Home page 

Biblioteca on-line

 Chronology

NOVITA'
 
Vai alle News 2006

Vai alle News del 2005

Vai alle News del 2004

Vai alle News del 2003

 Maitres à dispenser

 

BUONE FESTE!

21.12.2007

Newsletter A.S.S.E.Psi. NEWS: dicembre 2007:

<<Gentilissimi,

come ogni mese vi informo sulle nuove pubblicazioni della rivista telematica di psicoanalisi applicata “Frenis Zero” e del sito dell’Associazione per lo Studio della Storia e dell’Epistemologia della Psichiatria (A.S.S.E.Psi.).

1)      PSICOANALISI E NEUROSCIENZE: come vi avevo preannunciato, il prossimo numero monografico (numero 9, anno V, gennaio 2008) della rivista “Frenis Zero” sarà incentrato sul dialogo tra psicoanalisi e neuroscienze, con un ricordo ‘dovuto’ a Mauro Mancia. Vi anticipiamo uno degli articoli di quel numero: si tratta di “Identificazione proiettiva e alterazione della coscienza. Un ponte tra psicoanalisi e neuroscienze?” di Cristiana Cimino e Antonello Correale.

Gli autori, dopo aver esplicitato la necessità di utilizzare il concetto di identificazione proiettiva (IP) in un’accezione meno estensiva, <<come meccanismo di difesa provvisto, tuttavia, di una potente valenza comunicativa che, se colta, può consentire al terapeuta l’accesso a livelli molto primitivi della mente del paziente>> (citazione testuale), e, sottolineando l’alterazione della coscienza dell’analista come polo ricevente della IP, affermano che grazie a queste premesse il concetto di IP diventa più chiaro. L’aspetto di ‘pontifex’ tra psicoanalisi e neuroscienze che l’articolo tenta di tracciare ha a che fare con il possibile collegamento tra IP e memoria “non-dichiarativa”, con un particolare riferimento alle memorie degli eventi traumatici, << che hanno potentemente la capacità di indurre alterazioni dello stato di coscienza>> (citazione testuale). Inoltre, gli autori avanzano e discutono l’ipotesi di una duplice processualità nel corso dell’analisi: un primo ordine di eventi continuo, in cui situare i movimenti empatici ed identificativi dell’analista (che favoriscono nel paziente le attività narrative) ed un secondo ordine discontinuo di eventi in cui opera l’IP. L’articolo di Cimino e Correale è accessibile a partire dalla pagina delle NOVITA’ della rivista “Frenis Zero” all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm .

 

2)      PSICOANALISI, OMOSESSUALITA’ E LETTERATURA: abbiamo il piacere di sottoporre alla vostra attenzione l’articolo di Nicole Janigro “Una stanza per due: omosessualità in letteratura e psicoanalisi”, da poco pubblicato sulla “Rivista di Psicologia Analitica” (la cui direzione si ringrazia sentitamente) e che proponiamo in versione on-line. Le immagini a corredo dell’articolo sono tratte dalla mostra che è in questi giorni a Firenze “Arte e omosessualità. Da von Gloeden a Pierre et Gilles). L’articolo è accessibile a partire dalla pagina delle NOVITA’ di “Frenis Zero” all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm .

 

3)      IL GUSTO DELLA PSICOANALISI: lunedì 10 dicembre scorso si è svolto a Maglie (Lecce) il primo incontro di cultura psicoanalitica promosso da Frenis Zero per l’anno 2007/2008. L’occasione è stata data dalla presentazione del libro “Il pane e la lingua”, a cura di C. Cotellessa e A. Cicchetti, edito da Edizioni Tabula (Lanciano-CH). Erano presenti tre degli autori del libro: Filippo Maria Ferro, Carla Cotellessa e Maria Rosaria Grimaldi. A partire dalla pagina delle NOVITA’ (url: http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ) troverete il testo di una recensione circoscritta ai saggi dei tre autori. Il libro  raccoglie in due volumi saggi di critici d’arte, di antropologi, di storici, di psicoterapeuti e di artisti attorno al cibo ed alle sue innumerevoli declinazioni culturali. Come esordisce una delle curatrici, Carla Cottellessa, nel suo testo che fa da saggio introduttivo del libro, <<negli ultimi anni, scrivere sull’alimentazione è cosa facile e naturale, di moda e dalla diffusione costante, ma, come vedremo, non è del tutto semplice poiché, in fondo, equivale a parlare dell’uomo e del suo rapporto con gli affetti, con la famiglia, con la società in cui vive, con la cultura d’appartenenza, con le dinamiche storiche e con quelle sue interne, con i sistemi produttivi e con le differenziazioni di classe>>.  Parlare di cibo e alimentazione pone, in altre parole, a interrogarsi sulle origini culturali delle pratiche di alimentazione (in un’ottica paleoantropologica), sulle differenze transculturali tra le diverse pratiche (questioni della più grande attualità in una società attraversata da potenti e inarrestabili flussi migratori), ma anche attraverso il ricorso all’arte e al cinema , da un lato, ed alla clinica psicoanalitica dall’altro a chiedersi quanto l’alimentazione sia investita di una componente simbolica inconscia che affiora nelle nostre abitudini alimentari quotidiane.

4)      UNA PRECISAZIONE DI RENE’ KAES A MARGINE DI UN’INTERVISTA RILASCIATA A “REPUBBLICA” IL GIORNO 1.12.2007: è accessibile a partire dalla pagina delle NOVITA’ all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm .

5)      STORIA DELLA PSICHIATRIA, ARTE E LETTERATURA: a partire dalla pagina delle RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE (all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/biblioteca.htm ) del sito A.S.S.E.Psi. è possibile leggere la recensione di Mario Porro del libro di Laure Murat “La Casa del Dottor Blanche. Storia di un luogo di cura e dei suoi ospiti, da Nerval a Maupassant”, recentemente tradotto in italiano e pubblicato da Il Melangolo.

 

Nel ringraziarvi dell’attenzione, porgo a tutti voi i più sentiti auguri di buon Natale e nuovo anno>>.

Giuseppe Leo

 

 

3.12.2007 

Annuncio del primo appuntamento del ciclo di incontri 2007/2008 della rivista Frenis Zero.

 Psicoanalisi e dintorni

 CICLO DI INCONTRI 2007/2008 RIVISTA “FRENIS ZERO”

Maglie (LE), Lunedì 10 dicembre 2007

IL GUSTO DELLA PSICOANALISI

Incontro con

Filippo Maria Ferro

Carla Cotellessa

Maria Rosaria Grimaldi

In occasione della presentazione del libro:

“IL PANE E LA LINGUA”

a cura di C. Cotellessa e A. Cicchetti

Edizioni Tabula, Lanciano (CH), 2007

Interverranno:

Francesco TORNESELLO (psichiatra, Maglie)

Giuseppe LEO (psichiatra, Lecce)

 

 

 

Il libro “Il Pane e la Lingua”, curato da Carla  Cotellessa e Adele Cicchetti ed edito dalle edizioni TABULA di Lanciano (Chieti) (2007, € 80,00, ISBN 978-88-901853-6-6 ), raccoglie in due volumi saggi di critici d’arte, di antropologi, di storici, di psicoterapeuti e di artisti attorno al cibo ed alle sue innumerevoli declinazioni culturali. Come esordisce una delle curatrici, Carla Cottellessa, nel suo testo che fa da saggio introduttivo del libro, <<negli ultimi anni, scrivere sull’alimentazione è cosa facile e naturale, di moda e dalla diffusione costante, ma, come vedremo, non è del tutto semplice poiché, in fondo, equivale a parlare dell’uomo e del suo rapporto con gli affetti, con la famiglia, con la società in cui vive, con la cultura d’appartenenza, con le dinamiche storiche e con quelle sue interne, con i sistemi produttivi e con le differenziazioni di classe>>.  Parlare di cibo e alimentazione pone, in altre parole, a interrogarsi sulle origini culturali delle pratiche di alimentazione (in un’ottica paleoantropologica), sulle differenze transculturali tra le diverse pratiche (questioni della più grande attualità in una società attraversata da potenti e inarrestabili flussi migratori), ma anche attraverso il ricorso all’arte e al cinema , da un lato, ed alla clinica psicoanalitica dall’altro a chiedersi quanto l’alimentazione sia investita di una componente simbolica inconscia che affiora nelle nostre abitudini alimentari quotidiane.

Come afferma la professoressa Cotellessa, <<l’alimentazione, è evidente, non consiste semplicemente nella ricerca delle materie prime, delle modalità di cottura, degli utensili maggiormente idonei per la cucina; né è, peraltro, esclusivamente cultura orale o scritta, le ricette, o atto simbolico, selettivamente spirituale. Alimentarsi è atto fisiologico, umano e animale, può essere oggetto di superstizione e di tabù, ma di frequente riguarda la sensibilità e il pensiero>>. Come per il linguaggio, anche l’alimentazione prevede dei codici culturali che si apprendono sin dall’infanzia, in gran parte inconsci, ma che non per questo sono immutabili: sia nella dimensione sociale sia in quella clinica individuale le pratiche dell’alimentazione risentono delle dinamiche collettive e relazionali con cui vengono rimaneggiati gli apprendimenti più basilari e arcaici dell’individuo. E’ per questo che i vari saperi attorno al cibo, quello del filosofo e dello psicoanalista, quello del cuoco e del sociologo, quello dell’antropologo e dell’economista, quello dello storico e del nutrizionista, quello dell’etnologo e quello del medico non dovrebbero rappresentare degli ‘ambiti di senso’  disparati e scollegati tra di loro, ma dei contributi ad una visione unitaria dell’uomo nel suo farsi persona, ossia essere dotato di un’identità sociale sempre in fieri. E’ questo lo sforzo che questo libro intende affrontare con un’ottica interdisciplinare davvero meritoria e feconda.

 

Gli autori:

Filippo Maria Ferro è Prof. Ordinario di Psichiatria dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti, Direttore della Scuola di Specializzazione di Psichiatria, Docente e Direttore del Comitato Didattico dell’APA, Psicoanalista associato SPI

 Carla Cotellessa  è Psicoterapeuta, Docente di Psicologia dei Gruppi- Fac Scienze della Formazione Univ. di Urbino, Docente di Psichiatria Sociale presso la Sc. Di Specializzazione in Psichiatria dell’Univ. degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti, Membro ordinario dell’APA

Maria Rosaria Grimaldi è Dirigente Medico di Psichiatria presso l’ASL di Lecce e Docente presso la Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti.

 

L’incontro avverrà presso la Libreria CARTOFFICE a Maglie in via N. Ferramosca, 127 alle ore 17,30. Ingresso libero.

 

19.11.2007

Segnalazione dell'incontro a Bari il 14.12.2007 con Luciano Del Pistoia e Filippo Maria Ferro su "Epistemologia e psicopatologia: un omaggio a Georges Lanteri-Laura"

14 dicembre 2007

h. 10.30-14.00

Aula Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Pubblica

Sezione di Medicina del Lavoro

Azienda Ospedaliero Universitaria Consorziale Policlinico

Bari

EPISTEMOLOGIA E PSICOPATOLOGIA:

un omaggio a Georges Lanteri-Laura

per comprendere la psichiatria

Luciano Del Pistoia

Introduzione: Filippo Maria Ferro

Il significato storico ed attuale della psicopatologia:

dalla neuropatologia alle neuroscienze

Moderano e concludono:

Marcello Nardini, Orlando Todarello

La partecipazione è gratuita e limitata a 50 persone

Informazioni ed iscrizione inviare comunicazione via mail o fax a:

dott.ssa Tatiana Catalano ( catalano.t@psichiat.uniba.it ; tel/fax 0805478536

dott.ssa Roberta De Robertis ( derobertis.dig@psichiat.uniba.it ; tel. 0805478543 )

 

2.11.2007

A.S.S.E.Psi. NEWS: novembre 2007

Gentilissimi,

con questa newsletter vi aggiorno delle ultime pubblicazioni della rivista di Psicoanalisi Applicata “Frenis Zero” e del sito dell’A.S.S.E.Psi. (Associazione per lo Studio della Storia e dell’Epistemologia della Psichiatria).

 

PAGES EN LANGUE FRANCAISE SUR LE SITE WEB DE “THALASSA”

"THALASSA. Portolano of Psychoanalysis" (adresse url: http://web.tiscali.it/frenis0/portolano.htm ) est née avec le but de mettre en réseau psychanalystes et psychothérapeutes provenants de Pays  Méditerranéens. Werner Bohleber, psychanalyste allemand de la « Frankfurt Psychoanalytical Society », a présenté à Berlin (au congres de l’ « International Psychoanalytical Association I.P.A. »- juillet 2007) une intervention sur la «Remémoration, traumatisme et mémoire collective - Le combat pour la remémoration en psychanalyse ». Cet article, qui nous sommes heureux de publier dans « Thalassa », se marie très bien avec le dernier numéro monographique de la revue « Frenis Zero » (juin 2007), intitulé « Mnemosyne. Psychanalystes et mémoire des traumatismes collectives » (sommaire à l’url : http://web.tiscali.it/freniszero ).

 

STORIA DELLA PSICOANALISI : Il 7 novembre prossimo ricorreranno i 90 anni della Rivoluzione bolscevica in Russia. I suoi riflessi sulla storia della psicoanalisi russa vengono analizzati nell’ormai storico saggio di Jean Marti che abbiamo riprodotto all’interno del sito web dedicato a “Tatiana Rosenthal” (url: http://web.tiscali.it/tatianarosenthal ), una delle prime psicoanaliste che partecipò attivamente agli eventi rivoluzionari.

 

EPISTEMOLOGIA: siamo lieti di pubblicare l’articolo di Nicolò Gaj “L’unificazione in psicologia: alcuni problemi e questioni”, accessibile a partire dalla pagina delle NOVITA’ del sito dell’A.S.S.E.Psi. all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/news.htm .

 

PSICOANALISI E NEUROSCIENZE: annunciandovi che il prossimo numero monografico (gennaio 2008) di “Frenis Zero” riguarderà il dialogo tra psicoanalisi e neuroscienze, siamo lieti di pubblicizzare il libro curato da Franco Scalzone e Gemma Zontini “Tra psiche e cervello” (Liguori, Napoli). Alla pagina delle SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE (all’url: http://web.tiscali.it/bibliopsi/biblioteca.htm ) riportiamo la presentazione di John A. Friedman del libro.

In tema di NEURO-PSICOANALISI segnaliamo l’abstract della conferenza che Gorge Northoff terrà a New York il 3 novembre dal titolo “Che cos’è la neuro-psicoanalisi”. E’ accessibile dalla pagina delle NOVITA’ di “Frenis Zero”: http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm  .

 

PSICOANALISI E CINEMA: E’ in corso a Milano la 13°. Rassegna di Cinema e Psicoanalisi quest’anno dedicata al tema della “Paura”. Come ogni anno la rassegna verrà ripresa a Lecce, nell’aprile prossimo, curata dal Prof. Giovanni Invitto dell’Università di Lecce. La locandina della manifestazione milanese è scaricabile dalla pagina delle NOVITA’: http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm  .

 

CONGRESSI: la pagina degli eventi ECM è in continuo aggiornamento ed è consultabile al link http://web.tiscali.it/cepsidi/congressi.htm . Tra essi segnaliamo quello che si terrà a Venezia il 24 e 25 novembre dal titolo “Rimozione e scissioni nell’attività clinica oggi”. Si tratta dal 12° Colloquio franco-italiano di psicoanalisi SPI-SPP e vedrà tra i relatori F. Riolo, J.-M. Porte, M. La Scala, A. Louppe, A. A. Semi, F. Guignard, M. Perron Borelli, G. Berti Ceroni, P. Gammaro, J. Picard, M. Bertrand, F. Scalzone, G. Contini, M. Manica, G. Martini, S. Lambertucci Mann, C. Rosso, I. Ruggiero.

 

Bene, nel ringraziarvi per l’attenzione, vi porgo i più cordiali saluti.

 

 Giuseppe Leo

 

29.10.2007

Nuovo contributo di Nicolò Gaj: "L'unificazione in psicologia:

alcuni problemi e questioni"

clicca qui per accedere al testo 

 
 15.10.2007

A.S.S.E.Psi. NEWS: ottobre 2007

Gentilissimi,

vi aggiorno con questa newsletter mensile delle nuove pubblicazioni e segnalazioni apparse sul sito web della rivista telematica di psicoanalisi applicata “Frenis Zero” e dell’Associazione per lo Studio della Storia e dell’Epistemologia della Psichiatria (A.S.S.E.Psi.):

 

1)      l’ultimo numero semestrale della rivista “Frenis Zero” (giugno 2007), accessibile all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenishome.htm , si intitolava “Mnemosyne. Psicoanalisti e memoria dei traumi collettivi”. Sulla stessa linea tematica vi proponiamo i testi a corredo di un’interessante mostra che si svolge a Venezia nell’ambito della Biennale Arte 2007. “In costruzione: dialogo visuale. Parlando delle identità nella transazione armena” è il titolo della mostra che si svolge nella suggestiva cornice del monastero melchitarista dell’isola di San Lazzaro. Si tratta di testi che riflettono il lavoro di giovani artisti della diaspora armena sui temi dell’identità culturale in rapporto alla storia del genocidio armeno. La pagina è consultabile a partire da quella delle NOVITA’ all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm .

