM vi sia una programmazione  genetica per cui fattori genetici ed epigenetici si integrino per influenzare la sintesi proteica che è alla base di questa programmazione. Questa ipotesi apre interessanti spiragli anche per la psicoanalisi, in quanto fornirebbe <<cornice biologica ideale per la trasmissione del codice genetico relativo agli elementi che costituiscono, non solo sul piano fisiologico, ma anche sul quello psicologico, l’esperienza onirica>>. 

 

 Lo stesso Mauro Mancia definiva come "nucleo protomentale" quel nucleo in evoluzione dato dall'integrazione di fattori interni, ereditati geneticamente, ed esperienze sensoriali vissute dal feto. Questi precursori del sonno REM compaiono già a 12-13 settimane ed a 14 settimane si costituirebbe una "personalità fetale", con un'integrazione tra funzioni sensoriali ed attività onirica, che corrisponderebbe al "nucleo protomentale" ipotizzato da Mancia (1989, 2004).

A questi dati va poi aggiunto quello della maturazione dei sistemi neuronali che regolano l'affettvità (come l'ippocampo) ed il sonno che è riconoscibile a partire dalle 29 settimane.

 

L'interesse di Romana Negri per lo studio della vita fetale nacque circa venti anni fa a partire dall'esigenza di fornire a neonati pretermine delle condizioni in incubatrice le più vicine possibili a quelle ambientali fisiologiche. In una fase successive emerse l'interesse della professoressa Negri per una possibile correlazione tra la "personalità" intra- e quella extra-uterina. In altri termini la questione divenne quella se si potesse parlare di vita "psichica prenatale". A questo scopo Romana Negri avviò uno studio preliminare attraverso l'osservazione di coppie di gemello non omozigoti, studiati ecograficamente (registrazioni mensili) durante la vita intrauterina a partire dalla 12.a settimana. Dopo la nascita, le osservazioni degli stessi bambini avvenivano settimanalmente fino al compimento del secondo anno, secondo la metodologia descritta da Esther Bick (proposta dalla psicoanalista inglese circa 60 anni fa).

 

Foto: Esther Bick (1902-1983)

 

La professoressa Negri afferma la necessità di astenersi da qualsiasi interpretazione durante le osservazioni ecografiche in età intrauterina, <<in quanto è facile cadere in erronei, facili schematismi che possono inquinare tutta l'osservazione successiva. E’ solo retrospettivamente, quando possiamo osservare dopo la nascita nel contesto relazionale più volte lo stesso fenomeno, che l'evento ci appare evidente, comprensibile e possiamo attribuirgli un significato>>. In questa fase di osservazioni, viene spontaneo chiedersi quale tipo di sensazioni tattili, ad esempio, prova il feto ed è facile che nelle nostre inferenze si insinuino pregiudizi adultomorfici. <<Ad esempio, dire del feto:” Tocca la parete”, significa usare il linguaggio dell’esperienza; è diverso dire: “La sua mano prende contatto con la parete”. Noi ci immaginiamo la sensazione del toccare e qui nascono i nostri preconcetti. Ancora, ad esempio:” Porta le mani alla bocca” sottende un’ intenzione, non è come dire: ”Muove le mani verso la bocca”>>.

Per evitare tali contaminazioni preconcette, sono stati predisposti dei protocolli relativi a tutto ciò che era stato osservato e detto durante la seduta coi genitori, e quindi anche a ciò che questi dicevano a proposito del feto. Il materiale veniva quindi discusso in gruppo e sottoposto a supervisione da parte del dott. Meltzer.

 

Foto: Donald Meltzer

 

Al fine di non inquinare la trasparenza della ricerca, la professoressa Negri non partecipava alle sedute di osservazione ecografica, ma, solo dopo aver effettuato le "infant observations" fino all'età di 2 anni, prendeva quindi in esame, insieme al gruppo di discussione, i nastri di registrazione, confrontando il comportamento nella vita fetale con i dati raccolti dalla stessa Negri nella vita postnatale.

 

Secondo la Negri è soprattutto a partire dalle 17-18 settimane che sarebbe riconoscibile un pattern comportamentale, caratterizzante ciascun feto: <<cio’ che avvalora il termine di personalità fetale>> afferma <<riguarda il fatto che il pattern si ripropone, in modo prevalente, con le stesse caratteristiche nelle sedute ecografiche successive, eseguite alla distanza di quattro settimane, una dall’altra, sino al parto>>. Secondo la Negri ciò non si evidenzia solo per una già avanzata maturazione neuronale e quindi per la presenza di quell'attività di sonno, precursore del sonno attivo (REM) di cui Mancia ha segnalato la presenza già a partire dalla 12.a settimana. Ma in 17-18.a settimana è anche importante sottolineare l'importanza della presenza della placenta, che si rende visibile a partire dalle 14-15 settimane. E' infatti importante sottolineare l'interesse che molti feti dimostrano nei confronti di questo organo, forse per le sue qualità sensoriali che esso offre (calore, consistenza, vascolarità). <<E’ importante quindi, nel considerare la vita fetale, tenere in considerazione l'emergenza delle funzioni sensoriali e, insieme, la funzione altamente integrativa svolta dai precursori del sonno attivo>>.