2)      Marina Breccia, psicoanalista della S.P.I., ha scritto per Borla il libro “Le parole ritrovate”, che contiene un importante approfondimento non solo metapsicologico, ma anche riguardante la tecnica analitica sul trattamento di pazienti psicotici. Domenico Chianese ha scritto la prefazione del libro che, grazie alla gentilezza degli autori e della casa editrice, siamo lieti di presentare alla pagina delle RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/biblioteca.htm  .

3)      Siamo lieti di pubblicare il testo di Roberto Cheloni “La pulsione di morte. Trabanten des Todes. Guardie del corpo della morte”, un interessante studio sull’eredità freudiana circa il tema della pulsione di morte, corredato dal resoconto di sedute terapeutiche con un paziente grave, Oscar. E’ accessibile a partire dalla pagina delle NOVITA’ all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm .

4)      CONGRESSI: abbiamo aggiornato la pagina con gli ultimi eventi accreditati o in corso di accreditamento ECM all’indirizzo url http://web.tiscali.it/cepsidi/congressi.htm .

In particolare vi segnaliamo:

a) il 20 ottobre prossimo l’appuntamento a Milano coi seminari dell’A.S.P. del ciclo “Freud aveva ragione? 1856-2006”. Il 20 ottobre ospite d’eccezione sarà Benjamin Kilborne (programma alla pagina http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ). Questo creativo psicoanalista del Massachussets, appassionato di letteratura, Scienze umane e sociali, è curatore di "Culture and Human Nature" ed autore di numerosi scritti, quali: The shame about existing: a comment about the analysis of "moral" masochism (1997), Ferenczi, regression and shame 1998), The disappearing who (1999), When trauma strikes the soul. (1999), Oedipal Shame (2003), Oedipus and the Oedipal (2003); in Italia è noto per “Persone che scompaiono. Vergogna e apparire” (Borla, 2005), dedicato alla difficile sopravvivenza, nella nostra società, del “sentire” ad opera dell’”apparire”, con progressiva perdita di autonomia, autenticità, identità.

In Freud non c’è posto per la vergogna, figlia dell’Edipo (condannato ad essere cieco di se stesso), per il “desiderio di scomparire” e la sua fenomenologia transferale e controtransferale, nel sogno e nel trauma e in seduta.  Essa, secondo Kilborne, può essere l’inizio del cambiamento: se non ce ne lasciamo annientare o “attossicare”, possiamo alla prepotenza con cui assale il nostro volto ed attira l’occhio altrui per ridurre la frattura tra identità e apparenza.

 

b) a Roma il 27 ottobre il Centro di Psicoanalisi Romano e il Centro Psicoanalitico di Roma organizzano la giornata di studio dal titolo “Neuroscienze e psicoanalisi a confronto. Dalla materia all’immaginazione: neuroni specchio e conoscenza inconscia”. Relatori: Dr. Cono Aldo Barnà, Dr.ssa Tiziana Bastianini, Dr. Antonio Correale, Dr.ssa Patrizia Cupelloni, Dr.ssa Antonietta Ficacci, Dr. Vittorio Gallese, Dr. Giuseppe Moccia.

Programma accessibile all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm

c) l’A.I.P.P.I.  organizza a Roma per il 10 novembre un corso di aggiornamento dal titolo “Salomon Resnik.L’inconscio nella psicosi e nell’autismo” Programma all’url http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm . Salomon Resnik, l'analista argentino noto per il suo interesse per le problematiche del corpo e della psicosi, nel suo intervento oltre a delineare la storia del concetto di inconscio, lo chiarirà e arricchirà descrivendo il percorso e l’esperienza nel trattamento psicoanalitico. II lavoro psicoanalitico con soggetti con patologie gravi è sempre un momento fondamentale di crescita, una prova affascinante e insieme rischiosa perché il passaggio dal conosciuto allo sconosciuto è comunque una trans-gressione, un evento perturbante. In questa lezione Resnik tenta di trasmettere il frutto della sua ricerca sul campo e i risultati di una lunga esperienza nella pratica clinica e nella attività di formazione. Allo sguardo dell'analista si dispiega una serie di fenomeni complessi, di modi di pensare (o di impossibilità di pensare) che prendono corpo proprio attraverso la relazione terapeutica. Nell'intendimento di Resnik l'esperienza psicotica non è sinonimo di psicosi e può manifestarsi in situazioni critiche di scissione, di rottura e di alienazione dell'lo: esistono circostanze in cui il soggetto umano non riesce a elaborare i problemi dell'esistenza. Tra delirio e realtà si svolge quindi il dramma della realizzazione di sé nel mondo, nel dissidio tra i valori individuali della persona e quelli della società e della cultura. Tollerare l'alterità e comprendere è un modo di socializzare il disaccordo e di rendere possibile la vita dello psicotico, che si sente smarrito nella quotidianità di un mondo complesso e difficile.

d) a Firenze il 27 ottobre l’Associazione Italiana per la Psicologia Clinica e Psicoterapia (AIPCP) organizza una giornata di studio con Fabio Madeddu dal titolo “I meccanismi di difesa nella pratica clinica”. Per informazioni si vada al sito dell’Associazione www.aipcp.it . L’individuazione e la valutazione dei meccanismi di difesa  che un individuo adotta per reagire a fonti di disagio interne ed esterne o comunque a richieste provenienti della realtà consente di  formulare ipotesi diagnostiche condivisibili e verificabili, nonché di valutare l’efficacia dei trattamenti,come documentato da numerose ricerche cliniche. In questo seminario  il professor Fabio Madeddu  approfondirà , sia da un punto di vista teorico che con esemplificazioni cliniche,  questo importante tema.

 

Bene, vi auguro buona lettura.

Cordiali saluti.

 Giuseppe Leo

 

10.09.2007

A.S.S.E.Psi. NEWS: settembre 2007

MNEMOSYNE. PSICOANALISTI E MEMORIA DEI TRAUMI COLLETTIVI è stato il titolo dell’ultimo numero semestrale (giugno 2007) della rivista telematica “Frenis Zero”. Su questa scia tematica vi segnaliamo ulteriori pubblicazioni:

 

1) La recensione di Nicole Janigro (alla pagina NOVITA’ url: http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ) del film “Il segreto di Esma” di Jasmila Zbanic (2006) di cui riportiamo l’incipit: <<Una lunga sequenza  scorre i volti, inquadra trucchi e fogge, segue le rughe,  esita sulla bocca di quella che forse riuscirà a parlare. Hanno molte età,  appartengono a differenti classi sociali, vestite all’ultima moda o con il fazzoletto legato al collo: sono un insieme solo femminile, la macchina da  presa porta ogni faccia in primo piano - anche un fenomeno collettivo come  la guerra non riesce a cancellare ciò che ciascuno di noi ha di unico.  Sommesse, accennano qualche strofa di una sevdalinka, canto tradizionale

  senza tempo che tutte conoscono. In uno dei numerosi centri di sostegno alle  donne vittime, che fanno meno fatica a chiedere l’assegno di sussistenza che  raccontare per elaborare il loro trauma come i terapeuti (stranieri)  desidererebbero, l’atmosfera rimarrà sempre opprimente, in silenzio o in  pianto, nessuna potrà mai dimenticare il motivo per il quale si trova lì. Siamo a Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, un anno indefinito di un  dopo guerra infinito (…)

 

2)      E’ uscito per le edizioni Penta il libro di Jean-Jacques Moscovitz “D’ou viennent les parents? Psychanalyse depuis la Shoah” di cui alla pagina delle RECENSIONI (url: http://web.tiscali.it/bibliopsi/biblioteca.htm ) pubblichiamo in versione italiana la prefazione dell’autore.

3)      “Un arsenale di memorie”. Alla pagina delle NOVITA’ (url: http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ) è possibile accedere ad una recensione della Biennale Arte 2007 di Venezia seguendo il filo delle memorie e dei suoi traumi collettivi.

 

PSICOANALISI ED ARTE: a Lugano si è svolta a giugno un’importante mostra su Baselitz, di cui abbiamo tradotto in italiano un’intervista di qualche anno fa (alla pagina delle NOVITA’ : http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ).

 

RICORDANDO MAURO MANCIA: l’illustre psicoanalista e neurofisiologo è venuto a mancare nel luglio scorso. Preannunciamo che Frenis Zero dedicherà alla sua memoria un numero speciale sul tema dei rapporti della psicoanalisi con le neuroscienze.

 

SEGNALAZIONE CONGRESSI:

A)    Sabato 6 ottobre il C.I.S.P.P. organizza all’Isola di San Servolo (Venezia) la giornata di studio dal titolo “L’inconscio tra violenza, tecnica, umanesimo”. Il programma è accessibile alla pagina NOVITA’ http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm  .I relatori saranno

Filippo Maria FERRO

Professore Ordinario di Psichiatria

Presso l’Università di Chieti

 

Luigi GARDENAL 

Artista visivo: realizza performances multimediali - Venezia

            

            Enrico LEVIS

Psichiatra e psicoterapeuta

Direttore C.I.S.P.P. - Venezia

 

            Salomon RESNIK

Psicoanalista didatta della International Psychoanalytical Association

Presidente C.I.S.P.P. – Venezia-Parigi

                                        

Gilberto SACERDOTI

Professore Ordinario di Letteratura Inglese

Presso l’Università di Roma

 

                Paolo ZELLINI

            Professore Ordinario di Analisi numerica,

                Dipartimento di Matematica

                Presso l’Università di Roma Tor Vergata

 

B)     L’Associazione Studi Psicoanalitici ha comunicato il calendario dei prossimi seminari del ciclo “Freud aveva ragione? 1856-2006”, nonché l’indice del n. 22 della rivista Setting. Entrambe le informazioni sono accessibili alla pagina delle NOVITA’ url: http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm

C)    Sabato 20 ottobre è previsto un convegno a Milano organizzato dal Centro Studi di via Ariosto, 6 a cui parteciperà Anne-Marie Sandler. Il programma può essere richiesto alla segreteria organizzativa all’indirizzo centrstu@tin.it

 

 

4.09.2007

Segnalazione Giornata di Studio il 6 ottobre 2007 a San Servolo (Venezia): "L'inconscio tra violenza, tecnica, umanesimo".

clicca qui per il programma 

 

29.07.2007

In memoria di Mauro Mancia  

 
4.06.2007

Editoriale del numero monografico semestrale (n. 8, anno IV, giugno 2007) di "Frenis Zero" dal titolo: "Mnemosyne: psicoanalisti e memoria dei traumi collettivi".

In questo numero monografico di “Frenis Zero” (numero 8, anno IV, giugno 2007) abbiamo cercato di presentare dei testi scritti da psicoanalisti alle prese con le  memorie  riguardanti i traumi collettivi del XX secolo.  ‘Mnemosyne’ è il titolo di questo numero, con un richiamo alla divinità greca il cui nome, che significa ‘memoria’ ma anche ‘avvedutezza’, rinvia al dono dell’introspezione che le appartiene. Secondo la ‘Teogonia’ di Esiodo, questa dea  si unisce con Zeus per dare alla luce le Muse: l’invocazione alle Muse della poesia greca antica ha pertanto non solo lo scopo, da parte del cantore, di essere soccorso nel suo compito di ricordare, ma anche di presentificare in maniera vivente quel ricordo mitologico scacciando le cure e gli affanni che il presente interpone alla rievocazione di ciò che è essenziale.

Ma oggi la nostra civiltà della memoria digitale, quella del mero dato nel computer con molteplici versioni ridondanti di sé ,  potrebbe paralizzare la nostra capacità di vivificare le testimonianze e di rendere condivisibile  una memoria collettiva di un dato evento.  Siamo altresì nell’epoca in cui i testimoni viventi di certi fatti storici (la shoah, il genocidio armeno) sono sempre più scarsi, e con loro potrebbe andare irrimediabilmente perduta quella memoria vivente su fatti storici che tra breve sarà condannata ad essere detenuta esclusivamente dalla parola scritta o digitalizzata. Per questo i rischi  di una ‘monopolizzazione’ della memoria si fanno sempre più cogenti mano a mano che questa memoria non è più affidata a persone vive, ma a documenti, a filmati, a foto. Si arriverà al punto che qualche gruppo economico tenterà di  reclamare i ‘copyrights’ sulla memoria della  Shoah?  Intanto si aggiungono le Giornate della Memoria, ultimamente qualcuno  ha proposto di istituirne una per celebrare le vittime del terrorismo in Italia. Ma, come ha scritto Dan Diner, se ogni comunità religiosa, politica o etnica rivendicasse una data per una commemorazione, avremmo un anno fatto solo di giornate della Memoria, e quindi nessuna giornata dalle memoria. Anche la globalizzazione ha un ruolo in questo fenomeno paradossale. In realtà ci sono eventi che vanno (che debbono essere) ricordati da tutta l’umanità (la Shoah, i gulag ad esempio), mentre ci sono poi delle memorie locali per cui non si può pretendere che l’Europa e la Cina debbano condividere le stesse commemorazioni. Ma che senso ha dire: <<Questa data, questo evento deve essere ricordato>>? Ossia, quale rapporto c’è tra etica e memoria? Ed ancora: <<E' sempre bene ricordare, oppure (come nel caso degli archivi segreti della ex-Stasi tedesca) talora è meglio dimenticare>>? E che rapporto esiste tra ricordare e dimenticare da un lato, e dall’altro tra perdonare e riconciliare? Ed ancora: chi deve sanzionare ciò che si deve ricordare e ciò che no? Lo Stato? Ha fatto molto dibattere recentemente il ruolo della censura, e dell’auto-censura, nell’ambito dell’etica pubblica della memoria. L’episodio dell’auto-censura di Toaff che ha autorizzato il suo editore a ritirare dal commercio il suo “Pasque di sangue” è troppo noto come esempio di questa problematicità del dibattito storico attinente l’etica della memoria.

Avishai Margalit ha pubblicato in Italia un libro ( “L’etica della memoria” , Il Mulino, Bologna) in cui egli tenta di dare delle risposte a tali  domande davvero cruciali.

Come afferma Antonio Alberto Semi, siamo anche nell’epoca storica che ha raggiunto la consapevolezza, forse mai raggiunta in questo grado in altre epoche, della relazione tra 'pensare' e ‘ricordare', e della diversa portata che il 'ricordare' può avere se da 'ricordare individuale' diventa 'ricordare insieme'. Il 'ricordare insieme' è un qualcosa di assolutamente particolare: quando ci troviamo tra parenti ed amici l'aspetto particolare non è solo scoprire quanto i ricordi personali si siano affievoliti o si siano diversificati o deformati col tempo, ma anche quanto ciascuno di noi riesce a ritenere solo certi particolari, e magari gli altri sono stati trasformati. Ma la cosa più rilevante che accade nel 'ricordare insieme' consiste nel crearsi di un certo clima emotivo, di una comunanza affettiva, a volte anche ambivalente (in quanto magari  si ricordano, quando si sta insieme, anche i rancori passati) che diventa simbolica di una comunità umana, in quanto si ha il senso di un gruppo  che si costituisce attraverso persone che hanno un itinerario di storie e vicende diverse nel corso del tempo, ma  che riescono lì in quel momento a riconoscersi, a riunirsi.

Nei saggi di questo numero di “Frenis Zero” proponiamo la figura dello psicoanalista come testimone. Testimone deriva dal latino ‘testis’ che è anche ‘superstes’ (superstite), in greco ‘martys’ (martire). La psicoanalisi ha da sempre dovuto fare i conti con l’epistemologia della testimonianza del paziente, dell’analizzando, ma forse è da poco che sta facendo i conti col discorso dell’etica della testimonianza.  Seguendo Edoardo Ferrario nel suo recente libro “Testimoniare” (Lithos, Roma) all’esser-ci heideggeriano si può  opporre l’ecco-mi di Levinas. “Eccomi” è la risposta rivolta a chi ci chiama per testimoniare. E quali sono gli psicoanalisti che hanno risposto con un ‘eccomi’ a “Frenis Zero”?

Janine Altounian discende da una famiglia sterminata dalle persecuzioni ai danni del popolo armeno. Nel suo articolo “ Di cosa sono testimonianza le mani dei sopravvissuti? Dell’annientamento dei viventi, dell’affermazione della vita” , di cui proponiamo per la prima volta in versione italiana un estratto, l’autrice si richiama a Walter Benjamin che  compara il narratore ad un artigiano che lavora il suo materiale dato dalla vita umana, collegando l’anima con la mano. <<L’antica coordinazione  dell’anima, dell’occhio e della mano (‘Hand’) … è la coordinazione artigianale (‘hanwerklich’)… Ci si può chiedere se la relazione che lega il narratore al suo materiale – la vita umana- non sia altro che una relazione artigianale (‘hanwerklich)’), se il compito del narratore consiste precisamente nel lavorare in maniera solida…. la materia prima  delle esperienze… I proverbi, si potrebbe dire, sono le rovine che si trovano al posto di antiche storie…>> (W. Benjamin). Secondo l’Altounian, si potrebbe ugualmente considerare le attività quotidiane operate dalle mani dei sopravvissuti come delle reliquie, delle rovine al posto di storie impossibili da proferire. La psicoanalista francese prende in esame due sequenze del film “Ararat” di Atom Egoyan per mettere in rilievo il ruolo fondamentale delle mani materne nella trasmissione di un’eredità ‘inghiottita’ nel silenzio della parola. Prendendo come esempio un elemento autobiografico – il ruolo salvatore  per la vita di un suo antenato da parte di un prodotto “artigianale”- l’autrice cerca di delineare in che modo i gesti silenziosi e le mani “all’opera” dei sopravvissuti possano testimoniare al loro figlio ciò che le loro parole non possono dire. Così la fedeltà dei discendenti a questa memoria gestuale, che è come  una pellicola cinematografica negativa, non ancora sviluppata (senza parole), sostiene le tracce di impronte industriose in attesa di un reinserimento nel campo del discorso e nella storia del mondo.

La versione integrale francese del suo testo è disponibile sul sito “Thalassa. Portolano of Psychoanalysis” (all’indirizzo: http://web.tiscali.it/frenis0/portolano.htm ).

“La shoah e la distruttività umana” è il titolo di un intervento di Antonio Alberto Semi (tenuto a Lecce nel 2004) di cui si dà qui un resoconto, autorizzato dallo stesso relatore. La shoah è da un lato considerata come conseguenza di una forma particolare di pensiero che, per il fatto stesso di essere stato concepito da esseri umani, non può essere del tutto estraneo alla nostra natura umana; ma dall’altra la shoah, considerata in tutto il suo orrore, trova lo psicoanalista in difficoltà nel compito di darne un’interpretazione. Tale compito non è però del tutto impossibile: si può infatti indagare quello che è il terreno culturale che ha preparato l’orrore. Per Semi, un pensiero cosciente, invitato dal ritorno del rimosso e sostenuto da formazioni reattive che trasformano in pensieri accettabili dei pensieri inaccettabili, può indurre anche degli ascoltatori, e quindi non solamente i fautori di tale pensiero, ed anche degli ascoltatori non sospetti (che si collocano cioè su un piano di valori ‘elevati’) a cercare di scindere il pensiero degli altri, salvando parti buone al prezzo però di denegare il loro collegamento con le parti cattive. Il caso di Heidegger, per Semi, è emblematico a tal riguardo. Rifacendosi, poi, al titolo del suo intervento, Semi passa ad indagare un quesito fondamentale: esiste la distruttività oppure essa è l’effetto di processi psichici prevalentemente inconsci? E se questa domanda riguarda il livello psicologico individuale, occorrerà poi rispondere alla domanda di come sia avvenuto il fenomeno sociale del successo di tale tendenza individuale. In risposta alla prima domanda, Semi indaga il concetto di purezza così centrale nell’ideologia nazista, ma alla fine egli ammette la necessità che le proprie ipotesi esplicative psicoanalitiche non possano pretendere di applicare alla realtà sociale la psicologia individuale.

Il bisogno di articolare il pensiero psicoanalitico sul trauma collettivo tra la dimensione individuale e quella sociale trova nel lavoro di Janine Puget “Terrore di Stato e Psicoanalisi” un approdo cruciale nell’interpretazione del fenomeno della violenza sociale e delle sue rappresentazioni, con particolare riguardo al terrorismo di Stato che ha funestato in passato l’Argentina. L’autrice riconosce il carattere paradossale del compito che si è prefissa: trasmettere qualcosa la cui trasmissione è difficile e talora impossibile. Ed ammette anche che la teoria psicoanalitica non riconosce prontamente l’influenza del contesto sociale sull’apparato mentale e sulla situazione terapeutica. Numerosi psicoanalisti argentini si sono dedicati a sviluppare concetti teorici riguardanti gli effetti psicologici della repressione politica durante la dittatura ed i loro sforzi sono degni di encomio: essi non hanno dovuto aspettare quarant’anni, come è stato nel caso del fenomeno nazista, per riflettere sul terrore di Stato e per trarre da ciò degli utili insegnamenti per il futuro.

Ma il terrore di Stato in quali forme storicamente accertabili ha perseguitato la psicoanalisi? Non sempre con un discorso politico ufficiale chiaramente ostile. Nel caso della Russia post-rivoluzionaria Jean Marti ha indagato gli sviluppi storici di quel graduale processo di emarginazione della psicoanalisi che ha visto in Tatiana Rosenthal una delle sue vittime più drammatiche. La figura della Rosenthal, una delle prime psicoanaliste russe, amica della Spielrein, rivoluzionaria della prima ora nel 1905 e poi nel 1917, quindi pionieristica fondatrice dei primi servizi psicoanalitici per bambini, ed infine suicida all’età di 36 anni nel 1921, è paradigmatica di una vicenda umana, ma anche culturale, in cui la psicoanalisi ha rivestito dapprima un ruolo innovatore nel contesto della trasformazione comunista delle istituzioni, per poi subire un lento processo di stigmatizzazione. La psicoanalisi all’inizio si era rivelata una preziosa alleata del regime bolscevico nella lotta anti-religiosa, nella teorizzazione di una psicologia sociale in cui i fattori sociali erano integrati con le dinamiche individuali, nella sperimentazione di nuove tecniche educative volte alla costruzione dell’”uomo nuovo”. Ma poi, spesso all’interno delle stesse associazioni psicoanalitiche, qualcuno ha pensato a dei ‘correttivi’, finché le contestazioni sono diventate sempre più aperte e per molti psicoanalisti russi della prima ora le vie  percorribili ben presto si sono ridotte alla fuga (come per Wulff), al gulag (come per Ermakov) o al silenzio e all’anonimato professionale.

Si segnala che su Tatiana Rosenthal è consultabile il sito internet “Tatiana Rosenthal and Psychoanalysis” all’indirizzo http://web.tiscali.it/tatianarosenthal  .

Nicole Janigro nel suo articolo “La difficoltà di dire io. L’esperienza del diario nel conflitto inter-jugoslavo di fine Novecento”, incentrato sull’esame di numerosi diari redatti da testimoni dei conflitti etnici in quell’area geo-politica, esordisce con l’affermazione che, come <<nella Polonia invasa dai nazisti, nella Berlino del Terzo Reich, nella Sarajevo assediata, nella Belgrado sotto le bombe Nato>> (…) <<i diari, cartacei ieri spesso elettronici oggi, sfidano l’inenarrabile, sono la forma prescelta per appuntare l’orrore divenuto quotidianità. I diari raccontano, brulicano di testimonianze orali, mescolano la mancanza d’acqua e la pozza di sangue sull’asfalto, provano a regolare quel che usuale non è. Sono un mezzo per farsi coraggio, per ricordare l’universale comune: per coloro che verranno, affinché l’umanità non possa più dimenticare, per comunicare all’Altro come si fa a sopravvivere accanto all’indicibile. Pagine che si trasformano in ricordi da conservare per i posteri, diventeranno fonti, interrogheranno la storia futura, sfideranno i meccanismi della “costruzione della memoria”>>.

Ma i diari possono essere anche la traccia di pensieri scritti da professionisti alle prese coi traumi collettivi della guerra. E’ questo il caso del “Diario di uno psichiatra” di Durtal, in cui l’autore, chiaramente protetto nella sua identità da uno pseudonimo, raccoglie i propri pensieri di medico di un manicomio francese a contatto con le sofferenze umane dovute allo scoppio della seconda guerra mondiale. Ed ancora la seconda guerra mondiale fa da sfondo al libro di Imre Hermann “Psicologia dell’antisemitismo”, di cui abbiamo tradotto in italiano il capitolo riguardante la lettura psicoanalitica che l’autore fece di “un mezzo di difesa degli ebrei: l’identificazione col nemico”. Jacques Hassoun e Claude Rabant, nella loro prefazione al libro di Hermann, mettono in evidenza come in esso non si parli in alcun modo del genocidio degli ebrei, ma unicamente dell’ <<antisemitismo ordinario, storicamente ripetitivo, concepito come scena radicale o esemplare di tutte le follie razziali che esplodono, per crisi, nelle società occidentali>>.

Infine, ci piace riproporre in una nuova veste editoriale (ed iconografica) “Dove si ferma Utz” di Rosalba Carollo. Si tratta di un racconto inedito , quasi un gioco a scatole cinesi , in cui  in un tessuto rigidamente analitico - una seduta portata ad un ( forse ) immaginario supervisore - prevale l'aspetto narrativo . Il protagonista-paziente è un grande collezionista armeno - il protagonista di " Utz " di Bruce Chatwin era ebreo - , che utilizza la nevrosi per sopravvivere al grande trauma dello sradicamento . La sua famiglia si è rifugiata negli Stati Uniti , ma mentre il padre si tormenta fino a giungere al suicidio , il paziente sviluppa una forma di nevrosi , il collezionismo coatto di oggetti preziosi indistruttibili come pietre marmi e metalli , metafora di un bisogno di stabilità infranto.

 

Infine, un’ultima nota di ‘commemorazione’. Abbiamo voluto, a partire da questo numero, modificare il sottotitolo di “Frenis Zero” che d’ora in poi sarà “Psicoanalisi applicata alla Medicina,  Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte”, mutuandolo dalla prima rivista di psicoanalisi uscita in Italia dopo l’ultima guerra. Era diretta da Joachim Flescher e la copertina del primo numero (luglio-settembre 1945) è riprodotta nella pagina del sommario all’indirizzo http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenishome.htm . Per la curiosità di qualcuno questo primo numero conteneva lavori di Flescher (“Il pessimismo di Freud e l’attuale psicosi collettiva”), di Perrotti (“Psicoanalisi delle nostre opinioni”), di Pardi (“Sul comportamento sessuale nei primati sub-umani”), di Flescher (“La parificazione per analogia”), di Dalma (“Via del maltempo. Psicodinamismo del matricidio”). Anche questo significa ‘ricordare’ quell’anno, il 1945, in cui la psicoanalisi, come tanti altri ambiti della cultura italiana, divenne finalmente incensurabile.

 

Giuseppe Leo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

12.05.2007

A.S.S.E.Psi. NEWS - Maggio 2007

Gentilissimi,

vi propongo le ultime pubblicazioni e novità sui siti web dell’A.S.S.E.Psi. (Associazione per lo Studio della Storia e dell’Epistemologia della Psichiatria: homepage http://web.tiscali.it/bibliopsi  ) e della rivista telematica “Frenis Zero” (homepage http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenishome.htm ):

 

LA DIFFICOLTA’ DI DIRE IO. L’esperienza del diario nel conflitto inter-jugoslavo di fine Novecento”.  Nicole Janigro, psicoanalista junghiana nata a Zagabria e residente a Milano, ci ha voluto onorare della pubblicazione di questo suo articolo che riflette la sua esperienza di lavoro  rivolto a volontari ed operatori attivi sul campo nelle aree di crisi della ex-Jugoslavia. Questo suo articolo (disponibile a partire dalla pagina delle NOVITA’ http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ), incentrato su un esame di numerosi diari redatti da testimoni dei conflitti di stampo genocidario di quell’area geopolitica, esordisce con l’affermazione che, come <<nella Polonia invasa dai nazisti, nella Berlino del Terzo Reich, nella Sarajevo assediata, nella Belgrado sotto le bombe Nato>> (…) <<i diari, cartacei ieri spesso elettronici oggi, sfidano l’inenarrabile, sono la forma prescelta per appuntare l’orrore divenuto quotidianità. I diari raccontano, brulicano di testimonianze orali, mescolano la mancanza d’acqua e la pozza di sangue sull’asfalto, provano a regolare quel che usuale non è. Sono un mezzo per farsi coraggio, per ricordare l’universale comune: per coloro che verranno, affinché l’umanità non possa più dimenticare, per comunicare all’Altro come si fa a sopravvivere accanto all’indicibile. Pagine che si trasformano in ricordi da conservare per i posteri, diventeranno fonti, interrogheranno la storia futura, sfideranno i meccanismi della “costruzione della memoria”>>.

Ed appunto al tema degli psicoanalisti alle prese con la memoria dei traumi collettivi  sarà dedicato il prossimo numero monografico semestrale di “Frenis Zero” (numero 8, anno IV, giugno 2007), che si intitolerà “Mnemosyne. Psicoanalisti e memoria dei traumi collettivi”, e di cui l’articolo di Nicole Janigro costituisce un’anteprima.

 

PRESENTAZIONE DI “THALASSA. PORTOLANO OF PSYCHOANALYSIS” . Nell’ottica di ampliare i nostri sforzi editoriali e di raggiungere in particolare i  paesi che si affacciano al Mediterraneo, grazie alla collaborazione con “Penta Editions” (con sede a Parigi) ed il suo direttore Cosimo Trono , abbiamo il piacere di annunciare la nascita di una serie di iniziative culturali che troveranno nella Psicoanalisi e nel Mediterraneo i due ‘fuochi’ di riflessione e di elaborazione. Tra queste iniziative segnalo la nascita del sito webThalassa. Portolano of Psychoanalysis” (indirizzo web http://web.tiscali.it/frenis0/portolano.htm ) che intende mettere inrete’ psicoanalisti e psicoterapeuti provenienti dai paesi del Mediterraneo. Perché porre il Mediterraneo al centro dell'attenzione della cultura psicoanalitica?  Perché esso continua ad avere, pur in un'epoca di globalizzazione di scambi umani, culturali ed economici,  quel ruolo centrale di cerniera tra Occidente ed Oriente, tra patterns culturali  messi drammaticamente a confronto con la  problematica contemporanea della condivisione di modelli universalizzabili di "humanitas" e di civiltà. La psicoanalisi, con le sue teorie sul funzionamento dei gruppi e della psicologia delle masse, può agevolare la comprensione delle trasformazioni antropologiche  che riguardano le società umane  e le istituzioni sociali nel mondo contemporaneo. Il nostro precipuo interesse è concentrato sulle trasformazioni che hanno per oggetto quella koiné culturale che storicamente si è configurata come 'mediterranea', e su come la psicoanalisi possa fornire strumenti interpretativi per approfondire la conoscenza di esse. Porre in collegamento tra di loro gli psicoanalisti che, pur nella diversità delle tradizioni professionali di provenienza, condividono l'appartenenza al medesimo milieu mediterraneo, significa interpellare coloro che riflettono su tali rivolgimenti da una prospettiva in cui la psicoanalisi mantiene un ruolo preminente. Gli strumenti per creare tale rete saranno quelli tradizionali (attraverso dei seminari e dei congressi internazionali), ma anche quelli innovativi offerti da internet e dalle nuove tecnologie di comunicazione.

Abbiamo anche il piacere di annunciare che, per il momento, ilboard scientifico’ di “Thalassa” si avvale di Nicole Janigro e di Abram Coen, quest’ultimo psichiatra, “chef du service Secteur Infanto-Juvenil Paris-Nord” e direttore della collana “Psychanalyse, Médecine et Società” di “Penta Editions”. Anche  Predrag Matvejevic ha accolto con simpatia la nostra iniziativa e ha dato l’autorizzazione a inserire nel sito web di “Thalassa” dei links da cui è possibile scaricare  suoi testi (in italiano ed in francese) sui Balcani e sull’Adriatico. Il sito web di Thalassa è scritto in tre lingue: inglese, francese ed italiano. Speriamo che questa iniziativa susciti il vostro interesse e…. ci perdoni Ferenczi se abbiamo preso a prestito il titolo del suo libro!

 

“LES CACHES DE LA FOLIE” di Jean-Pierre Verot. E’ il primo articolo che pubblichiamo sul sito web di “Thalassa. Portolano of Psychoanalysis”. J.-P. Verot è infermiere presso un Servizio Psichiatrico francese ed in occasione di un suo viaggio a Roma, ha registrato in questo testo le proprie impressioni ricevute dalla visita di un Servizio Diurno di Riabilitazione Psichiatrica.