 

A conclusione di questo studio osservazionale, Romana Negri ipotizza che una peculiare disponibilità ai processi introiettivi, e quindi anche proiettivi, (che si traduce in una migliore capacità di relazione e di apprendimento) si abbia in quegli individui che sembrano possedere, in modo innato, un buon oggetto sin da stadi molto precoci della vita fetale. <<Ciò farebbe supporre che la presenza di un oggetto interno a cui fare riferimento sia un attributo trasmesso ereditariamente>>. Ma la Negri precisa che è necessario prima intendersi su cosa significhi "buon oggetto" in queste fasi di sviluppo intrauterine. Esso può comprendere tutti e tre i significati che la psicoanalisi attribuisce al termine "oggetto".

Riportando testualmente le parole di Romana Negri: <<Tornando al mio riferimento relativo ai sistemi sensoriali ritengo che il feto sia spinto dai suoi attributi sensoriali, integrati ai precursori del sonno attivo, a ricercare già così precocemente un oggetto “pulsionale”, che, a questi livelli di sviluppo ed anche nei primi periodi dopo la nascita,  si potrebbe identificare  nell’attività autosensoriale. Ma nel feto non si osservano solamente attitudini che si potrebbero definire autosensoriali>>. Infatti, l'attitudine sensomotoria del feto sembra sottendere qualcosa di più: essi non sembrano trovare un appagamento solo in un'attività autosensoriale, ma anche da un contatto con l'ambiente, ed in particolare con quegli elementi che, per forma, consistenza e temperatura, si configurano come oggetti. Qui possiamo cogliere una prima differenziazione tra la soggettività del feto e l'oggetto. <<In questi casi, quindi, l'oggetto “pulsionale” non si identifica quindi solamente con l’attività autosensoriale, ma sembra configurarsi con un quid che si pone come  precursore dell'oggetto relazionale>>.

Uno dei bambini oggetto dello studio osservazionale della Negri, una bambina, aveva mostrato dopo la nascita degli evidenti tratti comportamentali autistici.  Da qui l'interesse per stabilire se eventuali patterns della vita intrauterina possano essere messi in relazione con quelli osservati dopo la nascita.

Corominas, Meltzer e la Tustin hanno sostenuto che nel neonato le difese autistiche (isolamento, eccesso di autosensorialità) si stabiliscano sotto la spinta di un eccesso di componenti emotive, intollerabili, tanto elevate da determinare precocemente una rigida scissione tra emotività e componente sensomotoria.

Secondo la Negri, la spinta verso l'integrazione, dopo la nascita, non dipenderebbe solo dalla "reverie" materna, ma anche da una specifica qualità della personalità del bambino, che trova come precursore fetale quella disponibilità del feto a privilegiare un contatto che è differente da sé, con un oggetto.

Dopo la nascita, l'osservazione può riconoscere delle specifiche modalità di rapportarsi con l'ambiente, e ciò sembra correlarsi con un modello che ha già sperimentato nella vita intrauterina. La questione è quella se si possa attribuire ciò ad una qualche forma di "memoria fetale". Un riferimento a Freud (1925) è suggestivo. Egli afferma: <<Tra la vita intrauterina e la prima infanzia vi è molta piu’ continuità di quel che non ci lasci credere la impressionante cesura della nascita>>. Secondo la Negri tale affermazione ogi riceverebbe una conferma anche da un punto di vista neurofisiologico. Nel terzo trimestre la maturazione della corteccia cerebrale, grazie agli impulsi sinaptogenetici che su di essa convergerebbero a partire dal tronco encefalico, consentirebbe ad essa di divenire il luogo in cui le esperienze sensoriali possono far acquisire al feto una qualche forma di coscienza a contenuto sensoriale (Bourgess & TawJia, 1996) capace di creare delle proto-rappresentazioni.

Queste si disporrebbero nelle zone associative corrispondenti alla corteccia per costituire le prime forme di memoria. Questa non può che essere implicita, dato che l'ippocampo e le altre parti del sistema limbico, che sono il substrato anatomo-fisiologico necessario alla memoria esplicita o dichiarativa, non sono ancora sufficientemente maturi.  Secondo la Negri <<Questa prima forma di memoria si pone come una proto-funzione incoscia sulla quale verranno a stratificarsi le esperienze sensoriali, affettive e emozionali che caratterizzano la vita del neonato>> (Delassus 2001,Mancia 2004).

In conclusione, Romana Negri espone una serie di questioni ancora aperte riguardo ai dati osservazionali forniti. Intanto, se la particolare posizione assunta in utero dopo le 17-18 settimane possa riflettere un'interazione tra un programma anatomico e fisiologico che i suoi geni del feto esprimono e la sua peculiare modalità di rapportarsi all'ambiente intrauterino. Altra questione, è se la "personalità fetale" possa essere caratterizzata da una peculiare "permeabilità" alle proiezioni materne ed all'esperienza sensoriale. Precisa la Negri: <<Intendo dire che vi possono essere bambini “costituzionalmente” piu’ forti riguardo al superamento di esperienze sfavorevoli già nella vita prenatale così come si disporranno ad esserlo nella vita postnatale, mentre vi sono bimbi costituzionalmente piu’ fragili e quindi meno in grado di superare esperienze negative o vissute come tali già nella vita intrauterina>>. Questi ultimi potrebbero mettere in atto, già in utero, meccanismi difensivi potenzialmente predittivi di una futura psicopatologia.

 

 

 

 

 

 

 

 

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