 

CONGRESSI ED EVENTI FORMATIVI ECM. E’ sempre aggiornata la nostra pagina dei CONGRESSI dedicata specificamente a quelli di argomento psicoterapeutico: indirizzo http://web.tiscali.it/cepsidi/congressi.htm  Segnaliamo tra gli altri:

1)       a Lugano si svolgerà dal 14 al 16 giugno 2007 il 5° Congresso dell’AEPEA (Association Européenne de Psychopathologie de l’Enfant et de l’Adolescent) che prevede l’intervento di studiosi di assoluto prestigio internazionale (tra gli altri Pierre Ferrari, Otto Kernberg, F. Palacio-Espasa, B. Golse, Daniel Widlocher, A. Braconnier, F. Ansermet, J. Manzano, M. Soulé, J. Carratelli, G. Pietropolli Charmet, F. Muratori, G. Fava). “Tra distruttività e creatività: i disturbi della personalità dal bebé all’adolescente” è il titolo del congresso il cui programma è riportato sulla pagine delle NOVITA’ (http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ), mentre per ulteriori informazioni nella stessa pagina troverete i links per il sito web del Congresso.

 

2)       a Milano il Centro Milanese di Psicoanalisi “Cesare Musatti” ha organizzato per il 9 giugno 2007 una giornata di studi intitolata “Anoressia –Bulimia. Il corpo come teatro della mente”. Si segnala la presenza dell’illustre psicoanalista Dana Birksted-Breen. Il programma è visionabile nella pagina delle NOVITA’ : http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm  

 

 

STORIA DELLA PSICHIATRIA: RASSEGNA STAMPA DELLE RECENSIONI DEL LIBRO DI LISA ROSCIONI “Lo smemorato di Collegno. Storia italiana di un’identità contesa” (Einaudi). La rassegna stampa è accessibile dalla pagina delle RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE http://web.tiscali.it/bibliopsi/biblioteca.htm  .

 

Bene vi saluto cordialmente.

 

Giuseppe Leo

10.05.2007
LA SALUTE MENTALE AL FEST

La Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) organizza a Trieste, FEST,  la prima fiera internazionale dell’editoria scientifica dedicata ai media che si occupano di comunicazione della scienza. Dal 17 al 20 maggio molti e diversi luoghi della città ospiteranno conferenze, incontri internazionali, performances, mostre, laboratori, teatro, documentari e spettacoli.

 

Il DSM di Trieste è stato invitato a produrre comunicazioni che mettono a fuoco i punti cruciali della svolta culturale e scientifica avviata da Franco Basaglia.

 

LA COMUNICAZIONE È TERAPEUTICA

“Ci avete insegnato il coraggio di pensare una società senza manicomi”.    

Lula da Silva, Presidente del Brasile

 

Onda lunga che scrolla brefotrofi, istituti minorili, scuole speciali. Quanto c’è ancora da scrollarsi di dosso, nella sanità, nel “sociale”, negli istituti di pena, nelle “case di riposo”, nel manicomio del mondo?  

Franco Rotelli, Direttore Generale ASS 1 - Triestina

 

Trentacinque anni fa iniziava a Trieste un evento che ha segnato la vita di milioni di persone: la fine del manicomio. Con Franco Basaglia e il gruppo di lavoro che intorno a lui si era creato, si apre per le persone con disturbo mentale una grande, inimmaginabile possibilità. Al centro del lavoro di Basaglia non è più la malattia e le infinite, dolorose sottrazioni che questa comporta, ma la persona. Le infinite, possibili, concrete risorse che ogni persona, quand’anche malata, porta in sé in quanto semplicemente viva. Scoprire, o meglio, riscoprire, valorizzare, amplificare, impiegare queste risorse sarà, da quel momento in poi, il motivo su cui fondare una nuova e rivoluzionaria psichiatria, che non potrà mai più prescindere dagli ambiti vitali nei quali una vita umana si muove, si alimenta e si sviluppa creando valore e  stabilendo per sé un senso, un ruolo, un’identità.

Da qui in poi niente sarà più come prima. Sperare, immaginare, volere, fare, avere, scambiare, relazionarsi - in una parola – essere, sarà questa la via per la guarigione. E’ la svolta. Un cambiamento che dal superamento dell’istituzione totale del manicomio e della psichiatria così come veniva praticata fino allora, porterà in Italia alla Legge 180 e alla riforma psichiatrica, ovvero la graduale costruzione di un’alternativa di cura e di vita che stravolge, cambiandone totalmente contenuti e parametri, una cultura, un modo di intendere e di ricercare la salute e il diritto alla stessa.

Si tratta di un’esperienza unica e assolutamente innovativa, faticosamente e caparbiamente perseguita fino a diventare un modello cardine per la promozione della salute mentale nel mondo. L’esperienza triestina già dal 1970 è stata designata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) “città pilota” (WHO Pilot Area) per l’Italia in Europa nella ricerca che avrebbe portato alla fine del manicomio. Negli ultimi decenni, il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) di Trieste, in qualità di Centro collaboratore OMS (WHO collaborating Centre for research and training in mental health and lead collaborating for services development in Europe), ha partecipato e dato vita a numerosi progetti di cooperazione e collaborazione internazionali nel campo della salute mentale. E nel 2001, sempre l'OMS, indica la chiusura del manicomio avvenuta in Italia grazie alla legge 180 come “uno dei pochi eventi innovativi nel campo della psichiatria su scala mondiale”.

E’ ormai certo che il nostro è il tempo delle rivoluzioni morbide, dove il potere duro delle armi e della violenza, calde e fredde, dovrà essere sostituito con quello morbido del dialogo, della cultura, delle leggi, dei diritti umani, dell’informazione, della comunicazione; delle battaglie fatte e vinte a suon di parole.

Il lavoro scientifico iniziato da Basaglia sulla natura della malattia mentale e delle istituzioni, non soltanto si inserisce in questa nuova e necessaria onda, ma ne è uno dei precursori più esemplari. La vita di chi apre una strada contro la corrente non è mai stata né sarà mai una vita facile; per questo chi viene dopo ha il compito non solo di raccoglierne l'eredità, ma quello ancor più arduo e laborioso di farla sua, promuovendola, divulgandola, utilizzandola, mostrandone il valore pratico e universale. Attuare un cambiamento vuol dire comunicarlo, trasmetterlo, consegnarlo al mondo. E se “la libertà è terapeutica” come 35 anni fa si scriveva sui muri del manicomio di Trieste, altrettanto terapeutica è la comunicazione della libertà.

I manicomi sono finiti, la normalità, la libertà, per tutti, è iniziata. Continuarla e continuare significa comunicare. E’ qui che incomincia il secondo tempo della svolta promossa da Franco Basaglia; di questo tempo noi vogliamo e dobbiamo essere testimoni e attori.

E’ con questo spirito che il DSM di Trieste intende partecipare alla prima Fiera dell’Editoria Scientifica su suolo locale, lo spirito che vogliamo comunicare alle generazioni future. E che i giovani ce lo stiano chiedendo è ormai una realtà, l’ultimo Festival di Sanremo lo ha ampiamente confermato.

L’importanza di comunicare il senso dell’esperienza basagliana ha già dato luogo negli ultimi anni a numerosi eventi divulgativi e a scambi fruttuosi con diversi enti e istituzioni scientifiche e culturali sia italiane che straniere, non ultima la Scuola Internazionale Studi Superiori Avanzati (SISSA) di Trieste, nel cui “Master in Comunicazione della Scienza” operatori del DSM esercitano attività di insegnamento. La collaborazione si è arricchita anche di un lavoro in comune per la costruzione di un archivio della memoria vivente, che potesse raccogliere le voci di coloro che avevano vissuto gli anni del manicomio, medici, infermieri, assistenti sociali o anche cittadini testimoni della fine dell’internamento.

Questo lavoro ha dato origine a un più ambizioso progetto sugli Archivi Generali della Deistituzionalizzazione, organizzato dal DSM e sostenuto dall’Azienda per i Servizi Sanitari (ASS) n. 1 di Trieste, che verrà presentato per la prima volta al pubblico nell’ambito del FEST e che punta a raccogliere, catalogare e preservare le produzioni testuali, fotografiche, filmiche e plastiche – sia di carattere scientifico e giornalistico sia di carattere artistico – realizzate sul tema in questi anni.

 

COMUNICANDO IL CAMBIAMENTO

Appuntamenti con quotidiano e memoria

 

La partecipazione del DSM di Trieste al FEST si articola negli appuntamenti che seguono:

 

1.    Sabato 19 maggio alle ore 15.30 presso il Salone degli Incanti (ex Pescheria) si terrà un incontro con il dott. Roberto Mezzina, psichiatra, e con Izabel Marin, assistente sociale e ricercatrice del DSM, dal titolo: “La biografia prima della biologia. Salute mentale e nuovi percorsi di guarigione”.

Il FEST rappresenta l’occasione per fare il punto su una ricerca in corso, alla quale partecipano il DSM di Trieste e, negli Stati Uniti la University School of Medicine di Yale, i Boulder Mental Health Services di Boulder City in Colorado e i Madison Mental Health Services di Madison in Wisconsin; in Scandinavia il South Mental Health Department di Stoccolma e l’University of Dremmen di Oslo; in Australia l’Area Services di Brisbane. La ricerca intende valutare quali politiche di salute mentale e quale organizzazione dei servizi territoriali determinano una promozione attiva dei percorsi di guarigione. La ricerca ha dimostrato che le persone, per curarsi e guarire, hanno bisogno di dare senso e significato al proprio vissuto di sofferenza attraverso un percorso di valorizzazione e di consapevolezza.

Si tratta di mettere a fuoco quel processo attivo, dinamico e altamente individuale di ripresa (recovery) che consente a una persona con disturbo mentale di assumersi la responsabilità della propria vita e delle proprie scelte, e nel contempo sviluppa uno specifico insieme di strategie che i servizi devono assumere non solo per fronteggiare i sintomi della disabilità, ma anche lo stigma, la discriminazione e l’esclusione sociale che ne derivano.

L’incontro, coordinato dal dott. Vincenzo Napolano dell’Istituto di Cibernetica di Napoli, sarà arricchito dalle testimonianze – attinte dagli Archivi – di persone che hanno attraversato l’esperienza del disturbo mentale.

 

2.       Domenica 20 maggio alle ore 10.00 presso il Salone degli Incanti (ex Pescheria) si terrà un incontro con il dott. Peppe Dell’Acqua, psichiatra e direttore del DSM di Trieste, dal titolo “La comunicazione è terapeutica. Il quotidiano e la memoria”, nel corso del quale sarà presentato il sito web dello stesso Dipartimento e il progetto sugli Archivi Generali della Deistituzionalizzazione. Il sito è frutto di una precisa scelta tesa a raccogliere e rilanciare la storia, la quotidianità e le peculiarità scientifiche e organizzative del DSM di Trieste. Grazie a questo strumento sarà possibile accedere a informazioni che da un lato riguardano il cambiamento istituzionale, i principi ispiratori, l’esperienza teorica e pratica di Basaglia e del suo gruppo (il tutto corredato da una selezione della letteratura scientifica internazionale sul tema); dall’altro lato, invece, informazioni sull’attuale funzionamento del DSM, l’organizzazione dei servizi di salute mentale all’interno dell’Azienda sanitaria, i programmi di cura, di abilitazione sociale e di inserimento lavorativo, le cooperative sociali e le associazioni culturali.

L’incontro verrà coordinato dal dott. Donato Ramani della SISSA. Saranno disponibili postazioni informatiche per accedere via Internet al sito e agli Archivi. Inoltre, materiale fotografico e video sarà diffuso in sequenza sui monitor installati nel Salone degli Incanti, mentre testi a tema saranno disponibili in vendita o in consultazione.

 

3.    Domenica 20 maggio alle ore 11.30 presso il Teatro Miela si terrà la tavola rotonda dal titolo “Ai confini della ricerca, tra salute e malattia - Franco Basaglia e la crisi della scienza”, alla quale parteciperanno il dott. Franco Rotelli, psichiatra e direttore generale dell’ASS n. 1 di Trieste, la prof.ssa Nancy Scheper-Huges, docente di Antropologia Medica presso la University of California di Berkeley e la prof.ssa

Anne Lovell, antropologa e direttrice di ricerca presso l’INSERM di Parigi. Il dibattito, coordinato dal dott. Mario Colucci, psichiatra del DSM di Trieste, intende sottolineare l’attualità del contributo teorico e pratico di Basaglia nella frattura definitiva del modello manicomiale e dei saperi delle psichiatrie che lo avevano prodotto, fino a giungere alla costruzione di un modello di salute mentale comunitaria, rispettoso della dignità e dei diritti di cittadinanza della persona. A fronte di un vertiginoso sviluppo tecnico della ricerca contemporanea in tema di disturbo mentale, che sembra però aver smarrito il senso etico della sua funzione terapeutica e di emancipazione del soggetto e della comunità, le riflessioni basagliane sulla crisi strutturale delle istituzioni e dei saperi della psichiatra restano di bruciante attualità, non soltanto in Italia.

 

Oltre a questi tre eventi il DSM e l’ASS di Trieste presentano:

·         Venerdì 18 maggio alle ore 16.00 presso la sede DSM di via Weiss 5 (ex comprensorio di S. Giovanni), verranno presentati i risultati della ricerca internazionale “La salute mentale nella popolazione generale: immagini e realtà”, iniziata nel 1997 in Francia e successivamente estesa nei paesi dell’area francofona, quindi in Grecia, in Spagna, e nel 2006 per la prima volta in Italia, a Trieste. Si tratta di un lavoro che ha come principale obiettivo un’indagine su un campione, casuale ma rappresentativo, della popolazione, per conoscere giudizi e pregiudizi in merito al tema della salute mentale.

Il DSM di Trieste è da tempo impegnato, a livello nazionale e internazionale, nella lotta allo stigma e al pregiudizio legati al disturbo mentale. A tutt’oggi, nel mondo, sono stati compilati circa 60.000 questionari, che hanno fatto emergere un quadro molto interessante e oltremodo composito delle rappresentazioni sociali del fenomeno del disturbo mentale. A Trieste, più di 30 ricercatori hanno coinvolto la popolazione cittadina nella compilazione di 900 questionari.

Presentano i risultati della ricerca il dott. Jean-Luc Roelandt e il dott. Francesco Macrì, psichiatri dell’EPSM di Lille-Métropole, la dott.ssa Aude Caria, psicologa del Centre hospitalier Saint-Anne di Parigi, il dott. Massimo Marsili e il dott. Mario Colucci, psichiatri del DSM di Trieste. Coordina il dott. Peppe Dell’Acqua.

 

·         Giovedì 17 maggio alle ore 12.00 presso l’Auditorium del Salone degli Incanti (ex Pescheria) il dott. Franco Rotelli, direttore generale dell'ASS n. 1 di Trieste e la dott.ssa Roberta Balestra, direttrice del Dipartimento delle Dipendenze, presenteranno i primi tre titoli della collana Insaluteinsieme, dedicata a genitori di adolescenti e realizzata da MGS Press Edizioni Trieste in collaborazione con gli operatori dell'Azienda Sanitaria e gli specialisti in Medicina dello sport. I temi sono: “Affettività e sessualità” – “Doping” – “Il piacere di mangiare”.

 

 

E RIAPPARVERO I VOLTI

Una mostra fotografica per raccontare i gesti del cambiamento

 

Il 19 e il 20 maggio il teatro Miela ospiterà la mostra fotografica di Claudio Erné, “Viola. Gli anni di Franco Basaglia a Trieste”, con alcuni degli scatti più evocativi dell’esperienza e dei protagonisti della chiusura del manicomio.

 

“L’ospedale psichiatrico di San Giovanni è aperto in entrata e in uscita”, scriveva allora sui muri un anziano internato, quando Franco Basaglia aveva appena cominciato il suo lavoro a Trieste e l’Ospedale Psichiatrico di San Giovanni si era trasformato in un grande cantiere. […]

L’urgenza di vedere allontanarsi il manicomio e di rompere irreversibilmente con quella “storia” attraversa ogni azione, ogni gesto. E le foto sono di questo, prima di tutto, testimonianza.

(dalla postfazione al catalogo di “Viola” di P. Dell’Acqua)

 

Le immagini degli internati non ci furono mai se non segnaletiche per scopo d’archivio. Dovette giungere la furia della negazione per darci conto nello stupore generale, del degrado, della violenza, del sopruso, dell’inaccettabile. E venne solo nei tardi anni ’60. Ed erano 100 mila solo in Italia. Rotto l’involucro, spalancate le porte, ritorna via via una fragile dignità, come una stupita ripresa di vita. […] In un luogo che si decostruiva riapparivano volti, singolarità, storie. Claudio Ernè accompagnava Franco Basaglia con la sua fotocamera come uno degli abitanti di quel villaggio frastornato del cambiamento. […] Via via le fotografie ricostruiscono il fragile tessuto della normalità ritrovata attraverso eventi ed energie che rovesciano il passato e i corpi riassumono fisionomie e tratti non più catalogabili, non più riducibili a maschere, stereotipi, alienità. […]

Si intuisce da queste immagini la ricchezza della storia di quegli anni. Forse è tempo di ricostruirla per intero. Di raccontarla per esteso. Di raccogliere le migliaia di altre immagini, di fotografi che ci accompagnavano e parte delle parole innumerevoli allora spese.

(dalla postfazione al catalogo di “Viola” di F. Rotelli)

 

 

 

 
24.04.2007

A.S.S.E.Psi. NEWS - Aprile 2007

Gentilissimi,

vi informo sulle ultime pubblicazioni sui siti web della rivista telematica “Frenis Zero” e dell’A.S.S.E.Psi. (Associazione per lo Studio della Storia e dell’Epistemologia della Psichiatria).

 

MUSICA MAESTRO!

Il 27 ottobre 2006 a Treviso l’Istituto di Ricerca “Sigmund Freud”, in occasione del 150° anniversario della nascita del fondatore della psicoanalisi,   organizzò un seminario dal titolo “Musica Maestro!”.  In quell’occasione gli interventi dei relatori cercarono di focalizzare alcuni aspetti del carattere e della personalità di Freud padre di famiglia, del suo umorismo, del suo atteggiamento nel lavoro, nella scelta degli svaghi e delle vacanze in montagna. Siamo lieti di poter pubblicare sulla rivista telematica “Frenis Zero” (a partire dalla pagina delle NOVITA’: http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ) i testi degli interventi di quella giornata di studi.

Iniziamo da “Musica Maestro! Sigmund Freud e Yvette Guilbert” di Roberto Cheloni. Freud ripetutamente affermava di non riuscire a godere della musica, sentendola estranea alla sua disposizione personale, in realtà si lasciava rapire ed incantare quando la cara amica e famosa cantante Yvette Guilbert cantava a Parigi le sue suggestive canzoni un po’ enigmatiche, un po’osè, un po’ trasgressive nelle allusioni e nel linguaggio popolare a volte un dialettaccio da periferia parigina, un gergo, accompagnandole con grazia e seduzione del tutto inimitabili.

Segue “Paesaggi alpini” di Alessio Visentin, in cui l’amore di Freud per la montagna è il tema centrale che permette di ricostruire il legame tra i paesaggi visivi e sonori alpestri con il lavoro di una vita, teso ad ascoltare le risonanze dell’inconscio.

Gerolamo Sirena in “Freud al lavoro” ci dà un quadro dell’atmosfera che si respirava quotidianamente nello studio del maestro viennese, mentre Zita Burtet in “Il Maestro ed il Pastore”, partendo dalla corrispondenza tra Freud ed il pastore Pfister, affronta alcuni temi ancora dibattuti sull’atteggiamento di Freud nei confronti della religiosità.

Infine, Giovanni Reginato in “Armonie del silenzio” si interroga sulla qualità ‘musicale’ dell’ascolto analitico freudiano.

MAITRES A DISPENSER:

Sabato 21 aprile scorso, presso il Centro Psicoanalitico di Roma, Haydée Faimberg, psicoanalista franco-argentina, ha presentato il libro “Ascoltando tre generazioni. Legami narcisistici e identificazioni alienanti” (Franco Angeli, 2006). Nella mattinata ha dialogato (con il coordinamento di Patrizia Capelloni) con l’antropologa Francesca Giusti e con la storica Anna Foa in un “colloquio con… psicoanalisi, antropologia, letteratura”. Nel pomeriggio Haydée Faimberg e Lucio Russo hanno dialogato sul tema “L’albero genealogico tra le generazioni”. Dell’interessante resoconto della relazione tenuta dalla Faimberg nella mattinata diamo un breve resoconto a partire dalla pagina dei “Maitres à dispenser” all’indirizzo http://web.tiscali.it/bibliopsi/maitres.htm

NEUROPSICOANALISI.

Sabato 5 magio 2007 al “New York Psychoanalytic Institute” si terrà una conferenza di Eric R. Kandel dal titolo “Mice, Men and Mental Illness: Animal Models of Human Mental Disorders”. Nella pagina delle NOVITA’ (    http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm   ) ne diamo il riassunto in italiano ed in inglese.

CONGRESSI

Gli eventi formativi ECM con particolare riguardo alla psicoterapia psicoanalitica e psicodinamica sono accessibili alla pagina in continuo aggiornamento http://web.tiscali.it/cepsidi/congressi.htm 

Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.

Giuseppe Leo

 

Segnalazione Convegno "La dimensione storica e narrativa nel lavoro psichiatrico" (Casalecchio di Reno - Bologna)
PROGRAMMA PRELIMINARE

 

Venerdì 8 giugno

 

 

8.30                 Registrazione dei partecipanti

 

9.00                 Saluto di apertura ed introduzione ai lavori

Marco Monari (Bologna)

                       

 

                        I sessione

 

9.15                 La psichiatria nell’Italia del Novecento prima della 180

                        ValeriaPaola Babini

 

11.00               Presentazione e discussione di casi clinici

Valeria Paola Babini, Marco Monari

 

13.00               Pausa

                       

                        II sessione

 

14.00               Lavori a piccoli gruppi sul tema presentato

                        Conduttori: Maria Grazia Beltrami, Aurelio Bonatti, Cecilia Neri

 

16.30                             Pausa

 

16.45               Presentazione dei lavori

 

18.00               Questionari di valutazione ECM

 

18.15               Conclusione e chiusura dei lavori

 


 

 

 

 

Venerdì 28 settembre

 

 

8.30                 Registrazione dei partecipanti

 

9.00                 Saluto di apertura ed introduzione ai lavori

Marco Monari (Bologna)

 

 

                        I sessione

 

9.15                 Storia e narrazione: memoria, idee, individui

                        Fulvio Cammarano

 

11.00               Presentazione e discussione di casi clinici

                        Fulvio Cammarano, Marco Monari

 

13.00               Pausa

 

                        II sessione

 

14.00               Lavori a piccoli gruppi sul tema presentato

                        Conduttori: Maria Grazia Beltrami, Aurelio Bonatti, Cecilia Neri

 

16.30               Pausa

 

16.45               Presentazione dei lavori

 

18.00               Questionari di valutazione ECM

 

18.15               Conclusione e chiusura dei lavori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Venerdì 16 Novembre

 

 

8.30                 Registrazione dei partecipanti

 

9.00                 Saluto di apertura ed introduzione ai lavori

Marco Monari (Bologna)

 

 

                        I sessione

 

9.15                 Narrative in psychiatry and psycotherapy: the evidence

                        Jeremy Holmes

 

11.00               Presentazione e discussione di casi clinici

                        Jeremy Holmes, Marco Monari

 

13.00               Pausa

 

                        II sessione

 

14.00               Lavori a piccoli gruppi sul tema presentato

                        Conduttori: Maria Grazia Beltrami, Aurelio Bonatti, Cecilia Neri

 

16.30               Pausa

 

16.45               Presentazione dei lavori

 

18.00               Questionari di valutazione ECM

 

18.15               Conclusione e chiusura dei lavori

 

 

COME SI PUO’ EVINCERE DAL PROGRAMMA ALLEGATO IL PROGETTO FORMATIVO SI SVOLGE IN TRE GIORNATE. NON CI E’ POSSIBILE ACCREDITARE REGOLARMENTE L’EVENTO IN QUANTO IL PROGETTO ECM TERMINERA’ IL PERIODO DI PROROGA DELLA SPERIMENTAZIONE ECM.

 

 

 

 

 

 

 

 

SEDE

Aula Magna, AUSL Bologna Sud

Via Cimarosa 5

Casalecchio di Reno (BO

 

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

MCC srl

Via S.Stefano 57

40125 Bologna

info@mccstudio.org

 

 

ELENCO MODERATORI E RELATORI

 

Valeria Paola Babini

Cattedra di Storia della scienza,Insegnamento di Storia della Psicologia, Dipartimento di Filosofia dell’Università di Bologna

 

Maria Grazia Beltrami

Psichiatra, responsabile del    Progetto Qualita’ per il Dipartimento di Salute Mentale, Casalecchio, Bo

 

Luciano Aurelio Bonatti

Csm di casalecchio di reno

Day hospital psichiatrico territoriale, Casalecchio di Reno (BO)

 

Fulvio Cammarano

Cattedra di Storia Contemporanea, la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna.

Direttore dipartimento di Politica, Istituzioni, Storia, Università di Bologna

 

Jeremy Holmes

Chair of the Psychotherapy faculty, Department of Psychiatry, Royal College of Psychiatrist, Devon UK

 

Marco Monari

Direttore del day hospital psichiatrico territoriale Casalecchio di Reno

CSM – ausl bologna sud

 

Cecilia Neri

DSM Bologna

 

 

RAZIONALE SCIENTIFICO

Il “Corso di San Lazzaro sulla psicoterapia psicodinamica nei servizi pubblici”, formato da una ventina di psichiatri e psicologi operanti nei servizi pubblici bolognesi e limitrofi, è giunto quest’anno alla sua XXI edizione. Esso nacque come luogo di discussione, di formazione e di aggregazione culturale per gli operatori psichiatrici interessati ad una visione psicodinamica del proprio lavoro terapeutico.

Dal 1995 il Corso di San Lazzaro organizza annualmente una serie di seminari affidati ad esperti di chiara fama ed aperti al pubblico degli addetti ai lavori dei servizi. Numerosi sono stati gli argomenti trattati nel corso degli anni, tutti comunque inerenti le problematiche cliniche che emergono nel trattamento psicoterapeutico e psichiatrico complessivo delle patologie gravi e dei pazienti con disturbi di personalità.

In un’epoca come quella attuale, in cui la terapia farmacologia della depressione e delle psicosi ha compiuto notevoli progressi, resta tuttavia importante la dimensione storica e narrativa nel lavoro psichiatrico, essa ci aiuta a comprendere la particolare specificità della Psichiatria e della Psicoterapia, il loro rapporto con la società e il paziente psichiatrico come membro della società stessa.

Questo sforzo di comprensione del paziente e delle sue problematiche è collegato non solo alla necessità di giungere ad una diagnosi il più possibile completa nei suoi aspetti biologici, psicologici e sociali, ma anche alla possibilità di predisporre percorsi terapeutici adeguati e flessibili.

Da quanto esposto consegue che tutte le figure professionali , che compongono il gruppo di lavoro nei servizi pubblici psichiatrici, possono trarre giovamento nella loro formazione personale dall’argomento del Corso di quest’anno: medici e psicologi per affinare le loro capacità diagnostiche e terapeutiche, infermieri professionale ed educatori professionali, che trascorrono tanto tempo in attività terapeutiche e riabilitative con i pazienti più gravi e cronici, per comprenderli meglio come persone e nelle loro potenzialità evolutive.       

 

 

 

 

 

 

 

ABSTRACT

 

La psichiatria nell’Italia del Novecento prima della 180.

Valeria Paola Babini

Si presenterà una ricostruzione del percorso teorico e disciplinare della psichiatria italiana (correnti, scuole, personaggi, snodi teorici, luoghi di formazione) che consenta di coglierne la sua particolare specificità nonché il rapporto con la società .

 

Storia e narrazione: memoria, idee, individui

Fulvio Cammarano

L’intervento si propone di affrontare alcune grandi questioni del metodo storiografico a cominciare dalle diverse finalità attribuite alla storia dalle tradizioni culturali degli ultimi due secoli.

La storia è una disciplina strettamente correlata al concetto di ricerca,  d’indagine nel passato. Il passato, però, come è noto, non è di per sé storia. La storia richiede che gli eventi descritti siano stati ricostruiti attraverso una critica delle fonti in cui le cautele e le verifiche rappresentano un consolidato criterio d’indagine e non solo uno scrupolo morale.

La storia inoltre è una disciplina “vuota” dal punto di vista della teoria in quanto legata alla descrizioni di eventi unici ed irripetibili e quindi strettamente connessa alle vicende degli individui. Già dalla fine dell’800 tuttavia questo vuoto fu riempito dalla contaminazione con le altre scienze sociali che permise alla storia, pur nel rispetto della propria peculiarità, di arrivare a formulare delle “generalizzazioni” che avrebbero permesso la creazione di ipotesi interpretative in grado di andare oltre la mera descrizione degli eventi.

Accanto al tema degli obiettivi della storiografia (categorie, individui, strutture, ecc) sarà affrontato il tema della differenza dei vari tipi di fonti  e del ruolo rivestito dallo storico nei processi d’indagine.

 

Narrative in psychiatry and psychotherapy: the evidence?

Jeremy Holmes

 

Psychiatry is perhaps the most "narrative" of all medical specialties, but here as elsewhere clinical skills are in danger of being lost as evidence-based medicine becomes the dominant paradigm in medical culture. Psychotherapy is a quintessentially narrative discipline. Starting from an "attachment" perspective, the uses of narrative in psychotherapy are outlined. These include the importance of metaphor, story-telling, the search for event-scripts, and the role of "narrative competence" as a mark of psychological health. Life history research, the "adult attachment interview" and other research approaches to narrative in psychiatry and psychotherapy are described. The paper calls for an integration of narrative and evidence-based medicine.

For every thesis there is an antithesis. The current ascendancy of evidence-based medicine, (EBM) for all its power and beauty, has created disquiet among some clinicians and researchers. Are randomised controlled trials, (RCTs) practice guidelines, national service frameworks and protocols really the end of the story, or is there still a place for clinical judgment, the importance of the doctor-patient relationship and the traditional emphasis on individual meanings and case histories? Evidence-based medicine has thrown up a counter-movement, less organised and influential perhaps, whose voice is still uncertain, but which nevertheless holds onto narrative and story as a bedrock of clinical practice.1 The purpose of this article is to review aspects of narrative based medicine (NBM) as they impact on psychiatry and psychotherapy, to consider briefly research aspects of narrative, and to look at ways in which EBM and NBM can complement each other both for the benefit of the individual patient and more widely.

Evidence-based medicine argues that medical practice should model itself on scientific method and that all interactions with patients should be guided by the falsifiability principle: only those interventions which have been shown by rigorous tests to be effective should be implemented; thus will the health of the population benefit, and the costs of health services to the public purse be justified. In itself this approach is unexeptionable—who could reasonably disagree—and yet many health workers feel that something vital to medical practice is left out in this uncompromising position.2

 

The limitations of evidence-based medicine

The narrative critique draws on a number of different empirical and philosophical strands. First, there is the uncomfortable gap between efficacy and effectiveness: many doctors prescribe treatments which do not meet the rigorous criteria of EBM, and conversely fail to deliver treatments which have been shown to work. In schizophrenia for example there is a continuing failure to deliver psychosocial interventions on a routine basis despite two decades of strong evidence for their efficacy. Doctors need more than published results of RCTs to change their practice: acquiring psychosocial skills for themselves, treating patients and their families, seeing the resulting changes that can come about (and those that cannot) are all necessary. Only when the evidence is backed by a story of a successful treatment which the doctor can see with his or her own eyes is it likely to be incorporated into day-to-day practice. We learn by doing, and doing involves a self-generated narrative in which we are active agents of change, shaping, and being influenced by the results of our activities. For MacIntyre3 we are our narrative: our sense of self is inextricably bound up with our life-stories and the meanings they have generated. Narrative is thus synonymous with training and learning.

Advocates of narrative argue that with all the huge advances of modern scientific medicine there has been a loss of "meaning" in our work and in what has been offered to the patient. But what do we mean by meaning? According to Quine4 meaning arises out of connectedness—we look up a word in the dictionary and are offered another set of words to which that word is connected, and they are in turn linked to another set of words and so on until we reach a web of meanings that comprise an entire language. Meaning in this sense can be linked to both metaphor and story. Metaphor is a fruitful collision or connection between apparently unrelated phenomena. Many of the metaphors that arise in psychiatry and psychotherapy connect bodily experience to the external world. For example, a middle-aged man whose business had failed and who had become depressed described himself as "gutted" as he spoke about looking round his empty warehouse. The clear link between the external event and his feelings, however painful, gave meaning to his pain and helped him cope with it. Similarly, stories are series of linked intentions and actions which create a sense of connection and agency: first this happened, then I did that, and the result was the other.

Evidence-based medicine is often described as "instrumentalist" in that it applies the scientific method within a given reality, but does not consider the historical and sociological forces which shape that reality. For example, resistance to the implementation of psychosocial interventions in schizophrenia arises in the context of a pharmaceutical industry which invests vast sums in order to influence doctors to prescribe its neuroleptic treatments, with psychosocial interventions coming in a very poor second in the list of priorities. The instrumentalist perspective of EBM posits the doctor as a scientific agent of change, offering his validated treatments to a passive patient. In NBM doctor and patient together are "co-constructors" of a shared reality in which the history and expectations of each play significant roles in determining outcome. For example, we need to know what our patients' attitude towards medication are—whether they are "anti-pills", have tried homoeopathy or have specific spiritual beliefs, tend to be forgetful, are obsessional etc—before gauging the likelihood of compliance with our prescriptions. These attitudes are all embedded in the patient's individual experience and encoded as a series of stories grandmother, say, who was given aspirin, developed a gastrointestinal bleed and died, or a religious teaching which fosters a passive acceptance of "fate"—which comprise their personal narratives. Critics of EBM argue that modern medicine tends to downplay these vital aspects of medical practice, while the traditional skills of history-taking and listening may suffer in the face of the drive to examine, investigate and intervene. Good practice requires a blend of evidence-based and narrative approaches, in which scientific knowledge is adapted and tailored to fit with the particular circumstances, biography, and personality of each individual patient.

 

Narrative and causality

 

Supporters of EBM might be happy to concede the points made so far, but argue that what is being said is both obvious and trivial—of course we need to take histories carefully and respect patients and their beliefs, but the cutting edge of treatment remains based on evidence, not narrative. "What about Down's syndrome?" they might suggest. The narrative approach held sway until the discovery of trisomy in 1956: mothers of Down's syndrome babies were asked about physical and emotional trauma during pregnancy and were found to have a much greater incidence than mothers of non-affected babies.5 Here a narrative explanation stood in the way of the "real" evidence: the overwhelming need to make sense of experience led these mothers to connect the trauma of their abnormal baby with previous trauma, whereas in reality there was no such link, and presumably mothers of normal babies had had equal amount amounts of unhappiness whose significance faded once their babies were born without blemish.

The argument here is essentially about causality. Bolton and Hill6 distinguish between "intentional" and "non-intentional" causality–the former implies agency of some kind, while the latter is outside the realm of human intention. Garland7 similarly distinguishes trauma that has a "man-made", intentional, aspect from traumas that are outside the realms of human agency. Down's syndrome turned out to be a "non-intentional" story about chromosomes, not human agency. But if we take Down's syndrome as a paradigm we will miss much that is central to medical and especially psychiatric practice—the interplay between intentional and non-intentional causality is where most problems lie. As a counterexample, if we simply collude with patients who attribute their depression to a "chemical imbalance in the brain" (which is not to deny that such "imbalance" exists), and fail to take account of the ways in which their illness arises out of their life-story, we will miss the role of loss and the associated grief which Brown and others have shown to be causative factors in the origins of depressive illness,8 and which, it seems likely, also plays a role in the expression of a genetic vulnerability to schizophrenia. Furthermore, even though Down's syndrome is a product of "non-intentional causality", there remains a story to be attended to about how a family copes with the advent of a handicapped child.

 

The uses of narrative in clinical practice

 

What is the role of narrative in clinical practice? Narrative methods are central to history-taking and formulation, to engagement, and to several aspects of psychotherapy.

HISTORY-TAKING AND FORMULATION

Psychiatric patients often present to services in bemused and de-contextualised states. A patient arrives in casualty after an overdose. A young person who has been behaving strangely is dragged along by anxious relatives. Someone known to be psychotic refuses to let his community worker into the house. The clinician's task is to find a story into which this fragment of inexplicable or worrying behaviour can be fitted. A story is always about the interplay of intention and context—or, to put it the other way round, when we have found a human agent acting within a context, then we have a story. In a clinical context, a story is a sequence of events centring on a suffering patient. It consists of alternating episodes of "what was done to me/what I felt", and "how I reacted/responded/felt about it in return".

We often ask a patient on first meeting: "What's the story?", or "How did you land up here in this room talking to someone like me?", or "How did it all begin?". The aim is to reconstruct a narrative chain out of an apparently disconnected series of events, ending with the here-and-now, this patient talking to this doctor, in this room, on this day, about this subject—the story so far. By proceeding in this way we begin immediately to encourage the patient to become the author of her own story—to consider what has happened to her, how she has reacted, and what she was and is feeling about it. We start from a feeling of puzzlement, akin to starting a novel or listening to a story: "Why did so-and-so meet so-and-so on such-and-such a day", "What is going to happen next", "How will it all end", and do not rest until we have some sort of picture of what the overall shape of the story might be. At first glance this will probably be fairly familiar: the overdose that followed a row with a boyfriend, the young man who has been smoking too much cannabis, the patient who has stopped taking his medication. But stories are infinite: each one leads onto another. Why did she react to a row in that way? Why did the row occur in the first place? Is this an example of separation anxiety in someone whose parents split up when she was a child? What led him to retreat into cannabis? Had he lost his job or his girlfriend? Did the cannabis make him depressed, or was it the other way round? Why did he stop his pills? Was it the side effects? Or did the hallucinations tell him to? Perhaps he only believes in homoeopathy? Is that a valid or a delusional belief? And so on. Thus a narrative approach to history-taking and formulation leads the listener deeper and deeper into the causal chain of events—both intentional and non-intentional—which underlie the presenting problem, and can be used to help patients put their illness in a context which helps give meaning to their apparently meaningless pain.

ENGAGEMENT

"Engagement", or therapeutic alliance, is the backdrop to the mutual commitment of doctor and patient to the understanding and tackling of the problem which the patient brings for amelioration. In psychotherapy the quality of the therapeutic alliance is the single best predictor of good outcome for treatment. A narrative approach can be a powerful method of engaging the patient, who encounters a clinician who genuinely wants to know how things look from his, the patient's, point of view, who wants to hear his, or a the very least his side of, the story. Every good psychiatric clinician is driven by a fascination with the phenomenology of patients' experience, by the ramifications of their delusional system, the minutiae of their everyday lives—by a wish to understand this particular person's story, to get to the heart of her suffering—and accords this enterprise equal importance to the need to understand the mental or biochemical mechanisms involved. In working with psychotic patients, EBM will tell the clinician which antipsychotic drug is likely to be effective; but listening carefully to the details of the patient's psychotic experiences, and trying to draw out a narrative pattern in his story, is a precondition for successful prescription. Without the engagement which this implies the patient is far less likely to take his medication or to trust the clinician in other ways.

NARRATIVE AND SUPPORTIVE PSYCHOTHERAPY

A significant part of the effectiveness of psychotherapy is attributable to "common" or "non-specific factors" which form part of the therapeutic process, whether psychoanalytic or cognitive. Supportive psychotherapy relies on this phenomenon for its usefulness. A basic technique in supportive psychotherapy consists simply of encouraging patients to tell their story, and to "ventilate" their feelings about the events of their life. Winnicott described psychoanalysis as an "extended form of history-taking"; offering patients a supportive relationship sustained over many years similarly comprises a significant part of the work of the consultant psychiatrist. The narrative stance requires a consistent curiosity on the part of the doctor, who always wants to hear more, and who learns to cultivate a creative puzzlement about aspects of the patient's story which do not seem to make sense.

The importance of this emergent "autobiographical competence" has recently been supported by a study which showed that even physical illness can benefit from narrative activity. Patients with rheumatoid arthritis and asthma were asked to write about stressful experiences in their lives. Compared with controls who did not write, or simply wrote about neutral topics, their symptoms improved over a six-month period on a variety of objective measures. It is intriguing to speculate about the possible mechanisms which might explain this finding. One possibility is to think of writing or telling one's story as representing a form of surrogate relationship, albeit to oneself, with all the anxiety reduction and possibility for processing mental and physical pain that that entails. In other words, it can help create an internal sense of a "secure base". The objectification of feelings involved in the writing task helps the sufferer to distance herself from her pain. In addition, relationship implies connectedness, and an escape from the narcissism which chronic illness, whether physical or mental, can foster.

NARRATIVE AND ATTACHMENT

This links with the concept of "reflexive function" (RF) which has emerged from attachment research, suggesting that people who are able to "represent" and so reflect upon their experience in words, however problematic or painful, are more likely to be able to form secure attachments than those who lack such capacity. For the purposes of our discussion, this self-reflexive capacity is important in three ways.

First because it is exactly what psychotherapists aim to foster in their patients, whether they be cognitive therapists working with automatic thoughts and assumptions, or analytic therapists with their motto, "where id is there ego shall be". Ego is the psyche's story-teller. Second, in a general practice context, the very existence of a general practitioner (GP) and a surgery gives a message to the patient that his pain and difficulties can be "represented"—first talked about and then acted on so as to reduce suffering. Third, RF and narrative style generally have been shown to be linked with early relationship patterns. Longitudinal studies have shown that children who are securely attached in infancy are more likely to have a coherent and "free-autonomous" narrative style when talking about themselves in early adulthood, as compared with insecurely attached children whose narratives tend either to be over-elaborated and confused (linked with ambivalent attachments) or sparsely dismissive (linked with the avoidant attachment pattern). Thus the ways in which people talk about themselves reveal fundamental relationship patterns.

This insight into narrative styles can enhance the quality of listening with which we approach patients, and guide our interventions in "story-making" or "story-breaking" directions. Patients with self-sufficient, unelaborated, dismissive narratives need to be encouraged to break open their defensive stories and consider other possibilities. Those who seem unable to find a narrative thread and to be drowning in the chaos of their experience need to be helped to find a shape and a pattern which helps fit things into place. Narrative style, in other words, can be a guide to diagnosis, pointing to particular relationship patterns in childhood, and propensities in adult life.

 

Narrative and metaphor in dynamic psychotherapy

Dynamic therapy is redolent with metaphor The word metaphor and transference, although from Greek and Latin roots respectively, are etymologically the same, referring to carrying something across, and therefore, by extension, to the making of connections. Hobson's Conversational Model or Psychodynamic-Interpersonal therapy explicitly encourages patient and therapist to explore feelings using metaphor. A metaphor is a fundamental narrative device: a memorable image that gives meaning to the patient's difficulty, a "third term" which helps a patient to begin to objectify her problems. It links together different aspects of the patient's life, and is open to discussion, modification, or elaboration by both patient and therapist. In a Winnicottian sense it lies "transitionally" between patient and therapist, with a life of its own, and is not wholly the property of either. As a "third term" a metaphor belongs to the "oedipal" stage of development, where the child has both to cope with the triangle of mother, father, and herself, but also gains the objectivity which being able to observe the parental couple from the outside brings. Metaphor thus simultaneously pulls patient and therapist together and separates them from the lure of narcissistic fusion or collusion.

As a fundamental narrative device metaphor and simile can be compared with the scientific hypotheses of EBM. Both represent speculations which need to be tested against reality. For EBM the criteria are objective; for therapists the main test of their metaphors is whether they "feel" right to themselves and their patients. Unlike a scientific hypothesis metaphor is always specific to a given situation—it upholds the uniqueness of the individual life-history. Its terms are not interchangeable in the way that in an equation, for example, the number 3 can always be substituted by the square root of 9 to give the same result. People are troubled by a fairly limited range of problems, centring on the biological fundamentals of relatedness—"birth, copulation and death"—but one life-history is never exchangeable with another. We cannot create a composite Dickens novel by replacing Pip by Martin Chuzzlewit in Great Expectations. This is a basic difference between EBM, which is based on the behaviour of populations whose elements are equivalent, and NBM, which is always about particular cases. This is not to say, however, that therapeutic metaphors are entirely subjective. Psychotherapy research methods can measure the impact of therapist utterances in terms of patient speech patterns or emotional responses, and thus get some indication of the therapeutic impact of a metaphor.

The narrative thrust in dynamic psychotherapy is always patient-centred. The role of the therapist is as "auxiliary autobiographer", helping the patient to clarify the contours of his own story and to make sense of it. A similar practice at the level of the family is to be found in systemic therapy.. Here the effort is to track "family scripts", the unconscious rules and expectations which shape family life across generations and which trap individual members into painful or self-defeating roles and behaviours.

Some family therapists go further than this and use story-telling and jokes as a therapeutic device in its own right. For example if a couple are rowing in a session, the therapist might intervene with the well-known joke "is this a private fight, or can anyone join in?". Stories here are equivalent to the generalisations and laws of EBM—universal psychological truths which can help people cope with mental pain. The informal subculture of medicine abounds with such stories."Balint groups" for trainee psychiatrists are one way to legitimise doctors' need to look at their own stories when faced with the emotional impact of their work. In one such group it emerged that as the junior doctors were lunching together someone had proposed a competition for the most absurd form of deliberate self harm encountered during the past six months; these ranged from attempting to gas oneself with carbon monoxide in an open cabriolet, to hanging oneself using the emergency bell pull. While this was undoubtedly disrespectful to the patients concerned, it also expressed the tremendous strain which young doctors experience in the face of their patients‘ death wishes–a story in its own right, which also needs to be told. Here too NBM recognises and celebrates this aspect of practice, complementing, enhancing and helping to deliver effectively the many contributions of contemporary scientific medicine.

 

Stories we remember–true or false?

 

The recovered memory debate has raged furiously in psychotherapy recently and cannot be ignored in any discussion of NBM. There are those who claim that false memories can be implanted in suggestible subjects by unscrupulous psychotherapists, while on the other side there is much evidence to suggest that painful memories can be obliterated from memory, only to surface at times of stress or further trauma. The key issue for the discussion of narrative is that stories should not necessarily be taken at face value. Indeed it is often a mark of an inexperienced therapist to attend too closely to "content" and to miss the tone, context, and interactive dimension of what is being said. Stories always exist in an interpersonal setting: there is a story-teller and a listener, and the story needs to be understood in terms of their relationship. Therapists should ask themselves why is this person telling me this story, in this way, on this occasion? They should also be able to tolerate the uncertainty of not knowing how true any particular story happens to be. While some issues are indeed matters of simple fact—was this person sexually abused or not—more often memories are questions of tone and perspective. As already mentioned, some patients need help to create a coherent account of what has happened to them (story-making), others to consider other possibilities than the simplistic account to which they cling (story-breaking). In the course of treatment peoples' view of themselves and their history will change. The past is reconsidered in the light of the present. The "true story", to recapitulate, is a pattern of agency and context. The therapist's task is to help patients find a story that pays due attention to both—to what they have made of what they are made of.

 

Research in NBM

 

Although narrative-based medicine may not sit comfortably with conventional EBM methodologies, especially the RCT, narrative is far from unresearchable. In the course of this article three approaches to systematic study of narrative have already been mentioned. Brown's studies of depression over three decades in women rely on narrative methods in which verifiable events are evaluated by researchers who then look at the interpersonal context of the sufferer and make judgments about how loss and difficulty has impacted on individual lives. The Adult Attachment Interview (AAI) is a quintessentially narrative instrument which takes transcripts of interviews and subjects them to structural and linguistic analysis, resulting in reliable codings of narrative style, which in turn link with attachment patterns. Luborsky's Core Conflictual Relationship Theme approach similarly relies on interview transcripts to extract narrative episodes which are then classified according to predetermined interpersonal features. This measure of psychotherapy process can then be used in a variety of ways, for example to look at correlations between outcomes and, say, to focus on transference in the content of the sessions.

 

Conclusions: towards integration

 

I have tried in this article to argue the case for NBM, both theoretically and as central to the everyday practice of psychotherapeutic psychiatry. Conventional medicine has a tendency to be conservative, and to be at times self-serving. Evidence-based medicine is a necessary spur which questions traditional assumptions and values. There is no inherent conflict between narrative and evidence-based approaches: understanding the patient's story helps align scientific knowledge with the specific needs and predilections of individual patients. But in an ever-accelerating culture we run the danger of losing touch with a historical and developmental perspective which reminds us that the present has evolved out of the past. As psychiatrists it is simply not good enough to seek for the symptoms of schizophrenia, prescribe the latest antipsychotic, and feel that the job is done. We need to attend as closely to the patient's story and context as we do to the minutiae of the mental state examination. Evidence-based medicine and NBM are complementary facets of a wider whole. Finding the ways in which they intersect is an urgent task for the next generation of psychiatrists.

 

Il lavoro terapeutico nei servizi psichiatrici

Gruppo di lavoro del corso di San Lazzaro

Maria Grazia Beltrami, Luciano Bonatti, Cecilia Neri

 

Dal 1978 ad oggi i servizi psichiatrici pubblici si sono modificati progressivamente:da un nucleo di pochi operatori, medici infermieri ed assistenti  sociali, che si occupavano della cura di pazienti prevalentemente psicotici ed in gran parte dei casi , usciti dall’ospedale psichiatrico, per arrivare ad oggi in cui l’attivita’ clinica e’ divenuta frenetica , i gruppi di lavoro piu’ numerosi e multicostituiti, che si devono confrontare con un’ utenza esigente, rappresentata dai pazienti stessi , dai familiari e dal  contesto sociale  Si sono inoltre modificate nel tempo le manifestazioni psicopatologiche dei pazienti in cura:  di fianco alle psicosi,  sono sempre piu’ frequenti i pazienti con  gravi  disturbi di personalita’ i disturbi emotivi comuni , i disturbi del comportamento alimentare ed altri ancora.L’ offerta terapeutica dei servizi si e’ allora diversificata arricchendosi di strutture riabilitative e territoriali, oltre a quelle di ricovero. La gestione e l’integrazione delle interfacce  e dei progetti risulta a tratti caotica e dispendiosa, risultando molto dipendente dalle risorse economiche sempre meno disponibili.

Sorge doverosa una riflessione: quali sono le aree cliniche in cui i servizi pubblici debbono garantire la propria operativita’?

Dalla psichiatria ambulatoriale, alle psicoterapie individuali e di gruppo, ai progetti complessi ed integrati per i pazienti piu’ giovani e gravi, alla gestione della cronicita’?

Questi ed altri sono gli interrogativi che il gruppo dei conduttori dei seminari cerchera’ di affrontare sul piano scientifico nel corso della giornata    

 

 

 

 

 
 
 
28.03.2007

A.S.S.E.Psi. NEWS - Marzo 2007:

<<Gentilissimi,

vi segnalo le ultime pubblicazioni sui siti web della rivista "Frenis Zero" e dell'A.S.S.E.Psi. :

 

1) TEMPO E PSICOANALISI.

Riallacciandoci all'ultimo numero semestrale (gennaio 2007) di "Frenis Zero", intitolato "Chronos. Tempo, Mito, Storia", a cui ha fatto seguito nel mese scorso la pubblicazione di "Kronos e kairos: il tempo del cambiamento in psicoanalisi" di Daniela Maggioni, continuiamo ad esplorare  il tema del Tempo in Psicoanalisi con un ricordo di Ruggiero De Ritis, straordinaria figura di fisico teorico, prematuramente scomparso nel 2000, che ha dedicato al tema del tempo in psicoanalisi importanti contributi. Nel testo che vi presentiamo (accessibile a partire dalla pagina delle NOVITA' della rivista "Frenis Zero": http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ) l'autore fa una rassegna su alcuni dei contributi più significativi della letteratura psicoanalitica post-freudiana sul tempo. Conclude ponendo delle questioni di primo piano come quelle sui rapporti tra tempo fisico e tempo psicologico (vissuto), operando degli interessanti parallelismi tra l'evoluzione del tempo nella fisica (dal modello newtoniano del tempo reversibile a quello gibbsoniano dell'irreversibilità) e le teorizzazioni del tempo in psicoanalisi. Un ultimo spunto di analisi riguarda i rapporti tra a-temporalità e sentimento oceanico in Freud, che così egli illustra: <<Per Freud il sentimento oceanico è quella situazione psicologica in cui l'Io (qui Freud evidentemente usa il termine che riguarda la fase più matura della personalità), si connette all'ambiente (per noi), all'esteriorità (per noi), al tutto attraverso una intima comunione in cui si scolorano i limiti dell'Io stesso; in questo stato fusivo quello che sarà l'Io della maturità si tuffa in un mondo in cui viene messa da parte la sua riproduzione, ed è per questo che a tale stato psichico riteniamo si connetta l'atemporalità segnalata>>. Vedremo che alla fenomenologia del 'sentimento oceanico' si riallacceranno altri saggi e articoli di cui qui diamo nota.

 

2) I AM I THAT I AM BY GOD. INCONSCIO E SPIRITUALITA' IN RICHARD POUSETTE-DART. Si tratta di una mia recensione della mostra in corso alla Fondazione Guggenheim di Venezia. Attraverso i diari dell'artista americano ho cercato di ricostruire le linee di un percorso in cui la creazione artistica diventa esperienza di fusione con il Trascendente. Si può leggere a partire dalla pagina delle Novita' di "Frenis Zero": http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm

 

3) INLAND EMPIRE: DAVID LYNCH E L'INDIVISA COSCIENZA.

 Anche David Lynch nel suo ultimo film sembra affrontare il rapporto tra temporalità e inconscio, considerando anche il suo ricorso alla meditazione trascendentale. Ne parla in un'intervista rilasciata nel febbraio scorso al The Guardian, disponibile in versione italiana a partire dalla pagina delle NOVITA' di "Frenis Zero": http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm .

 

4) SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE.

E' uscito l'ultimo numero dei "Nuovi Quaderni di Psicoanalisi e Psicodramma Analitico" (anno III, fasc.1-2/2006) dedicato al tema "Dipendenze". Ne diamo notizia alla pagina delle recensioni bibliografiche del sito web dell'A.S.S.E.Psi.: http://web.tiscali.it/bibliopsi/biblioteca.htm .

 

5) STORIA DELLA PSICHIATRIA: "LEGGERE LA FOLLIA IN GUERRA 1915-1918" Continua la pubblicazione sul sito web dell'A.S.S.E.Psi. ( http://web.tiscali.it/bibliopsi/news.htm ) della ricerca di Andrea Scartabellati sugli archivi dell'ex-O.P. di Cremona, nell'intento di ricostruire storie di individui che hanno conosciuto l'esperienza manicomiale in quanto vittime di traumi psicologici connessi alla Grande Guerra. Nella stessa pagina segnaliamo la presentazione del libro di Patrizia Guarnieri "L'Ammazzabambini" che si terrà domani, giovedì 29 marzo, nella Sala Basaglia dell'ex-O.P. di Santa Maria della Pietà a Roma. Discutono con l'autrice Gilberto Corbellini, Filippo Maria Ferro, Tommaso Lo Savio, Alessandro Portelli, Luigi Lombardi Satriani, coordina il dibattito Pompeo Martelli.

 

Bene vi ringrazio tanto dell'attenzione e colgo l'occasione per farvi i più sentiti auguri per le prossime festività pasquali. Cordialmente.>>

 

Giuseppe Leo

 

 
 

28.03.2007

Segnalazione della presentazione del libro "L'ammazzabambini" di Patrizia Guarnieri.

Giovedì 29 marzo 2007 ore 10,00-13,00

 Sala Basaglia - Piazza S. Maria della Pietà, 5 - I piano - Roma

Ne discutono con l'autrice

Gilberto Corbellini, Università di Roma "La Sapienza"

Filippo Maria Ferro, Università "G. D'Annunzio" Chieti

Tommaso Losavio, Psichiatra

Alessandro Portelli, Consigliere del Sindaco per la valorizzazione del patrimonio di memorie della città di Roma

Luigi Lombardi Satriani, Università di Roma "La Sapienza"

coordina il dibattito Pompeo Martelli, Dir. Centro Studi e Ricerche ASL Roma E

 

 
  

21.03.2007

"Leggere la follia in guerra. 1915-1918" di Andrea Scartabellati.

Continua la pubblicazione della ricerca dello storico della psichiatria vicentino sugli archivi dell'ex-Ospedale Psichiatrico di Cremona

vai all'indice

26.02.2007

Segnalazione iniziative Museo Storico di Trento:

(fonte: Newsletter del 23.02.2007)

MONDI IN CATENE

Presentazione del volume

 

Il Museo storico in Trento in colaborazione con il

giornale l'Adige e l'Associazione Francesco Gelmi di

Caporiacco organizza la presentazione del volume di

Sandro Disertori, Mondi in catene (Rovereto, Stella,

2007)

 

GIOVEDÌ 1 MARZO 2007 – ORE 17.30

Archiblioteca - Museo storico in Trento

via Torre d'Augusto, 35 – Trento

 

Interverranno con l'Autore:

Giuseppe FERRANDI, Direttore del Museo storico in Trento Vincenzo CALÌ, storico

 

L'Autore racconta in questo volume la terribile

esperienza della guerra e del lager, la ex Germania

socialista e un'Europa divisa in blocchi, miserie e

bellezze di un Medio Oriente dalla storia millenaria.

Una lucida testimonianza di «mondi in catene», di

libertà negate, di umilianti compromessi sociali fino a preconizzare i drammi del presente, quali la guerra in Iraq e le sue tragiche conseguenze sulla popolazione civile. Testimonianze cui fanno da sfondo sentimenti privati, atmosfere intime e familiari, solitudini e affetti, nel quale il racconto di una vita diventa anche preziosa fonte storiografica.

 

PER INFORMAZIONI:

Museo storico in Trento

0461.230482 – info@museostorico.it

 
21.02.2007

A.S.S.E.Psi. NEWS - Febbraio 2007

<<Gentilissimi,

l’ultimo numero monografico (n.5, anno III, gennaio

2007) della rivista “Frenis Zero” (accessibile alla pagina http://web. tiscali.it/bibliopsi/frenishome.htm ) ha trattato i temi dei rapporti

della psicoanalisi con il TEMPO, la storia ed il mito. Sulla scia di

questo ambito tematico abbiamo il piacere di pubblicare il testo di

Daniela Maggioni (psicoanalista membro del Direttivo dell’Associazione

Studi Psicoanalitici e della rivista “Setting”) “Kronos e kairos: il

tempo del cambiamento in psicoanalisi. “. Si tratta di una lettura del

libro di Daniel Stern "Il momento presente" (Cortina, 2006) già apparso

su “Setting”, il cui Comitato Direttivo si ringrazia sentitamente. Il

testo è accessibile a partire dalla pagina delle RECENSIONI

BIBLIOGRAFICHE del sito A.S.S.E.Psi. (all’indirizzo http://web.tiscali. it/bibliopsi/biblioteca.htm ).

Il TEMPO costituisce una sorta di ‘fil

rouge’ che abbiamo seguito nel proporvi anche le altre nostre

pubblicazioni di febbraio 2007.

TEMPO E SDOPPIAMENTO DELLA

PERSONALITA’ NE ‘L’IDIOTA’ DI DOSTOIEVSKI: <<Per Myshkin, un minuto può

rinchiudere dei secoli di vita. La sua esistenza, in seno alla quale

egli non percepisce in realtà né continuità né concatenazione, è

aspirazione verso l'abolizione del tempo, la cui profezia apocalittica

lo ha vivamente colpito. Questa folgorazione dell'istante, che dissolve

in lui ogni contraddizione tra l'assoluto dell'eternità e la

contingenza del divenire, e che gli si rivela nell'aura precedente la

crisi, "gli procura, ad un grado inaudito, insospettato, un sentimento

di pienezza, di misura, di pace e di fusione, in uno slancio di

preghiera, con la più alta sintesi della vita".>> Con queste parole ci

piace introdurre il testo di Claire Pluyghers dal titolo “Lo

sdoppiamento parossistico come separazione dal mondo ne ‘L’idiota’ di

Dostoievski” (accessibile dalla pagina delle NOVITA’ http://web.tiscali. it/bibliopsi/frenisnews.htm ). In questo articolo l'autrice studia il

rapporto tra la problematica 'epilettoide' e lo sdoppiamento di

personalità - fenomeno che aveva occupato Dostoievski per tutta la sua

esistenza - ne "L'Idiota". La trattazione fa ampio riferimento alla

concettualizzazione di Szondi, psichiatra e psicoanalista ungherese,

fondatore della 'Schicksalsanalyse' , ossia dell''Analisi del destino'.

Il testo della Pluyghers è illustrato da alcune immagini della mostra

“D’Ombra” tenutasi al Palazzo delle Papesse a Siena fino al 7 gennaio

scorso.

TEMPO E DOPPIO IN EGON SCHIELE: ancora il tema del Doppio

articolato con quello del Tempo nel testo di Salomon Resnik “L’ inquietante mondo di Egon Schiele”. Ve lo presentiamo in un nuovo

formato editoriale in cui esso è arricchito e corredato dal materiale

fotografico che l’autore stesso, che ringraziamo di tutto cuore, ci ha

messo a disposizione. E’ disponibile a partire dalla pagina delle

NOVITA’ (http://web.tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ) della rivista

“Frenis Zero”

TEMPO DI MOSTRE: Si è da poco conclusa la mostra

antologica della scultrice Germane Richier alla Fondazione Guggenheim

di Venezia. Proponiamo un intervento di Valérie da Costa sull’immagine

letteraria e fotografica dell’”atelier” di Richier e di Giacometti

(accessibile sempre a partire dalla pagina delle NOVITA’ http://web. tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ). Al MART di Rovereto fino al 21

gennaio scorso si è tenuta la mostra di uno dei più prestigiosi artisti

britannici contemporanei, Douglas Gordon. Nelle sue video-installazioni

il TEMPO viene manipolato, rallentato (come in “24 Hour Psycho” in cui

il film capolavoro di Hitchcock viene proiettato ad una tale lentezza

da durare un’intera giornata) o distorto, sembrando l’artista voler

rendere il pubblico consapevole della fuggevolezza della nostra propria

soggettività.

TEMPO DI CINEMA : Ambra Cusin (psicoanalista SPI di

Trieste ) il 16 febbraio scorso ha aperto a Gorizia la terza rassegna

di psicoanalisi e cinema (programma visionabile alla pagina http://web. tiscali.it/bibliopsi/frenisnews.htm ) presentando il film “Les

Choristes” con queste parole: << Una delle principali protagoniste di

questo film è la musica. La musica dei suoni, delle bellissime e

delicate canzoni cantate in coro, ma anche la musica degli affetti

trasmessi attraverso gli sguardi, le parole, l’attenzione al gruppo e

al singolo.

Una musica che entra nei giovani e li trasforma, musica

simile ad un crogiuolo, formato da un susseguirsi di note delicate, in

cui può avvenire un’opera di cambiamento. Note che avvolgono i ragazzi

proteggendoli da un ambiente esterno ostile, alleato di un’interiorità

fatta di rabbia, rancore, invidia e rivendicazioni.

La fiducia che il

maestro metterà in loro fornirà a tutti, ma in particolare ad uno, un

contenitore interno in cui poter far maturare ed evolvere delle

capacità altrimenti silenti e immobilizzate dal rancore e dal dolore. Il maestro del film sembra un novello Orfeo, mitica figura che non solo

ha saputo placare con la sua cetra gli dei degli Inferi, ma che con la

musica riusciva a coprire il canto mortifero delle sirene proteggendo

così gli Argonauti, mitici viaggiatori alla ricerca del Vello d’oro, da

una morte sicura.

E la morte per i ragazzi non è solo quella concreta

per es. degli incidenti del sabato sera, ma la morte mentale a cui

vanno incontro quando prediligono l’indifferenza e il cinismo, la

superficialità, l’apparenza e l’assenza di pensiero a favore dell’ azione, scambiandoli per valori a fronte dello sviluppo della

solidarietà e della capacità di innamorarsi e appassionarsi. Ebbene con

questo film, con questa terza rassegna, vogliamo anche noi tentare di

fornirvi un contenitore mentale, un crogiuolo fatto di suoni, immagini,

emozioni nel quale poter attivare una nuova pensabilità.>>

Bene, vi

ringrazio per la vostra attenzione e vi saluto cordialmente.>>

 Giuseppe Leo

 

 

 

 

 

16.02.2007

Iniziativa del Museo Storico di Trento:

(fonte: Newsletter del 16.02.2007)

VOLTI DI UN ESODO

ISTRIA, FIUME E DALMAZIA 1947-2007

 

l'Accademia roveretana degli Agiati,la Delegazione

di Rovereto del Comitato provinciale di Trento dell'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e il Museo storico in Trento organizzazono un incontro per presentare e proiettare il film-documentario Volti di un esodo, realizzato dal Museo storico in Trento.

 

LUNEDI' 19 FEBBRAIO 2007 – ORE 17,00

Palazzo dellla Fondazione

Cassa di risparmio di Trento e Rovereto

piazza Rosmini, 5

ROVERETO (TN)

 

Interverranno:

Anna Maria MARCOZZI KELLER (Presidente del Comitato

provinciale di Trento dell'ANVGD)

 

Giuseppe FERRANDI (direttore del Museo storico in Trento)

 

Livio CAFFIERI (Presidente dell'Accademia roveretana

degli Agiati)

 

L'iniziativa si colloca nell'ambito dei programmi della commemorazione del "Giorno del ricordo", in occasione del 60° anniversario dell'esodo dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.

 

IL FILM

Le testimonianze che compongono il video costituiscono altrettanti frammenti di discorsi e memorie raccolti nel corso della campagna di venticinque interviste realizzate con alcuni di coloro che, all’indomani della seconda guerra mondiale, lasciarono l’Istria e la

Dalmazia, per trasferisi definitivamente fuori dai

propri paesi d’origine.

Si tratta di un fenomeno che ha coinvolto su scala

nazionale oltre 250.000 persone, costrette ad

allontanarsi a causa delle pressioni del governo di Tito

e delle conclusioni cui erano giunti gli accordi di pace internazionali. Molti fra loro arrivarono anche in Trentino-Alto Adige e sono i bambini di allora, ormai diventati adulti, i testimoni che, a distanza di oltre cinquant’anni, raccontano le loro storie personali, le emozioni, la nostalgia e il loro arrivo in una realtà geografica e sociale nuova, per tanti versi estranea, se non propriamente ostile.

 

Gli intervistati: Livia d’Ancona, Vittorio David,

Roberto de Bernardis, Sergio Devescovi, Gianfranco

Dobrilla, Mariangela Fabris, Grazia Fonio, Maria

Antonietta Sabina Garbin, Margherita Garbo, Edmondo

Giacomelli, Zeffirino Girardelli, Egea Haffner

Tomazzoni, Maria Malusà, Licia Marampon, Anna Maria

Marcozzi Keller, Claudio Neri, Nives Noriller, Anna

Paladino, Stella Paladino, Erasmo Petronio, Pierina

Piric, Tullio Rensi, Margherita Scomersich, Bruno

Sponza, Nida Vallone Bonfioli.

 

regia: Lorenzo Pevarello

interviste: Elena Tonezzer e Lorenzo Pevarello

consulenza storica: Elena Tonezzer

ricerca materiale d’archivio: Riccardo Pegoretti

segreteria di produzione: Matteo Gentilini

produttore esecutivo: Patrizia Marchesoni

durata: 51'

 

Realizzato con il contributo della Provincia autonoma di Trento-Servizio attività culturali

 

Il video è acqusitabile (prezzo euro 21,50) presso il

Museo (via Torre d'Augusto, 41 - Trento) in orario di

ufficio oppure richiedendolo all'indirizzo bookshop@museostorico.tn.it

 

 

 

22.01.2007

Giornata della Memoria 2007: per ricordare anche il genocidio degli armeni un'iniziativa a Padova.

SOCIETA’ ITALIANA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

Membro della Sezione Italiana della E.F.P.P.

European Federation for Psychoanalytic Psychotherapy  in the Public Service

 

Istituto di formazione in Psicoterapia Psicoanalitica

Riconoscimento del  MIUR ai sensi della legge n. 56 del 18.2.’89

 

Sezione Regionale Triveneto

 

Con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi del Veneto

 

 

CONVEGNO

 

Memoria e scrittura

La trasmissione intergenerazionale di un trauma storico

 

Considerazioni psicoanalitiche suggerite dal romanzo

La masseria delle allodole”

di Antonia Arslan

 

Sabato 17 febbraio 2007

Padova – Sala Anziani Palazzo Moroni

 

 

Programma della Giornata

 

Ore 8.45 - 9.00                       Registrazione dei partecipanti

 

Ore 9.00 - 9.15                       Introduzione Rosetta Bolletti,

                                   Segretaria Sezione Regionale Triveneto della SIPP

 

Ore 9.15 - 10.15         Presentazione del romanzo “La masseria delle allodole”

                                   da parte dell’autrice, Antonia Arslan

 

Ore 10.15 – 11.15      Silvia Amati Sas : Riflessioni psicoanalitiche sul personaggio di Azniv

                                   nel romanzo  di Antonia Arslan  

 

Ore 11.15 – 12.15      Janine Altounian  “Tradurre il trauma”. La funzione mediatrice della scrittura                                                   nell’elaborazione e nella trasmissione di un’eredità traumatica.

                                   (trad. di Lorella Forcella)

 

Ore 12.15 – 13.          15        Discussione

 

                                   Pausa

 

Ore 14.30 - 15.30       Proseguimento della discussione sui temi della mattinata

 

Ore  15.30 – 16.30     Pia De Silvestris.  “La poesia e la scrittura contro la violenza dell’annientamento”

 

Ore 16.30 - 17.30       Anna Sabatini Scalmati :  “Nel massacro europeo della prima guerra mondiale,

                                   il genocidio armeno: elementi di riflessione”

 

Ore  17.30 - 18.30      Tavola Rotonda, R. Bolletti, S. Amati Sas, P. De Silvestris, A. Sabatini Scalmati

                                   Conclusioni. 

 

Ore  18.30 - 19.00      Compilazione del questionario ECM

 

__________________________________________________________________________

 

Partendo da questa testimonianza, vorremmo unire la nostra  a quella di altre voci della cultura padovana che hanno commentato in vari modi il romanzo. La nostra riflessione è di natura psicoanalitica, su temi universali quali la trasmissione intergenerazionale dei traumi storici, la problematica dei sopravvissuti, l’impossibilità di elaborare il lutto di uno dei “delitti contro l’umanità”, non riconosciuto dai perpetratori, coperto dal diniego e dalla rimozione; il valore della memoria e della scrittura .

 

Il romanzo.    La masseria delle allodole (Rizzoli 2004)

 

In questo suo primo romanzo, Antonia Arslan racconta, attraverso le “memorie oscure” della sua famiglia, la storia del nonno paterno, Yerwant, medico di successo in Italia, emigrato appena tredicenne dalla natìa Armenia, allora sotto l’impero Ottomano, per studiare al Collegio armeno Moorat Raphael  di Venezia.

Nella primavera del 1915 Yerwant, ormai cinquantenne, decide di far visita al fratello Sempad, rimasto nella piccola città natale dell’Anatolia. Tutta la famiglia di Sempad è mobilitata per la festa di benvenuto, e la casa di campagna – la Masseria delle Allodole -

viene rimessa a nuovo per l'occasione. Ma siamo nel maggio 1915 , l'Italia è entrata in guerra e ha chiuso le frontiere, mentre il partito dei Giovani Turchi insegue il mito di una Grande Turchia, in cui non c'è posto per le minoranze.

 Yerwant non giungerà mai nella sua terra e non ci sarà nessuna festa, ma solo orrore e morte. La Masseria delle Allodole diventa il tragico teatro del massacro di tutti i maschi della famiglia, mentre le donne vengono deportate nel deserto della Siria, in un'odissea segnata da marce forzate e campi di prigionia, fame e sete, umiliazioni e crudeltà.

Grazie all’avventuroso intervento di amici fedeli, si apre in extremis una via di fuga, e da Aleppo pochi superstiti della famiglia riescono a imbarcarsi per l’Italia.

 

Antonia Arslan, già autrice di saggi sulla narrativa popolare e d’appendice, è nata e vissuta a Padova. Nel 1992 aveva iniziato un  percorso di riappropriazione delle sue origini armene con la traduzione italiana dell’opera del grande poeta armeno Daniel Varujan.  Da bambina aveva ascoltato storie drammatiche di personaggi della sua famiglia, vittime del massacro armeno. Nel romanzo è riuscita a dare spazio a queste voci, e a trovare lo stile adeguato per raccontare, senza odio e senza retorica, quello che è accaduto. La masseria delle allodole ha avuto un grande successo, ha vinto importanti premi letterari e ha ispirato un film dei fratelli Taviani, che uscirà presto nelle sale cinematografiche.

 

 

17.01.2007

Giornata della Memoria 2007

 

 
14.01.2007

Raymond Cahn a Milano (13.01.2007). Nella sezione "Maitres à dispenser" il resoconto della sua relazione "Une vie de travail avec les adolescents".

 
13.01.2007

Continua la pubblicazione della ricerca di Andrea Scartabellati sugli archivi dell'Ospedale Psichiatrico di Cremona: "Leggere la follia in guerra. 1915-1918"

 

 
12.01.2007

A Roma "Le età della vita" 


dal 15/01/2007
al 21/01/2007

Auditorium Parco della Musica

Fondazione Musica per Roma, Comune di Roma, in collaborazione con Codice.Idee presentano
Le età della vita.
Dalla creatività dell’infanzia alla libertà della vecchiaia


Biglietti:
Info 06 80.241.281


 

Scarica il programma (formato pdf)



  Calendario del festival


 

La seconda edizione del Festival delle Scienze di Roma definisce il suo percorso narrativo attraverso le fasi dell'arco temporale del ciclo di vita, affrontando alcuni dei temi più interessanti che emergono dallo studio scientifico e filosofico dello sviluppo dell'individuo.
Il dispiegarsi della vita in un susseguirsi di fasi diverse, ognuna portatrice di una propria specificità, e lo sviluppo dell’individuo con l’insieme dei cambiamenti che si verificano nella biologia, nelle capacità e nel comportamento con il procedere dell’età, dall’infanzia fino alla senescenza, sono infatti, da sempre, un tema vasto e affascinate, tanto per la scienza quanto per la filosofia, l’arte e la letteratura. Storicamente, una particolare attenzione è stata dedicata all’inizio e alla fine della vita, momenti in cui hanno luogo i nostri cambiamenti più drammatici, ma anche la crescita, la fase dello sviluppo delle nostre facoltà o la nascita del linguaggio, seppure per molti versi ancora avvolti nel mistero, rappresentano momenti in grado di offrirci profonde rivelazioni sulle nostre stesse capacità.
La fase dell’invecchiamento, infine, per molto tempo considerata solo un inevitabile declino del corpo e della mente, è ora studiata con crescente interesse come un’età di grande importanza, luogo di peculiarità e facoltà che non è possibile trovare in altri momenti della vita.
Sulla scia della prima, anche la seconda edizione si propone di radunare alcuni tra i più grandi scienziati e filosofi italiani e internazionali per farli incontrare e dialogare sui temi più rilevanti: lo studio dell'infanzia, lo sviluppo della mente, la nascita della parola, le analogie tra evoluzione e sviluppo, la neotenia della specie umana, la sessualità, la fine della vita e l'aspirazione all'immortalità.




 

 

 
   
   
12.01.2007

Commemorazione a Parigi di Jean Clavreul:

PROGRAMME DE LA JOURNEE

DEDIEE  A  JEAN  CLAVREUL

 

 

                     matinee

 

09.15  ACCUEIL DES PARTICIPANTS

 

 

09.45 / 10.15  J.OURY ???????

 

10.15 / 11.30 PROJECTION D’un       FILM SUR JEAN CLAVREUL

         

11.30 / 12.30 DISCUSSION SUR LE FILM (Oury /salle)

 

 

 

 

APRES – MIDI

 

 

14.00 /14.30 M. SAFOUAN HOMMAGE A JEAN CLAVREUL

 

14.30 / 16.30  DISCUSSION avec la salle (oury/salle)

 

PAUSE

 

17.00 / 18.30 DISCUSSION de conclusion

 

 

18.30 COCKTAIL

 

bar en libre acces toute la journee.

Participation forfaitaire aux frais

 
   
2.01.2007

Segnalazione Serpsy-Newsletter (dicembre 2006): (seule version française)

Ici, c'est l'enfer
Moi je colle
Des étoiles lumineuses au plafond
Des visions scandaleuses
Sur les murs de ma prison
Mentale

Jacques Higelin



 


Les contes de Noël que l'on se raconte à serpsy

- NEDELEG de Bachi Bouzouk

- Jules et le père noël de Papillon

- Conte de Noël d'Elena

 


CHRONIQUE DU PASSAGE ENTRE LA PSYCHIATRIE D’HIER ET LA PSYCHIATRIE DE DEMAIN - (novembre 2006 à Avril 2007).de Guy Baillon
Entre Lucien Bonnafé et les jeunes de demain, déjà au travail aujourd’hui.

5ème ‘chronique du lundi’. Lundi 4 décembre. La démocratie ? dis tu ?
6ème 'chronique du lundi'. Lundi 11 décembre. Courage garder.
7 ème 'chronique du lundi'. Lundi 18 décembre Lucien Bonnafé, témoin de son temps, nous interroge en fait sur l'avenir.

Et puis nos chroniques entre soleil et pluie :

- La déchronique de Bachi Bouzouk : Ecouter le chant des sirènes
Si j'avais un marteau et pour terminer l'année : Joyeux Noël à tout le monde

- Les Intraitables d'Elena : Echo

 


INVITATION à la PROCHAINE RÉUNION du G.M.P. Mardi 9 janvier 2007

 


Un communiqué intersyndical sur l'ordre infirmier : le 15 décembre 2006

 


Pétition concernant le projet de loi dit de prévention de la délinquance qui repasse en deuxième lecture au sénat à partir du 9 janvier 2007.merci de la signer et de la faire connaître rapidement autour de vous.
Le collectif national unitaire de résistance à la délation appelle à une semaine de mobilisation du 22 au 26 janvier avec une journée de grève et manifestations le mardi 23 janvier

- Sur le site de l'Association Lacanienne Internationale, un article réaction de Thierry Jean Si ce n'est qu'une question de véhicule...
Au sujet de la loi sur la prévention de la délinquance qui associe fou et délinquant

 


Pour les parisiens qui ont envie de se mettre le nez dans la contractualisation... sur le site de l'ARH IF , des textes, des dossiers, des guides méthodologiques. A vous de les décrypter ! N'y a t'il pas là encore un grand danger pour la psychiatrie publique de secteur ? à vous de nous le dire.... mais 2007 risque de ne pas être... tranquille ! Jetez un oeil sur vos propres hôpitaux et sur les chiffres proposés...

 


La campagne nationale en faveur de la Santé mentale A partir du 15 décembre 2006, battra son plein, sous forme d’affiches, d’inserts dans la presse locale et nationale, ainsi que de spots diffusés sur les chaînes télévisées.
« Accepter les différences, ça vaut aussi pour les troubles psychiques » a obtenu le Label « Campagne d’intérêt général »

 


RAPPORT Les refus de soins aux bénéficiaires de la CMU - CHADELAT JF, Ministère de la santé et des solidarités, Paris, 2006.

Délibération de la Haute Autorité de Lutte contre les Discriminations et pour l'Egalité, au sujet de la discrimination dont sont victimes les bénéficiaires de la CMU, refusés par trop de médecins.

 


Echanges et Rencontres... Quand serpsy s'en va à Bristol (UK) pour échanger autour des systèmes de soins respectifs : Jean Vignes

 


Une enquête intéressante à lire : Santé, Satisfaction au travail et Abandon du métier de soignant

 


Suite du travail de l'équipe de psychiatrie de DAX : Le secteur de psychiatrie générale de DAX, 20 ans de pratique des réseaux.

LES ARTICULATIONS AVEC LES STRUCTURES MEDICO-SOCIALES
Alain Castera, Jean Marie Dartiguelongue, Marie Noël Menou, Gabriel Razafindabesoa.

 


65 propositions de la Fédération Hospitalière de France , qui méritent réflexion....

 


Un très bon Dossier de Rhizome, Bulletin national de santé mentale et précarité: "Elus des villes et santé mentale" - n°24, octobre 2006.

 


Sur le site de Prison EU org

-JEUX ÉTHIQUES DU MODE D’ACCÈS AUX SOINS EN SITUATION D’ISOLEMENT
Ce mémoire est centré sur l’accès aux soins spécialisés des personnes détenues, abordé à travers la représentation des difficultés des soignants à assurer leur mission en milieu pénitentiaire.

- La santé et la médecine en prison
Rapport du Comité consultatif national d’éthique - mercredi 13 décembre 2006
 

"Se prononcer pour l’incarcération et le maintien en prison des malades mentaux pose des problèmes éthiques graves".



 


Les Mardis Copernic : une soirée de débat chaque mois, en toute liberté, pour réfléchir ensemble contre le libéralisme et les discriminations, avec comme partenaire les Editions Syllepse
Premier Mardi Copernic, le 12 décembre, à 20h : Le sexe, toujours un handicap ?

 


Les moments cheminées ont repris le flambeau, les livres sont à la fête !

- "RESONANCES". Ce recueil de textes a été élaboré par l'atelier "Chemins d'Ecriture" du C.A.T.T.P de Nogent sur Marne avec le soutien de l'association "Vivre en Ville".

- L'ordinaire de la folie - Une infirmière engagée en psychiatrie Blandine Ponet

- LES ÉPINES DU DESTIN Troubles psychiques et résilience Anne Giddey

- Petite philosophie de la chirurgie Philippe Hubinois

- Nouveau dictionnaire critique d'action sociale Sous la direction de Jean-Yves BARREYRE Brigitte BOUQUET

- Le Dico de psy aux éditions Masson

 


- Les recours aux soins spécialisés en santé mentale CHAPIREAU F, sur le site de la DREES Etudes et Résultats, n°533

 


Colloques, congrés, séminaires......

- Séminaire Déviance et Santé Mentale
Jeudi 25 janvier 2007 Dominique Youf - " L'idiome de la responsabilité : ses attendus et ses implications pour la justice des mineurs "

- « le souci de traduire … » samedi 2 juin 2007 - Sixième journée de printemps du Centre Psychothérapique St Martin de Vignogoul et de l’association ISADORA

- Quand la sexualité devient délit Un colloque organisé par l'association ANTHEA à Marseille les 19 et 20 Mars 2007

- LES ASSISES DE LA PSYCHIATRIE MEDICO-SOCIALE. Du 30 mai au 1er juin 2007 - Marseille

 


Pour finir en poésie :

- le carré de l’hypoténuse. Elena Peltier

- Com dab de Bachi Bouzouk
 

 

 
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   

1.01.2007 Auguri di Buone Feste!

E' uscito il n.7 (anno IV, gennaio 2007) di "Frenis Zero".

clicca qui per prenderne visione/click here

 

 

 
   
   
   

 

 
   
 
 

  •  

  •  

     

     
       
       

     

       
       
       
       

     

     

     
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       

     

     

     
       
       
     

     

     

     

     

       
       
       
       
       
       
       
       

     

     

     
     

     

     

     

     

     

     

     
     

     

     

     

    Copyright- 2003-2004-2005-2006-2007 A.S.S.E.Psi.- Ce.Psi.Di.

    Editor sito web e responsabile editoriale: Giuseppe Leo